Anubi toccò il pannello di controllo del vimana, facendo spostare il disco volante leggermente di lato, al riparo delle nuvole della sera. In basso, sul giardino pensile del Palazzo del Sole, vide suo fratello Aton che passeggiava insieme all’uomo con l’uncino. — Darei una fortuna per sapere di cosa stanno parlando — disse alla figura ammantata seduta al suo fianco.

— Non dovrebbero parlare affatto — ringhiò una voce fra le pieghe del tessuto.

— Che devo fare, madre?

La figura si mosse e si sporse in avanti. La luce riflessa della città sottostante mise in risalto due grandi occhi gialli. La luce scivolò poi su un muso animale e su due alte orecchie triangolari, e tremò lungo dei baffi appuntiti. Il Cambiamento era stato particolarmente crudele su Bastet, madre di Aton e Anubi; mentre il suo corpo era rimasto quello di una giovane e bellissima donna, la testa e le mani erano quelli di un enorme gatto.

— A volte penso che vostro padre abbia scelto il successore sbagliato — sibilò Bastet. — Avrebbe dovuto scegliere te.

Anubi chinò la testa. Le trasformazioni che avevano subito la sua mascella e il suo mento gli impedirono di sorridere.

Un lungo artiglio indicò l’uomo con l’uncino. — Non riesco a comprendere come tuo fratello possa anche solo sopportare di trovarsi nella stessa stanza con quell’immonda creatura.

— Aton sa che cos’è l’uomo con l’uncino? — domandò Anubi.

Bastet soffiò. — Deve saperlo. Aton è uno studioso di storia. Sa che in tutte le leggende di ogni razza – Signori della Terra, Grandi Antichi e Arconti – si parla di lui: l’uomo con l’uncino, il Distruttore. I Signori della Terra lo chiamavano Moros e i Grandi Antichi lo conoscevano come Mot, mentre gli Arconti lo chiamavano Oberour Ar Maro. È da qui che viene il nome che abbiamo scelto per lui: Marethyu.

— Morte.

— Morte — confermò Bastet. — Ed è venuto per distruggerci. Non ho dubbi. Perfino quegli sciocchi impiccioni di Crono e Abramo concordano su questo.

— Che devo fare? — ripeté Anubi, abbassando un poco il vimana e continuando a seguire Aton e Marethyu nella loro passeggiata lungo il balcone che circondava il tetto.

Gli artigli di Bastet affondarono nella parete liscia del disco volante, lasciando profondi solchi nella ceramica indistruttibile. — Tuo padre proverebbe vergogna. Sono felice che sia morto prima del giorno in cui avrebbe visto suo figlio parlare con quella creatura. — Scosse la grande testa felina. — Ho contribuito a strappare quest’isola dal fondo del mare. Al fianco di tuo padre, ho regnato su Danu Talis per millenni. Non me ne starò qui ad assistere alla sua distruzione per colpa della stupidità di tuo fratello. — Fili di bava colarono dalle fauci di Bastet. — Da quest’oggi in poi, Aton non è più figlio mio. — Si voltò a guardare Anubi. — Riprenditi Danu Talis. Promuoverò la tua candidatura al trono. Parlerò con Iside e Osiride; non nutrono affetto per tuo fratello. Ti sosterranno.

Anubi ringhiò. — Non sono mai a corte. Chissà da che parte stanno gli zii?

— La lealtà di Iside e Osiride non è mai stata messa in discussione. A differenza di tuo fratello, hanno sempre saputo che il loro primo dovere era verso la loro famiglia e verso quest’isola — disse Bastet. — Singolarmente sono forti, e insieme possiedono poteri straordinari. Ho visto alcuni dei nuovi Regni d’Ombra che hanno cominciato a creare, e sono magnifici. E anche se hanno entrambi la mia età – anzi, Iside è un po’ più vecchia di me – sono riusciti a tenere a bada il Cambiamento. Sono ancora bellissimi. — Bastet non riuscì a trattenere una certa amarezza nella voce.

— Se mi appoggeranno, il resto degli Antichi e dei Grandi Signori sarà con loro — osservò Anubi, pensando ad alta voce. — Ma perché dovrebbero sostenere la mia candidatura?

— Non hanno figli, e tu sei loro nipote. Non hanno mai mostrato interesse per il governo di un solo continente in un unico regno. Millenni fa, annunciarono che un giorno avrebbero governato su una miriade di mondi, anche se avrebbero dovuto crearli con le loro mani. — Bastet indicò oltre il bordo del vimana. — Cattura Marethyu. Lo hai già fatto una volta, puoi farlo di nuovo. Dovrai muoverti in fretta per arrestare tuo fratello, ma gli anpu rispondono solo a te. Poi manda qualche anpu a Murias, per catturare Abramo e tutti quelli che lo sostengono.

— E poi cosa devo fare, madre?

Bastet strizzò le palpebre dei grandi occhi gialli, per la sorpresa. Si voltò verso nord, dove la prigione vulcano di Huracan incombeva sull’isola. — Che domande… devi gettarli tutti – Aton, Marethyu, Abramo e gli stranieri – nelle fiamme del vulcano.

Anubi annuì. — Quando?

Bastet indicò sotto di loro. Aton stava stringendo la mano di Marethyu, suggellando il patto che avevano appena stretto, qualunque esso fosse. — Subito. — Serrò gli artigli sulle mani del figlio, facendole sanguinare. — Uccidili, Anubi. Uccidili tutti, e Danu Talis sarà tua.

— E anche tua, madre — mormorò Anubi, cercando di districare le mani insanguinate.

— E mia. Governeremo in eterno.