Il Tempio di Zeus Olympios (tavv. 16-18)
Per più di mezzo millennio la fabbrica di questo tempio colossale fu quasi una storia senza fine. Le prime pietre erano state posate dai tiranni Pisistratidi alla fine del VI secolo a.C. ma l’edificio rimase incompiuto. I lavori ripresero in età classica ma anche questa volta furono interrotti. I sovrani ellenistici che regnavano nei territori orientali del Mediterraneo conquistati da Alessandro Magno ebbero molta considerazione per Atene, dove facevano costruire edifici di pubblica utilità che servivano per la loro fama e anche per appropriarsi del passato della città del quale potevano dirsi i continuatori. Agli inizi del II secolo a.C. Antioco IV, re di Siria, affidò l’impresa a un architetto romano, Cossutius, che realizzò gran parte delle opere che vediamo ancora oggi: la piattaforma di quasi 4500 m2, un doppio colonnato con 104 colonne alte 17 m (20 sui lati e 8 nei prospetti), utilizzando una quantità di marmo superiore a quella cavata per costruire il Partenone, una cella a cielo aperto. Ma anche questa volta i lavori non videro la fine. I cantieri ripresero dopo più di un secolo e mezzo per destinare l’edificio al culto del Genius di Augusto, introdotto nel 12 a.C., ma sempre senza esito. Finalmente Adriano concluse le opere, si appropriò del merito e le dedicò nel 128-129 d.C. Il tempio fu consacrato nel 131-132 d.C. quando Polemone fu chiamato da Smirne per fare il discorso inaugurale. Anche la statua di culto di Zeus era gigantesca, in oro e avorio come la Parthenos di Fidia dentro il Partenone (non rimangono tracce materiali, Pausania disse che era la terza al mondo per altezza dopo il Colosso di Rodi e quello di Nerone a Roma). Adriano circondò la spianata del tempio con un muraglione con contrafforti in blocchi non scalpellati in superficie e lasciati a bugnato: è possibile che questo stile delle architetture sia stato anche una necessità per concludere la costruzione più rapidamente (gli architravi sopra le colonne addossate alle pareti interne non furono terminati e alcune delle basi per le statue mostrano i segni della fretta nella lavorazione). Il piazzale fu riempito di statue di Adriano, quella degli ateniesi era la più grande di tutte ed era stata collocata dietro al tempio.