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Hilltop, Alaska – sabato, ore 17.00

Amarok aveva trascorso venerdì e tutta la giornata di sabato a dare una mano alle squadre di ricerca, che avevano finito a Hilltop ma erano ancora ad Anchorage, e a cercare di trovare un modo per rintracciare Lyman Bishop. Aveva chiamato la polizia di Minneapolis per chiedere il loro aiuto. Avevano detto che l’ospedale non li aveva contattati per la scomparsa di Bishop finché Terry Lovett non era stato ritrovato morto, ma gli avevano confermato che Bishop era sparito fin da giovedì mattina.

Avevano anche controllato i conti correnti di Bishop e avevano richiamato Amarok per dirgli che, di sicuro, non stava vagando per le strade senza sapere dove si trovasse o cosa stesse facendo. Aveva ritirato tutti i risparmi da una banca a otto chilometri dall’ospedale. Al momento stavano cercando di ottenere i filmati della banca per vedere se era in grado di camminare e parlare normalmente, così avrebbero avuto tutti un’idea migliore di quello che stavano cercando quando avrebbero dichiarato lo stato di allerta.

Amarok stava aspettando proprio quello, oltre a qualche notizia su chi potesse essere l’uomo con la cicatrice. Era riuscito a fare una copia del video che aveva visto al Quigley’s Quick Stop, che aveva poi inviato al detective di Minneapolis il mattino precedente, oltre a una richiesta per eseguire un controllo al Beacon Point, per vedere se l’uomo che guidava il furgone rubato fosse un paziente, lo fosse stato, o se fosse un dipendente.

Sperava che Bishop avesse un qualche legame con quel tizio. Meno erano legati e più sarebbe stato difficile capire chi fosse e dove si trovasse in quel momento.

Quando squillò il telefono, Amarok sussultò; era concentrato a scrivere un’altra mail al detective Lewis del Minnesota, lo stesso che si era preso carico del caso dopo che il suo predecessore era stato licenziato per aver posizionato di proposito la prova degli slip contro Bishop.

Makita si alzò di scatto e abbaiò prima che Amarok afferrasse il ricevitore.

«Pronto?»

«Sergente Amarok?»

«Sì?»

«Sono il dottor Ricardo di Hanover House.»

«Hai sentito qualcosa?» gli chiese.

«Non dalla dottoressa Talbot, se è questo che intendi. E da quello che so neanche gli altri qui in carcere. Ma Jasper Moore ha fatto un gran casino, ha chiesto di parlare con te.»

Makita si accoccolò sul cuscinone mentre Amarok tornava alla sua mail, implorando il detective Lewis di fare più in fretta. Aveva bisogno di sapere se Lyman Bishop aveva comprato un biglietto aereo. «Cosa vuole?» chiese, ancora leggermente distratto.

«Da quello che ha detto il direttore vuole parlare solo con te. Ho detto a Ferris di riferirgli che sei troppo impegnato al momento. Non gli permetterò di sabotare l’indagine richiedendo la tua attenzione quando invece devi concentrarti altrove, ma insiste nel dire che riguarda le indagini. Sembra pensare di poter dare una mano. Allora… ho pensato di dirtelo, così potevi decidere.»

«Jasper sta cercando di darmi una mano?» Era davvero il massimo dell’ironia.

«Sì. Magari non ama Evelyn come la ami tu, ma ha una fissa per lei, e scommetto che sarebbe devastato se sparisse all’improvviso dalla sua vita, soprattutto adesso che lui è qui e non può prendere di mira nessun altro.»

Amarok si rifiutava di comprendere la psicologia di un tizio che voleva così tanto uccidere Evelyn da uscirne devastato se lo avesse fatto qualcun altro prima di lui.

Ma non avrebbe nemmeno ignorato o tralasciato qualsiasi cosa che avrebbe potuto aiutarlo a ritrovarla, soprattutto perché Jasper aveva avuto ragione su Bishop. Lyman aveva di sicuro in mente qualcosa, e Jasper sarebbe stato in grado di indovinare come avrebbe potuto agire molto meglio di quanto avrebbe fatto Amarok. «Arrivo subito» disse.

Anchorage, Alaska – sabato, ore 17.15

Dopo aver dato a Evelyn un panino con burro di arachidi e marmellata – Bishop non capiva perché Emmett non avesse preso del cibo migliore, ma nella dispensa c’era solo quello – e diverse bottiglie di acqua, Lyman tornò nel negozio, dove il corpo di Emmett giaceva tra le erbacce. Doveva fare qualcosa. Per fortuna non pensava sarebbe stato troppo difficile.

Infilò i guanti di latex che aveva comprato quando si era fermato alla ferramenta per le tronchesi e altri oggetti. Poi gli infilò la mano nella tasca e prese le chiavi del negozio e del furgone, i suoi soldi e il cellulare. Pensò di inviare a tutti i contatti un messaggio dove diceva che sarebbe andato fuori città per qualche giorno per guadagnare un po’ di tempo prima che cominciassero a cercarlo.

Ma il telefono era bloccato. Poteva solo distruggerlo, così chiunque l’avesse cercato non sarebbe riuscito a rintracciarlo. Lyman immaginò che come minimo la moglie di Terry avrebbe cercato di mettersi in contatto con il fratello. Forse lo aveva già fatto, visto che Terry era morto e aveva un funerale da organizzare. Ma, anche se aveva chiamato la polizia, non avrebbero già cominciato a cercare Emmett. Non poteva essere morto da più di un giorno e mezzo.

Lyman si alzò e si intascò i settantotto dollari di Emmett. Era un piccolo guadagno inaspettato. Desiderò aver svuotato anche le tasche di Terry, ma era meglio non averlo fatto. Chiunque avesse investigato sull’incidente al burrone sarebbe stato meno incline a pensare che si trattasse di un suicidio se fossero mancati i suoi effetti personali. Sua moglie tirava così tanto la cinghia che lui probabilmente non aveva mai più di dieci o venti dollari nel portafoglio, quindi non è che Lyman avesse perso chissà quale opportunità.

Allungò il collo. Erano state giornate impegnative per una persona abituata a stare stesa in un letto d’ospedale. Non si era mai sentito così esausto in vita sua. Nessuna terapia lo avrebbe potuto preparare per un tale sforzo. Con il trascorrere del giorno stava diventando più debole e meno coordinato.

Ma non aveva importanza. Doveva portare il corpo di Emmett nel pollaio. Solo perché non era ancora stato scoperto non significava che non l’avrebbero trovato. E comunque una volta che il rigor mortis fosse scomparso il processo di decomposizione avrebbe reso il lavoro più nauseante e difficile.

Si guardò intorno finché non trovò un bancale e un carrello che probabilmente venivano usati per spostare le casse di uova. Posò il bancale alla fine del carrello per creare una base più ampia e ci fece rotolare il corpo di Emmett.

Richiese più sforzo di quanto avesse pensato. Un uomo morto era così pesante. Lyman doveva fermarsi di tanto in tanto per riposare, e a quel punto dal cadavere fuoriuscivano altro sangue e liquidi corporei.

A quanto sembrava aveva fatto abbastanza caldo da accelerare il processo di decomposizione. Ma alla fine riuscì a portare il corpo sul retro.

Quando sentì i cani abbaiare mentre si avvicinava a quel particolare pollaio cambiò idea, non voleva più mettere lì Emmett. Anche se gli piaceva l’idea che i cani divorassero il corpo, così non si sarebbe dovuto preoccupare che qualcuno lo scoprisse, da piccolo era stato morso e aveva paura che i cani lo avrebbero aggredito, se avesse aperto i cancelli e fosse entrato con un corpo insanguinato.

Così mise Emmett in un altro pollaio e lo coprì con del letame. Solo quando riuscì a muoversi con cautela e non era più appesantito da un carrello e da cento chili di zavorra, si avvicinò ai cani. Gli diede da mangiare usando il sacco di cibo che Emmett aveva lasciato lì fuori e, mentre erano impegnati a divorare la cena, riempì le ciotole d’acqua assicurandosi che non potessero scappare, poi tornò zoppicando verso l’edificio.

Aveva una voglia pazzesca di riposare, ma doveva ancora ripulire il sangue sul marciapiede fuori dal negozio. E doveva anche decidere cosa fare con il furgone. Non poteva permettersi di tenere la macchina che aveva noleggiato, ma era pericoloso guidare un veicolo rubato. Poteva attrarre facilmente il tipo di interesse che aveva un assoluto bisogno di evitare.

Decise comunque di tenerlo, per il momento. Non l’avrebbe spostato dal punto protetto dalle piante rampicanti a meno che non avesse dovuto, e mentre aveva ancora la macchina a noleggio e poteva facilmente spostarsi senza paura di essere fermato, avrebbe scambiato la targa del furgone con quella di un altro veicolo, uno della stessa annata, così il numero sequenziale non sarebbe balzato all’occhio delle forze dell’ordine. Magari lo avrebbe anche dipinto. Non che dovesse per forza fare un buon lavoro. Qualcuno aveva già oscurato il nome della ditta. Doveva solo fare in modo che il resto del logo non fosse visibile, e poteva riuscirci con una bomboletta spray nera.

Cavolo, perché non dipingere con lo spray tutto il furgone? Nessuno avrebbe fatto caso a quel lavoraccio maldestro, non su un simile catorcio.

Dopo aver deciso cosa fare con il furgone si fece forza per pulire il sangue all’entrata del negozio, così se la proprietaria fosse passata di lì non avrebbe visto niente di sospetto. Una volta sistemato quel casino e preso confidenza con l’ambiente, avrebbe chiamato la proprietaria per dirle che Emmett Virtanen se n’era andato e sarebbe subentrato lui al rifugio per cani. Poi sarebbe stato al sicuro… per un po’. Per quanto desiderasse rimanere per sempre alla fine avrebbe dovuto trovare un’altra sistemazione. Doveva trasferirsi in un posto che non fosse in vendita.

Ma sarebbe stato molto più facile dopo che Evelyn avesse partorito. Solo allora avrebbe potuto infilarsi nel suo cervello senza rischiare la perdita del bambino, e non voleva assolutamente perderlo. Il fatto che Evelyn fosse incinta aggiungeva una nuova dimensione a quello che aveva progettato. Se l’avesse cresciuto fin dalla nascita, il bambino non avrebbe mai saputo di avere un altro padre, soprattutto se Evelyn non fosse stata in grado di ricordare o esprimere quell’informazione.

Anche se avesse perso Evelyn, anche se non fosse sopravvissuta alla “modifica” che le sarebbe servita per essere felice di vivere con lui, Lyman avrebbe avuto il suo bambino, non sarebbe mai più stato solo. E non avrebbe dovuto rendere disabile il cervello del piccolo per assumerne il controllo… avrebbe solo dovuto forgiarlo.

Hilltop, Alaska – sabato, ore 17.30

Amarok aveva fatto rimuovere le catene a Jasper, ma stavolta non perché sperava potesse dargli l’opportunità di sfogare la sua rabbia per il passato. Lo aveva fatto perché Jasper aveva avuto ragione. Gli aveva suggerito fin dall’inizio che potesse esserci Lyman Bishop dietro al rapimento di Evelyn, e se non avesse chiesto alla sua ragazza di andare fino a Beacon Point, a quell’ora Amarok sarebbe stato ancora immerso nelle scartoffie di Evelyn, a cercare la prova che avrebbe dato una qualche direzione alle sue indagini. E aveva perso tempo, perché quello che cercava non si poteva trovare lì.

Non poteva dire di rispettare Jasper. Lo avrebbe sempre disprezzato. Quello che aveva fatto a Evelyn e ad altri esseri umani era imperdonabile, soprattutto perché lo avrebbe rifatto, se ne avesse avuto la possibilità. Ma Amarok doveva ammettere che Jasper era sia intelligente che in gamba, sotto molti aspetti, e in quella circostanza gli era grato. Se Bishop doveva ancora arrivare in Alaska da Minneapolis c’era la possibilità che Evelyn fosse sana e salva, e quella speranza, la speranza di poter riportare a casa lei e la loro bambina, contava più di ogni altra cosa.

«La tua ragazza mi ha chiamato» disse Amarok senza preamboli. Credeva che Jasper lo avesse fatto andare a Hanover House per dirgli cos’aveva scoperto Chastity, quindi non voleva perderci troppo tempo. Aveva accettato quell’incontro in caso lei avesse menzionato a Jasper qualcosa che non aveva detto a lui, o che Jasper ne avesse ricavato altro. «So che Bishop se n’è andato da Beacon Point, se è di questo che volevi parlarmi.»

«Sul serio? Quel figlio di puttana ne sa una più del diavolo.» Jasper scosse la testa, apparentemente stupito.

Allora non aveva sentito Chastity? «Non lo sapevi?»

Jasper piegò la bocca in un sorrisetto pungente. «No. Mi hanno sparato con il taser mentre aspettavo la mail di Chastity in biblioteca.»

Amarok si strinse nelle spalle. «Brutta storia, amico, ma non mi dispiace per te. Non dopo quello che hai fatto ad altra gente. Se ti può aiutare è capitato anche a me.»

«Faceva parte dell’addestramento. È diverso.»

«In che senso?»

«Ti sei offerto volontario. Non odi i bastardi che ti hanno usato contro il taser.»

La promessa sottesa a quelle parole gli fece ricordare che lui e Jasper non erano fatti della stessa pasta. «Magari si sono divertiti. Tu te la saresti spassata, giusto?»

Jasper rise piano. «Cadiz è una checca, non si diverte con queste cose. Da quanto tremava, si è quasi pisciato addosso.»

«Spero che tu non mi abbia chiamato qui per lamentarti di come ti trattano. Evelyn ha bisogno di me.»

«Che dolce» disse in tono ironico. «Volevo solo dirti che hai pochissimo tempo per trovarla.»

«Lo so bene.»

«Allora sei riuscito a rintracciare Bishop?»

«Non proprio. Ma so che giovedì mattina ha prelevato tutti i soldi che aveva.»

«Interessante. Sai cosa vuol dire…»

«Certo. È in viaggio. Ma deve ancora arrivarci. Prego Dio di avere ancora un po’ di tempo.»

«Preghi?» Jasper sbuffò, come se fosse la cosa più stupida che avesse mai sentito.

«Capisco perché non ti interessa credere in un potere supremo. La vera giustizia fa schifo a uno come te, non è così?»

«La giustizia fa schifo a tutti. Comunque mettiamo da parte le preghiere. Muovere il culo e scoprire quello che puoi su Terry Lovett sarebbe un’idea migliore.»

Amarok aveva così tanta fretta che stava per andarsene, ma quando sentì quelle parole si fermò con la mano a mezz’aria, mentre stava per bussare perché il poliziotto dall’altra parte lo facesse uscire. «Chi è Terry Lovett?»

«Un addetto alle pulizie del Beacon Point.»»

«E?»

L’altro fece una smorfia, impaziente. «Devo fare io tutto il lavoro per te?»

Amarok era perplesso. «Smettila di fare il figo e rispondi alla domanda.»

«Mi piaci, sai? Capisco perché piaci anche a Evelyn. Occhi azzurri, bel corpo. Hai un bel cazzo grande? O il mio è quello più grosso che si è presa?»

«Da quello che mi ha detto non era molto impressionata dal tuo.» Sollevò il mignolo. «Ma adesso basta giochetti, amico. Se vuoi fingere di avere in qualche modo il controllo o di essere più sveglio di me puoi tornartene a fantasticare in cella.»

Jasper si incupì. «Ce l’ho più grosso di così.»

«Non me ne frega un cazzo» disse Amarok. «Rispondi alla domanda o no?»

«Lovett è stato assassinato questa settimana, probabilmente lo stesso giorno in cui Lyman Bishop è scappato.»

«Mmm. Quindi pensi che Lovett possa averlo aiutato e che Bishop l’abbia ucciso per farlo tacere.»

«Esatto, soprattutto perché l’ha fatto sembrare un suicidio. Pensa un po’. Se fosse andata come previsto forse non avrei collegato le due cose.»

Jasper aveva ragione «Continua» gli disse.

«È solo perché i suoi familiari hanno insistito per l’autopsia che si è scoperto che era stato accoltellato al petto prima di lanciare la macchina giù da un burrone.»

«Se Lovett è morto lo stesso giorno in cui Bishop è scappato, i risultati dell’autopsia non sarebbero stati pubblicati così presto.»

«Ma è andata così. Magari la giornalista se la fa con il coroner. Chi lo sa?»

«Come fai a sapere tutte queste cose?» chiese Amarok.

«Ho fatto una ricerca su Google» rispose lui con una presuntuosa alzata di spalle. «Beacon Point Mental Hospital. Guarda. Scommetto che è l’unica volta che succede qualcosa di simile da quando è stato aperto l’ospedale. Sarebbe proprio una coincidenza se un paziente pregiudicato scappasse da Beacon Point lo stesso giorno che un addetto alle pulizie di quell’ospedale viene ucciso, non credi?»

Amarok non voleva dargli troppa corda, non quando faceva tanto lo spavaldo. «Credo valga la pena dare un’occhiata.»

«Se ti serve altro aiuto sai dove trovarmi!» gli gridò Jasper.

Ignorando quell’ultimo commento, Amarok chiese alla guardia di farlo uscire e andò quasi a sbattere contro il dottor Ricardo, che stava percorrendo il corridoio di gran carriera.

«Ho sentito che eri qui» disse, mentre l’agente che era in attesa di scortare Jasper nella sua cella si affacciò dalla stanza alle loro spalle.

Amarok lo salutò con un cenno del capo. «Sì, ma me ne sto già andando.»

Quando Amarok lo superò, il neurologo si voltò e cominciò a correre per tenere il passo. «Ne è valsa la pena, almeno?»

«Se quello che mi ha detto Jasper è vero, sì. Grazie per la telefonata.»

«Figurati, ma» gli si parò davanti «prima che te ne vada…»

Amarok non vedeva l’ora di scoprire di più sull’addetto alle pulizie che era stato assassinato nel Minnesota. Magari aveva lasciato qualche traccia che avrebbe indicato dove stava andando Bishop, cos’aveva in mente. «Che c’è?»

«Credo dovresti vedere una cosa.»

Amarok non voleva interruzioni. Non in quel momento. «Cosa? Ha a che fare con la scomparsa di Evelyn?»

«Potrebbe. Visto che sei qui, perché non dai un’occhiata?»