35.

Fecero l’amore due volte. La prima in fretta, alla disperata. Una lista della spesa, più che una lettera d’amore. Un inventario dell’equipaggiamento e un incastrarsi delle parti essenziali, seguito da circa un minuto e mezzo di agitazione e grugniti.

Dopo restarono stesi al buio, provando a ricordarsi di respirare. Ci vollero diversi minuti prima che lei fosse in grado di parlare.

“Che ne dici di arrestarti da solo per aggressione e percosse?”

“Scusa,” disse lui. Poi cominciò a ridere. “A proposito,” aggiunse. “Ti restituisco la tetta sinistra. Mi era rimasta in mano.”

Risero entrambi. La risata di lei finì in un lamento degno dell’opera.

“Mio Dio,” disse. “Mi fa male tutto. Potevi almeno toglierti le scarpe.”

“Era tanto che non ti vedevo. Ho avuto qualche problema a trovare la strada.”

Le mise un braccio intorno alle spalle e ci pensò su. “Quando non puoi scassinare la serratura,” disse, “devi abbattere la porta.”

“Sì, ma io l’avevo lasciata aperta.”

“Il fatto è che sono così virile che non l’ho notato.”

Lei attese con pazienza che tornasse, dopo essersi fatto un giro intorno al suo senso di colpa. La sua complessità non la infastidiva. Accettava che per lui la situazione fosse più stressante. L’unico impedimento, per lei, era la paura di fargli del male causando una perturbazione irrevocabile nella sua vita. Lui le accarezzò lo stomaco, con mano insistente ma gentile.

La seconda volta fu una lenta scoperta. Erano stesi faccia a faccia, dicevano ciò che passava loro per la testa e respiravano l’uno nell’altra. Lui le mordicchiò l’orecchio. Lei gli accarezzò lentamente una coscia. Gradualmente divennero bocche che si esploravano ciecamente. Due viaggi di andata e ritorno in cerca di un punto d’incontro. Le bocche tracciavano la mappa dei luoghi lungo il cammino. Sotto le labbra dell’uno, l’altra distendeva un continente misterioso, finché lui le saltò addosso, frenetico come un conquistador con un nuovo mondo da colonizzare. Era come se lottasse contro la marea per giungere a riva, dove lei gli tendeva la mano. La sua bocca parlava, pronunciando selvagge minacce a cui lei dava il benvenuto. Quando alla fine rotolarono ognuno su un lato, separati dopo la fusione, non avrebbero saputo dire quanto era durato. Sapevano solo che era durato esattamente il giusto.

La ferocia che lui aveva provato fece sì che la vedesse ancora più bella. Restarono stesi come se fossero caduti molto lontano, sfarzosamente fratturati. Era abbastanza.

“Molto meglio, adesso,” disse lei, ridacchiando. “Prima sei stato rozzo, ma hai applicato un buon unguento.”

Laidlaw si stirò, allungò un braccio e accese la lampada del comodino. Prese sigarette e fiammiferi.

“Me ne dai una, per favore?” chiese Jan.

Seguì un momento casalingo, una deliziosa parodia domestica, con i cuscini trasformati in poltrone. Laidlaw, come un maggiordomo nudo, andò a prendere il whisky, entrambi si misero comodi a fumare, i seni di lei che spuntavano timidi da sotto le coperte.

Era quella sensazione fresca che Laidlaw apprezzava, quando la testa è priva di nebbia e i pensieri escono dalla bocca pienamente formati. Se ne stava sopra le coperte, con il posacenere sullo stomaco.

“Attenta a dove butti la cenere, amore,” disse. “Meglio non bruciare la foresta.”

“Deliri di grandezza. È già tornato il senso di colpa, a proposito?”

“Chi ha detto che se ne fosse mai andato?”

“Sei incredibile. È solo un gioco, tesoro.”

“Sì. Un gioco violento.”

“Ma dai.”

“È la verità. I baci sono piccole aggressioni. E voltarsi verso qualcuno significa dare le spalle a qualcun altro. C’è sempre dolore.”

“Mio Dio, vedo che John Knox è tornato. Ci vediamo, dongiovanni.”

“Sei immorale.” Le soffiò il fumo in faccia. “Amorale, forse. Non vedi le implicazioni che un uomo dalla sensibilità profonda come me deve affrontare.”

Ma aveva l’espressione triste.

“Il sesso è un’industria dell’intrattenimento, caro. Per tantissime persone.”

“Per te?”

“Dopo ciò che ti ho mostrato, questa domanda è un insulto. Basta che tu dica ‘andiamo a vivere insieme’, e vengo con te. Non è una proposta, è solo un fatto. Voglio te, e nessun altro. Magari in seguito ci sarà un altro, ma adesso voglio prendere da te quello che posso.”

“È il tuo periodo Laidlaw, insomma.”

“Cosa stai cercando di fare? Giustificare te stesso sminuendo me?”

“No. Ma perché?”

“Perché non ce ne sono molti, come te. Finora sei l’unico te che ho incontrato. Sei una persona improbabile.”

“Tutti lo sono.”

“Non è vero. Conosco molte persone che si imitano a vicenda.”

“Forse scherzano. I risultati possono sembrare uguali, ma le contorsioni necessarie per ottenerli sono uniche, caso per caso.”

Aveva spento la sigaretta e se n’era accesa un’altra. Anche Jan ne prese un’altra e l’accese con la cicca della prima, che poi gettò nel posacenere. Fu Laidlaw a spegnerla. Osservando la sua tensione, Jan volle incoraggiarlo a parlare, per aiutarlo ad alleviare la congestione che aveva in testa.

“Cosa vuoi dire?”

“Ecco, suppongo che proviamo a diventare parodie degli altri,” disse, “perché è più sicuro. Prendersi la responsabilità è molto rischioso. Non sai mai chi sei finché non succede qualcosa. E poi ne resti schiacciato.”

“Non ti capisco.”

Neppure Laidlaw era certo di ciò che voleva dire. “Prendiamo il tizio che ha ucciso quella ragazza. Forse quella è la cosa che gli è successa.”

Restarono entrambi in silenzio per un po’, fumando e bevendo.

“Voglio dire,” riprese Laidlaw. “Chissà cosa è andato storto. L’amore è una cosa violenta. Almeno per me. Uno sport sanguinario, soprattutto a letto. È come cercare di governare una tempesta con il tuo bastoncino di carne.”

“Una tempesta? Non l’avevo notato.”

“Non sto facendo lo spaccone. Magari quando arriva a te è dolce come uno zefiro. Ma da me viene fuori diversa. E comunque ho detto ‘bastoncino’.”

Laidlaw tacque. Stava riflettendo su quanto gli piacesse quella ragazza. Sperimentava la parte solitaria dell’amore, quella che non si può dire. Lei credette che stesse rimuginando, una cosa che era meglio non incoraggiare, soprattutto in lui. Poteva farlo in qualsiasi altro momento.

“Non startene lì imbronciato. Ammetto che quando sei in forma mi sento circondata. Come una città che tu vuoi saccheggiare.”

“Sapevo che saremmo riusciti a comunicare,” sospirò lui.

“Tu hai la tua fede. Io ho il mio istinto. Quando ti tocco, so la differenza. Quando ti sento parlare, è una radio privata. Nessun altro che conosco trasmette quei segnali.”

“È soprattutto statica.”

“Per questo ascolto con più attenzione. Le tue complicazioni mi affascinano.”

“Che brava ragazza.”

“Come stanno i bambini?”

“Stanno bene.”

Seguì un altro silenzio, nel quale si infilarono i bambini. Jan si chiese com’erano. Aveva un’immagine di ciascuno di loro, ma non aveva mai potuto confrontarla con la realtà. Si chiedeva se sarebbe mai successo.

“Come va il caso?” chiese.

Aveva finito il suo whisky. Posò il bicchiere vuoto accanto al letto.

“Non va ancora da nessuna parte. L’omicidio per ragioni sessuali è così diverso. Tutto ciò che fai è in qualche modo irrilevante, è solo un processo in cui sei coinvolto. Anche se lo risolverò, mi sentirò peggio di prima. Schiacciato da informazioni che non capisco e che non posso ignorare. Come se avessi letto la posta privata di Dio.”

Rise. E pensò a quanto fosse facile ridere dopo aver fatto l’amore.

“È ridicolo. Praticamente l’intero corpo di polizia di Glasgow sta inseguendo la propria ignoranza. Perché, anche se lo prendiamo, cosa avremo trovato? Non ne abbiamo idea. Nessuno può dirci cosa significa tutto questo. Ma noi dobbiamo comunque fare qualcosa. E poi il tribunale dovrà fare la sua parte. Eppure. Chi pensa che la legge abbia qualcosa a che fare con la giustizia? La legge è ciò che abbiamo perché non possiamo avere la giustizia.”

“Buona notte, Aristotele.”

Su quella roba era meglio chiudere la porta, decise Jan, e prendersi un po’ di spazio per sé. Gli passò la sua sigaretta. Lui la schiacciò nel posacenere insieme alla propria. Finì il suo drink e mise bicchiere e posacenere sul comodino. Lei gli soffiò via la cenere dalla pancia e Laidlaw si infilò sotto le coperte. Ma rimase seduto con la schiena contro la testiera del letto, osservando il quadrato di muro chiaro da dove era stato rimosso uno specchio.

“Forse l’unica risposta a un crimine come questo non è l’arresto e la condanna. Forse è una spinta per tutti noi ad amare meglio, senza amputare quella parte. Provare a guarire il mondo in altri posti.”

Jan si era stesa di nuovo. La sua mano si fermò casualmente tra le gambe di Laidlaw.

“Te la senti di guarire il mondo ancora un po’? Non sono eccitata, voglio solo sacrificarmi per la causa.”

Laidlaw spense la luce.

“Impossibile,” disse. “Ma puoi guardarmi dormire, se ti va. Dormo in modo molto sexy.”