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Oltre agli uffici in centro, in Spring Street, ogni membro del consiglio comunale di Los Angeles mantiene anche un ufficio nel proprio distretto. Quello di Maldenado si trovava in un lungo edificio a due piani occupato in gran parte da esercizi commerciali che sfoggiavano insegne in spagnolo e coreano, a distanza di sicurezza da occhi indiscreti. L'ufficio del consigliere si trovava sopra un centro benessere. Le donne che entravano erano tutte bellissime, ma probabilmente non era stato questo a spingerlo ad aprire l'ufficio lì.

Lasciai l'auto nel parcheggio sotterraneo, salii al secondo piano ed entrai nella sala reception. L'addetta stava parlando in spagnolo con una coppia di anziani mentre due uomini in giacca e cravatta aspettavano seduti sul divano, uno intento a mandare un messaggio, l'altro impegnato nella lettura di un documento. Alle pareti erano appese fotografie che ritraevano Maldenado con squadre della Little League, in compagnia di campioni dei Dodgers, dei Lakers e dei Clippers, e di vari politici. Contai tre diversi governatori della California e quattro presidenti. L'unica persona che compariva più di una volta in compagnia di Maldenado era Frank Garcia.

«Posso esserle utile, signore?» chiese l'addetta alla reception.

Nel frattempo i due anziani si erano seduti.

«Sono Elvis Cole. Ho un appuntamento con il signor Maldenado alle dieci.»

«Sì, signore. La stanno aspettando.»

Mi accompagnò immediatamente nell'ufficio di Maldenado. Non si curò di bussare e tanto meno di annunciarmi. Aprì la porta, mi fece entrare e la richiuse alle mie spalle.

Prima del suo ingresso in politica, Henry Maldenado vendeva auto usate, ed era pure bravo. Il suo ufficio, grande e arredato con gusto, rifletteva il suo amore per le auto attraverso le repliche dei modelli classici Chevrolet. Maldenado era basso, calvo e sulla cinquantina, ma sembrava più giovane grazie ai jeans, la camicia a maniche corte che portava col colletto sbottonato e gli stivali da cowboy. In fondo alla stanza c'erano un divano e una grande scrivania da banchiere incorniciata da una vetrata a parete intera che dava sulla strada. Maldenado girò attorno alla scrivania porgendomi la mano con un sorriso spontaneo. Sul divano era seduto un altro uomo.

«È un piacere rivederla, signor Cole. Se non ho avuto modo di farlo prima, desidero ringraziarla personalmente per l'aiuto che lei ha dato a Frank in passato. È uno dei miei amici più cari.»

«Ne sono certo. Grazie per aver trovato il tempo di ricevermi, consigliere.»

L'altro uomo era l'opposto di Maldenado: magro, la faccia cascante e i capelli grigi. La giacca e i calzoni sportivi gli stavano come abiti di seconda mano appesi a una gruccia. Valutai fosse vicino alla settantina, ma poteva essere anche più vecchio. Non si alzò in piedi, né fece cenno di salutarmi.

Maldenado lo indicò con la mano mentre mi accompagnava a una poltrona di fronte alla scrivania.

«Questo è un altro caro amico, il mio consigliere personale, Felix Dowling. Felix frequenta le stanze del potere di questa città da molto più tempo di quanto nessuno di noi due voglia ammettere, non è vero, Felix?»

Maldenado scoppiò in una risata, Felix si limitò a un educato cenno del capo.

Maldenado si tirò su i pantaloni prendendoli per la cintola e si sedette sul bordo della scrivania, un piede a terra, l'altro penzoloni davanti a me.

«Abbot mi ha detto che lei nutre qualche dubbio sui miei amici della Leverage. Sono una società seria, sul mercato da un sacco di anni. Gente come si deve.»

«Mi fa piacere sentirlo. Speravo che lei potesse rispondere a qualche domanda sul loro conto.»

«Be', a dire il vero non so moltissime cose su di loro, ma Felix sa tutto di tutti, in questa città. È per questo che gli ho chiesto di essere presente. Lui sa in quali armadi si trovano gli scheletri, mi creda.»

Maldenado si fece un'altra risata, ma anche questa volta Felix non si unì a lui.

«Perché non vai a prenderti un altro caffè, Henry?»

Maldenado guardò la tazza e parve sorpreso nel trovarla vuota.

«Sai, è un'ottima idea. Torno subito, ma voi cominciate pure senza di me.»

Maldenado uscì richiudendosi la porta alle spalle. Lanciai un'occhiata a Dowling, che mi stava osservando, quasi volesse prendermi le misure. L'ufficio sembrava diverso, senza Maldenado, quasi appartenesse a Dowling e forse era proprio così. Lasciai che continuasse a studiarmi.

«Così lei è quello che ha preso quel figlio di puttana che ha ucciso la figlia di Frank.»

«Insieme al mio socio. Non ero solo.»

«Era una cara ragazza. L'ho incontrata un paio di volte.»

Annuii.

Ci squadrammo ancora un po'.

«Bene. Che succede?» chiese lui.

«Credo che la Leverage stia cercando di mettere a tacere o di sviare un'indagine per omicidio. Secondo lei lo farebbero?»

Si strinse nelle spalle. A giudicare dalla sua reazione potevo anche avergli chiesto se convalidavano il biglietto del parcheggio.

«Vuole sapere se lo farebbero? Nella mia esperienza, la gente farebbe praticamente qualunque cosa. Se mi sta chiedendo se hanno fatto una cosa del genere in passato, la mia risposta è no. Non ho mai sentito il loro nome associato a niente di così estremo. Hanno avuto clienti che si sono cacciati nei guai, certo, ma mai niente di simile.»

Rimase in silenzio, aspettando la domanda seguente.

«Sa chi sono i loro clienti?»

«Certo. Cinque o sei consiglieri, poi ci sono un paio di membri di commissioni municipali. Al momento, direi quattordici clienti con cariche pubbliche e una trentina di candidati.»

«Se ne avessi bisogno, lei potrebbe procurarmi informazioni su questi individui?»

«Sì. Vuole l'elenco completo?»

«Sì, grazie.»

«Lo consideri già fatto. Cos'altro?»

La porta si spalancò all'improvviso. Maldenado fece per entrare ma poi si immobilizzò sulla soglia. Dowling e io lo guardammo, e lui arretrò richiudendo la porta.

«Non gli faccia caso. Cos'altro le serve?»

«Le dice niente il nome Debra Repko?»

«No.»

«Lavorava alla Leverage come tirocinante. È una posizione di praticantato...»

«So che cos'è.»

«Si è occupata di vari clienti, parecchi. Potrebbe procurarsi i loro nomi?»

«Questo non glielo posso promettere. Posso certamente procurarmi qualche nome, ma devo vedere. Andava a letto con qualcuno?»

«È stata assassinata quasi due mesi fa. Durante le indagini sulla sua morte, la Leverage non voleva che l'elenco dei loro clienti fosse reso pubblico, né che questi venissero interrogati. Si sono serviti di un vicecapo di nome Marx per tenere alla larga i detective.»

Per la prima volta Dowling dimostrò un certo interesse.

«Thomas Marx?»

«Lo conosce?»

«Non l'ho mai incontrato, ma so che vuole entrare in politica. Molti di loro ci provano. So che ha avuto degli abboccamenti.»

«La cosa è andata avanti. Ha ingaggiato la Leverage.»

Dowling parve sorpreso.

«Marx è assistito dalla Leverage?»

«Pensano che possa mirare a un posto di consigliere comunale.»

Dowling mi fissò, ancora con quell'espressione sorpresa sul volto, poi all'improvviso scoppiò in una secca risata.

«Ma certo! Wilts è con la Leverage.»

Casey Stokes aveva accennato al fatto che Wilts era convinto che Marx avesse tutte le qualità per essere eletto. Pensai che Dowling volesse dire la stessa cosa e annuii.

«Esatto. Mi hanno detto che Wilts è un suo grande sostenitore.»

Dowling fece un'altra risata secca.

«Ci può scommettere il culo. Marx è stato il risolutore di Wilts. Secondo lei come ha fatto Marx ad arrivare al vertice dell'acquario?»

L'acquario era Parker Center.

«Marx si è preso cura di Wilts per anni, e Wilts si è preso cura di Marx. Suppongo lo faccia tuttora. Dev'essere stato Wilts a tirarlo dentro.»

Wilts era presente alla conferenza stampa di Marx, ma nel corso degli anni lo avevo visto a decine di conferenze stampa e non vi avevo dato peso. Non potevo sapere che la loro relazione era più profonda, più antica e adesso sentii la tensione crescere dentro di me. L'ultimo impegno lavorativo di Debra Repko era stata una cena per Nobel Wilts.

«Che genere di guai doveva far sistemare Wilts?»

«A quei tempi, sapevano tutti che Wilts beveva. Intendo dire bere fino a perdere i sensi. Continuava a farsi fermare dalla Stradale e a sfasciare macchine. Un paio di volte ha perso il controllo con delle prostitute. Insomma, lui chiamava Marx e Marx sistemava tutto. È questo che fanno i risolutori.»

«E Wilts gli ha restituito il favore?»

«La Leverage non si interesserebbe mai a un imbecille come Marx se non avesse un asso nella manica. Immagino che Wilts abbia proposto Marx come suo successore. Si vede che il vecchio sta pensando di ritirarsi.»

«Tutto qui? Wilts dice alla Leverage che Marx è il suo uomo e la Leverage lo prende a bordo?»

«Be', non è che la Leverage lo faccia perché a loro piace il modo in cui sorride. Sono cose che costano.»

«E chi è che paga? Wilts?»

Dowling fece un gesto nervoso con la mano.

«No, probabilmente ha fatto pressioni su qualcuno dei suoi finanziatori perché paghi il conto. Fanno l'investimento adesso, e in seguito riscuoteranno il favore. La politica è come il mondo di Oz, non vedi mai il mago dietro la tenda.»

«Possiamo scoprirlo?»

Ci pensò su un momento, poi guardò l'orologio.

«Ci dovremo rivedere. Per questo ho bisogno di tempo. C'è altro? Henry ha una giornata piena.»

Pensai alle implicazioni di quanto mi aveva detto. Marx non era più soltanto un poliziotto che cercava di tenere segreta un'indagine, era un poliziotto che occultava crimini. Mi chiesi quanti ne avesse messi a tacere e se Wilts fosse il suo unico angelo.

«Un'ultima cosa, signor Dowling. Da quanto tempo si conoscono Marx e Wilts?»

«Quindici o vent'anni. Quindici di sicuro. Posso anche dirle con esattezza come si sono conosciuti. L'ho saputo da uno che c'era. Nel mio mestiere si sentono raccontare cose molto istruttive.»

Proseguì senza aspettare che io glielo chiedessi.

«Wilts era ancora un funzionario della polizia, prima del suo primo mandato. Uscì ubriaco fradicio da Lenny Branigan's, ma questo non gli impedì di mettersi alla guida. Non fece neppure un chilometro. Andò a sbattere contro una fila di auto parcheggiate, facendo fuori tutte le fiancate e facendo saltare gli specchietti retrovisori, poi si fermò sul marciapiede. Quando rinvenne, Marx gli stava pulendo il sangue dal viso. Dovevano essere le tre del mattino e Marx non era neppure in servizio, quella notte, si trovava a passare di lì per caso. Da cosa nacque cosa. Marx accompagnò Nobel a casa, portò la sua auto da un tizio a Glendale che lavorava in fretta se pagavi in contanti. Anch'io mi sono servito di lui. Sa chi mi ha raccontato questa storia?»

Scossi il capo.

«Wilts. Wilts mi ha detto: "Se ti serve uno di fiducia, chiama Marx". Lo sponsorizzava già allora, pensando che io potessi servirmi di lui.»

«E lei lo ha fatto?»

Dowling sorrise.

«Io ho i miei risolutori.»

Dowling guardò di nuovo l'orologio.

«C'è altro?»

«No, signore. Direi che è tutto.»

«Bene. Se parla con Frank, gli dica che Chip Dowling gli manda i suoi saluti.»

«Certo, signore. Lo farò.»

Arrivato sulla porta, mi venne in mente un'ultima domanda.

«Una cosa ancora...»

Lui annuì.

«Qual è il problema più grosso che Marx abbia mai risolto?»

«Non so quale sia il problema più grosso che abbia sistemato. Io conosco solo il più grosso di cui ho sentito parlare.»

Uscii.