37.

Appena l’uomo fece il suo ingresso, il barman alzò gli occhi dalla pagina delle corse del “Daily Record”. L’interruzione fu un sollievo. Il bollettino era pieno di cavalli a tre zampe.

“Cosa le servo?”

Era un uomo imponente, dalla vita ben imbottita, un uomo d’affari in completo leggero. L’Ambassador, con la sua signorilità commerciale, era dal lato sud. L’uomo era signorilmente disperato.

“Ecco, vediamo. Prendo un Bell’s. Ah, me lo faccia doppio. Già che ci siamo. Ho un doposbronza da cani.”

Se lo gettò in gola in un colpo solo, come un’ostrica. Dovevano essere cani grossi, pensò il barista. Borzoi, per esempio. L’uomo chiuse gli occhi e ascoltò l’armonizzarsi dei suoi terminali nervosi.

“Un altro.”

Mentre beveva quello e poi un altro ancora, mormorava scuse. Per se stesso, non per il barista, il quale non lo aveva mai visto prima, eppure lo riconobbe. Stava cercando di convincersi che quello che faceva non era un riflesso coatto, ma una cosa virile. Il modo in cui beveva era troppo rapido, come se non volesse sorprendersi sul fatto. Li stava immagazzinando. Quando se ne andò, il barista si sarebbe dispiaciuto per lui, se non fosse che la sua uscita di scena gli fece riscoprire l’uomo seduto alle sue spalle.

C’era qualcuno per cui il barista era realmente preoccupato. C’era sempre qualcuno che stava peggio. Minty aveva chiesto dell’acqua, mentre aspettava alcuni amici. Dalla faccia che aveva, poteva trattarsi dei becchini. Il punto in cui sedeva era circondato da piante in vaso con ambizioni tropicali. I fiori proiettavano viticci sul divanetto di plastica che correva intorno alla nicchia.

Minty era basso e magro, la testa già sulla buona strada per diventare un teschio. Era freddo e immobile come un ghiacciolo, e si scioglieva di tanto in tanto per tamburellare l’indice sul tavolo. Entrarono tre uomini e si diressero in fila indiana verso di lui. Una piccola processione.

Il barista li seguì. Due ordinarono birra, l’altro un Glenfiddich. Minty restò con la sua acqua. Aspettarono che il barista li servisse e se ne tornasse al suo giornale. Mason sorseggiò il Glenfiddich, godendosi la sensazione di comprovare ancora una volta che tutti erano in vendita e lui conosceva i prezzi. Non aveva fretta di fare la sua offerta. L’attesa era un bene, per loro. Starnutì e guardò i fiori.

“Ti piacciono i fiori, Minty?”

“Non proprio. Sto facendo pratica.”

“Come stai?”

“Sto morendo. A parte quello, sto bene.”

“Cancro, mi hanno detto.”

“L’hanno detto anche a me.”

“Che tipo di cancro?”

“Il tipo che ti ammazza.”

“Non ti danno speranze?”

“Meno di zero.”

“Be’, dobbiamo passarci tutti. Arriverà anche il nostro turno.”

“Posso lasciarle il posto, se vuole. Non mi dispiace aspettare.”

Mason annuì, come se Minty stesse superando brillantemente il colloquio.

“Bene,” disse. “Eddie vorrebbe farti entrare nella faccenda.”

“Voglio sentirlo da lei,” disse Minty. “Da Matt Mason in persona.”

Mason si guardò intorno. “Perché è acceso il ventilatore?” Fece per additarlo al barista.

“L’ho chiesto io,” disse Minty. “Ho sempre la febbre.”

Mason annuì. “Allora, ho un piccolo problema. Un problema a due gambe. Sai di quella ragazza che è stata trovata domenica. So chi è stato. E vorrei che uscisse di scena prima che lo trovi la polizia. Questo è quanto.”

“Sa dove si trova, quindi?”

“Già.”

“E vuole che io lo uccida.”

“Questa è l’idea.”

“È un duro?”

Eddie e Lennie risero. Mason guardò Lennie.

“L’unico pericolo, per te,” disse il ragazzo, “è che ti prenda a borsettate. O che ti strangoli con le mutandine di quella ragazza.”

Minty lo fissò. Mason spiegò cosa aveva voluto dire Lennie.

“Quanto?” chiese Minty.

“Cinquecento sterline,” rispose Mason.

Minty scosse la testa. “Non è molto, per un lavoro del genere.”

“In quale altro modo puoi fare tanti soldi, Minty? Con un’assicurazione sulla vita?”

“Per un lavoro così, il prezzo è duemila.”

“Dove ce l’hai il cancro, Minty, al cervello?”

Minty bevve un sorso d’acqua in silenzio e guardò alle loro spalle. Era come se fosse solo, e loro si trovassero lì per caso.

“In ogni modo,” disse Mason. “Come posso essere certo che puoi farcela? Sembri molto debole.”

Minty guardò Lennie. “Metti il gomito sul tavolo,” disse.

Lennie guardò Mason, che annuì. Minty gli strinse la mano e cominciò un braccio di ferro. Lennie oppose resistenza, ma il polso scheletrico che usciva dalla giacca di Minty sembrava carico di elettricità. Le nocche di Lennie toccarono la fòrmica. Mason lo guardò e scosse la testa.

“Non ero pronto,” protestò il ragazzo. “Voglio la rivincita.”

“Scherzi?” disse Minty. “Non posso farlo due volte. Devo risparmiare le forze. Non so quante me ne restano. Ma bastano per un ultimo lavoro.”

Mason annuì. “Mille,” disse. “È l’ultima offerta.”

“Deve darle molto fastidio, quel tizio, se è disposto a pagare mille sterline per toglierlo di mezzo.”

“Abbastanza fastidio. Allora, ci stai?”

“Ci sto. Ma cinquecento subito, e cinquecento dopo.” Mason tirò fuori un rotolo di banconote legate da un elastico. “Sono cinquecento,” disse.

Minty sorrise mentre le metteva in tasca. “Ha giocato con me, signor Mason. Conosceva il prezzo già da prima.”

“Affari, Minty. Solo affari. Il lavoro va fatto entro stasera, al più tardi. Lennie tornerà a prenderti tra cinque minuti. Vacci piano con quell’acqua, ti voglio sobrio.”

Mason finì il suo drink. Eddie e Lennie ingollarono in un colpo solo ciò che restava dei loro e si alzarono tutti e tre.

“Non penserai di tagliare la corda, adesso, vero, Minty? Farai la tua parte.”

“Chieda in giro, signor Mason. Non ho mai fregato nessuno.”

“Meglio così. Perché se lo fai stavolta, il cancro sarà l’ultima delle tue preoccupazioni. La tua famiglia ti raggiungerà sotto terra. Con una sola lapide per tutti quanti.”

Lasciarono Minty a sorseggiare la sua acqua, come l’unico partecipante a un incontro degli alcolisti anonimi. In strada, Mason respirò a fondo.

“Quel piccoletto trasforma ogni stanza in una corsia di ospedale,” disse. “Mostragli il posto, Lennie. Digli che voglio vederlo entro le otto di stasera al parcheggio di St. Enoch. Con il lavoro fatto. E gli darò il resto.”

Si separarono. Dirigendosi verso la sua macchina, Mason si fermò davanti a un vecchio mendicante.

“Mi dia i soldi per una tazza di tè. Non mangio nulla da due giorni.”

Mason gli diede una moneta da cinquanta pence. Rientrando nel bar, Lennie vide Minty seduto in silenzio, immobile. E letale, pensò Lennie. La sera prima lo aveva ribattezzato “L’uomo cancro”. Quel nome lo eccitava. Minty uscì con lui e il barista andò a pulire il tavolo.