Capitolo undicesimo
Rosa riusciva a stento a scorgere la vecchia testa curva verso la grata. Il prete sibilava nel respirare, ascoltava – paziente – sibilando, mentre ella penosamente esponeva tutta la sua angoscia. Poteva sentire fuori le donne esasperate che aspettavano di confessarsi e facevano scricchiolare le seggiole. Disse: «È di questo che mi pento. Di non essere andata con lui.» Nell’aria chiusa del confessionale, era insolente e senza lacrime: il vecchio prete aveva il raffreddore e sapeva di eucalipto: disse con voce gentile e nasale: «Continua, figliola.»
Ella disse: «Vorrei essermi uccisa. Avrei dovuto uccidermi.» Il vecchio incominciò a dire qualcosa, ma ella lo interruppe. «Non chiedo l’assoluzione. Non voglio l’assoluzione, voglio essere come lui – dannata.»
Il vecchio sibilò nel riprendere fiato; ella fu certa ch’egli non capiva nulla. E ripeté monotona: «Vorrei essermi uccisa.» Premeva le mani contro il petto nell’angoscia della sofferenza: non era venuta per confessarsi, era venuta per riflettere, non poteva riflettere a casa dove il fornello non era stato acceso e suo padre era in un accesso di cattivo umore e sua madre – aveva potuto capirlo dalle sue domande insidiose – si chiedeva quanto denaro il Rossetto... Avrebbe trovato il coraggio di uccidersi ora, se non avesse avuto paura che in quella tenebrosa regione della morte loro due potessero non ritrovarsi – se la misericordia avesse operato per l’uno e non per l’altro. Disse con voce che si spezzava: «Quella donna. È lei che dovrebbe essere dannata, lei che diceva che lui voleva liberarsi di me. Non sa cosa sia l’amore.»
«Forse aveva ragione,» mormorò il vecchio prete.
«E anche Lei non sa niente,» ella disse furiosamente, premendo il volto infantile contro la grata. Improvvisamente il vecchio incominciò a parlare – sibilando di tanto in tanto e gettando zaffate di eucalipto attraverso la grata. Disse: «C’era una volta un uomo, un francese, tu non puoi saperne nulla, figliola, che ebbe la stessa tua idea. Era un uomo buono, santo, e visse in peccato tutta la vita, perché non poteva sopportare l’idea che delle anime possano essere dannate.» Ella ascoltava attonita. Egli continuò: «Quest’uomo decise che se un’anima dovesse essere dannata, si sarebbe dannato lui pure. Non si accostò mai a nessun sacramento, non sposò mai la moglie in chiesa. Non so, figlia mia, ma alcuni pensano che egli fosse – sì, un santo. Io penso ch’egli morì nello stato che noi diciamo di peccato mortale, non ne sono sicuro: fu durante la guerra: forse...» Egli sospirò, sibilò, curvando il vecchio capo. Disse: «Non puoi concepire, figliola, e non lo possiamo né io né nessun altro – la... veramente impressionante... singolarità della misericordia di Dio.»
Fuori le seggiole ripresero a scricchiolare – la gente era impaziente di finirla per quella settimana con la contrizione, l’assoluzione, la penitenza. Egli disse: «Era un caso di “non v’è maggior amore di questo, dare la propria vita per colui che si ama”.» Ebbe un brivido e starnutì. «Dobbiamo sperare e pregare,» disse, «sperare e pregare. La Chiesa non ci chiede di credere che ad un’anima possa essere negata misericordia.»
Ella disse con triste convinzione: «Egli è dannato. Sapeva quello che faceva; era anche lui cattolico.»
Egli disse dolcemente: «Corruptio optimi est pessima.»
«Che cosa, Padre?»
«Voglio dire – che un cattolico è più di qualsiasi altro capace di male. Penso che forse – per la ragione che crediamo al diavolo – siamo più a contatto con lui dell’altra gente. Ma dobbiamo sperare,» disse meccanicamente, «sperare e pregare.»
«Vorrei sperare,» ella disse, «ma non so come.»
«Se egli ti voleva bene, di certo,» disse il vecchio, «questo dimostra che un po’ di buono...»
«Anche un bene come quello?»
«Sì.»
Rosa meditò l’idea nello stretto confessionale. Egli disse: «E torna presto – non posso darti ora l’assoluzione, ma torna – domani.»
Ella rispose fiaccamente: «Sì, padre... e se ci fosse un bambino...»
«Con la tua semplicità e la sua forza... Fanne un santo – che preghi per suo padre.»
Una sensazione improvvisa di gratitudine immensa sbocciò nella sofferenza – era come se le fosse dato di vedere in lontananza la vita che continuava. Il prete continuò: «Prega per me, figliola.»
Ella disse: «Si, oh, sì.»
Uscita fuori, guardò il nome sul confessionale – non era un nome che ricordasse. I preti vengono e vanno.
E uscì nella strada: la sofferenza era ancora lì, non si poteva scacciarla con una sola parola: ma l’orrore peggiore ch’ella avesse concepito era superato – l’orrore del ciclo completo – di tornare a casa, tornare da Snow – l’avrebbero ripresa – proprio come se il Ragazzo non fosse mai esistito. Ebbe improvvisamente la certezza di portare in sé il germe di una vita e pensò con orgoglio: Cerchino di cancellare anche questo, se ci riescono, cerchino di cancellarlo. Svoltò per andare sul lungomare di fronte al molo del Palace e incominciò decisa a camminare in direzione opposta alla sua casa verso quella di Frank. C’era qualcosa da portare in salvo da quella casa e da quella stanza – qualcosa d’altro che quelli non avrebbero potuto cancellare – la sua voce che le diceva un messaggio: se ci fosse stato un bambino, avrebbe parlato al bambino. «Se egli ti voleva bene,» aveva detto il prete, «questo dimostra...»
Ella camminò rapida nel tenue sole di giugno verso l’orrore peggiore di tutti.