capitolo cinquantadue
Black Hawk accostò la barca al molo e lanciò con una mossa esperta un cappio intorno al palo. Indicò col mento il costoso motoscafo che Dee e Josh avevano usato per raggiungere l’isola: aveva rotto gli ormeggi e rischiava di allontanarsi alla deriva. — Be’, almeno sappiamo che sono ancora qui.
Marte saltò giù dalla barca e si chinò a porgere la mano a Hel.
Lei esitò, come sorpresa dal gesto, e poi la prese. — Grazie — borbottò.
Odino sbarcò sul molo e si voltò a guardare il nativo americano. — Vieni con noi?
Black Hawk rise. — O sei matto tu, o pensi che lo sia io. Un immortale e tre Antichi Signori su un’isola che brulica di mostri. Indovina chi è destinato a non fare ritorno?
Marte fece scattare la testa da una parte all’altra, sciogliendo i muscoli. — Probabilmente ha ragione… ci rallenterebbe.
— Vi aspetto qui — disse Black Hawk. — Così quando tornerete urlando, potrò portarvi via dall’isola.
Perfino Hel ridacchiò. — Non credo proprio.
— Come volete. Io resto qui, però. Almeno per un po’.
— Pensavo che avresti voluto salvare il tuo amico Billy — osservò Marte.
Black Hawk sorrise. — Credetemi, Billy non ha bisogno di salvataggi. Di solito è la gente che deve essere salvata da lui.