Sophie sollevò lo sguardo dalla tavoletta di smeraldo. Aveva gli occhi umidi e si sentiva la gola in fiamme, come se avesse gridato. Aveva un centinaio di domande, ma nessuna risposta. Perfino i ricordi della Strega di Endor non le erano di aiuto: nemmeno lei sapeva come Abramo avesse previsto tutto quanto.

Guardandosi intorno, notò che nessuno stava parlando. Alcuni avevano finito di leggere, mentre altri erano ancora concentrati sulla propria tavoletta. A giudicare dalle loro reazioni, avevano tutti ricevuto messaggi molto personali da un uomo – no, di sicuro Abramo era più di un semplice uomo – che era vissuto diecimila anni prima.

Hel stava piangendo, e le lacrime nere sgocciolavano sul blocco di smeraldo, scavando la pietra e levando un fumo grigio e sfrigolante nel cielo. Sophie la vide sollevare la tavoletta e premerci le labbra sopra. Per un attimo, le sue fattezze bestiali svanirono, rivelandola per come era un tempo: una giovane e bellissima donna.

Perenelle mise giù la propria tavoletta e vi posò le mani sopra. Guardò Sophie e le rivolse un cenno con il mento. I suoi occhi lucidi di lacrime riflettevano lo smeraldo della pietra, e sul suo viso si era dipinta una tristezza inesprimibile.

Prometeo e Marte sollevarono il capo dalla lettura nello stesso istante. Senza parlare, allungarono le mani sopra il tavolo e si scambiarono una stretta.

Odino si ficcò la tavoletta in tasca e poi tese le dita ad accarezzare goffamente una mano della nipote. Le sussurrò all’orecchio qualcosa che la fece sorridere.

Il volto di Black Hawk era impassibile, ma le sue dita tamburellavano nervose sulla pietra.

Nicholas si infilò la tavoletta nella tasca di dietro dei pantaloni e prese la mano della moglie. Quando la guardò, Sophie pensò di intravedere qualcosa di simile allo sgomento nei suoi occhi, come se l’Alchimista la vedesse per la prima volta.

— Non ho idea di cosa mio marito abbia scritto a ciascuno di voi — disse all’improvviso Tsagaglalal, rompendo il silenzio che era piombato sul gruppo. — Ogni messaggio è unico e individuale, legato alla vostra aura. — L’anziana donna era seduta a un capo di un tavolo da picnic in legno. Stava pelando con molta cura una mela di un bel verde brillante, usando una pietra nera e triangolare molto simile alla punta di una freccia.

Sophie notò che aveva disposto la buccia verde del frutto in forme non dissimili da quelle che si erano formate sulla sua tavoletta quando l’aveva guardata la prima volta. Si accigliò: aveva visto qualcun altro compiere quel gesto, ma non riusciva a ricordare dove né quando… forse era uno dei ricordi della Strega.

Tsagaglalal indicò le sedie vuote. — Venite qui.

L’uno dopo l’altro, i presenti si accomodarono intorno al tavolo. Nicholas e Perenelle vicini, davanti a Odino e Hel, mentre Marte e Prometeo si sedettero l’uno di fronte all’altro, come Niten e Black Hawk. Sophie sedette da sola all’altro capo della tavola.

— Alcuni di voi hanno conosciuto mio marito personalmente — cominciò Tsagaglalal. — Alcuni erano fra i suoi amici più cari — aggiunse, guardando Prometeo e Marte. Lasciò scorrere lo sguardo lungo la tavolata, verso Odino e Hel. — E sebbene altri di voi non si sarebbero mai schierati al suo fianco, mi piace pensare che lo rispettavate.

Tutti gli Antichi Signori seduti intorno al tavolo annuirono.

— Prima ancora della sua distruzione, Danu Talis stava cominciando a sgretolarsi. L’Antica Razza era padrona del mondo. Non c’erano più Signori della Terra, i Grandi Antichi si erano dileguati e gli Arconti erano stati sconfitti. Le nuove razze, inclusa quella degli homines, erano ancora considerate alla stregua di schiavi. Nell’assenza di altri avversari da sconfiggere, gli Antichi Signori cominciarono a combattere gli uni contro gli altri.

— Era un’epoca terribile — tuonò Odino.

Tsagaglalal fece scorrere lo sguardo su tutti i presenti. — Alcuni di voi erano con me sull’isola, il giorno della Caduta. Sapete cosa accadde.

Gli Antichi Signori annuirono.

— Ebbene, ora il dottor John Dee intende fare in modo che tutto questo non sia mai accaduto.

Hel alzò lo sguardo. — Ed è una brutta cosa? — domandò, ma poi cominciò a rendersi conto delle implicazioni. — O meglio… quali sarebbero le conseguenze?

— Questo mondo, e i diecimila anni di storia che lo hanno creato, cesserebbero di esistere — spiegò Tsagaglalal. — Ma soprattutto, se Danu Talis non cadrà, allora gli Antichi Signori la distruggeranno con la loro guerra. E non distruggeranno soltanto l’isola… ma l’intero pianeta.

— Perciò Dee va fermato — affermò Odino. Rivolse un cenno del mento alla nipote. — Ma questo è il motivo stesso per cui siamo qui. Siamo venuti a uccidere Dee per i suoi crimini.

— Anch’io sono qui per questo — dichiarò Marte.

— E sappiamo che ora si trova ad Alcatraz — aggiunse Hel. — Partiamo e facciamola finita.

— Posso accompagnarvi io — suggerì Black Hawk. — Ho una barca.

— Vengo anch’io — disse Sophie. — Anche Josh è lì.

— No, tu no — intervenne Tsagaglalal, con fermezza. — Tu resti qui.

— No — ribatté Sophie. Quella donna – chiunque fosse – non l’avrebbe mai tenuta lontana da Alcatraz, si disse.

— Se vuoi rivedere tuo fratello, resterai qui con me.

Prometeo indicò la tavoletta di smeraldo che stringeva ancora in mano. — A me è stato detto di restare qui.

— Anche a me. — Niten guardò Tsagaglalal. — Lei sa perché?

La donna scossa la testa.

— Lo so io — sussurrò Perenelle, sollevando la sua tavoletta. — Non c’erano messaggi dal passato, per me. Quando ho guardato la pietra, ho visto Alcatraz, e lo spettro di Juan Manuel de Ayala, l’uomo che ha dato il nome all’isola e che ora la sorveglia e la protegge. Mi ha aiutato a scappare quando Dee mi aveva imprigionato lì. De Ayala mi ha parlato dalla tavoletta, e io ho sorvolato l’isola e l’ho vista attraverso i suoi occhi.

— E che cosa hai visto? — domandò Nicholas.

— Dee e Virginia Dare, Josh, Machiavelli e Billy the Kid. E il Lotan.

— Il Lotan! — esclamò Odino. — Nella sua forma adulta?

— Nella sua forma adulta. Ma c’è dissenso fra gli immortali — continuò Perenelle. — Non ho sentito bene cosa stava accadendo, potevo solo vedere le immagini, ma mi è parso che Machiavelli e Billy the Kid non volessero liberare il Lotan sulla città. C’è stata una lite, e Virginia Dare li ha messi fuori combattimento. Sono svenuti.

— E il Lotan? — chiese Odino. — L’ho visto all’opera in passato. È una creatura terrificante.

— Dee lo ha mandato in acqua. In questo stesso istante, si sta dirigendo verso la città. — Perenelle si voltò prima verso Prometeo e poi verso Niten. — Ecco perché vi è stato chiesto di restare qui. Dovete opporvi al mostro e proteggere la città. La creatura è diretta all’Embarcadero. Arriverà a destinazione nel giro di un’ora.

— Prendete la mia macchina. È parcheggiata qui davanti — disse Tsagaglalal, spingendo le chiavi sul tavolo.

Niten le afferrò al volo. Stava già correndo via quando Nicholas si alzò.

— Veniamo con te — gridò l’Alchimista, e Perenelle annuì.

All’improvviso tutti si stavano muovendo. Prometeo si alzò goffamente dal tavolo e poi si chinò a baciare Tsagaglalal su una guancia. — Proprio come ai vecchi tempi, eh?

Lei gli premette una mano sul viso. — Cerca di tornare sano e salvo — sussurrò.

Marte fece il giro del tavolo e andò ad abbracciare il suo antico avversario. Le due aure sfrigolarono di scintille, e per un attimo comparvero le immagini di due guerrieri vestiti con un’identica ed esotica armatura rossa. — Combatti e vivi — disse Marte. — E quando tutto questo sarà finito, ci sarà tempo per molte altre avventure. Proprio come ai vecchi tempi.

— Proprio come ai vecchi tempi. — Prometeo strinse le spalle dell’Antico Signore. — Combatti e vivi.

— Vado a prendere la jeep — disse Black Hawk. E si allontanò fischiettando stonato.

— Aspettate! — esclamò Sophie. — Perenelle, che ne è di Josh?

Tutti si voltarono a guardare la Fattucchiera, e Sophie comprese il significato dell’espressione che prima aveva visto sul suo viso. — Ha scelto nuovamente di schierarsi con Dee e Virginia Dare. Sophie, abbiamo davvero perso tuo fratello.