Capitolo nove
Il pub Hammer and Anvil era pieno di agenti di polizia in festa e civili.
«Non hanno bisogno di grande incoraggiamento, vero?», urlò Dave, sopra il frastuono assordante di voci e musica.
Joseph fece un sorriso forzato. Non aveva avuto voglia di andare, ma ormai faceva parte della squadra e non voleva deludere Cat o Dave. «Che cosa prendi, amico?», chiese.
«Sono a posto, sergente. Ho una pinta, e mi basta». Indicò verso il bancone. «Il primo drink lo paga l’ispettore. E dato che non capita spesso, se fossi in lei ne prenderei uno grosso».
Joseph avanzò tra i tavoli strapieni e scoprì che il bancone era meno affollato verso l’estremità. Mentre si faceva largo a spallate tra la gente in coda, decise che raduni di quel tipo proprio non facevano per lui. Avrebbe bevuto qualche giro, sorriso, parlato a tutti quelli che conosceva e poi si sarebbe defilato con discrezione.
«Visto che non ho nessuna possibilità di arrivare al bancone, saresti così gentile da prendermi un gin tonic mentre sei lì, Joseph?».
Lui si girò e vide Bryony in piedi alle sue spalle.
«Con piacere! Anche se potrebbe volerci un po’, a giudicare dalla folla!».
«Sarò laggiù, vicino alla porta del ristorante. È più tranquillo. Ti serve un gomitolo di filo per trovare la strada?», chiese lei con un sorriso.
«Non preoccuparti. Sono arrivato primo al corso di orientamento». Ricambiò il sorriso, poi aggiunse: «Anche se allora avevo solo dodici anni».
Lei scomparve nella folla e, quando si riprese dallo stupore di averla vista, Joseph si chiese se fosse da sola o se stesse aspettando qualcuno. Le donne frequentavano pub turbolenti senza essere accompagnate, di quei tempi? Forse sì. Era piuttosto fuori allenamento con la vita sociale.
Infine, con i bicchieri stretti in entrambe le mani, riuscì a trovarla.
«Che diavolo sta succedendo?»
«La polizia festeggia perché ha sbattuto dentro qualche cattivo».
Lei corrugò la fronte, e a lui sembrò che diventasse ancora più attraente. «Che cosa?»
«Arresti. Oggi abbiamo fatto un po’ di arresti importanti».
«Oh, quindi sei un poliziotto».
Joseph sorrise imbarazzato e sperò che non scappasse dal pub a gambe levate. «Temo di sì».
«Ah, mi ero chiesta che lavoro facessi».
Si sentì invadere dal sollievo. Quindi anche lei aveva pensato a lui.
«In effetti, ci eravamo già incontrati. Prima della piscina, intendo, ma non credo che tu possa ricordarlo. Eri messo abbastanza male».
Fu il suo turno di corrugare la fronte. «Dovevo essere mezzo morto per non ricordarmi di te».
Bryony rise. «Probabilmente lo eri! È successo all’ospedale, qualche mese fa. Stavo facendo visita a mio fratello. Eri nel padiglione Curlew, vero?».
Lui annuì. «Mi dispiace davvero. Sai, non ricordo molto dei primi giorni passati lì. Ero piuttosto confuso».
«Non c’è problema. Ti sei ripreso del tutto?». Lei rise di nuovo. «Domanda sciocca! Non staresti certo “sbattendo dentro i cattivi” se stessi ancora male, no?»
«Immagino di no, anche se metto molta passione nel mio lavoro».
«Mi piace la passione». Bryony fece un gran sorriso, prese il cocktail e lo alzò per un brindisi. «Salute, Joseph».
«Salute». Lui fece tintinnare il bicchiere contro il suo. «È così strano. Sai, domani avevo tutta l’intenzione di avvicinarti in piscina e invitarti a bere qualcosa, et voilà! Eccoci qui!».
«Buffo. Avevo lo stesso piano. Anche se volevo darti la possibilità di fare la prima mossa, per proteggere il tuo orgoglio maschile».
Joseph sentì lo stomaco fare un sussulto improvviso. «Quindi presumo che avresti detto di sì?»
«Non presumere niente, Joseph. Non conviene». Lo guardò dritto negli occhi. «A parte in questa occasione».
«Ne sono molto felice, Bryony. Allora, cosa ci fai qui questa sera?»
«Non me lo chiedere!». Lei finse un’espressione corrucciata. «Oggi è stato un catalogo di disastri. Anche se questo sembra compensare in qualche modo». Bevve un sorso dal bicchiere. «Per punirmi dei miei peccati, il mio capo ha chiesto a me e una collega di organizzare un evento di beneficenza. Stiamo cercando dei pub adatti a una caccia al tesoro».
«Il mio capo non mi dà mai lavori del genere! Qualcuno lo definirebbe un incarico molto piacevole».
«E avrebbe potuto esserlo, se solo non avessimo scelto un pub che hanno evacuato per un allarme antincendio, un altro che era strapieno di motociclisti villosi, e in quello prima di questo la mia amica si è fatta rovesciare addosso una pinta di birra ed è tornata a casa tutta arrabbiata! Questo era l’ultimo della lista, così ho pensato di dargli un’occhiata per togliermi il pensiero, e ho trovato tutto questo movimento!». Fece una smorfia. «Stavo per uscire, quando ti ho visto».
«Sergente Joseph Easter alla riscossa, signora!». Le tese la mano.
«Bryony Barton, ex damigella in pericolo. Grazie!». Lei gliela strinse e chinò la testa, poi rise. «Possiamo andare in un posto più tranquillo? O è obbligatorio restare finché non sei ubriaco fradicio?»
«Certo che no. Ma la tradizione vuole che vada a congratularmi con gli agenti che hanno effettuato l’arresto, dopodiché sono tutto tuo». Si alzò. «Scusami, torno tra cinque minuti».
Niall si appoggiò al bancone e piantò il gomito nelle costole di Yvonne. «Allarme pettegolezzo! Allarme pettegolezzo!».
«Santo cielo, Niall, attento al bicchiere! Sai, per essere un giovanotto trendy sei la peggior vecchia pettegola di tutto il corpo di polizia!».
«Zitta e guarda! Il sergente sta rimorchiando quella strafiga con il vestito blu!».
«Sicuro che non sia lei che sta rimorchiando lui? È probabilmente il più bell’uomo di Greenborough».
Niall sbuffò. «Così mi distruggi! Pensavo che mi volessi bene, Vonnie!».
«Certo che ti voglio bene! In modo materno». Lei posò il bicchiere sul bancone e cercò di non fissare lo sguardo nel punto in cui Joseph Easter sedeva chiacchierando animatamente con una donna bellissima. Buona fortuna, pensò. Dopo tutto quello che hai passato, ti meriti un po’ di divertimento.
Niall stava ancora parlando. «Be’, non so come reagirà l’ispettore! Povero me! Che cosa passa per la testa del sergente?».
Yvonne lo guardò perplessa. «Di cosa vai cianciando? Mezzo shandy e cominci a farneticare! Non starai insinuando che Santo Joe e la Vecchia Nik stiano insieme, vero? Sei impazzito?»
«Oh, Vonnie! Non essere ingenua! Sono fatti l’uno per l’altra!».
«Eh? Il sergente e l’ispettore! Non ho mai sentito nulla di più folle!».
«Scommetto cinque sterline che quando lei lo saprà s’incazzerà a morte!».
«Ci sto, zuccherino! Anche se mi sentirò in colpa a rubarti gli spiccioli per così poco».
«Dov’è l’ispettore Galena, tra l’altro?».
Lei bevve un gran sorso di vino. «L’ho vista entrare nell’ufficio del commissario appena prima che uscissimo, ma ci raggiungerà presto». Si guardò alle spalle e inarcò le sopracciglia. «Oh-oh, sembra che il buon sergente si sia già stancato della nostra compagnia. E chi potrebbe biasimarlo! Quella donna è un vero schianto!».
«Concordo!», bisbigliò Niall.
«Rimettiti gli occhi nelle orbite, Niall, e piantala di sbavare».
«Chiedo perdono, madre. Un altro giro?»
«Questa volta pago io». Yvonne prese il portafogli dalla borsa e, con un sorriso, guardò il sergente scortare la donna fino alla porta per poi scomparire con lei in strada.
Joseph portò Bryony a un piccolo ristorante italiano, dove condivisero una caraffa di rosso della casa e mangiarono ravioli ai quattro formaggi, specialità dello chef, e un’insalata. Verso le dieci lei disse che l’indomani doveva alzarsi presto, così Joseph l’accompagnò al parcheggio dei taxi.
«Sarai in piscina, domani?», chiese in tono speranzoso.
«Domani no, devo andare a Gainsborough per un incontro, ma ci sarò venerdì».
«A venerdì, allora». Per un attimo si sentì come un ragazzino impacciato, con il terrore di dire la cosa sbagliata e la smania di convincere la ragazza a uscire di nuovo. «E quando ci rivedremo, potresti forse accettare un invito a cena per sabato sera?»
«Chiedimelo venerdì, Joseph. E grazie di essere stato la mia salvezza questa sera».
«Non c’è di che». Un taxi avanzò lento verso di loro. «Il mio numero». Le porse un biglietto da visita, e le sfiorò la guancia con le labbra. Voleva baciarla, baciarla sul serio, ma… di colpo fu troppo tardi.
Bryony si era già chinata verso il finestrino per dare all’autista un indirizzo dall’altra parte della città, di cui Joseph prese nota all’istante. Le aprì la portiera e la guardò salire.
Mentre la richiudeva, lanciò un’occhiata alla strada della stazione e vide un uomo in piedi nell’ombra, che li guardava intensamente. Lo si scorgeva appena, ma Joseph riuscì a notare un riflesso fioco di capelli chiari nel bagliore arancione di un lampione.
«Che succede, Joseph?», chiese Bryony. La sua voce aveva una punta di preoccupazione. «Sei bianco come un lenzuolo».
«Un uomo. Laggiù». Lui puntò il dito.
«Dove?». Lei guardò da una parte e dall’altra.
«Se n’è andato. Non l’hai visto?». Joseph cercò di camuffare il panico nella voce.
«Mi spiace, no. Chi era?»
«Nessuno». Coprì l’ansia con un sorriso. «Proprio nessuno. Ci vediamo venerdì. Fai attenzione, e grazie per questa sera».
Bryony lo guardò per un lungo attimo, poi ricambiò il sorriso. «Buonanotte, Joseph».
Mentre la vettura si allontanava, gli gridò dal finestrino aperto: «Hai buona memoria? Ricorda questo!». Poi gli urlò il suo numero di telefono, quindi il finestrino si chiuse e lei scomparve.
Joseph afferrò una penna dalla tasca, si appuntò il numero sulla mano e rimase a guardare il taxi finché non svoltò sulla High Street. Poi attraversò la strada di corsa. Percorse in lungo e in largo l’accesso alle rotaie, guardò in ogni nascondiglio e tirò le maniglie delle porte per vedere se si aprivano, ma la stazione era deserta.
Quella volta non sapeva davvero che cosa avesse visto. Le ombre avevano nascosto la figura. Sapeva solo che qualcuno c’era stato, e che era sgusciato via così in fretta da impedire a Bryony di vederlo.
Dopo essersi guardato intorno per un’ultima volta, Joseph si arrese e tornò verso il parcheggio dei taxi. Mentre si avvicinava, decise che non avrebbe sopportato di chiudersi in una vettura. Era un bel tragitto, ma sarebbe andato a piedi. Aveva così tante cose a cui pensare che un po’ di tempo da solo gli avrebbe fatto comodo per cercare di trovare un senso.
Spinse le mani a fondo nelle tasche e si avviò in direzione del suo alloggio. Durante quella camminata notturna avrebbe voluto pensare soltanto a Bryony. Ma per quanto si sforzasse, ogni volta che ricordava le fattezze del suo viso, queste venivano sopraffatte dai lineamenti sgradevoli e irregolari di Billy Sweet.