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Ni passeggiava per la sala espositiva di Pau Wen, aspettando il ritorno del suo ospite. Quand’erano tornati al complesso, Pau si era scusato e lo aveva lasciato solo. Mentre rientravano da Anversa in auto, Ni aveva chiamato Pechino e parlato col suo primo assistente, chiedendogli un rapporto immediato sulle attività di Karl Tang. Contrariamente a quanto Pau Wen poteva pensare, Ni teneva d’occhio Tang da qualche tempo, grazie a spie bene inserite nell’ufficio del primo vicepremier. Eppure nessuno aveva mai parlato di eunuchi o del Ba.

Sapeva già che Tang aveva lasciato la capitale il giorno prima, all’apparenza per incontrare funzionari locali a Chongqing, ma il vero scopo del suo viaggio era stato sovrintendere all’esecuzione di un certo Jin Zhao, la cui condanna per tradimento era stata recentemente confermata dalla Corte Suprema del Popolo. Ni aveva incaricato il suo assistente capo di raccogliere notizie sul caso Zhao, e sull’interesse di Tang per la morte dell’uomo.

La vibrazione del cellulare lo fece sobbalzare. Il suo staff era stato veloce, come al solito. Rispose, sperando che Pau tardasse almeno qualche minuto ancora, giacché quella conversazione doveva svolgersi in privato.

«Jin Zhao era un geochimico sperimentale che lavorava per il ministero dello Sviluppo Geologico», riferì il suo assistente. «Si suppone che abbia passato ai russi informazioni riservate sulle esplorazioni petrolifere.»

«Che tipo d’informazioni?»

«La documentazione è muta. Segreto di Stato.»

«E l’agente russo?»

«Nessun cenno.»

«Queste informazioni sono state passate davvero?»

«No. Un tentativo è fallito, o almeno così risulta agli atti del processo. Comunque pure il nome che mi ha dato, Lev Sokolov, è venuto fuori durante il procedimento.»

Ni aveva seguito il consiglio di Pau e chiesto al suo ufficio un dossier e informazioni sui movimenti attuali di Lev Sokolov.

«È un russo che lavorava con Jin Zhao in un centro di ricerche petrolchimiche a Lanzhou, un laboratorio sotto la giurisdizione diretta del ministero dello Sviluppo Geologico.»

Valeva a dire che il centro era controllato da Karl Tang. «Zhao e Sokolov erano colleghi?»

«Lavoravano a un progetto sperimentale riguardante esplorazioni petrolifere avanzate. Questo è ciò che rivela il bilancio del centro. Non conosciamo altri dettagli.»

«Scopriteli, allora.» Ni sapeva che i sistemi c’erano, specialmente nel suo dipartimento.

L’assistente gli riferì dell’intensa notte di Tang, del suo viaggio da Chongqing al sito dei guerrieri di terracotta. Curiosamente, parte di una delle fosse del museo era stata distrutta da un incendio, attribuito in prima battuta a un cortocircuito elettrico. Tang era già andato via al momento del disastro; aveva raggiunto in aereo un sito di esplorazione petrolifera nel Gansu del Nord. Nulla di straordinario fin lì, dal momento che Tang sovrintendeva l’intero programma di esplorazione petrolifera della Cina. «Ora è nel Gansu. Lì non abbiamo occhi od orecchie, ma non è necessario. Conosciamo la sua prossima destinazione: Lev Sokolov è scomparso da due settimane. Gli emissari di Tang l’hanno trovato ieri a Lanzhou. Il ministro ci sta andando in aereo.»

«Abbiamo uomini là?»

«Cinque. Pronti.»

Ricordò quello che aveva detto Pau Wen: Rintracci un certo Lev Sokolov... è la persona in grado di spiegare l’importanza della lampada. «Voglio che arriviate a Sokolov prima di Tang.»

«Sarà fatto.»

«Io sto tornando.» Aveva già prenotato un volo da Bruxelles, che aveva confermato durante il viaggio in auto. «Sarò lì tra una quindicina di ore. Mandami un’e-mail con tutto quello che verrai a sapere su Sokolov e Zhao. La leggerò in aereo. Voglio sapere che collegamento c’è tra loro e perché Tang è così interessato a tutti e due.» Oltre la porta aperta scorse Pau Wen che attraversava il cortile diretto verso di lui. «Devo andare.» Chiuse la chiamata e nascose il telefono.

Il vecchio entrò nella stanza. «Si è concesso un’altra occhiata alle mie meraviglie?»

«M’interessa di più la lampada.»

Quand’erano arrivati, Pau aveva consegnato il manufatto a uno dei suoi uomini. «Temo sia stata scalfita dal fuoco, e il liquido che conteneva non c’è più.»

«Voglio riportarla in Cina.»

«Naturalmente, ministro. La prenda pure. Le chiedo soltanto di tenerla lontana da Karl Tang. Ho anche una notizia inquietante.»

Lui attese.

«Tang ha condotto una riunione virtuale con membri del Ba qualche ora fa. Un convegno notevole, mi dicono. Si stanno preparando per l’assalto finale.»

Ni decise che era stufo di accettare con fiducia cieca tutto ciò che gli diceva quell’uomo. «Dov’è Tang?»

Pau lo soppesò con un’occhiataccia curiosa. «È un test, ministro? Per vedere se sono davvero così informato?» Il vecchio s’interruppe. «D’accordo. Capisco il suo scetticismo anche se, dopo quello che è successo al museo, avevo sperato che stessimo facendo progressi. Ma essere cauti è un bene. Aiuta a vivere molto più a lungo.»

«Non ha risposto alla domanda.»

«È in un sito di esplorazione petrolifera, nel Gansu settentrionale.»

Proprio quello che gli aveva riferito il suo assistente.

«Ho superato il test?»

«Cos’è questo assalto che sarebbe iniziato?»

Pau sorrise, lieto di constatare che aveva ragione. «Il Ba è tornato in vita, dopo decenni di sonno autoimposto.»

«Parto per la Cina.»

Il vecchio annuì. «La lampada è impacchettata e pronta.»

«E lei ancora non ha idea di quale sia la sua importanza?»

«So soltanto che la volevano sia il ministro Tang sia Cassiopea Vitt. Sulla superficie sono incisi dei caratteri. Forse sono importanti. Lei ha certamente esperti capaci d’interpretarli.»

Li aveva sì, ma quel vecchio stava mentendo e Ni lo sapeva. Non importava. In Cina lo aspettava una guerra, e stava perdendo tempo. «Che cosa è successo al museo?» Aveva davvero bisogno di saperlo.

«Sono stati estratti tre corpi. Immagino che uno appartenesse al mio fratello. Miss Vitt e altri due uomini sono stati portati via dalle autorità.»

«Che cosa succederà ora?»

«A lei, ministro? Niente. Per me, questo significa che Cassiopea Vitt tornerà qui.»

«Come lo sa?»

«Anni di esperienza.»

Ni era stanco della pedanteria di quell’uomo, sapendo ormai che il volto grigio e le parole scaltre mascheravano una mente dura e calcolatrice. Pau era un espatriato che, chiaramente, era tornato a mettere il naso nella politica cinese. Ma stava in Belgio, ben lontano dal campo di battaglia. Fuori dal gioco. Un punto, però, lo incuriosiva. «Che cosa farà quando tornerà Cassiopea Vitt?»

«Forse è meglio che lei non lo sappia, ministro.»

Ni era d’accordo con lui.

Forse era meglio.

L'esercito fantasma
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