Coda
Devo confessare un segreto. Fino al 2017 Adriano non mi
piaceva. La colpa era stata di Orazio: da ragazzo ero un fedele
follower del poeta e quando lessi per
la prima volta animula vagula blandula
rimasi sbalordito da quei versi grossolani. Orazio e Adriano
condividevano l’amore per Tivoli e una certa inquietudine:
Romae Tibur amem, ventosus Tibure
Romam («A Roma desidero Tivoli, ma sono volubile come il
vento e a Tivoli desidero Roma»). Per tutti e due la Grecia era una
Sherazad che aveva conquistato il superbo vincitore ma la loro
ars poetica non dava gli stessi
frutti. Ho poi incontrato di frequente l’imperatore nei miei studi
e nelle mie ricerche a Roma, ad Atene e in Africa e ogni volta che
avevo a che fare con resti e materiali archeologici della sua
epoca, mentre li documentavo e li interpretavo con previdente e
obbligatoria imparzialità, mi tornava comunque in mente il
ritornello.
Nel 2017 si compievano 1900
anni dall’inizio del suo principato e, come direttore della Scuola
Archeologica Italiana di Atene, fui invitato dalla direttrice del
Museo Nazionale di Atene Maria Lagogianni-Georgakarakos a
contribuire al catalogo di una mostra. Accettai con interesse e
onore, anche per l’occasione offerta agli allievi. Per più di un
anno Adriano ha imperato alla Scuola, trasformata in un’officina
attiva giorno e notte, dove ciascuno, secondo le proprie competenze
e inclinazioni, ha dato il massimo e dove tutti hanno imparato
dagli altri, con l’obiettivo di ricostruire Atene ai tempi di
Adriano. Gli allievi non hanno visto solo il dorso delle carte che
si mostra a lezione trasmettendo il sapere, ma anche il saper fare
e le regole del gioco e quel che più conta hanno partecipato al
gioco. Il risultato è stato il volume in tre lingue HADRIANUS/ΑΔPIANOΣ.
Hadrian, Athens and the Gymnasia (Atene 2018).
Ho poi accettato l’invito di
Andrea Carandini a scrivere una parte di questo libro Adriano, Roma e Atene. Dopo quasi due anni passati
con Adriano, come Swann con Odette, dovrei ora ammettere che è
stata in qualche modo una passione anche se non mi piaceva e non
era neanche il mio genere.
Per avere suscitato questa
“passione” ringrazio tutti gli allievi, uno per uno: Fabio Giorgio
Cavallero, Carlo De Domenico e Maria Rosaria Luberto, con Dario
Anelli, Sofia Antonello, Edoardo Brombin, Federico Carbone, Niccolò
Cecconi, Giacomo Fadelli, Federica Iannone, Dimosthenis
Kosmopoulos, Thea Messina, Germano Sarcone. Nella gestione
dell’officina non sono stato da solo ma assieme a Riccardo Di
Cesare, con Angela Dibenedetto e Ilaria Symiakaki.
Atene, 19 dicembre 2018