Caveat Emptor
(Una specie di scarico di responsabilità)
Questo è un libro sulla fine del mondo e, in quanto tale, vi si parla di ricette dietetiche, di guru dell’autoaiuto, di forzati che strisciano nelle fogne, di redattori oberati di lavoro, del collasso economico degli Stati Uniti d’America e della coltura intensiva di erba medica. Se non sbaglio a un certo punto uno dei personaggi perde anche un dito. È una storia apocalittica: La Bella Apocalisse. Vi si narra di una devastante calamità per la felicità umana, un’epidemia di caldi abbracci confusi e di una misteriosa casa mobile ai margini di un deserto…
Poteva andare peggio. La stesura originale del manoscritto si concludeva con un’invasione militare su ampia scala degli Stati Uniti da parte di un esercito franco-canadese. Giuro. Ma quel cuore di pietra del mio redattore mi ha costretto a tagliare completamente la digressione, il che ci porta alla vera questione: i redattori, un male necessario o una necessità malevola? (ridondante, no? N.d.R.)
Ho cominciato Felicità® due anni e mezzo fa. Tutto è nato dal commento casuale di un’addetta stampa editoriale in risposta a una mia osservazione, ossia che gli autori dei libri di autoaiuto sono le persone più svitate che si possano incontrare in un tour librario. L’addetta stampa in questione replicò, quasi per caso: “Voglio dirle una cosa. Se mai qualcuno dovesse scrivere un libro di autoaiuto realmente efficace, saremmo tutti nei guai”. Si riferiva all’editoria in generale, ma la battuta continuò a ronzarmi nella testa già abbondantemente rintronata, e mi resi conto che le conseguenze sarebbero state ben peggiori di quanto lei non avesse immaginato. Se mai qualcuno dovesse scrivere un libro di autoaiuto realmente efficace, capace di lenire le pene e di farci perdere le cattive abitudini, sarebbe una catastrofe.
Mi ci sono voluti altri due anni per arrivare alla forma attuale. In mezzo a mille altri incarichi, mentre lavoravo a manuali e guide sull’hockey, continuavo a tornare a quella prima idea centrale, rielaborandola, riscrivendola, riformulandola. A un certo punto, i personaggi del libro hanno preso il controllo totale della situazione, cominciando a impormi le modalità di svolgimento della storia: con questo voglio dire che non mi assumo nessuna responsabilità per quanto Edwin o May o chiunque altro hanno messo in piedi.
Questo libro è un’opera di fantasia. È pura invenzione. Per quanto ne so, non esiste niente di simile agli MK-47 o ai proiettili al magnesio. I termini latini di cui vaneggia Edwin sono reali, così come le diverse teorie di autoaiuto di cui si parla. Reali sono anche gli “intraducibili” che vi compaiono. Alcuni provengono dai miei appunti presi nel corso di un soggiorno in Asia, ma per la maggior parte sono tratti dallo splendido vocabolario di Howard Rheingold, They Have a Word for It. Questo è quanto. Qualsiasi altra cosa contenuta nel libro è falsa.
Tenete presente soltanto che Felicità® è ambientato nel futuro, nel futuro prossimo. Diciamo, di qui a una decina di minuti.