Hadrianus Atheniensis
Da quando era diventato imperatore (l’11 agosto del 117 d.C.), Adriano ogni due o tre anni svernava ad Atene, girando anche per la Grecia e le terre abitate da greci (tav. 2). Quando nell’autunno del 124 d.C. arrivò in città approfittò della stagione per andare a Eleusi (una ventina di chilometri a nord-ovest di Atene) e per farsi introdurre ai Misteri di Demetra (si svolgevano in due fasi: in primavera con la purificazione dei «piccoli Misteri» e tra settembre e ottobre con la cerimonia vera e propria dei «grandi Misteri»). La sacerdotessa che gli fece da guida mistica rimase molto impressionata, tanto da dedicargli una statua con un carme pieno di enfasi: Adriano non era solo l’imperatore ma anche «il governatore delle terre vaste e incolte e il signore dei giorni senza fine». I Misteri Eleusini non discriminavano nessuno e garantivano a tutti l’iniziazione a prescindere dalle loro condizioni di donna, di schiavo o di straniero. L’imperatrice Sabina non è mai menzionata in Grecia ma due iscrizioni potrebbero riferirsi alla sua presenza a Eleusi, se non furono invece commissionate come un altro omaggio all’imperatore per interposta e assente persona: ad Atene è definita «benefattrice che dispensa il frutto dei Misteri» e nella vicina città di Megara è divinizzata come «Nuova Demetra».
Tra fine marzo e i primi di aprile, ci fu un’altra apparizione pubblica memorabile. L’occasione fu data dal festival internazionale delle Grandi Dionisie, al quale assistette come presidente (agonoteta) che assegnava i premi. Il festival era molto importante e antichissimo, le spese dell’allestimento erano pagate dai cittadini più ricchi (volenti o nolenti), comprendeva anche un concorso con la messinscena di tragedie e commedie che ricevevano un premio (nei giorni più gloriosi della città i vincitori erano stati Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane). In quella circostanza le dodici tribù dell’Attica (antichi distretti politico-territorali) gli fecero fare altrettante statue negli spalti del Teatro, alle pendici meridionali dell’Acropoli, cosicché Adriano sarebbe stato una presenza fissa.
Un suo tardo biografo scrisse che «fu generoso con le sue donazioni» ma non sappiamo le cifre e in cosa si siano materializzate, oltre a due monumenti (Olympieion e un altare a se stesso). Sappiamo invece che, su esplicita richiesta degli ateniesi, riformò la costituzione cittadina come un nuovo Dracone o Solone (i grandi legislatori dell’età arcaica). I suoi decreti avevano valore di leggi (il senato di Roma non vedeva questo di buon occhio): la Boulé (il Consiglio) fu ridotta da 600 a 500 consiglieri, e fu forse allora che venne creata una tredicesima tribù che inevitabilmente ebbe il nome di Adrianide (così Adriano era anche equipollente ai mitici eroi eponimi). Durante quel primo soggiorno da imperatore prese anche alcuni provvedimenti anti-speculativi per garantire la disponibilità di prodotti alimentari e abbassare i prezzi al dettaglio. Nel II secolo d.C. la produzione dell’olio dell’Attica era tra le più abbondanti (se non la più abbondante) della Grecia. I mercanti facevano incetta e speculavano e così Atene era spesso a corto di olio (per l’alimentazione, l’illuminazione e i ginnasi). Poco tempo dopo fu incisa nel marmo della porta del mercato cittadino (la cosiddetta Agorà romana) una prescrizione che costringeva i produttori a vendere ai pubblici ufficiali un terzo dell’olio spremuto, stabilendo una serie di controlli incrociati, comminando sanzioni cui era difficile sfuggire e premiando chi faceva la spia. In una lettera sulla vendita del pesce a Eleusi, Adriano intervenne nuovamente a favore dei consumatori consentendo ai pescatori di mettere sul mercato i prodotti ittici per evitare le speculazioni degli intermediatori.
Dopo un viaggio in Africa nell’estate del 128 d.C. e una sosta a Roma, Adriano ritornò ad Atene diretto verso l’Asia. In autunno andò di nuovo a Eleusi e acquisì il massimo grado degli adepti, quello di «contemplatore». In primavera fece un’altra apparizione alle Grandi Dionisie, travestito di tutto punto da greco, per sembrare così più greco di un greco. In quei mesi ebbe da fare con alcune dediche ufficiali, soprattutto con il mastodontico Olympieion che era stato iniziato da Pisistrato alla fine del VI secolo a.C. e mai portato a termine (sarà consacrato nel corso del suo ultimo viaggio). I lavori principali erano stati ripresi più volte nel corso del tempo ma Adriano si intestò l’opera.
Ricomparve ad Atene per la quarta e ultima volta nell’inverno del 131-132 d.C. L’avvenimento principale fu la consacrazione ufficiale dell’Olympieion con festeggiamenti fastosi. Erano quasi una festa nazionale dei greci e molte città delle province elleniche inviarono rappresentanti per partecipare e inaugurare le statue dell’imperatore nel piazzale intorno al tempio: da Cipro al Mar Nero, dalla Grecia all’Asia Minore. Una statua dell’imperatore fu messa anche nel tempio accanto a Zeus (un’altra si trovava nel Partenone accanto ad Atena). L’Olympieion fu anche collegato ai mitici primordi di Atene e fu la dimora di un serpente proveniente dall’India da considerare come Erittonio, il figlio surrogato della dea Atena. Fu impegnato anche nell’inaugurazione di altri edifici che aveva fatto costruire, in altre feste (i Panhellenia) e in altri «artistici tentativi di resuscitare il passato». La scarto tra lui e un dio divenne molto sottile perché i greci non erano mai stati avari nel concedere onori divini ai prìncipi che temevano o che amavano.