Premessa
L’interesse per l’imperatore Adriano è per me antico e risale a un ritratto di sua moglie Vibia Sabina che avevo avuto in dono da mio padre, che ha poi dato vita a una monografia su di lei (Vibia Sabina, 1969) e che infine mi è stato sottratto quando abitavo in Trastevere. Da qualche tempo intendevo occuparmi anche di Adriano, come per portare a conclusione il mio discorso. Avevo pensato a qualcosa di simile a La Roma di Augusto in 100 monumenti, del 2014, questa volta con schede attribuite a M.C. Capanna e M.T. D’Alessio e con tavole affidate alla stessa Capanna. Mi è sempre piaciuto lavorare insieme a studiosi più giovani ai quali sono sempre molto grato.
Poi mi è venuta l’idea di coinvolgere nel progetto anche Emanuele Papi, Direttore della Scuola Archeologica Italiana ad Atene – la cui prima iniziativa scientifica è stata una mostra che si è tenuta al Museo Nazionale di Atene su Adriano e Atene – che ha accettato. I lettori potranno così conoscere questo principe eccezionale e affascinante, avendo finalmente un facile e completo accesso alle costruzioni da lui erette nelle città ch’egli riteneva i due massimi epicentri dell’impero: Roma e Atene. Per gli archeologi la precisione dei luoghi conta quanto quella degli anni e da questo punto di vista le tavole che mi riguardano rappresentano altrettanti aggiornamenti del The Atlas of ancient Rome, del 2017 (nel ricostruire non si finisce mai). Roma e Atene sono le città simbolo delle culture romana ed ellenistica che questo principe ha per sempre ricongiunto, come dimostra la stessa nostra idea di classicità che non è romanocentrica. È nell’impero di Adriano che la civiltà europea riconosce lo strato nutritivo per le sue più profonde radici.
Deià, Mallorca, 6 settembre 2018.
A.C.