Risparmia la tua rabbia per coloro che la meritano — disse la Fattucchiera. — Non è colpa di mio marito.

— Ma lui è il catalizzatore — obiettò Prometeo.

— È stato sempre il suo ruolo, sì. — Perenelle era seduta sul sedile posteriore dell’auto, con Nicholas disteso al suo fianco, e accarezzava la fronte del marito.

L’Alchimista era privo di sensi, con la pelle cinerea e le guance chiazzate di capillari rotti e violacei; le borse che aveva sotto gli occhi erano quasi livide. Ogni volta che la mano di lei si avventurava fra i suoi capelli corti, gliene restava qualcuno fra le dita. Nicholas era immobile, il respiro appena percepibile. L’unico modo in cui la Fattucchiera riusciva a dire con certezza che era ancora vivo era premendo leggermente le dita sulla sua gola, accertandone le pulsazioni.

Nicholas stava morendo e lei si sentiva…

Perenelle scosse la testa; non lo sapeva come. Aveva conosciuto quell’uomo e se n’era innamorata nella metà del Quattordicesimo secolo, a Parigi. Si erano sposati il 18 agosto 1350, e poteva contare sulle dita di una sola mano il numero di mesi in cui erano rimasti separati nel corso dei secoli successivi. Aveva dieci anni più di Nicholas, e lui non era il suo primo marito, anche se lei gli aveva rivelato di essere vedova solo dopo un secolo di matrimonio.

Lo aveva amato fin dal primo istante e lo amava ancora, perciò avrebbe dovuto sentirsi più… turbata… arrabbiata… triste per l’avvicinarsi della sua morte… o no?

Ma così non era.

Si sentiva… sollevata.

Senza rendersene conto, annuì. Era sollevata che tutto finalmente giungesse al termine.

Il libraio diventato – quasi per caso – alchimista le aveva insegnato e mostrato meraviglie. Avevano viaggiato in tutto il mondo, addentrandosi anche nei Regni d’Ombra vicini. Insieme avevano combattuto contro mostri e creature che non avrebbero mai dovuto esistere al di fuori degli incubi. E anche se avevano avuto molti amici – uomini e immortali, Antichi Signori e perfino qualcuno della Nuova Generazione – l’amara esperienza aveva insegnato loro che potevano contare solo su se stessi. Potevano fidarsi totalmente soltanto l’uno dell’altra.

Le dita di Perenelle seguirono con delicatezza la linea degli zigomi del marito e la forma della sua mascella. Se fosse morto in quell’istante, sarebbe morto fra le sue braccia, e per lei sarebbe stata una consolazione sapere che non gli sarebbe sopravvissuta a lungo: dubitava che, dopo più di seicento anni di vita insieme, avrebbe sopportato di vivere senza di lui.

Eppure Nicholas non poteva morire, si disse. Non ancora. Lei non lo avrebbe permesso; avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per tenerlo in vita.

— Ti chiedo scusa — disse Prometeo.

— Non hai niente di cui scusarti — replicò Perenelle. — Scathach aveva ragione: morte e distruzione ci hanno seguito nel corso dei secoli. In tanti hanno perso la vita a causa nostra… per salvarci, proteggerci, per il solo fatto di conoscerci. — Il volto della Fattucchiera si accigliò per il dolore. Nel corso degli anni si era creata uno scudo per allontanare da sé la morte e la sofferenza, ma c’erano volte – come allora – in cui lo scudo si incrinava e lei si sentiva responsabile di ogni singola perdita.

— Avete anche salvato molte vite, Perenelle. Moltissime.

— Lo so. — La Fattucchiera annuì, con lo sguardo fisso sul volto di Nicholas. — Abbiamo tenuto a bada gli Oscuri Signori, sventando i piani di Dee e Machiavelli e di tutti quelli come loro per secoli. — Si voltò a guardare il nulla che li inseguiva, sempre più vicino. — E non abbiamo ancora finito. Prometeo, non puoi permetterci di morire qui.

— Sto andando più veloce che posso. — Un lucido strato di sudore sanguigno copriva il volto dell’Antico Signore. — Se solo riuscissi a tenere insieme il mio mondo ancora per qualche attimo… — Fuori, le nuvole cariche di salsedine si addensarono, avvolgendo la jeep in un bozzolo umido. Prometeo azionò i tergicristalli, pulendo il parabrezza. — Ci siamo quasi.

Nell’istante in cui lasciarono il Regno d’Ombra per rientrare a Pont Reyes, la nebbia si sollevò e il mondo esplose in una marea di colori, così vivaci da ferire quasi gli occhi.

L’Antico Signore schiacciò il freno con violenza, e la pesante jeep si fermò bruscamente sulla strada sterrata. Prometeo spense il motore e scese dal veicolo. Con un braccio posato sul tetto, si voltò a guardare i banchi di nebbia, sempre più fievoli e sottili.

Aveva impiegato un’eternità a creare e plasmare quel mondo. Era parte di lui. Ma ormai si stava disintegrando nel nulla, e la sua aura era esausta, i ricordi depredati dal teschio di cristallo. Sapeva di non essere più in grado di ricreare il suo amato Regno d’Ombra. Ci fu un attimo in cui la nebbia si diradò, regalandogli un’ultima immagine dello splendido regno sereno… Poi, più nulla.

Prometeo salì di nuovo a bordo e si voltò a guardare Perenelle. — E così, è la fine? Abramo aveva parlato di quel momento.

— La fine arriverà presto — replicò la Fattucchiera. — Ma non ancora. C’è un’ultima cosa che dobbiamo fare.

— Hai sempre saputo che sarebbe finita così.

— Sì, sempre.

L’Antico Signore sospirò. — Hai il dono della Vista.

— Sì… ma non solo. Alcune di queste cose mi sono state dette. — Perenelle scosse il capo. — Il mio povero Nicholas… non ha mai avuto davvero una possibilità: il suo destino è stato scritto nell’istante stesso in cui l’uomo con l’uncino gli ha venduto il Codice. Quel libro ha cambiato il corso della sua vita – e della mia – e insieme noi cambieremo il corso della storia umana. Quando ero bambina, e prima ancora che Nicholas nascesse, lo stesso uomo che gli avrebbe poi venduto il libro mi lasciò vedere il mio futuro e il futuro del mondo. Non un futuro assoluto, ma un futuro possibile, una delle molte possibilità. E nel corso degli anni, ho osservato molte di quelle possibilità avverarsi. L’uomo con l’uncino mi disse ciò che doveva succedere – ciò che dovevo fare, ciò che il mio futuro marito avrebbe dovuto fare – per la sopravvivenza dell’umanità. È stato il grande burattinaio nel corso dei millenni, spingendo, spostando, muovendo tutti quanti noi… perché giungessimo qui, ora. Ha mosso perfino te, Prometeo.

L’Antico Signore scosse la testa. — Ne dubito.

— Chi credi che abbia indotto il tuo amico Saint-Germain a rubarti il fuoco? Chi pensi che gli abbia insegnato i suoi segreti?

L’Antico Signore aprì la bocca per replicare, ma la richiuse senza dire una parola.

— L’uomo con l’uncino mi disse che era stato presente al principio e che sarebbe stato presente anche alla fine. — Perenelle si sporse in avanti. — Tu eri lì, Prometeo; tu eri a Danu Talis per la Battaglia Finale. Devi averlo visto…

Prometeo scosse lentamente la testa. — Non riesco a ricordarlo. — Sorrise mestamente. — Il teschio di cristallo si è nutrito dei miei ricordi più antichi. Mi dispiace, Fattucchiera, ma non ho nessun ricordo dell’uomo con l’uncino. — Il sorriso si spense, facendosi amaro. — Ma molte cose di quel giorno erano già perse e confuse prima ancora che il teschio si prendesse i miei ricordi.

— Possibile che non ricordi nulla di lui? Occhi azzurri e luminosi, un uncino d’argento al posto della mano sinistra…

Prometeo scosse di nuovo la testa. — Mi dispiace. Ricordo i volti dei buoni amici che ho perduto, anche se non ricordo più i loro nomi. Ricordo i miei avversari, e coloro che ho ucciso. — Si accigliò; la sua voce divenne bassa e distante. — Ricordo gli strilli e le grida, i rumori della battaglia, il clangore del metallo, il fetore della magia antica. Ricordo che c’era del fuoco nel cielo… e poi il mondo che andava in pezzi e il mare che sovrastava tutto.

— Lui era lì.

— Quella era la Battaglia Finale, Fattucchiera. Tutti erano lì.

Perenelle tornò a poggiare la schiena sul sedile. — La prima volta che lo vidi, ero poco più di una bambina. Gli chiesi come si chiamava. Disse di chiamarsi Marethyu.

— Questo non è un nome, è un titolo: significa Morte. Ma può anche significare “uomo”.

— Pensavo che fosse un Antico Signore…

Prometeo si accigliò, sorpreso da improvvisi frammenti di ricordi. Strinse le dita sul sedile. — Marethyu — mormorò, annuendo. — Morte.

— Allora ricordi?

— Poco, pochissimo. Marethyu non era uno di noi. Non era un Antico Signore, né un membro della Nuova Generazione. Era – ed è – qualcosa di più e qualcosa di meno di tutti noi. Credo che sia uno degli homines. — Prometeo si voltò e posò le grosse mani sul volante. — Dove vuoi andare, Fattucchiera?

— Portami da Tsagaglalal.