41.

- Hello?

- Alberto, ciao, sono io.

- Ehi, ciao. Chi l’avrebbe detto. Pensavo fossi morta.

- No, non sono morta.

- Sì, insomma, che ti fossi scordata di questo povero lussurioso chiuso nelle galere di Berkeley. Sei sicura che sei tu?

- Sì, sono io.

- Non ti credo.

- Smettila. Mi sei mancato, sai? Ho provato anche a tele… no, non è vero, non ho provato. Ho provato a…

- A lasciarmi marcire nelle galere di Berkeley.

- Be’… sì, è così. Come stai?

- Come sto?

- Sì, come stai? Cos’hai fatto durante…

- Cos’ho fatto durante. Vediamo… ho comprato da Andronico’s baccalà mantecato a dieci dollari all’oncia, ho bevuto mokappuccini alla vaniglia da Brewed Awakening, hai in mente There is no life before coffee? Ecco, ho cancellato coffee da tutti i copribicchieri che avevo sottomano e ci ho messo il tuo nome. Poi cosa… vediamo, ho litigato con i due messicani che gestiscono quel posto di merda perché volevano che gli pagassi i copribicchieri. Mi sono fatto ridere dietro da tutti quei ragazzini che vengono lì a scrivere sui portatili. Fino a qualche tempo fa credevo fosse il mio posto preferito, cazzo. E poi cosa? Ah sì, mi sono buttato con una pietra al collo nel lago Anza, ma un mio studente era lì ad abbronzarsi e mi ha salvato.

- Alberto, mi dispiace.

- Ah, figurati.

- Dai, non fare così. È una situazione difficile. Diciamo pure impossibile. Dario ha i nervi a pezzi, per il master, sai, e io gli sono stata vicina. È così fragile in questo periodo.

- Fragile? A me non sembra.

- Perché, cosa ti scrive?

- Ma niente, le solite cose. Però mi dà l’impressione di essere piuttosto in forma.

- Be’, in forma sì, è in forma. Ma è stressato in modo orrendo. Piange, ride, canta. E poi…

- E poi?

- E poi lo fa con una tale violenza.

- Ah sì eh? Ti ha scopata di brutto.

- Non parlare così.

- Okay, scusa, ti ha posseduta con passione.

- Che bastardo che sei. È mio marito, Cristo!

- Comunque sì, ci mette una passione che non aveva da tempo.

- Mi hai telefonato per dirmi questo? Non posso crederci. Tu non sei tu.

- Sì invece. L’abbiamo fatto la notte dell’ultimo, a Budapest, ed è stato bellissimo.

- Tu non sei Maura.

- Aspetta. L’abbiamo fatto… io e te. Io ho pensato a te, alla tua voce, alle cose che… così, al telefono, ed è stato bellissimo. Mi sentivo Patty Pravo in quella canzone, hai in mente?

- Patty Pravo è completamente senza tette. Non sei tu.

- Sì invece.

- No, tu hai due grosse tette. Ce le hai le tette? -Sì…

- Tirale fuori…

- Alberto…

- Tirale fuori… scoprile…

- …

- Le hai scoperte?

- …

- Le hai scoperte?

- Aspetta, mi sto togliendo la maglia…

- Brava…

- E il reggiseno…

- Brava…

- …

- Fatti guardare…

- …

- Belle… grosse… Tu non sei Patty Pravo.

- No, va bene…

- Tu non sei piatta, guarda che roba… poi non sei neanche bionda, no?

-No…

- Tu sei rossa. Sei la più bella rossa del mondo…

- Che bello sentirtelo dire…

- Ah sì eh, ti piace? Però forse non sei rossa…

- Sì che lo sono.

- Voglio dire… magari non sei una rossa autentica…

- Sì invece…

- E no, me lo devi dimostrare…

- Be’, guarda i miei capelli…

- Non basta, lo sai anche tu che non basta…

- Be’, le lentiggini… ho la schiena piena di lentiggini, non vedi?

- Certo che vedo, ma non basta…

- …

- C’è solo un posto, solo un marchio di fabbrica…

- …

- Giusto?

- …

- Uhm… è la cerniera dei jeans quella che ho sentito?

- Sì…

- Hai messo la cornetta lì perché sentissi?

- Sì…

- Brava…

- …

- Adesso tira giù le mutandine…

- Ecco…

- Ecco, fantastico… un… un cespuglietto di sommacco a fine ottobre…

- Che carino che sei… Alberto…

- Metti le mie dita in mezzo alle foglioline…

- Sì…

- Dio, quanto sei rossa… lì…

- Sì…

- … Continua a raccontarmi come l’abbiamo fatto.