3.
Le sue mani, illuminate dalle luci della strada, salivano e scendevano pesantemente sul volante. Erano mani enormi, che avevano piantato rivetti a Clydeside per trent’anni. Non erano abituate a sentirsi impotenti. Proprio ora segnalavano una rabbia che, in mancanza di un bersaglio, si sfogava su tutto. Bud Lawson ce l’aveva con tutti. Con Laidlaw, con la polizia, con sua figlia, con sua moglie, con la città intera.
Lo irritava anche la strada che doveva fare per tornare a casa: l’autostrada fino all’incrocio con il Clyde Tunnel, a destra fino ad Anniesland, a sinistra sulla Great Western Road. La prima parte lo metteva di fronte a ciò che avevano fatto alla città che conosceva. Le grandi rampe a quadrifoglio dell’autostrada avevano spostato il suo passato. Era come quando ti sostituivano l’intestino con dei tubi di plastica. Pensò ancora a Gorbals, con i palazzi affollati, il rumore, la sensazione che se ti stiravi troppo nel letto avresti grattato la testa del tuo vicino di casa. Per lui era come una felicità perduta. Desiderava essere di nuovo lì, come se ciò potesse sistemare il problema dell’assenza di Jennifer.
Sapeva che si trattava di un guaio serio, perché lei non avrebbe osato fargli questo, se avesse potuto evitarlo. Conosceva le regole. Solo una volta aveva provato a non rispettarle, quando usciva con il cattolico. Ma lui aveva stoppato tutto. Non aveva dimenticato, non aveva perdonato. La sua natura correva sui binari e aveva una sola rotta. Se non eri sul suo treno, non facevi parte della sua vita.
Era quella inflessibilità che ora lo intrappolava. In un certo senso, Jennifer per lui era già persa. Anche se fosse tornata a casa, più tardi, il loro rapporto era già distrutto. Con una specie di sentimentalismo brutale, pensò a momenti del passato in cui lei era ancora ciò che lui voleva che fosse. Ricordò la prima volta che l’aveva portata al mare, a tre anni. La sabbia non le era piaciuta. Tirava via i piedi per non toccarla e piangeva. Ricordò il Natale in cui le aveva comprato una bicicletta. Ci era caduta sopra, per prendere una bambola di pezza che le aveva fatto Sadie. Ricordò quando aveva iniziato a lavorare. Pensò alle volte che era stato alzato la notte ad aspettare che tornasse.
Aveva superato la fabbrica della Goodyear Tyre e si trovava fra le case a tre piani di Drumchapel. Lì non si sentiva a casa. Si fermò, scese e chiuse la macchina.
Entrò e vide Sadie vicino al fuoco. Indossava la vestaglia a fiori che aveva ordinato sul catalogo di Maggie, la sorella di Bud. Su di lei i fiori sembravano appassiti. Lo guardò come faceva sempre, di sbieco, come se lui fosse troppo grosso e lei potesse occupare solo i bordi di ogni stanza in cui si trovavano insieme. Sembrava sempre scusarsi, e questo lo irritava.
“C’è qualche novità, Bud?” chiese.
Lui fissò il centrino che aveva attaccato con gli spilli alla mensola del camino, dove re Guglielmo II, detto King Billy, se ne stava sul suo destriero.
“Sono andato alla polizia.”
“Sul serio, Bud?”
“Che diavolo dovevo fare? Mia figlia è scomparsa.”
“Che ti hanno detto?”
“Cristo, dopo questo, sarà meglio che le sia davvero successo qualcosa.” Guardò l’orologio. Le sette meno un quarto. “Se non le è successo niente, le succederà quando torna.”
“Non dire così, Bud.”
“Chiudi la bocca, donna.”
Il silenzio riempì quella stanza trasandata. Lui si tolse la sciarpa e la gettò su una sedia. Sadie si sedette, dondolandosi piano, come per cullare le proprie paure. Lui la guardò. Aveva un’aria così stupida che gli venne un sospetto.
“Tu non ne sapevi nulla, vero?”
“Cosa vuoi dire?”
“Lo sai cosa voglio dire. È la prima volta che fa una cosa del genere. Non è che si tratta di un piano di cui io non sono a conoscenza, eh?”
“Bud. Come puoi pensarlo? Non ti nasconderei nulla.”
“Ci hai già provato. Quando usciva con il cattolico. Finché io non ci ho messo un fermo.”
“Io non ne sapevo niente, finché tu non l’hai scoperto.”
“Sì, è quello che hai detto, e continui a ripeterlo. È meglio se voi due non siete d’accordo su qualcosa che io non so, ti avverto.”
Si irritò vedendola così magra e ossequiosa. Una figlia. Ecco tutto ciò che era stata in grado di produrre. E quattro aborti, pacchetti di carne e ossa che non era riuscita a trasformare in esseri umani. E in lei non c’era abbastanza spazio per un altro figlio.
Sentendosi osservata, Sadie cercò di deviare la sua attenzione.
“Vuoi una tazza di tè, Bud? Te la preparo?”
Bud non disse di no, e lei cominciò ad affaccendarsi.”
Dentro di lui fermentava una rabbia confusa. Di solito prendeva di petto qualsiasi cosa lo minacciasse. Ma adesso era diverso. Era come voler litigare con la nebbia. E questo aumentava la rabbia, trasformandola in qualcosa di spaventoso.
Sadie aveva tenuto il fuoco acceso. Ora si stava spegnendo. Bud prese l’attizzatoio e restò immobile. Jennifer voleva che mettessero il gas. Ma a lui piaceva il carbone. Quel pensiero irrilevante lo precipitò in una furia nera e solitaria.
Quando si riprese, fissò l’attizzatoio, piegato tra le sue mani come se fosse una graffetta. Un promemoria per qualcuno.