Capitolo diciotto
Se prima si era sentita male, adesso si sentiva davvero una merda.
Joseph aveva aperto la porta, un sorriso soddisfatto sul volto, e le aveva consegnato una serie completa di statistiche revisionate per il commissario. Come se non bastasse, il profumo di qualcosa di aromatico si spandeva dalla cucina.
«Non è molto, spero che non ti dispiaccia ma ho saccheggiato il tuo congelatore e la tua spartana credenza per preparare qualcosa per cena».
«Certo che non mi dispiace. Ma davvero qualcosa della mia credenza ha prodotto questo buon profumino?»
«Be’, mi sono fermato al negozietto della fattoria all’imbocco della strada della palude e ho preso qualche verdura fresca per dargli un po’ di sostanza». Lui tornò in cucina e controllò i fornelli. «Pensavo di mangiare subito dopo le sette, va bene?».
Nikki sentì un tuffo al cuore. Alle sette avrebbero ricevuto il loro ospite non invitato. «Devo dirti una cosa, Joseph».
«Ne parliamo bevendo un bicchiere di vino?». Lui rimase in piedi davanti a lei, una bottiglia di vino bianco in una mano e una di rosso nell’altra. «A te la scelta».
«Quello che vuoi, basta che me ne versi un bel po’». Non c’era una maniera semplice per dirlo. «Joseph, questo pomeriggio sono stata bloccata dal commissario capo Walker».
«Non l’ho ancora incontrato. Non è il tizio che somiglia a una cornacchia decorata con un gallone d’oro?»
«Esatto, ed è assetato di sangue, Joseph. Il tuo».
«Il mio?». Lui le porse un bicchiere di vino bianco frizzante, poi fece un passo indietro e la fissò. «Perché?».
Nikki lo guardò tristemente. «Sembra che i pezzi grossi, nella loro saggezza infinita, si preoccupino per la tua salute». Bevve un bel sorso di vino e scosse la testa disgustata. «Questa sera verrà il commissario a parlarti, e voglio che ti prepari al peggio. Ha detto che potrebbero sospenderti per un po’».
Joseph tornò a voltarsi verso il fuoco, prese un cucchiaio e mescolò il contenuto del tegame di ghisa. Dopo un po’, disse: «Avevo la sensazione che sarebbe successo».
«Be’, io no!», esplose Nikki. «E gliel’ho anche detto, dannazione!».
Lui fece una risata amara, ma continuò a darle la schiena. «Ne sono sicuro. E sono sicuro che la cosa ti abbia fatto guadagnare un bel cazziatone».
«Un po’», borbottò lei. «Be’, sì, è vero, e poi mi è toccato strisciare davanti a quel presuntuoso con gli occhietti penetranti e il naso a becco per potermi tenere il caso».
«Ma ha funzionato, vero?». Joseph si voltò di scatto, lo sguardo preoccupato. «Te ne occupi ancora tu?»
«Sì, ha funzionato. E sono ancora al comando. Per un soffio». Questa volta Nikki bevve un sorso di vino più lentamente. «E non preoccuparti, Joseph. Prometto che andrò a fondo della questione».
«In realtà, potrebbe essere più sicuro per tutti che io me ne stia in disparte per un po’». La voce dell’uomo era priva di energia e vibrava di un tremore malinconico.
«Non sono sicura di essere d’accordo, ma metterò al lavoro ogni agente disponibile. Questa storia va chiarita in fretta. Rivoglio il mio sergente».
La guardò da sopra il bordo del bicchiere. «Anch’io».
«Puoi farmi un favore?»
«Certo».
«Non dire al commissario che ti ho avvertito. Hai presente, protocollo, procedure e stronzate varie?»
«Nessun problema. Ma come dovrei mostrarmi? Scioccato? Perché non lo sono. Arrabbiato? Sono deluso, ma non arrabbiato». Scrollò le spalle. «In realtà, non so come mi sento».
«E allora digli così. Sii sincero». Nikki si sedette al tavolo della cucina e lo guardò dal basso. «E dobbiamo essere sinceri anche tra di noi, Joseph. Questi omicidi devono finire, e io e te dovremo esplorare la mente di chi li sta eseguendo. Devo scoprire il suo obiettivo, e fermarlo prima che riesca a raggiungerlo».
«Non so come ci riuscirai, Nikki, ma ti aiuterò in ogni modo possibile».
«Grazie, Joseph». Lei gli rivolse uno sguardo prolungato. Gli aveva appena detto che dovevano essere sinceri, ma da parte sua stava facendo il contrario. Come avrebbe reagito Joseph se avesse saputo che Billy Sweet era morto da tempo? Be’, non aveva intenzione di scoprirlo. Aveva bisogno di molte risposte ad altrettante domande prima di colpirlo con quella mazzata.
«Pensi che il commissario vorrà fermarsi a cena? Ho cucinato abbastanza per l’intera squadra».
«Probabilmente no. Dubito che avrà molto appetito dopo il discorsetto che deve farti».
«Non ha scelta, no? Se l’ordine viene dall’alto lui ne è solo il portavoce, e io ho molto rispetto per il commissario Bainbridge». Le fece un sorriso poco convinto. «Non gli renderò le cose difficili».
«Quando arriva mi toglierò di torno. Vi darò un po’ di privacy».
«No. Resta. Per favore».
«Chi potrebbe resistere a una simile preghiera?». Nikki ricambiò il sorriso. «Certo che resto. Rispetto anch’io Rick Bainbridge, e lo apprezzo, ma penso lo stesso che si meriti un po’ di filo da torcere, non trovi?»
«D’accordo, ma niente di troppo brutale». Lui si sedette di fronte a lei. «Potresti aver bisogno del suo appoggio». Prese fiato. «Almeno ho finito il lavoro sui suoi dati, e penso che i risultati gli piaceranno. Adesso posso concentrarmi su Martin Durham».
«Vuoi continuare?», chiese Nikki, cercando di nascondere la sorpresa.
«Dovrò farlo in via ufficiosa, ma posso indagare usando le informazioni di dominio pubblico, no?»
«Se non ti crea problemi, ti farò avere tutto quello di cui hai bisogno. Be’, tutto quello che posso senza mettere entrambi nella merda. Almeno non saremo costretti a rinunciare a nulla».
«Tu inchiodami Billy, Nikki, e io ti troverò qualche risposta su Martin. Affare fatto?».
Lei sentì un brivido attraversarle le spalle. Billy era già stato inchiodato da qualcuno. Quindi, a chi stava dando la caccia? «Affare fatto», disse con tutto l’entusiasmo che riuscì a raccogliere. «E prima ci riusciremo, meglio sarà. Ora, cosa sta cuocendo esattamente in quel tegame sul fuoco?».
Rick Bainbridge cenò davvero con loro, poi andò via verso le nove con il distintivo di Joseph al sicuro nel taschino.
Joseph si era fatto in quattro per facilitargli il compito, anche troppo per i gusti di Nikki, ma d’altro canto non stavano sospendendo lei. Joseph doveva affrontare la cosa come meglio credeva.
Dopo che ebbero lavato i piatti, Nikki versò a entrambi un goccio del cognac di suo padre e rimasero a chiacchierare ancora un’ora prima che lei andasse a letto. Mentre tirava le tendine della camera pensò che quella era stata davvero una giornata di merda. Aveva avuto grandi speranze per la sua nuova squadra, e in pochissimi giorni le cose, nelle parole inappellabili di Dave Harris, erano andate a puttane. In un modo o nell’altro doveva darsi una mossa e trovare lo stalker omicida di Joseph.
Con un sospiro affondò nel letto e si avvolse nel piumone. E adesso, grazie al suo amato capo, era senza sergente. «Fantastico, davvero fantastico», sussurrò chiudendo gli occhi.
Alla finestra, Joseph guardò il giardino buio sottostante. Qualche ora prima era stato a un soffio dall’uscire per incontrare Bryony. L’aveva chiamata come promesso e avevano parlato per più di mezz’ora, e sebbene l’intera situazione ricordasse un po’ un sogno adolescenziale, gli piaceva e lo rilassava.
Adesso era l’una di notte passata e lui era ben lontano dall’essere rilassato. Non che dovesse preoccuparsi troppo per l’ora tarda, non aveva un lavoro per cui alzarsi presto. Il punto era che la notizia della sospensione l’aveva messo a tappeto. Aveva fatto il possibile per mascherare i suoi reali sentimenti, ma era devastato. Fin dagli anni della scuola era sempre stato diligente e coscienzioso, e non l’avevano mai “rimosso” da nulla in tutta la sua vita. E adesso, con così poco margine di movimento, doveva trovare la maniera di arrivare a Billy tramite Nikki.
Per un po’ si aggirò nella stanza, ma le vecchie assi del pavimento scricchiolavano e non voleva disturbare quel po’ di sonno di cui Nikki poteva godere, così s’infilò un maglione e uscì senza fare rumore.
Assicurandosi di avere in tasca la chiave di casa, Joseph lasciò Cloud Cottage Farm e s’incamminò verso la palude lungo il sentiero illuminato dalla luna. Doveva pensare alla sua prossima mossa.
O meglio, doveva pensare a quale avrebbe potuto essere la prossima mossa di Billy. E doveva farlo in fretta, prima che morisse qualcun altro.
Joseph non era il solo a non riuscire a dormire. La mente di Nikki rifiutava di spegnersi, e le principali cause di quell’insonnia erano Joseph e la sua convinzione che un soldato morto stesse uccidendo gli abitanti di Greenborough.
Si rigirò nel letto cercando di mettersi comoda, ma riuscì solo a far cadere il piumone. Lo recuperò dal pavimento e poi tempestò di pugni il cuscino prima di lasciarcisi cadere sopra. Per quanto la situazione sembrasse difficile, e, Cristo, in quel momento sembrava davvero atroce, non riusciva a credere che Joseph fosse coinvolto in modo volontario. Che un collegamento ci fosse era evidente, ma non riusciva a capire quale, e il cuore della notte non era il momento migliore per lavorare di logica.
Nikki strinse forte gli occhi e decise che era arrivato il momento del gioco di parole. Doveva dare un’altra direzione al cervello, e quel gioco di solito funzionava. Consisteva nel prendere una lettera dell’alfabeto ed elencare tutti i titoli di film che le venivano in mente. Si girò sul fianco. L’ultima volta l’aveva fatto con la F, quindi…
General Post, Gigi, La grande fuga, Il grande Gatsby.
E se davvero Joseph risentisse ancora degli effetti dell’aggressione? E se l’uomo che l’aveva guardato attraverso il parabrezza gli avesse ricordato altri orrori, quelli africani?
Concentrati, Nikki. Godzilla, Gremlins, Grease.
E se tutto il trauma fosse tornato a galla? E se…?
Sbadigliò. Grosso guaio a Chinatown, Ghost, Guerra e pace.
L’indomani mattina ne avrebbe parlato con Dave. E forse Cat. Dave aveva l’età e l’esperienza dalla sua, ma Cat poteva contare sul suo intuito e su un istinto di strada quasi feroce. Nikki aveva la sensazione che avrebbe avuto bisogno di entrambi.
Gothika, Gangs of New York, Ghostbusters.
Mentre il sonno cominciava a intorpidire dolcemente i suoi sensi, sentì come da lontano dei passi sulle scale, ma le parve normale che Joseph fosse sveglio. Tutta la sera aveva mostrato un ferreo autocontrollo, ma era certa che nel profondo stesse soffrendo. Si chiese se avrebbe dovuto scendere a fargli compagnia, ma prima di poter prendere una decisione scivolò senza resistenza tra le braccia di Morfeo.