16. Il monumento nel Foro di Traiano per la remissione dei debiti. Vedi §§ 42-44; tav. 16c.
Tra i provvedimenti di Adriano quello che ha avuto maggiore eco è stata la remissione dei debiti concessa nel 118 d.C., poco dopo essere giunto a Roma. Cassio Dione (69.8) racconta che aveva cancellato i debiti contratti nei confronti del demanio e del fisco nel corso degli ultimi quindici anni. Anche Elio Sparziano (Storia Augusta. Vita di Adriano, 7.6) racconta che, per guadagnare popolarità, aveva rimesso ai debitori a Roma, in Italia e nelle province grandi somme di denaro dovute al fisco, e per suggellare la generale remissione aveva ordinato di bruciare le cambiali (syngrapha) nel Foro di Traiano. Quest’ultima operazione è stata commemorata sul rovescio di due serie di sesterzi adrianei del 119-121 d.C. (Roman Imperial Coinage II, nn. 590-593): sul dritto di entrambi figura il volto dell’imperatore intorno al quale appare la titolatura con indicato il III consolato. Sul rovescio, in una delle due serie, è un littore che brucia con una torcia i syngrapha; la legenda recita «Reliqua vetera HS(sestertium nummorum) novies mill. abolita. S.C.» (Vecchi debiti residui per un importo di nove volte centomila sesterzi, annullati. Per senato consulto). Nell’altra serie, per il resto identica a questa, insieme al littore vi è, sulla sinistra, un gruppo di tre togati, i rappresentanti dei debitori amnistiati. Proprio nel Foro di Traiano (vedi Elio Sparziano) l’Anonimo di Einsiedeln (VIII-IX secolo d.C.) aveva visto e trascritto un’iscrizione onoraria su 11 righe dedicata ad Adriano (CIL, VI 967): «S(enatus) P(opulus)Q(ue) R(omanus)/ Imp(eratori) Caesari Divi Traiani / Parthici f(ilio) Divi Nervae nepoti / Traiano Hadriano Aug(usto) pont(ifici)/ max(imo), tr[ib(unicia)] pot(estate) II, co(n)s(uli) II, qui primus omnium principium et / solus remittendo sestertium novies miles centena milia n(ummum) debitum fiscis / non praesentes tantum cives suos sed / et posteros eorum praestitit hac liberalitate securos» (Il senato e il popolo romano / all’imperatore Cesare, figlio del divo Traiano / Partico, nipote del divo Nerva, / Traiano Adriano Augusto pontefice / massimo, nell’anno della II tribunicia potestà e del II consolato, /che per primo tra tutti i principi e /solo, rimettendo novemila volte cento mila sesterzi di debito al fisco, non solo ai suoi viventi cittadini ma / anche ai loro eredi, garantì con questa / generosità (che fossero) senza preoccupazioni). Anche l’iscrizione, per la menzione della II tribunicia potestà e del II consolato, si data al 118 d.C. Se ne conserva un frammento centrale nei magazzini del Foro di Traiano (Inv. Mus. Cap. 783). In base al frammento conservato – del quale si conoscono le misure e la distribuzione delle lettere (alte 9-12 cm) – e grazie al testo completo dell’Anonimo è stato possibile ricostruire l’ampiezza complessiva dell’epigrafe (3,12 × 1,56 m; vedi tav. 16c, prospetto a-a’). Si tratta della dedica (di una statua) offerta dal senato e dal popolo romano ad Adriano per ringraziarlo della remissione dei debiti. L’iscrizione doveva trovarsi sulla fronte della base della statua, che stando alle dimensioni dell’epigrafe, poteva essere grande circa il doppio del vero (altezza ricostruibile di 3,70 m circa). L’episodio della bruciatura delle cambiali è rappresentato anche su un frammento di rilievo marmoreo conservato nella Chatsworth House nel Derbyshire (contea delle Midlands Orientali inglesi). Il rilievo (fig. 34), di grande qualità – di cui non si conosce l’esatto luogo di rinvenimento, ma ritenuto di provenienza urbana (E. Petersen) – era stato acquistato sul mercato antiquario nel 1844 dal duca del Devonshire; proveniva dalla collezione di Jeremiah Harman (1763-1844), ricco mercante e banchiere londinese grande collezionista d’arte. Sono rappresentati quattro soldati, due che precedono e due che seguono un ufficiale. I due soldati che precedono (ma forse anche gli altri due meno conservati) trasportano sulle spalle casse con le tavole dei syngrapha da bruciare. In secondo piano si scorgono le ultime due colonne, probabilmente di un portico, su uno stilobate sollevato di due gradini. I rilievi sono databili all’età adrianea per la resa dei volti, delle capigliature e delle barbe dei primi due soldati, di cui si conservano le teste; la scena è del tutto simile a quella rappresentata sui cosiddetti Anaglypha Traiani, grandi transenne marmoree rinvenute nel Foro Romano nel 1872, sui quali pare sia rappresentata la bruciatura delle cambiali per l’abolizione dei debiti voluta da Traiano. In quella occasione, come si deduce dal paesaggio urbano rappresentato sugli Anaglypha, l’evento si era svolto nel Foro Romano, nell’area antistante il Tempio del divo Giulio (Atlas, tab. 270 D). È stato notato che nell’iscrizione Adriano è definito «il primo e il solo» ad aver concesso una tale abolizione. Si è quindi pensato che anche gli Anaglypha ricordassero il provvedimento adrianeo, ma in quest’ultimo caso la bruciatura è avvenuta con certezza nel Foro di Traiano (Storia Augusta. Vita di Adriano, 7.6; vedi anche il luogo di rinvenimento dell’iscrizione). Cassio Dione (69.8) fa riferimento a un arco di quindici anni in cui si erano accumulati i debiti. È quindi possibile che nel 103 d.C. (118 d.C. meno i quindici anni di Cassio Dione) Traiano avesse in qualche forma rimesso i debiti, ma che per entità della somma e per l’ampiezza delle persone coinvolte (romani, italici e provinciali, viventi ed eredi), Adriano risultasse essere «il primo e il solo». La possibilità che già Traiano avesse concesso un’abolizione di debiti è stata ipotizzata anche da M. Torelli, che la pone o nel 103 d.C. al rientro dalla prima guerra dacica o nel 106 d.C., in base al Chronicon Paschale (prima metà del VII secolo d.C.) dove l’abolizione è registrata per tale anno. Il rilievo sopra descritto avrebbe potuto decorare il fianco della base della statua e uno analogo avrebbe potuto decorare l’altro fianco. Come gli Anaglypha sono stati rinvenuti nell’area presso la quale gli eventi narrati si erano svolti, analogamente la base della statua poteva essere stata posta nel luogo della bruciatura, probabilmente al centro della piazza del Foro di Traiano per non danneggiare gli edifici del complesso (si noti anche la posizione anomala della statua equestre di Traiano spostata verso il fondo del foro). L’edificio rappresentato frammentariamente sul rilievo di Chatsworth House potrebbe quindi essere uno dei lati lunghi del Foro di Traiano (M. Torelli), in particolare quello orientale, posto davanti al grande emiciclo dei cosiddetti Mercati di Traiano, struttura fisicamente e funzionalmente annessa al foro, nei cui spazi probabilmente si trovavano uffici e archivi (compresi quelli contenenti i syngrapha). Se così fosse le due processioni sui fianchi della base potevano logicamente confluire nel luogo della combustione, da immaginare scolpita sul retro della base e secondo un’iconografia simile a quella raffigurata sui rovesci dei sesterzi. Alle spalle del littore e dei debitori poteva essere rappresentato il lato lungo della basilica Ulpia.
R. Rovira Guardiola, “Reshaping the Empire: Hadrian’s Economic Policy”, in T. Opper (a cura di), Hadrian: Art, Politics and Economy, The British Museum, London 2013, pp. 119-120 – D. Boschung, H. von Hesberg, A. Linfert, Die antiken Skulpturen in Chatsworth sowie in Dunham Massey und Withington Hall, Mainz 1997, n. 76, pp. 77-79 – M. Torelli, “The Anaglypha Traiani and the Chastworth Relief”, in M. Torelli (a cura di), Typology and structure of roman historical reliefs, Ann Arbor 1982, pp. 89-118 – E. Strong, Roman sculpture from Augustus to Constantine, London 1907, pp. 235-236 – E. Petersen, Hadrianus Steuererlass, in RM 14, 1899, p. 222-229.