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Quando ci vide entrare, Jonna si appoggiò allo schienale e intrecciò le dita. Pareva a suo agio, non esattamente distesa, ma rilassata come può esserlo un'atleta sicura di sé. Marx si era accordato con Bastilla perché fosse lei a parlare con Jonna, da donna a donna. Mi avevano chiesto di essere presente perché Jonna e io avevamo qualcosa in comune. Sua sorella.

Bastilla e io ci sedemmo, Marx rimase in piedi in un angolo. Bastilla posò una grossa busta sul tavolo, ma non la aprì.

«Come va?» chiese a Jonna.

«Abbastanza bene, tutto considerato.»

«Bene. Conosce il signor Cole?»

«Sì. È cominciato tutto da lui.»

«E il vicecapo Marx?»

Annuì.

«Sa che la nostra conversazione verrà registrata?»

«Non mi interessa. Io non c'entro con questa storia. Non ne so niente.»

Bastilla poggiò le mani sulla busta.

«Mi sta dicendo che lei, sorella di Yvonne Bennett, per caso ha fatto amicizia con l'uomo accusato di averla uccisa, e per caso ha usato un nome falso, e, sempre per caso, tutto questo nei giorni immediatamente precedenti la morte di quest'uomo. Cosa dovremmo pensare?»

«Non posso farci niente se lo conoscevo. Io credevo si chiamasse Lonnie Jones.»

Nell'angolo, Marx si mosse.

«Lei sapeva che era Lionel Byrd perché gliel'ha detto Alan Levy.»

«Non è vero.»

«Lei odiava Levy. Sua madre ci ha detto che lei lo chiamava in ufficio per insultarlo e gli mandava lettere minatorie.»

«Mia madre è vecchia.»

«Quindi probabilmente è rimasta sorpresa quando Levy l'ha contattata. È così che è andata, vero, Jonna? Lui le avrà detto che si sentiva in colpa, che gli dispiaceva, stronzate del genere...»

Jonna si fece scura in volto, ma quella fu la sua unica reazione.

«... le ha detto che Byrd lo aveva tratto in inganno, allora, e che adesso se ne andava di nuovo in giro ad ammazzare gente e che lui voleva fare qualcosa. Ci sono andato vicino, vero? Ho fatto centro, vero? Parla!»

«Calma, capo» disse Bastilla.

Poliziotto buono, poliziotto cattivo.

Bastilla tirò fuori le foto. Ognuna di esse era in una busta di plastica sigillata. Erano le foto contenute nell'album, ancora sporche di polvere per il rilevamento delle impronte. Bastilla le posò sul tavolo una a una, come carte da gioco. Sondra Frostokovich. Janice Evansfield. Tutte le vittime tranne Yvonne Bennett.

Jonna non le degnò quasi di uno sguardo.

«Sa che non è stato Byrd a scattarle, perché è lei che gliele ha consegnate. Lei conosce la verità. Queste foto sono state scattate dalla persona che ha ucciso le ragazze. Non potrebbe essere altrimenti.»

«Non può dirlo. Le ha scattate la polizia. Sono le foto che la polizia prende quando viene assassinato qualcuno.»

«È stato Levy a dirglielo? È questa la spiegazione che le ha dato per giustificare il fatto di esserne in possesso?»

Bastilla tirò fuori dalla busta alcuni fogli pinzati assieme e li piazzò davanti a Jonna.

«Questo è l'esame delle foto fatto dalla Scientifica. Spiega come siamo arrivati a determinare il momento esatto in cui sono state scattate. Può leggerlo, se vuole. Se c'è qualcosa che non capisce, posso chiamare un tecnico della Scientifica perché glielo spieghi. Non le stiamo mentendo.»

Bastilla batté il dito sulla foto di Janice Evansfield e indicò la striscia di sangue. Sfiorò le gocce cadute dal naso di Sondra Frostokovich, poi le mise davanti una foto scattata dall'investigatore del coroner che mostrava una pozza di sangue più grande. Mentre Bastilla esponeva le sue argomentazioni, io presi la foto di Yvonne Bennett dalla busta e attesi il mio turno.

Al momento giusto spinsi da parte le altre foto e misi la polaroid di Yvonne sul tavolo. Quando vide che si trattava della sorella, Jonna si sporse in avanti.

«Vedi questa?» dissi, indicando la bolla di sangue; poi posai la foto scattata dalla polizia accanto alla prima perché lei potesse rendersi conto della differenza.

«È una bolla formatasi nel suo sangue poco prima della morte. Qualche secondo dopo è scoppiata.»

Jonna fissava le foto senza realmente vederle.

«Sai che io ho lavorato al caso di Lionel Byrd per conto di Levy?»

Lei alzò gli occhi, ma il suo sguardo era sfocato, lontano mille miglia.

«Sì.»

Bastilla mi sfiorò con il piede sotto il tavolo, Marx sorrise dal suo angolo.

«È stato Levy a dirti di me, vero?»

Lei scosse la testa, senza troppa convinzione, poi tornò ad abbassare lo sguardo sulle foto.

«In televisione e sui giornali non si è mai parlato del coinvolgimento di Cole» disse Bastilla. «Cole non gliene ha mai parlato, e noi non vi abbiamo mai accennato in sua presenza. Non esiste altro modo in cui lei sia potuta venire a conoscenza del fatto che Cole ha lavorato per Alan Levy.»

«Jonna, guardami» dissi.

La ragazza alzò gli occhi: erano opachi, spenti.

«Levy si è servito di me proprio come si è servito di te, e io non ho mai sospettato di nulla. Ho lavorato con lui, gli ho parlato quasi ogni giorno e lui mi ha fregato. Questo ti fa capire quanto sia astuto. Lionel Byrd non ha ucciso tua sorella. So che ne sei convinta, ma non è così. Se è stato Levy a consegnarti le foto, è stato Levy a ucciderla e adesso dobbiamo solo dimostrarlo.»

«Levy» disse Jonna.

«Levy si è servito di me per scoprire cosa sa la polizia. Mi ha anche spinto a cercarti. Credo che abbia intenzione di ucciderti. Dal tuo telefono sappiamo che ti ha chiamata spesso. Sappiamo anche che non gli hai risposto né lo hai richiamato. Io credo sia perché hai capito che in lui c'è qualcosa che non va.»

Marx uscì dall'angolo.

«Noi la consideriamo in parte anche una vittima. È così che vogliamo gestire il caso. Non posso prometterle che non andrà in carcere, ma possiamo offrirle uno sconto di pena. Se collabora, faremo in modo che la sua condanna sia ridotta e che possa uscire presto sulla parola.»

La ragazza guardò di nuovo la foto di Yvonne, il primo piano che mostrava la bolla di sangue. La toccò e il suo volto assunse quell'espressione seria e determinata che ricordavo di aver visto nella sua foto del liceo. Prese la foto, la baciò e la lasciò cadere sopra le altre. Poi parve rilassarsi.

«Cosa volete?»

«Un'ammissione di colpevolezza registrata.»

«D'accordo. Tutto quello che volete.»

Bastilla scosse la testa.

«No, non da lei. Da parte di Levy. La sua testimonianza non sarebbe sufficiente. Abbiamo bisogno che lui dica di averle consegnato le foto o che l'ha aiutata a pianificare l'omicidio. Ci basta che lui lasci intendere che sapeva di queste cose.»

«Volete che lo chiami?»

«Levy è troppo furbo per fare affermazioni del genere al telefono, ma crediamo che Cole possa riuscire a stanarlo.»

«Siamo d'accordo che lo avrei chiamato, dopo averti trovata» dissi.

«Così può uccidermi.»

«Suppongo di sì. Probabilmente cercherà di uccidere anche me.»

«Sceglieremo un luogo sicuro» disse Bastilla. «Avrete tutta la protezione necessaria e...»

Jonna la interruppe.

«Non mi interessa. Io voglio solo prenderlo.»

Lo disse senza la minima esitazione o rimorso. Munson aveva visto giusto. Era una tosta.