Tra i provvedimenti di
Adriano quello che ha avuto maggiore eco è stata la remissione dei
debiti concessa nel 118 d.C., poco dopo essere giunto a Roma.
Cassio Dione (69.8) racconta che aveva cancellato i debiti
contratti nei confronti del demanio e del fisco nel corso degli
ultimi quindici anni. Anche Elio Sparziano (Storia Augusta. Vita di
Adriano, 7.6) racconta che, per guadagnare popolarità, aveva
rimesso ai debitori a Roma, in Italia e nelle province grandi somme
di denaro dovute al fisco, e per suggellare la generale remissione
aveva ordinato di bruciare le cambiali (syngrapha) nel Foro di Traiano. Quest’ultima
operazione è stata commemorata sul rovescio di due serie di
sesterzi adrianei del 119-121 d.C. (Roman
Imperial Coinage II, nn. 590-593): sul dritto di entrambi
figura il volto dell’imperatore intorno al quale appare la
titolatura con indicato il III consolato. Sul rovescio, in una
delle due serie, è un littore che brucia con una torcia i
syngrapha; la legenda recita
«Reliqua vetera HS(sestertium nummorum)
novies mill. abolita. S.C.» (Vecchi debiti residui per un
importo di nove volte centomila sesterzi, annullati. Per senato
consulto). Nell’altra serie, per il resto identica a questa,
insieme al littore vi è, sulla sinistra, un gruppo di tre togati, i
rappresentanti dei debitori amnistiati. Proprio nel Foro di Traiano
(vedi Elio Sparziano) l’Anonimo di Einsiedeln (VIII-IX secolo d.C.)
aveva visto e trascritto un’iscrizione onoraria su 11 righe
dedicata ad Adriano (CIL, VI 967):
«S(enatus) P(opulus)Q(ue) R(omanus)/
Imp(eratori) Caesari Divi Traiani / Parthici f(ilio) Divi Nervae
nepoti / Traiano Hadriano Aug(usto) pont(ifici)/ max(imo),
tr[ib(unicia)] pot(estate) II, co(n)s(uli) II, qui primus omnium
principium et / solus remittendo sestertium novies miles centena
milia n(ummum) debitum fiscis / non praesentes tantum cives suos
sed / et posteros eorum praestitit hac liberalitate securos»
(Il senato e il popolo romano / all’imperatore Cesare, figlio del
divo Traiano / Partico, nipote del divo Nerva, / Traiano Adriano
Augusto pontefice / massimo, nell’anno della II tribunicia potestà
e del II consolato, /che per primo tra tutti i principi e /solo,
rimettendo novemila volte cento mila sesterzi di debito al fisco,
non solo ai suoi viventi cittadini ma / anche ai loro eredi,
garantì con questa / generosità (che fossero) senza
preoccupazioni). Anche l’iscrizione, per la menzione della II
tribunicia potestà e del II consolato, si data al 118 d.C. Se ne
conserva un frammento centrale nei magazzini del Foro di Traiano
(Inv. Mus. Cap. 783). In base al frammento conservato – del quale
si conoscono le misure e la distribuzione delle lettere (alte 9-12
cm) – e grazie al testo completo dell’Anonimo è stato possibile
ricostruire l’ampiezza complessiva dell’epigrafe (3,12 × 1,56 m;
vedi tav. 16c, prospetto a-a’). Si tratta della dedica (di una
statua) offerta dal senato e dal popolo romano ad Adriano per
ringraziarlo della remissione dei debiti. L’iscrizione doveva
trovarsi sulla fronte della base della statua, che stando alle
dimensioni dell’epigrafe, poteva essere grande circa il doppio del
vero (altezza ricostruibile di 3,70 m circa). L’episodio della
bruciatura delle cambiali è rappresentato anche su un frammento di
rilievo marmoreo conservato nella Chatsworth House nel Derbyshire
(contea delle Midlands Orientali inglesi). Il rilievo (fig.
34), di
grande qualità – di cui non si conosce l’esatto luogo di
rinvenimento, ma ritenuto di provenienza urbana (E. Petersen) – era
stato acquistato sul mercato antiquario nel 1844 dal duca del
Devonshire; proveniva dalla collezione di Jeremiah Harman
(1763-1844), ricco mercante e banchiere londinese grande
collezionista d’arte. Sono rappresentati quattro soldati, due che
precedono e due che seguono un ufficiale. I due soldati che
precedono (ma forse anche gli altri due meno conservati)
trasportano sulle spalle casse con le tavole dei syngrapha da bruciare. In secondo piano si
scorgono le ultime due colonne, probabilmente di un portico, su uno
stilobate sollevato di due gradini. I rilievi sono databili all’età
adrianea per la resa dei volti, delle capigliature e delle barbe
dei primi due soldati, di cui si conservano le teste; la scena è
del tutto simile a quella rappresentata sui cosiddetti Anaglypha Traiani, grandi transenne marmoree
rinvenute nel Foro Romano nel 1872, sui quali pare sia
rappresentata la bruciatura delle cambiali per l’abolizione dei
debiti voluta da Traiano. In quella occasione, come si deduce dal
paesaggio urbano rappresentato sugli Anaglypha, l’evento si era svolto nel Foro Romano,
nell’area antistante il Tempio del divo Giulio (Atlas, tab. 270 D). È stato notato che
nell’iscrizione Adriano è definito «il primo e il solo» ad aver
concesso una tale abolizione. Si è quindi pensato che anche gli
Anaglypha ricordassero il
provvedimento adrianeo, ma in quest’ultimo caso la bruciatura è
avvenuta con certezza nel Foro di Traiano (Storia Augusta. Vita di Adriano, 7.6; vedi anche
il luogo di rinvenimento dell’iscrizione). Cassio Dione (69.8) fa
riferimento a un arco di quindici anni in cui si erano accumulati i
debiti. È quindi possibile che nel 103 d.C. (118 d.C. meno i
quindici anni di Cassio Dione) Traiano avesse in qualche forma
rimesso i debiti, ma che per entità della somma e per l’ampiezza
delle persone coinvolte (romani, italici e provinciali, viventi ed
eredi), Adriano risultasse essere «il primo e il solo». La
possibilità che già Traiano avesse concesso un’abolizione di debiti
è stata ipotizzata anche da M. Torelli, che la pone o nel 103 d.C.
al rientro dalla prima guerra dacica o nel 106 d.C., in base al
Chronicon Paschale (prima metà del VII
secolo d.C.) dove l’abolizione è registrata per tale anno. Il
rilievo sopra descritto avrebbe potuto decorare il fianco della
base della statua e uno analogo avrebbe potuto decorare l’altro
fianco. Come gli Anaglypha sono stati
rinvenuti nell’area presso la quale gli eventi narrati si erano
svolti, analogamente la base della statua poteva essere stata posta
nel luogo della bruciatura, probabilmente al centro della piazza
del Foro di Traiano per non danneggiare gli edifici del complesso
(si noti anche la posizione anomala della statua equestre di
Traiano spostata verso il fondo del foro). L’edificio rappresentato
frammentariamente sul rilievo di Chatsworth House potrebbe quindi
essere uno dei lati lunghi del Foro di Traiano (M. Torelli), in
particolare quello orientale, posto davanti al grande emiciclo dei
cosiddetti Mercati di Traiano, struttura fisicamente e
funzionalmente annessa al foro, nei cui spazi probabilmente si
trovavano uffici e archivi (compresi quelli contenenti i
syngrapha). Se così fosse le due
processioni sui fianchi della base potevano logicamente confluire
nel luogo della combustione, da immaginare scolpita sul retro della
base e secondo un’iconografia simile a quella raffigurata sui
rovesci dei sesterzi. Alle spalle del littore e dei debitori poteva
essere rappresentato il lato lungo della basilica Ulpia.
R. Rovira Guardiola,
“Reshaping the Empire: Hadrian’s Economic Policy”, in T. Opper (a
cura di), Hadrian: Art, Politics and
Economy, The British Museum, London 2013, pp. 119-120 – D.
Boschung, H. von Hesberg, A. Linfert, Die
antiken Skulpturen in Chatsworth sowie in Dunham Massey und
Withington Hall, Mainz 1997, n. 76, pp. 77-79 – M. Torelli,
“The Anaglypha Traiani and the Chastworth Relief”, in M. Torelli (a
cura di), Typology and structure of roman
historical reliefs, Ann Arbor 1982, pp. 89-118 – E. Strong,
Roman sculpture from Augustus to
Constantine, London 1907, pp. 235-236 – E. Petersen,
Hadrianus Steuererlass, in RM 14,
1899, p. 222-229.