Sera
Mi giro verso il finestrino e tengo la schiena rivolta al vagone, poi apro una bottiglietta di vino bianco comprata da Whistlestop, alla stazione di Euston. Non è freddo, ma va bene lo stesso; ne verso un po’ in un bicchiere di plastica, poi avvito il tappo e infilo la bottiglia nella borsa. Assumere alcolici in treno, di lunedì, è piuttosto disdicevole, a meno che non si beva in compagnia. Ma non è il mio caso.
Ci sono facce familiari, gente che vedo ogni settimana nei miei viaggi di andata e ritorno. Io li riconosco e loro riconoscono me, però non sono certa che mi vedano per quella che sono davvero.
È una serata splendida, calda ma non soffocante; il sole ha iniziato a tramontare, le ombre si allungano e la luce dorata lambisce le chiome degli alberi. Il treno si trascina nella sua corsa, superiamo la casa di Jason e Jess, indistinta nella luce del crepuscolo. A volte riesco a vederli anche se sono seduta da questo lato del vagone. Se non ci sono treni che arrivano in direzione opposta e se la velocità non è troppo sostenuta, li intravedo sulla terrazza. Oggi non ci sono, ma posso immaginarli: lei è seduta con i piedi sul tavolo e un bicchiere di vino in mano, lui è in piedi, dietro di lei, e le appoggia le mani sulle spalle. Sento quasi il tocco delle sue dita, così fermo e rassicurante. A volte provo a ricordare quando è stata l’ultima volta che ho avuto un contatto fisico significativo con un’altra persona, come un abbraccio o una stretta di mano calorosa; quando ci penso, il cuore mi sprofonda nel petto.