40.
Wee Mickey era un locale nuovo per Harkness. Possedeva quell’atmosfera di trinceramento in se stessi che la gente spesso definisce “carattere”. Né West End, né centro città, un piccolo ponte dei sospiri tra due ferme convinzioni. Era un posto vecchio, non tanto un pub quanto una stazione di transito verso la desolazione. Il bar era piccolo, ma oltre il banco c’era una sala ampia e male illuminata, divisa su entrambi i lati in piccoli séparé in legno, ciascuno con un tavolo, sempre di legno. Laidlaw ne scelse uno libero che gli permetteva di controllare la porta.
Dopo un paio di minuti di attesa, un uomo piccolo in grembiule portò un vassoio con una bottiglia di vino e un paio di bicchieri.
“Ecco qua,” disse. “ Il meglio delle cantine vaticane.”
Laidlaw esaminò la bottiglia. “Stai acquistando ottime etichette, ultimamente, Mickey.”
“Sono contento che siano apprezzate.”
“Ma dovresti comprarle attaccate alle bottiglie. Puoi portare un altro bicchiere, per favore?”
Quando il bicchiere arrivò, Laidlaw lo mise a testa in giù, poi versò il vino per entrambi.
“Cerca di bere senza far caso al sapore,” disse.
Harkness bevve un sorso e posò il bicchiere. “Lo terrò qui come un oggetto di scena,” disse.
Si guardò intorno. L’impressione predominante era di macchie, graffi e segni sui muri, una storia di momenti trascorsi, i graffiti accidentali di molte vite di passaggio. Si sentì un turista, nel senso in cui Laidlaw usava quella parola. La quieta preoccupazione di quelle persone in qualche modo lo escludeva, gli faceva sentire di essere ancora in vacanza. Di séparé in séparé, la sala sembrava una strada di artigiani di qualche mercato orientale. Ciascuno era lì per praticare il proprio mestiere ossessivo, modellando la vita in forme bizzarre fino a una morte lenta e deliberata.
“Che te ne sembra?” disse. “Bruegel incontra Hieronymus Bosch.”
Laidlaw capì cosa intendesse dire. Accanto a loro c’erano quattro persone intorno a una bottiglia, tre donne e un uomo, come se fosse la tetta dell’universo. Ogni faccia era una rovina. Un po’ più in là, due vecchi, un uomo e una donna, si producevano in una parodia di corteggiamento. In un séparé c’era un giovane seduto da solo.
“Una volta, al Prado, ho visto un dipinto intitolato Un alma en pena,” disse Harkness. “Era una foto delle vacanze, comparato con quel giovane.”
“Come si chiamava il quadro?”
“Un alma en pena.”
Harkness aspettò, sapendo la domanda che sarebbe seguita. Si chiese se ci fosse una citazione latina per dire “la vendetta è dolce”.
“E va bene, caro il mio universitario,” disse Laidlaw. “Traduzione, per favore.”
“Un’anima in pena.”
“Se l’avessi visto scritto ci sarei arrivato da solo.”
Harkness sorrise. La vista della sala fu coperta da un uomo massiccio che si fermò davanti al loro tavolo. Doveva essere sulla sessantina, ma la forza rilassata della sua presenza ricordava che non aveva sempre avuto quell’età. Indossava un completo nero. Dal colletto aperto della camicia bianca, non proprio pulita, spuntavano peli neri. Aveva un viso come un museo di guerra.
“Mi hanno detto che eri qui,” disse.
“Ciao, Sam.”
“Hai bisogno di un favore? Te ne devo ancora diversi. Vuoi che sistemi qualcuno?”
“No, grazie, Sam. Tutto tranquillo.”
“Be’, allora potremmo fare a pugni tra noi. Solo per passare il tempo.”
“Sono troppo giovane per morire.”
L’uomo strizzò l’occhio lentamente. Fu come ammainare e issare una bandiera. Le sue frasi erano come inchiostro nella pioggia. Bisognava tendere l’orecchio per distinguere le parole. Si allontanò.
“Pensavo che fossi un duro,” disse Harkness.
“Anche Sam lo è. È un uomo semplice, come te.”
“Parli sempre come se fossi in gamba con i pugni.”
“A volte ho perso ai punti boxando da solo.”
“Ma chi è quell’uomo?”
“Sam Bell. Era un buon peso medio, prima di diventare un doppio peso medio. Ma non è mai stato forte come gli avevano fatto credere. Per questo ha il cervello come un’omelette. Comunque è un brav’uomo. Molto più onesto dei bastardi che aveva come manager.”
Aspettarono. Harkness fissò il bicchiere capovolto.
“Chi è Eck?”
“Eck Adamson? Un piccoletto con un gargarozzo che gli arriva fino alle caviglie.”
“Di cosa si occupa?”
“Degli affari degli altri, come tutti gli informatori.”
“Allora come mai gli hai dato appuntamento qui? Deve essere rischioso, per lui.”
“Al contrario. Se lo incontrassi in un posto ragionevole, spiccherebbe come un nudista in una stazione sciistica. Voglio dire, penserebbero che sia Halloween. Dove è conosciuto, invece, sanno che è un poco di buono. Morirà solo quando si metterà a bere trementina. Conosce il valore del nulla. È una discarica di informazioni. Può dirti chi ha vinto la finale di coppa nel 1923 senza neppure pensarci. Quando lo vedrai lo riconoscerai. Anche la roba che si mette addosso sembra venire da una discarica.”
“Non capisco perché lo aspettiamo, allora.”
“Per via del mio modo di ragionare, immagino. Non riesco a smettere di pensare che ci sono sempre dei collegamenti. L’idea che le cose brutte accadano per conto loro, in isolamento, senza che abbiano radici dentro tutti noi... Penso sia solo ipocrisia. Siamo tutti coinvolti, secondo me. Solo che in certi casi alcuni sono più coinvolti di altri. Ora, se accettiamo questo, ci sono persone in città che sanno cosa è successo, anche se non sanno di saperlo. Prendiamo Eck. È la mia discarica di rifiuti personale. Ora che ho una mezza idea di cosa cercare, forse è il momento di fare un giro tra i copertoni consumati e gli aerosol vuoti.”
Quando lo vide Harkness lo riconobbe. Indossava un soprabito abbastanza grande da poter ospitare degli affittuari. La testa sembrava muoversi su cuscinetti a sfera. Superò il loro tavolo, pur avendoli notati. Laidlaw non alzò gli occhi. Eck tornò indietro, fingendo di vederli per la prima volta.
“Buongiorno, amico.”
“Buongiorno a te, Eck,” rispose Laidlaw.
“Oh, c’è un estraneo nella compagnia.” Eck si stava ancora guardando intorno.
“Siediti,” disse Laidlaw. “Sei così discreto che la gente comincia ad avere sospetti. Hai l’aria di star pedinando te stesso.”
“Non sai mai l’ora e il giorno, eh?” Eck si sedette. “La notte ha cento occhi, eh?”
“Adesso è giorno pieno,” intervenne Harkness.
“In ogni modo,” disse Laidlaw, “la notte potrebbe trovare qualcosa di meglio da guardare.”
Fece le presentazioni.
“Lui è tagliente, sai?” disse Eck a Harkness. Anche i suoi occhi erano taglienti e sempre in movimento. Più che a un falco, faceva pensare a uno stormo di uccelli. “Non lo chiamano Gillette per niente. Nel senso che non lo chiamano Gillette. Ma non si sa mai. La notte e la città, eh? È una città difficile, questa, ragazzi. Bisogna fare attenzione. Io non sono grande e grosso come voi. Perciò vado in punta di piedi. So tramare, ma anche ordire. Trama e ordito, eh? So proteggermi da solo. Conosco la grande città.”
Eck era un romantico.
Laidlaw parlò con lui per un po’, facendo nomi con pazienza, come un insegnante che vuole mettere un bel voto a uno studente e si sforza di trovare qualcosa su cui sia preparato. Bud Lawson, Jennifer Lawson, Airchie Stanley, un cattolico di nome Tommy. Eck non sembrava superare l’esame. Aveva le labbra asciutte e continuava a guardare il vino. Harkness sorrideva.
“Eck,” disse Laidlaw. Sollevò il bicchiere vuoto e cominciò a versare. Gli occhi di Eck persero un po’ della loro diffidenza. “Harry Rayburn. Pensaci bene.”
“Che fa, questo Rayburn?”
“Discoteca Poppies.”
“Ah, sì, vicino alla zona pedonale. Big Harry! Il cognome mi aveva confuso. Lo conosco solo come Big Harry. Sì, sì. Lo conosco, Big Harry.”
Laidlaw fece scivolare il bicchiere verso di lui. Eck lo tenne con entrambe le mani.
“Un tipo duro, Big Harry. Poppies è il suo locale. Niente casini, lì dentro. La discoteca, eh? Già.”
Eck si portò il bicchiere alla bocca. Prima che potesse bere, Laidlaw lo coprì con una mano, glielo prese, versò di nuovo il vino nella bottiglia, scosse le ultime gocce, rimise il bicchiere rovesciato sul tavolo, si pulì il palmo della mano sulla manica di Eck e disse: “Fuori dalle palle”.
“Che succede? Rispondo in modo civile a una domanda e questo è il ringraziamento? Qual è il problema?”
“Fuori dalle palle,” ripeté Laidlaw. “Vai a fare il tuo numero comico da un’altra parte. Qui nessuno lo apprezza. Se voglio qualcuno che mi faccia l’eco, me lo cerco astemio. Non mi hai detto nulla che prima non ti avessi detto io. Per chi ci hai preso? Per gente che scivola su una buccia di banana? La prossima volta cercherai di vendermi un bicchiere dalla mia bottiglia.”
Laidlaw sorseggiò il suo vino, mentre Eck lo osservava.
“Va bene, va bene. Pensavo solo che così avrei ottenuto di più. Ma lo conosco davvero. So qualcosa su quell’omaccione che non tutti sanno. Ma prima un bicchiere, eh?”
Laidlaw tornò a voltare il bicchiere, lo riempì e glielo mise davanti. Appena lui lo prese, lo coprì di nuovo per un attimo. “Prova a dire un’altra cazzata e ti infilo le dita in gola e me lo riprendo.”
Eck bevve con tanta ansia che i denti urtarono il vetro. Laidlaw tornò a riempirgli il bicchiere.
“Bene. La prima cosa che forse non sapete: un finocchio come quello non lo trovate neppure al mercato.”
“Quell’omaccione una checca?” Harkness rifiutò l’idea con un gesto. “È incredibile quello che la gente è disposta a dire per un bicchiere.”
“Allora ne sai più di me.”
“È la verità, Eck?” chiese Laidlaw.
“Per regolare il traffico nel suo culo ci vorrebbe un semaforo.”
“Continua.”
“Be’, non vivo in casa sua, eh? Ma se sei uno così, incontri gente nei bassifondi. E quindi devi avere dei contatti. È logico, no? Big Harry ha dei contatti.”
“Di chi si tratta?”
“Come faccio a saperlo?”
Laidlaw gli spinse davanti la bottiglia. “Buon pranzo,” disse.
Harkness era deluso. Una volta superata la sorpresa iniziale riguardo a Harry Rayburn, si era ricordato di quando Laidlaw l’aveva definito “Mary Poppins con il petto villoso”. Aveva cominciato a credere alla rete di interconnessioni che Laidlaw predicava. Molte cose cominciavano a sembrare echi l’una dell’altra. Il ritorno ricorrente di Poppies, l’omosessualità di Harry Rayburn, il fatto che l’aggressione sessuale principale subita da Jennifer fosse anale. Aveva creduto che dalla discarica dei rifiuti personale di Laidlaw avrebbero pescato proprio ciò di cui avevano bisogno. E ora, quando bastava solo un segno per completare la conversione, Laidlaw interrompeva tutto.
“Questa non va lontano,” disse Eck, guardando la bottiglia.
“Proprio come le tue informazioni, eh?” disse Laidlaw.
“Ascolta. Posso dirti ancora una cosina. Posso darti un nome.”
“Eck,” disse Laidlaw. “Con te compro solo aria. Ed è una cosa che posso avere anche gratis.”
“Due nomi. Uno grosso, uno meno grosso.”
“Una sterlina per nome.”
“Non se ne parla.”
“Allora vendili a qualcun altro.”
“Matt Mason. È...”
“So chi è. Cosa c’entra con Rayburn?”
“Hanno lavorato insieme.”
Laidlaw gli passò una sterlina sotto il tavolo. Eck l’appallottolò.
“Harry Rayburn. Si diceva che vedesse un ragazzo. Un certo Bryson, se non ricordo male. Sì, Bryson.”
“Sai anche il nome, oltre al cognome?”
“No.”
“Tommy. Ti dice nulla?”
“C’era un film che si chiamava così, no?”
“Grazie, Eck.” Gli diede l’altra sterlina. “Questo è già qualcosa.”
Eck mise via le banconote. Laidlaw e Harkness si preparavano a uscire, quando Eck disse: “È un bravo ragazzo, dicono. Lavora da Poppies”.
Ci fu una pausa, mentre il momento aspettava che loro lo raggiungessero. Laidlaw e Harkness restarono come paralizzati, prima di capire perché. Qualcosa brillava tra i rifiuti e loro cercavano di capire se fosse un oggetto di valore. Laidlaw ci arrivò per primo, Harkness glielo lesse negli occhi. Laidlaw gli sorrise.
“Sai che cos’è?” chiese l’ispettore.
Harkness non l’aveva capito. Scosse la testa.
“Comincia con D e finisce con T,” suggerì Laidlaw.
Harkness ricordò e comprese. “La lista che Rayburn ha dato a Milligan,” disse. “Non c’è nessun Bryson.”
“Se-ren-di-pi-ty,” disse Laidlaw come una cheerleader.
“Cosa?”
“Una scoperta inaspettata,” disse Laidlaw. “Ma l’arte sta nel capire che si tratta di scoperte. Credo che l’abbiamo trovato. Eck, dove abita questo ragazzo?”
“Non ne ho idea.”
“Va bene lo stesso.” Laidlaw gli diede un’altra sterlina. “Comprati una botte, Eck. E scusami per la manica. Era per qualcun altro.”
Laidlaw sollevò il bicchiere, strizzando l’occhio a Harkness, che lo imitò.
“A Sherlock Adamson,” disse Laidlaw. “Benefattore pubblico.”
Bevvero solo un sorso, ma sincero. Mentre uscivano Laidlaw disse: “Ci siamo quasi”.
Eck era ipnotizzato dalla terza banconota. Non avrebbe saputo ripetere un risultato del genere, come succede con molti successi. Ma la sua meraviglia non durò a lungo. Mise via i soldi e tirò verso di sé i due bicchieri. Era già Natale. Per un romantico, l’incomprensibile è naturale.