20.

Edwin aveva protestato contro l’incarico, dicendo di non aver mai curato un libro di cucina, che il suo settore era l’autoaiuto e non i libri di cucina, ma il signor Mead aveva spazzato via ogni obiezione.

“Se la caverà benissimo, Edwin. Non sia così rigido nei suoi processi mentali. Autoaiuto. Libri di cucina. Chi può dire dove finisce una cosa e comincia l’altra? I confini sono incerti, Edwin. I concetti si sovrappongono. E poi, questo libro sarà più autoaiuto di qualsiasi altra cosa. Ho già pensato a un titolo: Come mangiare maiale ed essere felici!”

“Non doveva essere porco fritto, signore?”

“Sì, lo so. Però bisogna fare attenzione quando si usano frasi dichiarative nei titoli. Non bisogna esagerare. Al giorno d’oggi i lettori sono così presi. Non hanno il tempo di leggersi tutto il titolo. Meglio tenersi su cose brevi. L’ideale sarebbe una parola sola. ”

May, nel frattempo, aveva scaricato sulla scrivania di Edwin documenti, elenchi di contatti, grafici nutrizionali, curricula di autori e diagrammi di vendita della linea precedente di libri di cucina della Panderic, il mangiar sano. (Avevano dovuto interrompere la collana quando avevano scoperto che una delle ricette faceva diventare il palmo delle mani di un bel giallo arancio. A quanto pareva inoltre, un’altra ricetta aveva provocato fibrillazioni cardiache. La Panderic tuttavia era andata benissimo con Il mangiar sano, che veniva considerata una specie di modello per il futuro. A parte la questione delle mani gialle e delle palpitazioni.)

“Dove sono finiti i bei tempi?” chiese Edwin in tono malinconico.

“Come quando eravamo ancora giovani e liberi?” chiese May.

“No. Come venerdì scorso, prima che mi appioppassero questo stupido incarico.”

“Senti, qui c’è un elenco di medici che hanno scritto manuali di diete e autoaiuto. Chiamali tutti, dalla A alla Z.”

Edwin annuì e prese l’elenco.

I problemi cominciarono immediatamente.

“Pronto, dottor Aaron? Qui parla Edwin de Valu, della Panderic Books. Innanzitutto volevo ringraziarla per quel libro di cucina macrobiotica che ha scritto per noi l’anno scorso. Mi chiedevo anche se non potesse interessarle un nuovo progetto a cui stiamo lavorando. Una cosa molto entusiasmante… Le interessa? Bene… È un libro dietetico sul maiale… No, non su come evitarlo… No, no. Non su come sostituirlo. Si tratta di un libro che, mmm, incoraggia le persone sovrappeso a mangiare più maiale, soprattutto maiale fritto… Pronto? Pronto?”

“Dottor Betcherman? Qui parla Edwin de Valu, della Panderic Books…”

Edwin si fece tutta la lista da cima a fondo. Gli buttarono giù il telefono tante di quelle volte che alla fine il cranio gli vibrava come un diapason. Uno dei medici gli chiese se si trattava di Candid Camera. “No?” Slami May si era portata una sedia nel cubicolo di Edwin e stava scorrendo dépliant su laboratori di ricerca privati, nel tentativo di trovarne uno disposto ad aggiustare qualche risultato. (Perché Come mangiare maiale ed essere felici!, avesse successo, bisognava che le loro affermazioni fossero sostenute da qualche dato clinico, non foss’altro per conferirgli credibilità.)

“Non funzionerà mai,” disse Edwin dopo che l’ultimo dietologo della lista, il dottor Zeimer, aveva riattaccato in modo particolarmente brusco. “Ci toccherà trovare un ghost writer. Sembrava quasi che il dottor Yaz fosse disponibile, ha esitato un po’ prima di sbattere giù il telefono, ma non avrebbe mai accettato di firmarlo col suo nome. Non abbiamo un elenco di persone con lauree false? Sai, degli esperti?”

“Certo. Ce n’è uno schedario pieno. È lì alle tue spalle.”

Edwin cominciò a vagliare i profili. Cercava qualcuno con una sfilza impressionante di sigle post laurea dopo il nome, da esibire in bella mostra in copertina. “Caspita,” fece. “Guarda quante lettere dietro al nome di questo tipo: M. Se, Dott., QED, NbR. Ehi, ha anche un dottorato. Un Ph.D. della Scuola per Corrispondenza del Wisconsin e dell’Istituto di Idraulica.”

May alzò lo sguardo dal documento che aveva in mano. “In che cos’è il dottorato?”

“Criptozoologia. Che roba è?”

“Mmmm. Mi sembra che sia lo studio dei mostri. Sai sasquatch, ogopogo, Nessie.6 Quelle cose lì.”

E infatti, c’era una foto del buon dottore che teneva in mano un grosso calco di gesso con l’impronta di un sasquatch. “Ottima fotografia,” disse Edwin. “Il tipo sembra molto autorevole. Voglio dire, ovviamente dovremo tagliare il piedone di gesso dello scimmione. Però penso proprio che lui possa essere il nostro uomo. Ha anche un gran bel nome: dottor Richard Geoffrey III. Se a dire che bisogna mangiare più maiale è uno con un nome del genere, gli si può credere. ”

“Aha! ” esclamò May. “Credo di aver trovato. Il laboratorio ha tutta l’aria di essere quello che potrebbe sperimentare la nostra ricetta di maiale fritto e darle il suggello dell’approvazione: il Carlos Brothers Discount Food and Drug Testing Centre, il cui motto è: ‘Ehi! Che cos’è qualche decimale fra amici?’.”

Fu nel bel mezzo di tutto ciò, mentre Edwin era sommerso dalle carte e May era nella stanza delle fotocopie a fotocopiare elenchi di numeri di contatti, che chiamò la segretaria.

“Signor de Valu? C’è un messaggio da sua moglie. Dice di riferirle che stasera ‘è in vena di Li Bok’. Non so di preciso che cosa significhi, ma mi ha chiesto di trasmetterglielo comunque. E ha detto anche di ricordarsi di prendere le vitamine prima di tornare a casa.”

Edwin ebbe un fremito di terrore. Non se la sentiva di affrontare un’altra notte di grande sesso. Non ce la faceva. Era diventata una cosa opprimente.

“Ah sì. Giù nell’atrio c’è un fattorino. Ha un pacco per lei. Dice che ha ordine di ‘recapitarlo direttamente nelle fulgide mani del signor de Valu in persona’.”

Istruzioni simili non potevano venire che da una persona: Tupak Soiree. Era il manoscritto revisionato, che arrivava come il cacio sui maccheroni. Edwin avrebbe riguardato velocemente i commenti dell’autore, li avrebbe inseriti, infine avrebbe avvisato il compositore e confermato l’ordine di stampa.

“Certo,” disse Edwin. “Me lo mandi su. Le mie fulgide mani lo stanno aspettando.”

Quando arrivò il fattorino Edwin era al telefono con i fratelli Carlos. “Sì, sì, è un libro sulla salute. Siamo una casa éditrice affermata, ma per questioni di credibilità, abbiamo bisogno di una ditta esterna che sperimenti le ricette e confermi… resti in linea un momento. Qui!”

Il fattorino, un ciclista con pantaloncini lucidi aderenti e occhialini da predatore, si girò, si chinò e porse il pacco a Edwin. “Deve firmare qui.”

Edwin fece uno scarabocchio e scartò il manoscritto incastrando la cornetta contro la spalla. “Ci servono i soliti test: analisi nutrizionale, grafici, risultati di laboratorio. È una dieta basata esclusivamente su… Porca merda! No, mi scusi. No, non lei. No, lo studio non è su… Cristo! Senta, posso richiamarla più tardi?”

Edwin riattaccò piano il telefono e osservò in un silenzio sbigottito ciò che aveva appena tirato fuori dalla busta. Era il manoscritto, questo sì. Una nuova fotocopia dell’originale. Ne scorse le pagine: niente. L’eroico lavoro editoriale svolto da Edwin, il massiccio intervento di chirurgia plastica era sparito. Tupak Soiree si era limitato a buttare via il manoscritto revisionato e gli aveva restituito una copia intonsa dell’originale. Tutti quei cambiamenti, tutti quei segni blu, tutte quelle modifiche strutturali… spariti. Tutto sparito. Edwin era di nuovo al punto di partenza.

C’era una lettera allegata:

Ah, signor de Valu. La sua presuntuosa conclusione che il mio manoscritto avesse bisogno di essere rivisto è stata proprio una decisione sciagurata da parte sua. Mi ascolti, Edwin, e faccia bene attenzione: Lei non può cambiare neanche una parola del mio manoscritto, non una sola parola. Quello che ho imparato sulla montagna è un tutt’unico olistico. Non lo si può manomettere. Non lo si può alterare. Né tanto meno lo si può migliorare. Né nel titolo, né nel contenuto, né nello stile. Lo pubblichi esattamente così com’è. Non cambi nemmeno gli errori e le eccentricità della grammatica e dell’ortografia. Anche quelli sono parte essenziale del mio libro, il mio regalo, se preferisce, all’umanità. Vita, amore e saggezza. Tupak Soiree. P.S.: Se dovesse fare qualsiasi cambiamento, la citerò per danni finché non dovrà vendersi anche il buco del culo.

Edwin sentì che gli girava la testa. Diventò tutto rosso in faccia. Si girò, esitò e poi si mise a correre. May, doveva parlare con May. May sapeva di sicuro che cosa fare. Si precipitò nella stanza delle fotocopie, ma lei ne era appena uscita, e allora corse nel suo ufficio, la vide alla scrivania, irruppe dentro e disse: “Presto! Possiamo rimaneggiare un manoscritto contro il volere dell’autore?”. Era praticamente in iperventilazione. “Devo saperlo, May. Possiamo scavalcare le direttive dell’autore?”

May esitò. “La procedura corretta sarebbe ottenere l’approvazione dell’autore. Ma soprattutto per la saggistica, piccoli cambiamenti editoriali non richiedono per forza…”

“No. Non sto parlando di piccoli cambiamenti. Sto parlando di una revisione completa. Una riorganizzazione totale. In caso di necessità, possiamo farlo senza l’approvazione dell’autore?”

“Certo. Clausola I2a del nostro prestampato. Ci dà il diritto di ignorare qualsiasi obiezione che a nostro parere sia ‘irragionevole’.”

Edwin sentì un nodo allo stomaco. “E se qualcuno avesse depennato quella clausola del contratto?”

“Ah. Be’, allora sarebbe un problema. Ricordati però che, in virtù della clausola 6b, se un autore rifiuta di accogliere i cambiamenti editoriali è tenuto alla restituzione dell’intero anticipo, più una penale.”

A quel punto la voce di Edwin era tutta un tremito. “E se qualcuno avesse depennato anche la clausola 6b? Se tutte e due le clausole fossero state depennate? L’autore potrebbe farci causa se noi procedessimo comunque ai cambiamenti? ”

“Anche la clausola 6b? Diciamo che non sarebbe facile convincerci a eliminarle entrambe. In genere rinunciamo all’una o all’altra, a seconda del peso che ha l’autore. Ma se tutte e due le clausole fossero state eliminate e noi procedessimo comunque ai cambiamenti? Certo che l’autore potrebbe farci causa. E probabilmente la vincerebbe.”

Edwin ritornò al suo cubicolo su un paio di anemiche gambe malferme. Sulla scrivania c’era la copia, bella ordinata e pulita, appena tirata fuori dalla busta, di Quello che ho imparato sulla montagna. Tutto attorno, sparpagliati in ogni dove, accatastati, ammucchiati, traboccanti da scatole di cartone, c’erano gli innumerevoli appunti del libro sul maiale che Edwin stava disperatamente cercando di coordinare. In mezzo a tutto questo, il pacchetto di Tupak Soiree era approdato come uno scherzo divino.

Non ho tempo, maledizione!

Edwin fece un respiro profondo, si armò di coraggio e raddrizzò le spalle. Le priorità erano chiare: l’aveva detto il signor Mead in persona. Come mangiare maiale ed essere felidi era il titolo di punta della Panderic per il catalogo di primavera. Il libro di Soiree era un semplice tappabuchi. Edwin non poteva permettersi di perderci altro tempo.

E così, Edwin de Valu prese una decisione di grandissima importanza e dalle enormi implicazioni, di cui si sarebbe pentito per anni e anni…

Ciak: musica inquietante.