17.
La chiesa parrocchiale di St. Andrew aveva un aspetto tetro. Un parallelepipedo grande, chiuso e con porte e finestre sbarrate, come un magazzino per una merce fuori moda. Harkness si chiese se fosse ancora in servizio. Anche gli alberi ai lati della chiesa sembravano morti, a prima vista. Ma guardando meglio i rami che si agitavano nel vento, vide i primi germogli della primavera, piccoli pugni verdi.
Era in piedi di fronte alla chiesa, sotto l’entrata verde della stazione di polizia, un edificio in mattoni rossi all’angolo di St. Andrew’s Street e Turnbull Street, che ospitava la Divisione centrale e gli uffici amministrativi. Era uscito ad aspettare Laidlaw perché c’era bel tempo, il tipo di mattina che ti faceva desiderare di prenderti una vacanza da te stesso. Non era una giornata per fare il poliziotto, decise. L’aria era un lasciapassare valido per tutti, per fare qualsiasi cosa.
Attraversò la strada e fece il giro della chiesa, sotto il sole. Tornando davanti alla facciata, vide due uomini dirigersi verso di lui. Uno era alto e con gli occhiali, l’altro basso e tarchiato, con i capelli brizzolati. Indossava un giaccone da marinaio.
“Scusa, capo, hai un fiammifero?” chiese il più basso.
Harkness notò le sigarette spente che avevano tra le labbra.
“Mi dispiace,” rispose. “Non fumo.”
“E fai bene,” disse quello alto.
Il più basso si tolse la sigaretta dalla bocca. Gli tremava la mano. “Siamo appena usciti da quel posto là,” disse, indicando la stazione di polizia. “E non vediamo l’ora di farci due tiri.”
“C’è una caffetteria dietro l’angolo, su Saltmarket,” disse Harkness. “Lì potete comprare i fiammiferi.”
“Bene. Tra tutti e due dovremmo avere abbastanza soldi per una scatola di fiammiferi.”
Harkness stava pensando di offrire loro i soldi per una tazza di tè, ma si erano già allontanati. Non chiedevano l’elemosina, indulgevano solo nel passatempo cittadino di trasmettere ai passanti il bollettino delle loro attività. Harkness fu contento del fatto di non essere stato riconosciuto come un poliziotto. Doveva raccontarlo a suo padre, la prossima volta che il vecchio lo avesse accusato di somigliare ogni giorno di più a un poliziotto.
Voltando le spalle ai due, notò qualcosa sul primo alberello a destra della chiesa. Era una bacca rossa. Lo prese come un presagio: crescita in arrivo. Aveva ventisei anni, non novanta. Rifiutava l’idea di aver fatto una scelta definitiva, come credeva suo padre. Pensò alle persone che avevano fatto scelte definitive. All’atmosfera di oppressione in casa di Mary, il giorno prima. Non si sentiva pronto per essere definito. Ricordò i mesi che aveva trascorso in Spagna e in Francia quando aveva vent’anni, e soprattutto il viaggio lento e pigro da Sitges a Parigi.
Era stato un bel periodo, la lunga anticamera di un futuro infinito. Lì in St. Andrew’s Square, provò di nuovo la sensazione che tutto fosse possibile. Nel frattempo, avrebbe continuato a fare il suo lavoro con impegno, ma anche con leggerezza. Fu allora che vide Laidlaw.
Stava risalendo Turnbull Street verso il commissariato. Harkness lo aveva già visto, anche se non si conoscevano. Riconobbe la sua figura ingannevole, perché le spalle larghe lo facevano sembrare meno alto di quanto non fosse, e i lineamenti decisi che definivano chiaramente il viso persino da lontano. Il tratto che lo colpiva di più in lui era qualcosa che Harkness aveva notato tutte le volte che lo aveva visto: la preoccupazione. Non lo trovavi mai in ozio. Se fosse arrivata una barca a salvarlo da un’isola deserta, avrebbe avuto qualcosa da terminare, prima di lasciarsi portare via. Era difficile immaginarselo intento a passeggiare senza scopo. Laidlaw sembrava sempre diretto verso una destinazione precisa, e Harkness ricordò di essere una di tali destinazioni. Le possibilità infinite avrebbero dovuto aspettare.
Attraversò la strada e si fermò davanti a Laidlaw, fuori dalla stazione di polizia.
“Ispettore Laidlaw, signore? Agente Harkness, a rapporto.”
“Ciao,” disse Laidlaw. “Stare sull’attenti fa male alla schiena. Come ti chiami di nome?”
“Brian.”
Si strinsero la mano.
“Io Jack. Non chiamarmi ‘signore’. Se meriterò il tuo rispetto ne sarò felice, ma il rispetto delle parole non mi interessa. Hai fatto colazione?”
“Sì.”
“Io no. Accompagnami.”
Percorsero St. Andrew’s Street, svoltarono su Saltmarket e poi proseguirono sul Trongate verso Argyle Street. Per rompere il silenzio, Harkness gli parlò dei due uomini che gli avevano chiesto da accendere.
“Nessuna meraviglia che abbiano passato la notte in cella,” osservò Laidlaw, “se non hanno capito che tu sei un poliziotto. Se lavorassi nella banda musicale della polizia saresti più discreto. Dove ti vesti, ai Grandi magazzini per poliziotti in borghese?”
Harkness restò senza parole. Quello era un insulto gratuito che si intrometteva in un momento piacevole. Argyle Street era piena di sole e di passanti. Forse fu il contrasto tra l’uomo che gli aveva chiesto di chiamarlo per nome e l’uomo il cui primo commento era un insulto. Forse fu un effetto dell’espansività che aveva provato prima di incontrarlo. Ma qualcosa spinse Harkness a rispondere non come un poliziotto, ma come se stesso.
“La giacca non sarà elegante, ma posso togliermela subito.”
“Poi però sarà difficile indossarla di nuovo, sopra il gesso.”
“Se vuoi mettere alla prova la tua teoria, io sono pronto.”
Si fermarono entrambi, fissandosi negli occhi. Laidlaw scoppiò a ridere, e Harkness si unì a lui.
“Cristo,” disse Laidlaw. “Non ci hai messo molto a minacciare il tuo superiore di danni e percosse aggravate. Devo dirti una cosa. Odio quelli che cercano solo una promozione, e tu hai appena superato il test di iniziazione.”
Svoltarono nella zona pedonale di Buchanan Street. Cominciava già a riempirsi. Camminarono attraverso fiori e panchine, alcune delle quali erano occupate anche a quell’ora del mattino. In Gordon Street entrarono nel Grill’n’Griddle. Erano gli unici clienti. Laidlaw prese uova, toast e caffè. Harkness solo caffè.
“Scusami per prima,” disse Laidlaw. “Forse stavo solo cercando di sfogarmi per l’autopsia.”
“Brutta?”
“Non ne esiste una bella. Specialmente quando c’è anche Milligan, che piscia verbalmente sul cadavere.”
“Cos’ha Milligan contro di te?”
“Nemmeno la metà di quello che io ho contro di lui.”
La cameriera portò le ordinazioni. Era una bella donna con gli occhiali. Si scusò dicendo che il panettiere non aveva ancora consegnato i panini.
Mentre mangiava, Laidlaw chiese: “Allora, che hai per me?”.
Harkness gli passò la foto di Jennifer Lawson e un foglio con nome, indirizzo e luogo di lavoro di Sarah Stanley.
“In cambio delle informazioni che hai dato a Milligan,” disse. “E stamattina in ufficio ho scoperto chi è il proprietario di Poppies, il locale dove Jennifer era andata a ballare. Si chiama Harry Rayburn.”
“Precedenti?”
“Non risulta nulla.”
“Ieri sera avete visto Bud Lawson?”
“No, la moglie. Lui era fuori. Ma questo è tutto ciò che abbiamo ottenuto.”
Laidlaw continuò a mangiare, guardando la foto sul tavolo.
“Niente mutandine,” disse. “Cosa significa, per te?”
“Non le portava? Oppure lui nel panico non si è neppure reso conto di averle prese. O magari è un feticista?”
Laidlaw annuì, mentre masticava.
“Il referto del patologo dirà che la vagina è stata brutalmente lacerata. Niente sperma. Ma c’erano tracce di sperma nell’ano.”
“Non è una variazione pazzesca.”
“No. Ma si potrebbe considerarla come un tentativo di desessualizzarla, non credi? Inoltre, i tessuti anali suggeriscono che al momento della penetrazione lei era già morta. È stato il secondo assalto.”
Harkness era nauseato. Mentre parlavano, aveva seguito con lo sguardo la cameriera. Nella parte anteriore del locale, stava chiacchierando con la cassiera, una donna dai capelli grigi che vendeva anche caramelle e sigarette. Parlavano delle loro famiglie. John si era fidanzato, a Kay piaceva la scuola, Michael voleva un cane. Quelle banalità erano così salutari che gli sembrava quasi di sentirne l’odore, come di pane fatto in casa. Fuori, nella parte pedonale di Gordon Street, le persone passavano davanti alla vetrina come delle pubblicità della vita ordinaria. Il senso di futuro che Harkness aveva provato quella mattina era stato inquinato da ciò di cui discutevano.
“Cristo,” disse Harkness. “È impossibile. Come dovremmo ragionare in un caso del genere? Da dove cominciamo a collegarci a lui?”
“Dal fatto che lui è collegato a noi.”
“Parla per te.”
“Cosa vuoi dire?” disse Laidlaw. “Ti dimetti da essere umano?”
“No, è lui che l’ha fatto.”
“Non è così semplice.”
“Per me sì.”
“Allora sei un fesso. Tra un po’ mi dirai che credi ai mostri. Ho un figlio di sei anni con lo stesso problema.”
“Tu non ci credi?”
“In caso affermativo, dovrei credere anche alle fate. E non mi sento pronto per questo.”
“Che stai dicendo?”
Laidlaw aveva finito di mangiare. Bevve un sorso di caffè.
“Ascolta,” disse. “Sto dicendo che la mostruosità è il prodotto di una falsa gentilezza. Non esiste l’una senza l’altra. Niente fate, niente mostri. Solo persone. Sai qual è l’orrore di un crimine come questo? È la tassa che paghiamo per l’irrealtà in cui scegliamo di vivere. È la paura di noi stessi.”
Harkness ci pensò su.
“E questo cosa fa di noi?”
“Degli attori nel dramma,” disse Laidlaw. “Altri possono permettersi di scrivere ‘mostro’ su un caso del genere e consegnarlo al limbo. Anzi, immagino che la società non possa fare altro, altrimenti non funzionerebbe. Deve fingere che atti come questi non siano opera di persone. Noi non possiamo permettercelo. Noi siamo la merdosa macchina urbana umanizzata. Siamo poliziotti.”
Harkness girava lentamente lo zucchero con il cucchiaino.
“Ma dai,” disse. “Esci da quella porta, è una bella mattina di primavera. Le persone che camminano là fuori vivono in modo diverso da un personaggio del genere.”
“Usano un linguaggio!” disse Laidlaw. “Il modo di vivere ci viene insegnato come una lingua. È il modo in cui esprimiamo il nostro essere. Ma ogni linguaggio nasconde tante cose quante ne rivela. E ce ne sono tanti di linguaggi, tutti umani. Questo omicidio è un messaggio molto umano. Certo, è in codice. Un codice che noi dobbiamo interpretare. Ma quello che cerchiamo è una parte di noi. Se non sappiamo questo, non possiamo sapere da dove cominciare.”
“Perdonami se una parte di noi mi fa un po’ schifo.”
“Va bene,” disse Laidlaw. “Puoi anche piangere, se preferisci. Serve a pulire gli occhi.”
Laidlaw accese una sigaretta. Mise la foto e il foglietto nel piccolo portafogli in cui teneva il tesserino. Harkness lo osservò.
“Non capisco come questo ci aiuti,” disse.
Laidlaw sorrise. “Non ci aiuta molto, ma il giusto. Un corollario importante è che impedisce di fare l’errore più comune che fa la gente, pensando a un omicidio del genere.”
“Cioè?”
“Lo considerano il culmine di una sequenza di eventi aberranti. Ma questo vale solo per la vittima. Per tutti gli altri, l’assassino, le persone a lui collegate, le persone collegate alla vittima, è l’inizio di quella sequenza.”
“E allora?”
“Allora, qui termina la prima lezione. Hai chiesto come possiamo entrare in contatto con l’assassino. Questo è il modo. Milligan e i suoi uomini possono ricostruire il delitto, se preferiscono. Noi faremo una cosa molto semplice. Cercheremo il colpevole. Nelle vite intorno a lui, quello che ha fatto produrrà un movimento, come cerchi nell’acqua. È quello che dobbiamo cercare. E lo faremo parlando con alcune persone. Cominciando da Harry Rayburn.”
“Come prima domanda, possiamo chiedergli se ha visto un uomo con in mano un paio di mutandine da donna e un cartello sul petto con scritto: ‘Non sono certo della mia sessualità’.”
Laidlaw lo fissò. “Questa può essere la tua domanda,” disse.