33.
- Sì, pronto.
- Sono io, puoi parlare?
- Alberto, non voglio che ci sentiamo quando c’è lui.
- Ma puoi parlare adesso?
- Sì.
- Dov’è? È uscito?
- Sì, è a Basovizza. Erano due giorni che non correva. E stamattina gli ho pure inflitto il Giulia.
- Cos’è il Giulia?
- Un centro commerciale.
- Ah, capisco. E come l’hai trovato?
- Affollato, come al solito.
- No, dicevo Dario, come hai trovato Dario.
- Bene. Un po’ stanco forse. Perché, come lo dovevo trovare?
- Che ne so, l’hai trovato un po’ strano?
- No, perché?
- Che ne so, te lo chiedo, così.
- Ti ha scritto qualcosa?
- Ma no, ci scriviamo le solite boiate. Lo chiedevo a te, come donna. È tutto normale? L’avete fatto?
- Alberto, non voglio che ci sentiamo in questi giorni, te l’ho detto.
- L’avete fatto, sì o no?
- …
- Allora?
- Sì, l’abbiamo fatto, sì.
- Quando?
- Anche prima che uscisse.
- Ah, capisco.
- …
- E devo immaginare che tu non abbia voglia di rifarlo con me… adesso.
- …
- È così?
- Alberto, ti chiamo io.
- D’accordo, okay, va bene.
- Buon Natale.
- A chi hai pensato? Eh? A chi hai pensato prima?
- …
- Hai pensato a me?
- …
- L’hai fatto con me? Dimmelo.
- Buon Natale, Alberto.