Immaginatevi il detective che entra in azione. Imboccai l'autostrada ai piedi del Cahuenga Pass e, mentre andavo in città, chiamai John Chen. Chen è un tecnico della Scientifica della polizia di Los Angeles, nonché una delle persone più avide che io conosca. Oltre che un paranoico totale.
Chen rispose a voce così bassa che quasi non riuscii a sentirlo.
«Non posso parlare. Mi stanno guardando.»
Capito cosa intendo?
«Ti chiamo per Lionel Byrd. Hai un minuto?»
Lindo mi aveva detto che Chen aveva lavorato al caso.
«E io cosa ci guadagno?»
L'avidità!
«Non sono convinto che sia stato Byrd a uccidere Yvonne Bennett. E ho anche dei dubbi sulla vittima più recente. Non combina con le altre.»
«Stai parlando di Debra Repko?»
«Esatto.»
Chen abbassò la voce ancora di più, se possibile.
«È strano che tu mi chieda di lei.»
«Perché strano? È diversa dalle altre?»
«No, ma è diverso il modo in cui stanno gestendo il caso. Merda... sta arrivando Harriet. Devo andare.»
Harriet era il suo capo.
«Chiamami, John. Repko e Byrd. Ho bisogno dei vostri risultati, di quelli dell'investigatore del coroner e dell'esame autoptico... tutto quello su cui riesci a mettere le mani. Sto andando in centro adesso.»
«Ti costerà caro.»
Venti minuti più tardi mi infilai nel garage sotto lo studio legale Barshop, Barshop & Alter e salii con il mio fascicolo nell'atrio, un trionfo di travertino, vetro color cobalto e teak. Un criminale da bassifondi come Lionel Byrd non avrebbe mai potuto sperare di farsi rappresentare da loro e tanto meno di riuscire a pagarli, ma Levy aveva visto nella confessione preconfezionata il pretesto per difendere una causa davanti alla Corte Suprema della California. Dopo vent'anni di diritto penale, Levy vantava una percentuale di assoluzioni del novantotto per cento e sette comparizioni davanti alla Corte Suprema della California. Di queste, sei sentenze erano state favorevoli a lui e avevano stabilito dei precedenti in materia. Fu in questa prospettiva che Levy accettò di rappresentare gratuitamente Lionel Byrd, accollandosi anche la mia parcella.
L'assistente di Levy mi aspettava davanti all'ascensore.
«Signor Cole? Sono Jacob. Se vuole seguirmi...»
Quando arrivammo nel suo ufficio Alan era al telefono, seduto a una scrivania da centomila dollari. Sollevò un dito come per dire che sarebbe stato da me entro un minuto, quindi fece un gesto con la mano per congedare Jacob.
Levy era un uomo imponente, prossimo alla cinquantina, con una fronte ampia, occhi sporgenti e abiti che gli cadevano male. Si comportava come se si vergognasse del proprio aspetto, ma probabilmente i giurati si identificavano nel suo abbigliamento trasandato e nei suoi modi impacciati. Io ero convinto che fosse tutta una messinscena. Le prime cose che si notavano, entrando nel suo ufficio, erano le foto in cornice della sua famiglia, la moglie e le sue due figlie, che sorrideva dalle pareti.
Conclusa la telefonata, mi porse la mano e indicò il fascicolo.
«C'è tutto?»
«Sì. Ne ho tenuta una copia per me.»
«Bene. Voglio solo accertarmi che sia tutto perfettamente legale prima di passarlo a loro. Vieni, sediamoci.»
Prese il fascicolo e mi indicò una poltrona di morbida pelle in fondo all'ufficio. Si lasciò cadere sulla poltrona di fronte, sporgendosi in avanti come se stesse per tuffarsi da un trampolino.
«Hai visto il notiziario?» chiesi.
«Sì. Ho anche avuto un incontro con un rappresentante del procuratore e il vicecapo Marx, questa mattina. Gradisci un caffè? Te lo faccio portare da Jacob.»
«Sto bene così. Cosa facciamo, Alan?»
Sbatté le palpebre sugli occhi sporgenti.
«In che senso? Lascerò che esaminino il fascicolo. Non vedo il motivo per non collaborare.»
«Non mi riferivo al fascicolo. Io parlavo di Byrd. Non ha ucciso lui Yvonne Bennett.»
Tra le sue sopracciglia comparve una ruga profonda. Levy scosse la testa.
«Non c'è niente da fare, Elvis. Questa mattina la Pinckert e Marx mi hanno spiegato la loro indagine. Se avessi avuto le loro informazioni due anni fa, non avrei accettato di difendere Byrd.»
Mi aspettavo che Levy fosse arrabbiato, ma non lo era. Alan Levy non era mai irritato, era lui che irritava gli altri. Piuttosto, sembrava triste.
«Alan, noi abbiamo dimostrato che non poteva aver ucciso Yvonne Bennett. Lo abbiamo dimostrato.»
Levy mi osservò per un istante, poi allargò le mani.
«Io fabbrico storie. Il mio lavoro consiste in questo, Elvis. Invento delle storie all'interno dei parametri di una struttura data. È questo che faccio.»
Parlare con un genio è faticoso.
«Non so di cosa tu stia parlando.»
«Della legge. Comincio con un elenco di informazioni su una pagina - nomi, date, avvenimenti - fatti privi di una struttura narrativa. Il mio lavoro consiste nell'inserire quei fatti in una storia, capisci? Gli avvocati di parte avversa sono in possesso esattamente degli stessi fatti e anche loro devono inventare una storia. I fatti sono gli stessi, ma le storie sono sempre diverse. Stessi fatti, due storie diverse, e chi racconta la storia migliore riesce a convincere la giuria. Io sono bravo a creare storie, Elvis. Sono in grado di prendere una serie di fatti, qualunque essi siano, e creare la storia più fantastica. So farlo meglio di chiunque altro.»
Stavo cominciando a perdere la pazienza. Mi stava facendo una lezione di teoria della narrazione e io ero il ritardato che non capiva.
«Cosa c'entra tutto questo con Lionel Byrd?»
«Non sto dicendo che non avrei potuto scagionarlo lo stesso. Sto dicendo che non avrei accettato il caso. Marx e la Pinckert sono stati molto franchi con me questa mattina. Io non ho brillato per gentilezza, ma loro sono stati pazienti, mi hanno convinto.»
«Ti hanno convinto che Byrd è colpevole degli omicidi?»
«Sì.»
«Perché aveva quelle foto.»
«Sono stati estremamente puntuali nella loro esposizione. A dirti la verità, sono rimasto molto colpito.»
«Ho visto delle riproduzioni delle pagine dell'album. So come l'hanno passato al setaccio e so che hanno scoperto la macchina fotografica e le pellicole. Il fatto che avesse quell'album non significa necessariamente che le abbia uccise lui.»
Levy inarcò le sopracciglia.
«Non sono l'unico ad aver parlato con la polizia.»
«L'album significa soltanto che Byrd e la persona che ha scattato le foto erano in qualche modo collegati.»
«Anch'io l'ho fatto notare. Questa gente non è stupida, Elvis. Hanno esplorato la possibilità di un secondo assassino, o qualche tipo di collegamento, ma non hanno trovato nulla a sostegno di questa ipotesi: non sono stati identificati possibili sospettati tramite i tabulati telefonici delle sue chiamate, non è stato trovato nulla né nella sua abitazione né sulla sua auto, e sull'album o sulle foto non sono state trovate tracce appartenenti ad altre persone.»
«Non sono riusciti a trovare neanche Angel Tomaso. La loro teoria regge solo se si ignora ciò che Tomaso ha dichiarato sotto giuramento, ed è proprio questo che stanno facendo. Danno per scontato che si sia sbagliato.»
«Forse è proprio così.»
«Allora, però, gli hai creduto.»
«Se Tomaso affermasse la stessa cosa oggi, io gli crederei, ma darei minor importanza alla sua dichiarazione. Una persona può dire la verità così come la conosce, ma può sbagliarsi su ciò che crede di conoscere. Accade spesso.»
Mi aspettavo di vedere Levy alla berlina per aver interpretato il ruolo del cattivo nel Circo della Giustizia di Marx, e invece eravamo noi due a scontrarci.
«Quindi tu stai dicendo che due anni fa, quando abbiamo dimostrato che questo tizio non poteva aver ucciso Yvonne Bennett, ci siamo sbagliati.»
Un sorriso imbarazzato guizzò agli angoli della sua bocca, come se non riuscisse ad ammetterlo.
«No, avevamo ragione. Avevamo ragione in base alle informazioni allora in nostro possesso. È diverso.»
«Ti hanno parlato degli altri sei omicidi?»
Annuì.
«Okay. Ricordi Lionel Byrd?»
Aggrottò la fronte. Non capiva dove volessi arrivare.
«Certo che me lo ricordo.»
«Io ho dedicato poche ore a questo caso, Alan, ma questo è quanto ho scoperto: nessuna di queste donne è stata violentata, né presa a morsi, né ha subito abusi sessuali di alcun genere. Nessun contatto significa nessun DNA. Le zone in cui sono stati commessi gli omicidi sono disseminate per tutta la città e ogni delitto è stato compiuto con un'arma diversa. Sei delle sette donne sono state uccise con la luna nuova, cioè quando non c'è luna.»
«So cosa significa.»
«Tutto questo rende più difficile per la polizia collegare i crimini tra loro, e questo implica premeditazione e pianificazione. Pensaci, Alan... chiunque può commettere un omicidio d'impulso, ma per continuare a uccidere per sette anni e farla franca ci vuole una mente organizzata. Stiamo parlando di un predatore che sta in cima alla catena alimentare. Byrd non era all'altezza. Non corrisponde al profilo.»
Levy sorrise come se fosse orgoglioso di me.
«Mi piace. Stessi fatti, storia diversa. Ti sei inventato una storia con cui puoi convivere.»
«Non è una storia.»
«È troppo complicata. Vedi, è questo il problema. Aveva le foto e la macchina fotografica. Non asportava capelli o gioielli, lui scattava delle foto. Le storie semplici sono sempre le migliori. La verità sta nella semplicità.»
«Tu pensi che hanno ragione o che hanno semplicemente la storia migliore?»
«La storia migliore ha sempre ragione.»
Levy guardò le foto di sua moglie e delle figlie. In quasi tutte erano vestite di bianco. Non lo avevo notato, prima. Alle sue spalle Los Angeles si estendeva verso est, spazzata dal vento caldo del deserto.
«Capisco che tu sia sconvolto, Elvis. Lo sono anch'io. Due anni fa ho combattuto per Byrd e ho vinto, ma questa non è più la mia partita.»
«Hai combattuto perché speravi di ricavarci un'altra comparizione davanti alla Corte Suprema dello Stato.»
«Be', sì, ma non ha importanza. La volta scorsa avevamo ragione noi, questa volta hanno ragione loro. Cambiano i fatti, cambia la storia. Non può essere diversamente.»
Mi alzai e mi avviai verso la porta.
«Sai una cosa, Alan? Forse dopo che avrò parlato con Tomaso la storia cambierà ancora.»
Mi guardò con lo stesso cipiglio con cui prima aveva guardato le foto della sua famiglia.
«Be', fa' quello che vuoi, ma finirai con il metterti in difficoltà con le tue mani. Ci farai la figura di uno che non sa perdere.»
Alan Levy, con il suo novantotto per cento di assoluzioni e sette comparizioni davanti alla Corte Suprema della California, si preoccupava di farci la figura di quello che non sa perdere.
«Alan, hai fatto un accordo con Marx per tenere la bocca chiusa?»
«Di cosa stai parlando?»
«Marx e Wilts hanno urlato ai quattro venti che le accuse contro Byrd non avrebbero mai dovuto essere ritirate, ma il tuo nome non è uscito fuori.»
Levy si fece scuro in volto.
«Non dimenticare di farti convalidare il biglietto del parcheggio.»
Mentre uscivo dall'edificio ricevetti la telefonata di John Chen. Più paranoico di prima.