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«Santo cielo!»

Jonah Young si fermò così improvvisamente che l’ispettore Finch, che era alle sue spalle, gli andò a sbattere contro.

«Che succede?» borbottò.

Jonah non si mosse. Finch lo stava accompagnando a parlare con una donna che era seduta vicino all’ingresso del cubicolo dell’ispettore. Aveva in mano un caffè e una coperta avvolta intorno alle spalle come se avesse freddo e fosse inverno invece che piena estate. Però la coperta, evidentemente, non le serviva solo per proteggersi dal freddo del potente condizionatore. Tremava ancora come una foglia dopo la brutta esperienza vissuta.

Quando l’aveva chiamato, Finch aveva detto a Jonah che qualcuno aveva aggredito un investigatore privato di Chandler. Il collega con cui faceva coppia Finch, Hugh Hunsacker, era andato insieme a due agenti direttamente al deposito di materiale di recupero, dove si era verificato il fatto. Finch, invece, era rimasto nell’ufficio dello sceriffo della contea di Yavapay dove prestava servizio e aveva chiesto a Jonah di raggiungerlo alla centrale per parlare con la vittima dell’aggressione, di cui non aveva fatto il nome.

«La conosco» gli spiegò Jonah.

L’ispettore lo guardò sospettoso. Aveva l’aria truce, ma per lui era normale avere un aspetto minaccioso.

Calvo, con un pizzetto mefistofelico e tatuaggi ben visibili, Finch aveva più l’aspetto di un teppista che di un poliziotto.

«Davvero?»

«Eravamo alla scuola di polizia insieme.»

Jonah aveva tenuto la voce bassa per non farsi sentire ma Finch non si era curato del suo tono e la donna alzò lo sguardo verso di loro.

Non poteva sbagliare, pensò Jonah. Era Francesca Moretti. Anche con i lunghi capelli scompigliati, il mascara sbavato e un labbro gonfio, era proprio lei. Jonah non avrebbe potuto confondere i suoi intensi occhi dorati con quelli di un’altra né fingere di non aver notato l’aria di disprezzo che assunse appena lo riconobbe.

«Uhm, non mi sembra che sia contenta di vederti, Jonah» osservò Finch, passandogli davanti per entrare nel suo cubicolo.

Jonah lo seguì con riluttanza. L’ispettore aveva ragione; Francesca non nutriva una grande opinione nei suoi confronti e aveva i suoi buoni motivi. Però le loro divergenze risalivano a diversi anni prima per cui forse non era troppo tardi per ricomporre una frattura apparentemente insanabile.

Ormai erano trascorsi dieci anni e Jonah sperava che potessero mettersi alle spalle il passato. Da come si era comportata Francesca fino ad allora, sembrava averlo dimenticato con facilità. Non si era fatta mai sentire nonostante lui le avesse fatto innumerevoli chiamate al cellulare, a cui lei non aveva mai risposto, e le avesse lasciato diversi messaggi sulla segreteria telefonica. Tuttavia il caso a cui lavorava ora era estremamente complesso, per cui Jonah non intendeva farsi distrarre da questioni personali. Scoprire chi aveva ucciso le donne i cui corpi erano stati rinvenuti nel Dead Mule Canyon contava più delle questioni personali, malgrado il disagio che avrebbe provato nel trovarsi di fronte Francesca.

L’ispettore lo indicò con un cenno. «Signorina Moretti, forse conosce già...»

«Jonah Young, sì» lo interruppe lei, fissandolo.

«Non so cosa sappia di lui dopo aver frequentato la scuola di polizia, ma attualmente Jonah lavora per Department 6, un’organizzazione di Los Angeles specializzata in sicurezza. Collabora con privati, aziende, enti e anche con la polizia e i Federali per risolvere casi difficili o delicati, offrendo consulenza sul posto. Siccome ho lavorato con lui in altri casi e lo stimo molto, ho chiesto a Jonah di...»

Continuando a fissare Jonah, Francesca interruppe di nuovo Finch. «Sapevo che non eri più nella polizia di Phoenix, altrimenti prima o poi ti avrei incontrato. Non vedendoti ho pensato che ti avessero sbattuto fuori» osservò, sostenuta.

Nonostante fosse vero che era un disastro nei rapporti personali durante il periodo in cui aveva frequentato Francesca, Jonah non aveva mai rischiato di perdere il lavoro. Desiderava essere un investigatore sin da quando era bambino e si era accorto che indagare per conto di un’organizzazione privata era molto meglio che fare il poliziotto. A Department 6 affrontava casi di ogni genere e con maggiore libertà, nonché stipendi più gratificanti.

«Mi dispiace deluderti, ma sono stato promosso ispettore l’anno stesso in cui sei andata via. Ho deciso io di passare al settore privato» precisò.

«Sarei portata a pensare che hai ottenuto quella promozione elargendo favori di natura sessuale, se non fosse che i tuoi superiori erano tutti uomini, perciò sarebbe stato impossibile. So quanto ti piacciano le donne» insinuò lei, acida.

Finch tossicchiò, visibilmente a disagio per la piega che stava prendendo l’incontro tra Jonah e Francesca.

«Ascolti, signorina Moretti, mi rendo conto che tra voi c’è un certo attrito. Non so perché e sinceramente la cosa non mi riguarda. Ho chiamato Jonah perché ritengo che il suo aggressore possa essere collegato al caso su cui lui sta indagando. Visto che si tratta di una questione piuttosto complessa e che abbiamo pochissimi indizi su cui lavorare, penso che valga la pena approfondire la cosa. Forse ci permetterà di trovare la prova decisiva di cui abbiamo tanto bisogno.»

Il commento dell’ispettore permise finalmente a Francesca di distogliere la sua attenzione da Jonah.

«Ma cosa dice?» lo apostrofò. «Forse sta cercando April Bonner? Non è possibile, perché abita nella contea di Maricopa, che è fuori dalla sua giurisdizione.»

«Non l’abbiamo convocato per indagare su una persona scomparsa, bensì per un caso decisamente molto più importante.»

Francesca si accigliò. «Cosa può esserci di più importante di un omicidio? Le ho detto che ho appena trovato il cadavere di April Bonner!» esclamò.

«Infatti l’ispettore Hunsacker in questo momento è sul posto a controllare.»

«E perché non siamo andati con lui? Non è facile trovare il corpo, ma io posso indicarvi con precisione dove cercarlo.»

«Lei è già traumatizzata per quello che le è successo. Quando è arrivata qui era sconvolta e non ho voluto sottoporla a un ulteriore stress. Se Hunsacker non riuscirà a trovare niente ci chiamerà e, se vuole ancora andare, l’accompagnerò io, non si preoccupi. Ma il caso a cui lavora Jonah è delicato.» Finch abbassò la voce. «Gli ho chiesto di parlare con lei riguardo al ritrovamento di una fossa comune scoperta due settimane fa da un escursionista che era con il suo cane.» .

«Una fossa comune?» ripetè Francesca, sconcertata.

«Sì, conteneva i resti di sette donne, forse anche di più. Stiamo ancora esaminando il posto.»

Francesca rimase a bocca aperta e Jonah ebbe l’impressione che avesse dimenticato, almeno per il momento, il risentimento che nutriva nei suoi confronti.

«Sì, l’ho sentito al telegiornale, ma la notizia diceva che era un’antica sepoltura indiana. È a Dead Mule Canyon, vicino a una piccola città... Mi sfugge il nome, però.»

«Skull Valley» annuì Finch. «Non abbiamo corretto la notizia data in televisione perché non volevamo far nascere allarmismi prima di avere maggiori elementi.»

Chiaro, pensò Jonah. La polizia non voleva seminare il panico nella comunità se sospettava di avere per le mani un caso di omicidi seriali. Ma, essendo del mestiere, Francesca di sicuro capiva perché nessun dipartimento investigativo annunciasse pubblicamente un’indagine riguardante un possibile pluriomicida se poteva farne a meno.

«Inoltre quando è stata rinvenuta la fossa, in effetti non è stato determinato immediatamente a quando risalivano le ossa. Solo ora sappiamo che sono relativamente recenti» aggiunse Finch a bassa voce.

«Quanto recenti?» gli chiese Francesca.

«Su sette, un paio risalgono a circa cinque anni fa, le altre a qualche mese fa. Sono tutte donne.»

Francesca si sporse verso la scrivania di Finch e vi posò il bicchiere di carta con il caffè. «Mi sta dicendo che ritiene che l’uomo che mi ha aggredito possa aver già ucciso sette donne?»

Jonah aveva qualche dubbio. Sarebbe stato difficile per Francesca sfuggire all’aggressione di uno psicopatico violento e pluriomicida, che oltretutto si trovava nel suo territorio. L’assassino delle sette donne era spietato, di questo era certo. Non l’avrebbe lasciata in vita. Ma il periodo trascorso in polizia gli aveva insegnato a non trascurare qualsiasi eventualità.

«È una delle possibilità che stiamo valutando» osservò, diplomatico. «Quello che è sicuro è che abbiamo per le mani un pluriomicida.»

Francesca balzò in piedi e si rivolse a Finch. «E lei non sta facendo niente per avvertire la popolazione?» lo apostrofò. «Le donne devono sapere che è importante non correre rischi ed evitare di dare confidenza agli estranei!»

«Abbassi la voce!» sibilò Finch. «Non vogliamo rendere pubbliche delle informazioni confidenziali prima di aver avviato le indagini nella giusta direzione. Abbiamo capito subito che non era un vecchio cimitero indiano, ma ne abbiamo avuto la certezza solo dopo aver consultato un’antropologa forense. Ora la dottoressa e Jonah si sono sistemati in un ufficio sul posto, ma il lavoro di analisi dei resti procede lentamente. Ieri l’antropologa ci ha consegnato la sua relazione preliminare. Avremmo voluto fare una dichiarazione pubblica oggi pomeriggio, ma dopo la sua aggressione ho preferito aspettare i risultati delle indagini di Hunsacker al deposito. Forse il nostro uomo è proprio questo Butch Vaughn.»

«Spiegherebbe perché il corpo di April era ancora lì» commentò Francesca, pensosa. «Forse, dopo la scoperta dei resti nella fossa, Vaughn è stato costretto a temporeggiare per trovare un altro luogo in cui nascondere le sue vittime.»

«Oppure non ha ancora avuto modo di liberarsi del cadavere» intervenne Jonah.

Francesca evitò di guardarlo, come se volesse ignorare deliberatamente la sua presenza.

«Come le ho già detto, Vaughn ha famiglia» riprese, guardando Finch. «Questo limiterebbe i suoi movimenti. Ho visto sua moglie con il bambino. Se non fosse per loro, a quest’ora non sarei qui. Quando sono arrivati Vaughn stava per rompere il finestrino della mia auto, dove mi ero rifugiata.»

«Quindi Vaughn vive insieme alla famiglia?» chiese Jonah.

«Così mi è parso, perciò non capisco perché cerchi di rimorchiare altre donne attraverso i siti d’incontri per single.»

«Lo fanno molti uomini sposati» osservò Finch. «È comodo perché possono abbordare le donne senza neanche uscire di casa, magari quando la moglie dorme.»

«Ha usato il suo vero nome sul sito?» chiese Jonah.

«No, uno pseudonimo. Harry Statham» rispose Francesca a testa bassa.

«E come hai fatto a collegare Statham a Butch Vaughn?» le chiese Jonah.

«Prima di uscire sabato sera, April ha detto alla sorella, che è la mia cliente, che avrebbe incontrato un suo spasimante in un bar di Prescott, il Pour House. Quella è stata l’ultima volta in cui è stata vista e da allora nessuno ha più avuto sue notizie» gli spiegò Francesca. «Non si è presentata al lavoro lunedì, perciò io sono andata al Pour House per chiedere se qualcuno l’avesse notata. Il barista mi ha riferito di avere visto una donna che assomigliava ad April salire in auto con Butch, che è un cliente abituale del bar. Ho mostrato al barista la foto di Statham pubblicata nel suo profilo sul sito e lui mi ha confermato che si tratta di Vaughn. Ha anche riconosciuto l’auto che ha il logo del deposito sullo sportello.»

«Perché avrebbe dovuto usare la sua auto, con il rischio di farsi rintracciare facilmente?» intervenne Jonah, perplesso.

«Forse non intendeva ucciderla quando ha incontrato April.»

«Ma se è sposato, sarebbe imprudente da parte sua uccidere la ragazza e lasciarne il corpo nel deposito dove potrebbe vederlo sua moglie» commentò lui.

«Se vedessi il posto non ti sembrerebbe così assurdo. Il deposito è enorme ed è un labirinto pieno di robaccia. Ci si potrebbe nascondere un elefante. È stato un miracolo vedere il corpo in mezzo a tutto quello che c’è. Forse intendeva trasportarlo altrove.»

«Che cos’è successo quando sei arrivata?» le chiese Jonah.

Lei si accigliò. «Ho già fatto la mia deposizione. Se vuoi saperlo, chiedi all’ispettore Finch.»

«So che ne abbiamo già parlato, ma Jonah ha molta esperienza» intervenne Finch in tono pacato, cercando di rabbonirla. «Preferirei che sentisse personalmente il suo racconto, se non le dispiace.»

Pur visibilmente contrariata, Francesca sospirò e si rassegnò a ripetere quanto le era successo. Mentre riferiva l’accaduto a Jonah, Finch dovette rispondere al telefono e si appartò.

«Hai guardato sotto il telo?» le domandò Jonah, dopo che Francesca gli ebbe detto che aveva fatto un giro del deposito nel momento in cui aveva capito che non c’era nessuno. «Hai identificato il corpo?»

Imbarazzata, Francesca si agitò sulla sedia. «No, non mi sono avvicinata.»

«Scherzi? Che bastardo!» esclamò Finch al telefono.

Jonah e Francesca smisero di parlare e lo guardarono allarmati dal suo tono.

«Cosa c’è?»

Finch sollevò una mano per dirgli di aspettare. «No, arrivo subito con la Moretti e Jonah. Non far avvicinare nessuno finché non sono lì.»

Dopo che l’ispettore ebbe chiuso la comunicazione, Jonah lo guardò con aria interrogativa. «Allora?»

«Vaughn vuole sporgere denuncia contro la signorina Moretti» gli riferì Finch.

«Per cosa?»

«Violazione di proprietà e aggressione.»

Francesca balzò in piedi, esterrefatta.

«E il cadavere?»

«Hunsacker non ha trovato nessun corpo.»