Per più di mezzo millennio la
fabbrica di questo tempio colossale fu quasi una storia senza fine.
Le prime pietre erano state posate dai tiranni Pisistratidi alla
fine del VI secolo a.C. ma l’edificio rimase incompiuto. I lavori
ripresero in età classica ma anche questa volta furono interrotti.
I sovrani ellenistici che regnavano nei territori orientali del
Mediterraneo conquistati da Alessandro Magno ebbero molta
considerazione per Atene, dove facevano costruire edifici di
pubblica utilità che servivano per la loro fama e anche per
appropriarsi del passato della città del quale potevano dirsi i
continuatori. Agli inizi del II secolo a.C. Antioco IV, re di
Siria, affidò l’impresa a un architetto romano, Cossutius, che
realizzò gran parte delle opere che vediamo ancora oggi: la
piattaforma di quasi 4500 m2, un
doppio colonnato con 104 colonne alte 17 m (20 sui lati e 8 nei
prospetti), utilizzando una quantità di marmo superiore a quella
cavata per costruire il Partenone, una cella a cielo aperto. Ma
anche questa volta i lavori non videro la fine. I cantieri
ripresero dopo più di un secolo e mezzo per destinare l’edificio al
culto del Genius di Augusto,
introdotto nel 12 a.C., ma sempre senza esito. Finalmente Adriano
concluse le opere, si appropriò del merito e le dedicò nel 128-129
d.C. Il tempio fu consacrato nel 131-132 d.C. quando Polemone fu
chiamato da Smirne per fare il discorso inaugurale. Anche la statua
di culto di Zeus era gigantesca, in oro e avorio come la
Parthenos di Fidia dentro il Partenone
(non rimangono tracce materiali, Pausania disse che era la terza al
mondo per altezza dopo il Colosso di Rodi e quello di Nerone a
Roma). Adriano circondò la spianata del tempio con un muraglione
con contrafforti in blocchi non scalpellati in superficie e
lasciati a bugnato: è possibile che questo stile delle architetture
sia stato anche una necessità per concludere la costruzione più
rapidamente (gli architravi sopra le colonne addossate alle pareti
interne non furono terminati e alcune delle basi per le statue
mostrano i segni della fretta nella lavorazione). Il piazzale fu
riempito di statue di Adriano, quella degli ateniesi era la più
grande di tutte ed era stata collocata dietro al tempio.