Jonna Hill sedeva in una bella sala dai colori tenui nella stazione di polizia di Mission Area, in cima alla San Fernando Valley. Marx la teneva il più possibile lontano dagli occhi e dalle orecchie della Centrale. Era una stanza confortevole, decorata con tappezzeria fantasia, dove venivano interrogate le vittime di stupri e abusi. L'ambiente femminile e curato aveva lo scopo di mettere a proprio agio le vittime. La osservavamo attraverso uno specchio passante. Adesso era sola e giocherellava con il tappo di una bottiglia d'acqua. Jonna sapeva che la stavamo guardando. Bastilla e Munson l'avevano interrogata per quasi due ore, ma l'ambiente piacevole non era servito: Jonna non aveva ammesso nulla e si rifiutava di coinvolgere Levy.
Munson si sfregò gli occhi, poi si appoggiò alla parete, guardandomi con aria corrucciata.
«Sei sicuro che fosse Levy?»
«Sì.»
«Magari gli assomigliava solo.»
«Era Levy, Munson» risposi. «Conosco la sua voce.»
Dalla nostra parte del vetro non c'era tappezzeria fantasia né arredamento confortevole: le pareti erano dipinte di grigio e contro il vetro era addossato un tavolo da lavoro con sedie di metallo e apparecchi per la registrazione degli interrogatori. Pike e io eravamo rimasti con Munson, Bastilla era andata a prendere l'album con le foto trovato a casa di Byrd. Marx andava e veniva, parlando al telefono con i suoi contatti allo studio Barshop, Barshop & Alter. Stavano facendo tutto il possibile per tenere un profilo basso.
Marx tornò qualche minuto dopo tenendo in mano il cellulare come se scottasse. Entrando lanciò un'occhiata a Munson.
«Ha parlato?»
«No. È una tosta.»
«Crede a lui» osservò Pike.
Munson alzò gli occhi al cielo.
«Per favore, Pike. È pazza.»
«Sarà anche pazza» osservai «ma è convinta che Levy l'abbia aiutata a punire l'uomo che ha ammazzato sua sorella. Pensa che siano dalla stessa parte.»
I fascicoli con la fedina penale di Yvonne Bennett erano sparpagliati sul tavolo. La perizia psichiatrica richiesta al momento del suo primo arresto parlava di abusi subiti da parte degli uomini che la madre si portava a casa. Se quegli uomini si erano sentiti liberi di abusare di Yvonne, era possibile che avessero cercato di abusare anche della sorella minore. Mi chiesi se Yvonne avesse cercato di proteggere Jonna, offrendosi a loro. Fissai il cuore spezzato sull'avambraccio di Jonna e pensai che non fosse un'ipotesi poi così azzardata.
È sempre stata grama e le sue cattive abitudini l'hanno punita. Peggio di una gatta in calore, fin da piccola. Non la terrei neppure lì, se non fosse per Jonna. Si arrabbia tantissimo quando la metto via.
Munson non la pensava come me.
«Be', sarebbe carino se facesse una dichiarazione. Io non ci credo. Secondo me è Wilts il nostro uomo.»
Marx agitò il cellulare, era visibilmente nervoso, poi incrociò le braccia.
«Forse no. Nel periodo in cui è stata uccisa la Frostokovich, un socio dello studio Barshop raccoglieva fondi per la campagna di Wilts. E questa è una. Alla festa organizzata da Wilts tre anni dopo con quelle prostitute hanno partecipato anche un paio di soci dello studio legale. Il mio contatto crede che ci fosse anche Levy. E fanno due. Pare che Levy avesse accesso a queste donne tramite lo studio.»
«Levy ha partecipato alla cena per Wilts la sera in cui la Repko è stata uccisa?»
«Stanno controllando. Dovrebbero richiamarmi.»
Munson alzò le mani di scatto. La stanza era così piccola che per poco non colpì Pike.
«Allora? Ci siamo sbagliati sul conto di Wilts o è ancora un sospettato?»
«Lo sapremo quando quella si deciderà a parlare.»
«Gesù! È possibile che Levy stia agendo per conto di Wilts?»
Scossi la testa.
«Una cosa del genere non la condividi con nessuno. Fai tutto da solo. Se le foto vengono da Levy, vuol dire che le ha scattate lui.»
Marx guardò Jonna che continuava a giocherellare con il tappino.
«A quando risale il suo ultimo contatto con Levy?»
«Ci siamo parlati nel primo pomeriggio. Voleva che la trovassi.»
«Okay. E prima di questo?»
«Ieri. È venuto a casa mia. Voleva sondarmi per sapere cosa stavate facendo e mi ha chiesto della ragazza.»
Munson si lasciò sfuggire un grugnito.
«Ti ha usato.»
«Sì, Munson. E allora?»
«Allora niente. Non era una critica.»
Tornai a voltarmi verso Marx.
«Io mi sono fatto l'idea che stia cercando di ucciderla. Lei non risponde più alle sue telefonate, quindi è probabile che anche lei lo abbia capito. Forse è per questo che è tornata a Sylmar.»
Munson fece un gran sospiro.
«Dovremmo arrestarlo, Tommy. Togliamolo dalla circolazione.»
«E come? Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere già in viaggio per la Cina.»
Pike si mosse, nell'angolo.
«No. Vuole la ragazza. Per lui è una minaccia.»
Marx non sembrava convinto.
«Se lo cerchiamo prima che lei abbia parlato, non facciamo altro che metterlo in guardia. Anche se la ragazza ci raccontasse tutto quello che sa, a meno che non abbia qualcosa di consistente, è la parola di lei contro quella di lui. Sapete bene che Levy la farebbe a pezzi.»
Munson incrociò le braccia con aria cupa.
«Dirà che lei lo perseguita perché ha difeso l'uomo che aveva ammazzato sua sorella.»
«Esatto.»
«E potrebbe anche essere la verità. La tratteniamo per quarantott'ore, ma poi o la incriminiamo o la lasciamo andare. In un modo o nell'altro, Levy lo verrà a sapere. Se lo arrestiamo adesso, lo cogliamo di sorpresa.»
«Lo arrestiamo dove? Nel suo ufficio non c'è. Cole dice che a casa non c'è. Non penserete che venga lui se lo chiamiamo e glielo chiediamo?»
«Fatelo chiamare da qualcuno dello studio legale.»
«Mangerà la foglia» disse Pike. «Si allontanerà e non lo rivedrete mai più.»
Io osservavo Jonna. Continuava a far ruotare il tappino. La bottiglia era vuota, il che significava che presto avrebbe dovuto andare in bagno, ma per adesso giocherellava. Stavo osservando il tappo quando lei alzò gli occhi, quasi avesse avvertito la forza del mio sguardo. Sorrise come se mi avesse visto e io le sorrisi di rimando.
«Levy pensa che io la stia cercando. Vuole che la trovi e lo avverta. Lasciate che lo chiami.»
«E poi?»
«Posso dirgli che l'ho trovata. Gli dico dov'è e vedrete che lui si farà vivo.»
«E noi lo arrestiamo. Ma non abbiamo niente in mano per accusarlo.»
«Se la ragazza collaborasse, potremmo riuscire a fare in modo che lui si tradisca. Ci basta una registrazione e il gioco è fatto.»
Munson scoppiò in una risata e alzò un'altra volta le braccia. Pike si scostò da lui.
«Svegliati, Cole. Guardala. Quella non molla.»
«Perché pensa che sia stato Byrd a uccidere sua sorella. Ma se noi la convinciamo che è stato Levy, potrebbe cambiare idea.»
Marx mi osservò per qualche istante, poi guardò Jonna. Lei fece ruotare il tappino che scivolò sul tavolo e volò via.
Marx tornò a voltarsi verso di me.
«Vediamo di studiarla bene.»