11.

In mensa lo sgomento delle ragazze superava le barriere linguistiche. Non sono riuscito a capire se era per ciò che pensavo io, oppure per ciò che le inservienti mettevano sul loro vassoio: tre etti di spinaci bolliti, una mela golden, tre fette biscottate, cinque pillole di aminoacidi ramificati Gensan. Sono arrivati i prodotti Gensan.

Agota si è aggiunta per ultima alla tavolata con una T-shirt dei R.E.M. in concerto a Budapest e i jeans strappati sopra il ginocchio. Katalin e Magdolna le hanno fatto spazio in mezzo a loro continuando a molestare ognuna il proprio cellulare. Anche le altre non si dicevano molto, ma poi, d’un tratto, impugnavano il telefonino e frullavano Sms a due mani. C’era un mondo fuori dal nostro Kollégiuma Atlétika che godeva abbastanza dei messaggi che riceveva, almeno a giudicare dalla sollecitudine delle sue risposte. Le ragazze mi sapevano seduto al tavolo dietro di loro, mandavano giù gli spinaci a piccoli bocconi guardandosi come nella sala d’aspetto del dentista. Tradivano lo sgomento solo con la frenesia degli Sms. Che sta succedendo? Cosa vuole farci quello?

Finché ha trillato il mio, di telefono. Per un istante ogni attività ha smesso. Agota si è voltata fino a pescarmi con la coda dell’occhio. Alzandomi ho fatto segno a László che se voleva poteva finire il mio gulasch e mi sono allontanato.

Era Maura. Maura che parla del caldo di quest’autunno, di Trieste putrefatta, Maura che mi chiede degli allenamenti, del mio nuovo appartamento, se dà sul fiume, se ci sono i pesci in agonia, Maura che si rifugia nelle cose perché le sue parole non volino e non suonino troppo, Maura che è una donna dolce quando non ci sono. Maura, la madre di Fiona, mia figlia. E io che le dico della dieta ipoglicidica, della mancanza di verdura cruda, dei venti chilometri di Medio che le ragazze devono farsi domattina senza colazione, dei dodici chilometri di Progressivo che le aspettano nel pomeriggio. Io che vedo Maura seduta sul letto, chiusa nella sua posizione a uovo, e le dico tutto. Quasi tutto.

Sono tornato in mensa pensando che la distanza abbia un po’ lenito la nostra stanchezza e subito sorprendendomi di questo pensiero.

Le ragazze non hanno avuto bisogno di abbandonare i loro cellulari per sentire che sono rientrato. Ho fissato l’ora per la sveglia, naturalmente senza prepararle al digiuno, ho raccomandato loro di non far casino visto che stanno al piano sopra il mio, ho dato un tentativo di pacca sulla spalla a Sancho László Panza cercando di fargli andare di traverso l’ultimo pezzo di carne, dopodiché mi sono rimesso alla bontà oppiacea dei novanta canali satellitari della mia Tv. Bbc World stava trasmettendo una replica del servizio quotidiano da Szeged. È stato proprio mentre mi rilassavo davanti alla faccia di Sárkány, qui, pochi minuti fa, nel mio nuovo appartamento, nel mio nuovo vendéglakás, che il cellulare mi ha segnalato un messaggio. Io non scrivo mai Sms e mai ne ricevo. Una scarica di adrenalina mi è corsa sotto le unghie e tra le radici dei capelli. Mi sono visto impugnare il telefono come le ragazze in mensa, e ben sapendo che stavo per aprire la pancia a un cavallo di Troia, ho premuto Yes.

Ecco fatto.

Da: + 36309101865. Sconosciuto, ungherese. Il testo dice: SEI SPOSATO?