Sera
Quando arrivo a casa, Cathy mi sta aspettando in cucina. Beve un bicchier d’acqua, sembra arrabbiata.
«Tutto bene in ufficio?» Ha scoperto la verità.
«Cathy...»
«Oggi Damien aveva una riunione dalle parti di Euston e si è imbattuto in Martin Miles. Si conoscono da quando Damien lavorava al Laing Fund Management, perché Martin si occupava della comunicazione.»
«Cathy...»
Solleva la mano e beve ancora un po’ d’acqua. «Non lavori da mesi! Hai idea di quanto mi senta stupida? E Damien? Per favore, dimmi che hai un altro lavoro del quale non mi hai parlato. Dimmi che non è vero che hai fatto finta di andare in ufficio, che non mi hai mentito, ogni giorno, per tutto questo tempo.»
«Non sapevo come dirtelo.»
«Non sapevi come dirmelo? Per esempio, che te ne pare di: “Cathy, mi hanno licenziata perché mi sono presentata ubriaca al lavoro?”.» Vede la mia reazione e si ammorbidisce subito. «Che cos’hai fatto? Dove sei stata? Dove vai tutti i giorni?»
«Passeggio, vado in biblioteca a volte...»
«Vai al pub?»
«Ogni tanto, ma...»
«Perché non me l’hai detto?» Si avvicina e mi appoggia le mani sulle spalle. «Avresti dovuto essere sincera con me.»
«Mi vergognavo» replico, e scoppio a piangere. È tremendo, lo so, ma non riesco a fermarmi. Singhiozzo, e la povera Cathy mi abbraccia, mi accarezza i capelli, mi dice che andrà tutto bene. Sono a pezzi. Non ho mai odiato me stessa così tanto.
Più tardi, siamo sedute sul divano, con una tazza di tè, e Cathy mi dice cosa devo fare: smetterò di bere, sistemerò il cv, chiamerò Martin Miles e lo implorerò di scrivere una lettera di referenze. La pianterò di spendere soldi per andare avanti e indietro da Londra ogni giorno.
«Rachel, non so come hai fatto a vivere così per tutto questo tempo.»
«La mattina prendo il treno delle 8.04, la sera ritorno alle 17.56. È il mio treno, l’unico che prendo. Tutto qui.»