Gli uomini della SWAT avevano fatto un'ottima scelta. La casa nel canyon era una vecchia casupola di legno isolata, nei pressi di una curva. Probabilmente costruita negli anni Venti come capanno di caccia, era stata in seguito ampliata, ma poi abbandonata a se stessa. Accanto alla casa era parcheggiata la Neon bianca di Jonna. L'agente che l'aveva portata lì si trovava all'interno, dove Jonna avrebbe atteso finché Levy non fosse stato visto avvicinarsi. Quando gli uomini delle squadre di sorveglianza lo avessero identificato, avrebbero avvertito via radio l'agente nella casa. A quel punto toccava a Jonna. Doveva fare in modo che Levy la vedesse. Una volta tornata in casa, al sicuro, sarebbe venuto il mio turno.
Ci fecero scendere vicino alla Neon e si allontanarono in fretta.
«Non guardarti attorno alla ricerca degli uomini della SWAT. Non li vedresti, ma si noterebbe che stai cercando qualcuno.»
«Cosa succede se non viene?»
«Ci annoiamo. Sarà meglio che entri in casa. Se lui mi vede qua fuori con te siamo fregati.»
Attesi che lei fosse entrata, poi mi diressi verso un boschetto di querce nane tutte contorte sul lato opposto della strada. Se Levy si fosse fermato davanti alla casa, avrei potuto avvicinarmi a lui senza essere visto. Volevo coglierlo di sorpresa.
Mi disposi ad attendere. Levy sarebbe potuto arrivare come no. Entro dieci minuti o forse mai. Ogni tanto passava un'auto senza fermarsi. Operai edili. Escursionisti inesperti diretti al parco che avevano sbagliato strada. Nessuno di loro era Levy. Rimasi ad ascoltare i tordi. Nessuno di loro era Levy.
Gli alberi bisbigliarono dietro di me, seguiti da una voce solo di poco più forte.
«Ottimo posto» disse Pike.
Si accucciò a terra accanto a me.
«Marx sarà incazzatissimo in questo momento. Ho un microfono addosso.»
«Pensi davvero che io mi fidi di qualcun altro per coprirti le spalle?»
Restammo in silenzio. Certamente Marx stava imprecando, livido di rabbia, ma il tattico biondo di sicuro se la rideva sotto i baffi.
Otto minuti dopo Jonna uscì dalla casa, diretta verso la macchina. Quello era il mio segnale, oltre che l'esca per Levy. Una Dodge berlina marrone uscì a velocità moderata dalla curva, rallentando ulteriormente in vista della casa. Levy era chino sul volante. Quando vide Jonna rallentò ancora di più fino a fermarsi in mezzo alla strada. Voltò la testa da una parte all'altra, rapidamente, come a perlustrare la zona.
Jonna si allontanò dalla Neon. Non doveva rientrare in casa finché lui non fosse sceso dall'auto, e infatti non lo fece. Le sue labbra si mossero appena mentre studiava la Dodge. Stava di nuovo canticchiando. Da-da-daa, da-da-daa.
Le tre squadre di cecchini dovevano già averlo nel mirino, pronti a sparare. Se avesse estratto una pistola, Levy sarebbe stato colpito da un proiettile calibro .30 che viaggiava a una velocità di ottocentocinquanta metri al secondo. Non lo volevamo morto. Lo volevamo vivo, ma questo era ciò che sarebbe successo se lui avesse fatto la mossa sbagliata.
La Dodge compì un'ampia curva e venne a fermarsi tra Jonna e me. Levy scese. Si trovava a non più di cinque metri da lei e a una decina di metri da me. Aveva la giacca e i pantaloni stazzonati, come se ci avesse dormito dentro.
«Perfetto» sussurrò Pike.
Jonna non rientrò in casa. Avrebbe dovuto allontanarsi immediatamente, ma non lo fece.
«Come hai fatto a trovarmi?» disse.
Levy rispose come se fosse la situazione più normale del mondo.
«Mi hai fatto preoccupare. Perché non rispondevi?»
Uscii da dietro gli alberi e lui non mi sentì finché non gli fui immediatamente dietro.
«Preoccupare per cosa, Alan?» dissi.
Barcollò di lato con un movimento così teatrale che temetti potesse cadere, poi si voltò bruscamente, in preda al panico. Io alzai le mani, con i palmi rivolti in avanti, e arretrai di un passo.
«Non farti venire un colpo. È tutto a posto. Com'è andata alla Leverage?»
Quando si rese conto di essere ancora vivo, si riprese. Guardò oltre le mie spalle per vedere se stava arrivando qualcun altro, poi lanciò un'occhiata a Jonna, quindi controllò la strada. Era spaventato.
«L'incontro è stato annullato.»
«Bene. Abbiamo un sacco di cose di cui parlare. Jonna, perché non vai dentro e ci lasci soli?»
«No» disse lei.
Levy la guardò con i suoi occhi sporgenti. Jonna si era avvicinata. Lo fissava in un modo che non mi piaceva per niente. Neanche a Marx sarebbe piaciuto. I cecchini avrebbero avuto molte più difficoltà con Jonna lì fuori.
«Posso parlarle anche da solo» mi disse Levy. «Non era necessario che mi aspettassi.»
Pian piano mi avvicinai a Jonna cercando di mettermi tra lei e Levy, ma lui arretrò. Infilò i pollici nella cintura, sotto la giacca. Non vidi alcuna pistola, ma i cecchini dovevano essere in allarme rosso.
«Già, ma l'ho fatto, Alan. La mia nuova amica, Jonna, e io abbiamo già parlato. So cos'è successo.»
Levy le lanciò un'altra occhiata e continuò ad arretrare.
«Non capisco.»
«Ma sì che hai capito. L'omicidio di Lionel Byrd.»
«Non so di cosa parli.»
«Alan, ti prego. Ti sei tradito. Mi avevi detto di non aver mai incontrato questa ragazza, e invece, quando sei arrivato, le hai chiesto come mai non ti aveva risposto, le hai detto che ti aveva fatto preoccupare.»
«Io non ho detto niente del genere. Devi aver sentito male.»
«Invece sì, l'hai detto» disse Jonna.
Mossi un passo insieme a lui, cercando di non far calare la pressione. Volevo che l'attenzione di Levy si concentrasse su di me, non su di lei, e stavo ancora tentando di mettermi tra loro.
«Adesso ti spiego cosa faremo... o paghi perché non riveliamo a nessuno i tuoi sporchi segreti, oppure noi andiamo alla polizia. Pensavo a due milioni di dollari, uno per lei, uno per me. Cosa ne dici?»
Levy lanciò un'altra occhiata alla strada, quasi sentisse che la polizia lo stava osservando e sapesse che stava registrando tutto.
«Io non so di cosa stai parlando. Non capisco perché stai cercando di fare questo, ma me ne vado...»
All'improvviso girò verso la Dodge e allora Jonna disse qualcosa che ci gelò tutti e due.
«Ti ho registrato, Alan.»
Un lampo di paura guizzò sul suo volto, mentre gli occhi si facevano ancora più sporgenti.
«Il giorno in cui mi hai dato le foto delle ragazze morte, avevo un registratore sotto la camicetta. L'ho dato a lui. Gliel'ho fatto sentire.»
Jonna puntò un dito verso di me. Non aveva mai parlato di una registrazione, non me l'aveva mai consegnata, e la polizia non l'aveva trovata tra le sue cose. Mi chiesi se stesse mentendo consapevolmente o se ci credesse veramente.
«Entra in casa, Jonna. Alan e io troveremo una soluzione.»
Lei non obbedì. Andò verso Levy.
«Due milioni di dollari non sono abbastanza.»
Levy si inumidì le labbra. Guardò me e poi Jonna, poi di nuovo me. Portò le mani alla cintura.
«Quanto vuoi?» disse.
Con quelle parole lo avevamo in pugno. Contrattando con noi, Alan Levy aveva confermato di essere a conoscenza di quelle foto. Lo avevamo in pugno e certamente adesso Marx stava impartendo ordini perché venisse arrestato, ma Jonna non si fermò.
«Niente è abbastanza» disse.
Si chinò, come per allacciarsi una scarpa, poi si rialzò con lo scatto di una velocista ai blocchi di partenza. Stringeva qualcosa in mano, quella che in seguito venne identificata come una lima a coda di topo, che aveva afferrato quando aveva inciampato contro lo scaffale di attrezzi all'interno del furgone. Si scagliò contro di lui, colpendolo al collo con violenza tale da farlo cadere all'indietro contro la Dodge e poi a terra.
Erano tutti così preoccupati che Levy potesse uccidere Jonna, che a nessuno era passato per la mente che potesse accadere il contrario.
I cecchini si precipitarono fuori dai loro nascondigli, ma erano lontani e non potevano sparare finché eravamo tutti e tre avvinghiati. Pike uscì da dietro gli alberi. Io afferrai Jonna da dietro, ma lei si teneva stretta a Levy e continuava a pugnalarlo al collo, alla faccia, alla testa. Le agguantai il braccio per staccarla da lui, ma fu in quel momento che sentii lo sparo e poi Joe Pike urlare: «La pistola!».
Levy le aveva premuto una piccola pistola nera alla pancia e, sparando, aveva emesso un suono acuto, simile a un singhiozzo. Continuò a premere il grilletto più velocemente che poteva.
All'improvviso Jonna si staccò da lui. La spinsi di lato, poi feci per prendere la pistola, ma Levy l'aveva già lasciata cadere a terra. Si teneva il collo ridotto a brandelli insanguinati con entrambe le mani. Pike si lanciò contro di lui.
Jonna barcollò all'indietro, si sedette a terra e tossì una nebbiolina rossa. Mi strappai la camicia di dosso e la premetti contro il suo ventre, mentre gli uomini della SWAT ci piombavano addosso.
«Resisti, Jonna. Resisti. Continua a respirare.»
Non penso che mi vedesse. La sua bocca era stretta in un'espressione risoluta, ma nei suoi occhi qualcosa era cambiato. La rabbia pareva placata. Non ne sono sicuro, ma mi piace pensarlo. Lo spero.
Jonna Hill morì pochi attimi dopo l'arrivo dell'ambulanza.