Il dottor John Dee era al centro del blocco delle celle e gridava tutta la sua rabbia. Alle sue spalle, una sfinge sudicia e un po’ malconcia lo fissava con un’espressione di disgusto dipinta in viso.

Quando Virginia e Josh si precipitarono nell’edificio, Dee si voltò ad accoglierli, con la faccia contorta dalla rabbia. — Inutile! — strepitò. — Inutile, inutile, inutile! — Scagliò una pila di fogli in aria, che ricaddero giù come coriandoli.

— Che cosa è inutile? — domandò Virginia, mantenendo la voce calma e gli occhi puntati sulla sfinge. La creatura fece scattare la lingua, e l’immortale posò la mano sul flauto. La lingua scomparve.

Josh raccolse due brandelli di un foglio e li avvicinò. — Sembrerebbero di una tomba egizia. — Girò il foglio di lato. — Hanno un’aria familiare. Forse mio padre ha delle foto con qualcosa del genere sulla parete del suo studio.

— Provengono dalla piramide di Unas, che regnò in Egitto oltre quattromila anni fa — spiegò Machiavelli dalla cella alle spalle di Dee. — Una volta si chiamavano i Testi delle Piramidi, ma oggi li chiamiamo…

— … il Libro dei Morti — concluse Josh. — Sì, mio padre ha proprio queste immagini. Voleva usarle per risvegliare le creature?

Machiavelli sorrise, stringendo le sbarre della cella, ma non disse nulla.

Virginia si piazzò di fronte a Dee e lo guardò fisso negli occhi, usando la propria forza di volontà per calmarlo. — E così hai provato a usare questi fogli per risvegliare le creature. Raccontami cosa è successo.

Dee ficcò un dito nella cella più vicina. Era vuota. Virginia si avvicinò e scoprì un mucchietto di polvere bianca in un angolo.

— Non so nemmeno che cosa fosse… Una qualche mostruosità alata. Un pipistrello vampiro gigante, credo. Ho pronunciato le parole: la creatura ha aperto gli occhi e si è subito sgretolata in polvere.

— Forse hai pronunciato male una parola? — suggerì la donna. Strappò un brandello di carta dalle mani di Josh. — Insomma, sembrano difficili.

— Parlo fluentemente l’antico egizio — ribatté Dee, in tono acido.

— È vero, glielo devo concedere — confermò Machiavelli. — E ha un ottimo accento, anche se non buono quanto il mio.

Dee si voltò a guardarlo. — Dimmi che cosa non ha funzionato.

Machiavelli sembrò rifletterci per un attimo; poi scosse la testa.

L’immortale inglese indicò la sfinge. — In questo momento, si sta limitando ad assorbire la tua aura, assicurandosi che tu non possa usare nessun incantesimo contro di me. Ma sarebbe lieta di divorarti. — E si voltò a guardare il volto femminile della creatura.

— Oh, adoro il cibo italiano. — La sfinge si allontanò da Dee e tuffò la testa nella cella di fronte. — Dammi questo qui! — esclamò, indicando Billy the Kid. — Sarà uno spuntino appetitoso.

La lunga lingua nera e biforcuta vibrò nell’aria di fronte al fuorilegge, che senza un attimo di esitazione la prese con una mano, la strattonò e infine la lasciò andare come un elastico.

La sfinge strillò, tossì e gracchiò tutto in una volta sola.

Billy sorrise. — Accomodati. Ti strozzerò mentre mi mandi giù.

— Sarà difficile, se non avrai le braccia — replicò la sfinge, con la voce un po’ impastata, agitando la lingua.

— Vorrà dire che ti provocherò un’indigestione.

Dee guardò Machiavelli. — Dimmelo o darò il tuo giovane amico in pasto alla bestia.

— Non dirgli nulla — gridò Billy.

— Questa è una di quelle occasioni in cui concordo con Billy. Non ti dirò nulla.

L’inglese guardò prima una cella poi l’altra. Alla fine puntò gli occhi su Machiavelli. — Che ti è successo? Eri uno dei migliori agenti degli Oscuri Signori in questo Regno d’Ombra. A volte hai fatto sembrare un dilettante perfino me.

— John, tu sei sempre stato un dilettante. — Machiavelli sorrise. — Guarda in che guaio ti trovi ora.

— Guaio? Quale guaio? Non sono in nessun guaio — replicò l’inglese, con lo sguardo folle che sfrecciava in ogni direzione e una risatina in petto. — Tu non hai idea del mio piano. È un capolavoro.

— La tua arroganza sarà la tua rovina, John — ribatté Machiavelli. Si allontanò dalle sbarre e si distese sulla brandina.

— Ucciderò il fuorilegge — sbottò Dee. — Lo darò in pasto alla sfinge.

Machiavelli rimase disteso sul letto, a fissare il soffitto.

— Vuoi che lo faccia? — urlò l’inglese. — Vuoi che uccida Billy the Kid? — Si sporse a guardarlo dalle sbarre. — Che c’è? Non hai neanche uno slancio dell’ultimo minuto per salvare il tuo nuovo amico?

— Posso salvare Billy e condannare a morte migliaia di vite, oppure posso condannare Billy e salvare migliaia di vite — replicò l’italiano, con calma. — Che cosa credi che dovrei fare, Billy?

L’americano si avvicinò alle sbarre della sua cella. — Quando andavo a scuola – e ci sono andato davvero, per un po’ – ci hanno insegnato un detto che mi colpì molto. “È meglio che un solo uomo muoia per il popolo piuttosto che l’intera nazione perisca.”

Niccolò Machiavelli annuì. — Mi piace. Sì, mi piace molto. — Poi diede le spalle a Dee. — Hai la tua risposta.

Il dottore si voltò verso la sfinge. — È tuo.

La lingua nera della creatura si avvolse subito intorno alla gola di Billy, tirandolo con forza contro le sbarre. — Il pranzo — gracchiò il mostro.

Fu allora che una nota risuonò per tutte le celle, e la sfinge si accasciò in un mucchietto informe e sgraziato a terra.

— No — disse Virginia Dare.

Billy crollò a terra, con le mani sul collo cerchiato di rosso, il respiro affannato.

Dee era rimasto senza parole dalla rabbia. Apriva e chiudeva la bocca, ma riusciva soltanto a sibilare.

— John, sii ragionevole — continuò Virginia. — Conosco Billy da moltissimo tempo, ne abbiamo passate tante insieme. È la cosa più vicina a un amico, per me. Quando morirà… e succederà, prima o poi, considerato quanto può essere stupido — aggiunse, con un’occhiataccia a Billy — voglio che sia con un certo grado di dignità, e non come spuntino di questa… cosa.

— Grazie — farfugliò Billy.

— Prego. E sei in debito con me.

— Me lo ricorderò.

Virginia si rivolse di nuovo a Dee. — Facciamo un patto.

— Per cosa? — domandò lui.

— Per la vita di Billy.

— Dimentichi con chi stai trattando? — ringhiò l’inglese.

— Io no. E tu?

Il dottor Dee trasse un respiro profondo e tremante. Fece un passo indietro, inciampò sulla massa informe della sfinge e cadde seduto a terra tra le sue zampe. Un pesante fetore muschiato lo avvolse. — Un patto… — Tossì.

— Un patto.

— Che cosa mi puoi offrire?

Virginia fece roteare il flauto fra le dita, suscitando un quartetto di note che rimase a lungo sospeso nell’aria.

E qualcosa cominciò a muoversi in ogni cella.

Dee si alzò in piedi di scatto. Sfrecciò da un lato all’altro del lungo corridoio. Tutte le creature avevano iniziato a riscuotersi. — Puoi farlo? Puoi svegliarle?

Virginia roteò di nuovo il flauto. — Ma certo. Di solito addormento le cose, ma la stessa melodia, al contrario, le risveglia. Non è altro che un semplice incantesimo del sonno.

— Virginia, non farlo — disse Billy.

— Zitto!

— Pensa agli abitanti di San Francisco.

— Non ne conosco neanche uno — replicò Virginia. — Be’, no… qualcuno ne conosco, e non mi sta particolarmente simpatico. Invece tu mi piaci, Billy, e non ti permetterò di finire in pasto a un pulcioso mostriciattolo leonino.

— Una sfinge — la corresse Machiavelli. Era di nuovo di fronte alle sbarre. — Signorina Dare, ha tutto il mio plauso per il gesto che vuole fare nei confronti del suo amico. Ma la esorto a pensare al quadro generale delle cose.

— Oh, ma è qui che ti sbagli, italiano — intervenne Dee. — Virginia pensa eccome al quadro generale. Non è vero, mia cara?

Virginia sorrise a Machiavelli. — Il dottore mi ha promesso il mondo. Anzi, mi ha promesso tutti i mondi. — E poi si portò il flauto alle labbra, e il profumo della salvia invase ogni cella.

Una bellissima, delicata, eterea melodia rimbalzò sulle pareti.

Josh percepì Clarent vibrare e pulsare al ritmo antico della musica. E poi Durendal, che portava ancora sulla schiena, cominciò a battere come un cuore. Il ragazzo sentì una brama terribile, accompagnata da una rabbia feroce, ardere in tutto il corpo. Ne fu inondato interamente, finché un vapore rossastro non si levò di fronte ai suoi occhi, e lui si ritrovò a guardare il mondo attraverso una pellicola cremisi. La sua aura divampò: oro striato di rosso sangue.

Le sbarre crepitarono e sibilarono di scintille, al ritmo della musica spettrale di Virginia.

E poi tutte le creature nelle celle si ridestarono.