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Si stava bene nel nostro ufficio, quella mattina. Si sentiva solo il ticchettio dell'orologio con la faccia di Pinocchio, il grattare della mia penna sulla carta e il ronzio del condizionatore che combatteva contro un caldo terribile. Era arrivata la stagione degli incendi e i focolai si propagavano come brufoli sulla pelle di un adolescente.

Joe Pike aspettava che finissi con le mie carte. Era in piedi davanti alla portafinestra che dà sul terrazzo e osservava la città, in direzione dell'oceano. Se ne stava lì da più di venti minuti, senza muoversi né dire una parola. Per Pike questo era niente. Spesso stava giorni senza parlare. Quando avessi finito con il lavoro, dovevamo andare ad allenarci nella palestra di Ray Depente a South Central Los Angeles.

La prima telefonata arrivò alle nove e quarantadue.

«Parlo con Elvis Cole?» disse una voce d'uomo.

«Esatto. In cosa posso esserle utile?»

«Sei un uomo morto.»

Riattaccai e tornai alle mie carte. Nel mio lavoro è normale ricevere telefonate da parte di schizofrenici, gente fuggita dall'Area 51, persone che affermano di sapere chi ha ucciso la Dalia Nera e la principessa Diana.

«Chi era?» chiese Pike.

«Un tizio che ha detto che sono un uomo morto.»

«Fumo» disse Pike.

Alzai lo sguardo dalla scrivania.

«Dove?»

«Malibu, sembrerebbe. Forse Topanga.»

Poi Pike si voltò verso la porta, e quella che fino ad allora era stata una mattinata normale improvvisamente cambiò.

«Hai sentito...»

Un uomo tarchiato con i capelli corti e una giacca beige stazzonata fece irruzione nell'ufficio come se fossimo a Falluja. Poi mi mostrò un distintivo della polizia, quasi si aspettasse che mi tuffassi sotto la scrivania.

«Benvenuto all'inferno, stronzo.»

Dietro di lui entrò una donna in tailleur blu con una borsa a tracolla appesa al braccio. Il caldo le aveva scompigliato la pettinatura, ma questo non le impedì di mostrarmi un distintivo da detective oro e argento.

«Connie Bastilla, polizia di Los Angeles. Questo è Charlie Crimmens. Lei è Elvis Cole?»

Guardai Pike.

«Ho sentito bene? Mi ha chiamato stronzo?»

Crimmens puntò il distintivo verso di me, poi verso Pike, ma le sue parole erano rivolte alla donna.

«Questo è Cole. Quell'altro dev'essere Pike, il suo tirapiedi.»

Pike si voltò verso Charlie. Un metro e ottantacinque di altezza per cento chili di peso, Pike indossava una felpa grigia senza maniche e occhiali da sole di quelli adottati dall'esercito. Quando incrociò le braccia sul petto le frecce rosse tatuate sui deltoidi guizzarono.

«Avete un appuntamento?» dissi, parlando lentamente.

«Ti ha fatto una domanda, stronzo» disse Crimmens.

Sono un investigatore privato. Ho una regolare licenza emessa dallo Stato della California e pratico un'attività perfettamente legale. Solitamente gli agenti di polizia non fanno irruzione nel mio ufficio. E non mi chiamano stronzo. Mi alzai e rivolsi a Crimmens il mio miglior sorriso professionale.

«Dillo un'altra volta e ti infilo il distintivo su per il culo.»

Bastilla si accomodò su una delle due sedie da regista sistemate di fronte alla scrivania.

«Si rilassi. Abbiamo alcune domande da farle su un caso di cui si è occupato tempo fa.»

Guardai Crimmens.

«Se vuoi arrestarmi, fallo. Se vuoi parlare con me, bussa alla porta e chiedi permesso. E se pensi che stia scherzando a proposito del distintivo, riprovaci.»

«Su, avanti, Crimmens. Provaci» disse Pike.

Crimmens sorrise compiaciuto e si appoggiò allo schedario. Osservò Pike per un istante, poi sogghignò di nuovo.

«Ricorda un uomo di nome Lionel Byrd?» chiese Bastilla.

«Non le ho chiesto di sedersi.»

«Conosce questo Lionel Byrd o no?»

«Certo che lo conosce» disse Charlie.

C'era qualcosa di familiare in Crimmens, ma non riuscivo a metterlo a fuoco. Quasi tutti i detective della stazione di Hollywood sono miei amici, ma questi due non li conoscevo.

«Voi non siete di Hollywood?»

Bastilla posò un biglietto da visita sulla scrivania.

«Squadra Speciale Omicidi. Charlie è distaccato a Rampart. Facciamo parte di una task force che si occupa di una serie di omicidi. Su, avanti. Lionel Byrd.»

Dovevo pensarci.

«Stiamo parlando di un crimine?»

«Due anni fa, Byrd fu accusato dell'omicidio di una prostituta ventottenne di nome Yvonne Bennett, crimine del quale si dichiarò colpevole. Lei fornì un teste e una registrazione fatta da un sistema di videosorveglianza che a quanto pare lo scagionarono. Il suo avvocato era J. Alan Levy, dello studio legale Barshop, Barshop & Alter. Le torna in mente, adesso?»

I fatti tornarono lentamente alla memoria come un pesce riaffiora in superficie. Lionel Byrd era un meccanico disoccupato con problemi di alcolismo e una relazione di amore/odio con le prostitute. Non era la persona con cui vorresti fare amicizia, ma non era un assassino.

«Sì, me lo ricordo. Non nei dettagli, ma qualcosa ricordo. Era una confessione fasulla. Ritrattò.»

Crimmens cambiò posizione.

«Non era fasulla.»

Mi sedetti e puntai un piede contro il bordo della scrivania.

«Comunque sia. Il video dimostrava che lui si trovava a Hollywood mentre la Bennett veniva assassinata. La donna è stata ammazzata a Silver Lake.»

Alle loro spalle Pike batté un dito sull'orologio. Saremmo arrivati in ritardo.

Abbassai il piede e mi sporsi in avanti.

«Avreste dovuto chiamare prima di venire. Il mio socio e io abbiamo un appuntamento.»

Bastilla tirò fuori un taccuino per farmi capire che non avevano nessuna intenzione di andarsene.

«Ha visto spesso il signor Byrd dopo averlo tirato fuori dai guai?»

«Non l'ho mai conosciuto.»

«Stronzate» disse Crimmens. «Era tuo cliente. Tu non incontri i tuoi clienti?»

«Il mio cliente era Levy. Il conto l'ha pagato lo studio legale. È così che fanno gli avvocati.»

«Dunque è stato Levy a ingaggiarla.»

«Sì. Gran parte dei miei clienti sono avvocati.»

Gli avvocati non possono fidarsi della parola dei loro assistiti. Spesso i loro clienti non conoscono l'intera verità e talvolta mentono. Poiché gli avvocati sono occupati a fare gli avvocati, si servono di investigatori per scoprire i fatti.

Bastilla si voltò verso Pike.

«E lei? Ha lavorato al caso Byrd?»

«Non è il mio genere.»

La donna si voltò ancora di più per vederlo meglio.

«Vorrebbe togliersi gli occhiali mentre parliamo?»

«No.»

«Ci stai nascondendo qualcosa, Pike?» disse Crimmens. «Cosa ne dici se diamo un'occhiata?»

La testa di Pike si voltò verso Crimmens. Non mosse un muscolo, solo la testa.

«Se te li facessi vedere, poi dovrei ucciderti.»

Intervenni prima che la situazione scappasse di mano.

«Joe non mi ha aiutato in questo caso. Era semplice. Me ne capiteranno una trentina all'anno di casi così.»

«Ma che bello» fece Crimmens. «Dev'essere una gran soddisfazione aiutare gli assassini a farla franca.»

Crimmens mi stava facendo di nuovo incazzare.

«Perché stiamo parlando di questo, Bastilla. Il caso è stato chiuso due anni fa.»

Bastilla aprì il taccuino e studiò la pagina.

«Dunque lei ci sta dicendo di non aver mai incontrato Lionel Byrd?»

«Non lo conoscevo.»

«Conosce un uomo di nome Lonnie Jones?»

«No. È il vostro nuovo sospettato?»

«Durante le sue indagini sull'assassinio di Yvonne Bennett, le capitò di scoprire delle prove che collegassero il signor Byrd a qualche altro crimine?»

«Che razza di domanda è? Lo avete arrestato di nuovo?»

Bastilla scribacchiò un appunto. Quando alzò lo sguardo, i suoi occhi erano segnati da profonde occhiaie. Aveva un'aria mortalmente stanca.

«No, signor Cole, non possiamo arrestarlo. Otto giorni fa è stato trovato durante l'evacuazione, su al Laurel Canyon. Un colpo da sotto il mento. Morto da cinque giorni.»

«Non l'ho ucciso io.»

Crimmens scoppiò a ridere.

«Non sarebbe divertente, Con? Troppo bello per essere vero. Dio, come mi piacerebbe.»

Bastilla sorrise, ma non perché lo trovasse divertente.

«Si è suicidato. Si faceva chiamare Lonnie Jones. Sa perché usava un nome falso?»

«Non ne ho idea. Forse perché non gli piaceva essere accusato di omicidi che non aveva commesso.»

Bastilla si sporse verso di me, incrociando le braccia sulle ginocchia.

«Quell'uomo adesso è morto, Cole. Il motivo per cui siamo qui è che vorremmo dare un'occhiata ai suoi rapporti e al materiale sul caso Bennett. Persone interrogate. Tutto quanto ha in archivio.»

Attese senza battere ciglio, osservandomi come se sapesse già cosa stavo per dire ma sperasse che non lo dicessi. Scossi la testa.

«Io lavoravo per l'avvocato della difesa. Quel materiale appartiene ad Alan Levy.»

«Lo stiamo contattando.»

«Quel figlio di puttana è morto, Cole. Tu l'hai fatto uscire. Che importanza ha adesso?»

«Se Levy è d'accordo, bene, ma io lavoravo per lui, Crimmens, non per te. Sai, esiste una cosa che si chiama "segreto professionale".»

Tornai a rivolgere lo sguardo verso Bastilla.

«Se quell'uomo è morto e voi non pensate che l'abbia ucciso io, perché vi interessa tanto quello che ho in archivio sul caso di Yvonne Bennett?»

Bastilla fece un sospiro, poi si raddrizzò.

«Perché non si tratta solo della Bennett. Byrd ha ucciso sette donne. Pensiamo ne abbia uccisa una all'anno negli ultimi sette anni. Yvonne Bennett è stata la sua quinta vittima.»

Lo disse con la stessa naturalezza di un impiegato di banca che incassa un assegno, ma con un'aria soave che mi gelò il sangue.

«Non l'ha uccisa lui Yvonne Bennett. Io l'ho dimostrato.»

Bastilla ripose il suo taccuino, si alzò e si mise la borsa in spalla, pronta ad andarsene.

«Nella sua abitazione è stato trovato del materiale che lo collega all'omicidio. L'estate successiva al suo rilascio ha ucciso una sesta donna. La vittima più recente è stata assassinata trentasei giorni fa, e adesso si è suicidato.»

Crimmens si leccò le labbra come se volesse mangiarmi vivo.

«Come ti senti adesso, signor Trenta all'Anno?»

Scossi la testa guardando Bastilla.

«Cosa significa che avete trovato del materiale?»

«Nel suo fascicolo potrebbe esserci qualcosa che può aiutarci a capire come ha fatto a cavarsela, Cole. Parli con Levy. Se dobbiamo procurarci un mandato lo faremo, ma se collaborate ci metteremo meno tempo.»

Mi alzai con lei.

«Un momento. Cosa significa che avete trovato qualcosa? Cosa avete trovato?»

«Questa sera è in programma una conferenza stampa. Nel frattempo parli con Levy. Prima lo fa, meglio è.»

Bastilla uscì senza attendere il collega. Crimmens non si mosse. Rimase appoggiato allo schedario, continuando a fissarmi.

«Cosa c'è?» dissi.

«Escondido e Repko.»

«Perché sei ancora qui, Crimmens?»

«Non mi riconosci, vero?»

«Dovrei?»

«Pensaci. Devi aver letto i miei rapporti.»

Allora capii perché mi risultava familiare.

«Eri l'agente che l'ha arrestato.»

Crimmens si staccò dallo schedario.

«Già. Sono quello che ha arrestato Byrd. Io sono quello che ha cercato di fermare un assassino. Tu sei lo stronzo che l'ha fatto uscire.»

Con un'ultima occhiata in direzione di Pike, Crimmens andò verso la porta.

«Lupe Escondido e Debra Repko sono le donne che ha ucciso dopo che tu lo hai fatto uscire. Dovresti mandare un biglietto di condoglianze alle famiglie.»

Crimmens si chiuse la porta alle spalle.