Capitolo
undici
Nikki lasciò gli altri a preparare la stanza
delle indagini, andò nel suo ufficio e chiuse la porta. Aveva
bisogno di un po’ di tempo da sola per cercare di capire che cosa
stava accadendo.
L’inspiegabile suicidio di Martin Durham la
tormentava ancora. Continuava a rivederlo mentre si allontanava
pedalando sulla sua bicicletta e salutandola con la mano. Aveva
detto di avere qualcosa da raccontarle, “qualche notizia
interessante”. La sua espressione era viva, accesa. Poi, a quanto
pareva, si era preparato uno stufato per pranzo, era salito in auto
e aveva guidato fino a Greenborough, dove qualche ora dopo sarebbe
giaciuto morto nel fango maleodorante del fiume Wayland.
Nikki fece un piccolo sospiro tremante. Da
qualche parte aveva letto che il suicidio era una soluzione
permanente a un problema temporaneo. Possibile che qualcosa di
tanto terribile fosse accaduta tra le
sette e mezza e mezzogiorno? Qualcosa di così orribile da spingere
Martin Durham a togliersi la vita?
Tese la mano e prese la vecchia foto che stava
ancora appoggiata contro il suo monitor. Era triste pensare che
l’aveva visto così poco mentre viveva in città. Quando il suo ex
marito Robert se n’era andato di casa, Martin era stato di grande
sostegno per lei e Hannah. Non sfacciato, non invadente, c’era
stato e basta. E adesso se n’era andato, e lei si sentiva in dovere
di fare chiarezza. Non voleva che lo bollassero come uno sfigato
inaffidabile, perché non lo era stato per nulla, e lei era forse
l’unica ad avere lo stimolo e gli strumenti per portare alla luce
la verità.
«Resisti, Martin», sussurrò. «Ora come ora è
tutto un po’ folle, ma scoprirò cos’è successo, lo giuro».
«È il primo segno di follia, Nikki, parlare da
soli».
Era così immersa nei suoi pensieri che non
aveva neanche sentito Rick Bainbridge entrare nel suo ufficio. Fece
un sorriso mesto. «E il secondo quale sarebbe, commissario? Perché
sono certa di mostrare anche quello».
«Non sono sicuro. Qualcosa tipo cercarsi i
peli sui palmi, penso». Fissò la fotografia che lei teneva ancora
in mano. «Chi c’è in quella foto?».
Nikki gliela passò per fargliela vedere. «Io,
Hannah e il mio vecchio vicino, Martin Durham».
«Non mi ero reso conto che foste tanto
legati». Lui studiò lo scatto, poi glielo restituì.
«Eravamo solo buoni vicini, signore. C’eravamo
l’uno per l’altra. Cloud Fen è una comunità piccola e isolata; si
fa così».
«Dunque la sua perdita dev’essere stata un
duro colpo».
Lei annuì. «Era un brav’uomo, sentiremo la sua
mancanza». Fissò il commissario e fu quasi certa che non fosse
Martin l’argomento di cui le voleva parlare.
Come se le avesse letto nel pensiero, lui si
sedette e disse: «Ma non è per questo che sono qui. Voglio la tua
sincera opinione sul sergente Easter».
Nikki fu presa un po’ alla sprovvista. Si era
aspettata che le chiedesse un rapporto sul morto, ma Joseph?
«Perché? Che succede?».
Il commissario corrugò la fronte. «Temo che
sia tornato al lavoro troppo presto, Nikki. L’ho visto ieri e non
mi è piaciuta la sua espressione. Sembrava molto distratto da
qualcosa».
Lei rifletté in fretta. Se il possibile
coinvolgimento di Joseph con il morto fosse venuto alla luce troppo
presto, il commissario li avrebbe estromessi dal caso in un batter
d’occhio. «Ah, vedo che il passaparola non l’ha ancora raggiunta,
signore». Riuscì a sfoderare un ampio sorriso. «Il nostro Joseph ha
una nuova fiamma. E se il resto della centrale ha ragione, ha tutto
il diritto di sembrare sovrappensiero. A quanto pare, la tizia è un
vero schianto».
«Joseph?»
«Proprio lui».
«Santo cielo!».
«Sono assolutamente d’accordo. Ma non si
preoccupi per lui, signore, è ancora concentrato sul lavoro. Si sta
facendo in quattro da quando ha cominciato». Perse il sorriso. «E
siamo davvero impegnati, tra Martin e
adesso il morto di Beale Street».
«Mmm. Quella sarebbe stata la mia prossima
domanda. È vera questa storia dell’omicidio in stile esecuzione, o
le reclute stavano esagerando?»
«È vera, signore». Nikki decise di riferirgli
solo lo stretto necessario, per il momento. «Non avevo mai visto
nulla di simile. Il professor Wilkinson ha detto che darà priorità
all’autopsia, quindi dovremmo ricevere il suo rapporto preliminare
piuttosto in fretta».
«E sappiamo nulla dell’identità della
vittima?»
«No, ma speriamo di avere presto qualche
risposta. Sono tutti preparati a dare inizio alle investigazioni, e
la stanza delle indagini dovrebbe essere ormai pronta». Lo guardò
seriamente. «Farò meglio a tornare di là, signore. La terrò al
corrente di tutto a mano a mano che procederemo».
«Bene. E fammi sapere se avete bisogno di
altri agenti. Possiamo permetterci di accantonare per un po’ alcune
delle indagini in corso».
«Grazie, commissario. Verificherò come vanno
le cose e le farò sapere». Lo guardò speranzosa. «Crede che il
sergente Conway potrebbe darmi qualcuno per delle ricerche? Yvonne
e Niall sarebbero di grande aiuto, se fossero liberi».
Il commissario scosse la testa, dopodiché le
rivolse un mezzo sorriso esasperato. «Oh, d’accordo, farò del mio
meglio, ma non prometto nulla, Nikki. Sai che il CID dovrebbe lavorare a stretto contatto con gli
agenti in uniforme, e non requisire il loro personale come pare e
piace».
«Lo apprezzerei davvero, signore».
«Come ho detto, non prometto nulla». Raggiunse
la porta, poi tornò a voltarsi con un sorriso incredulo. «Un vero
schianto, hai detto?»
«Proprio così, signore. Io non l’ho vista, ma
le parole che circolano da queste parti sono piuttosto eloquenti.
“Schianto” era il più delicato di vari termini molto coloriti ed
espliciti».
«Oh, posso immaginare fin troppo bene che
genere di parole si saranno inventati nella sala comune, la maggior
parte delle quali del tutto irripetibili, presumo». Scosse di nuovo
la testa. «Povero Joseph!».
Nikki inarcò le sopracciglia. «Insomma! Se
quello che sento è vero, direi piuttosto fortunato Joseph!».
«Signora?». Joseph la guardò con espressione
perplessa. «Che cos’ha il commissario? Giurerei che mi abbia appena
fatto l’occhiolino».
«Oh cielo, credo che tu debba ringraziare me
per quello».
«Ringraziarla per cosa?»
«Pensaci, sergente. Di cosa stava parlando
metà della centrale, finché non ci è capitato un omicidio per le
mani? Credimi, è solo un bene che io abbia raccontato quella storia
al commissario».
Joseph scosse la testa e restò del tutto
sconcertato.
Nikki si voltò verso Dave. «Siamo
pronti?»
«Sì, signora. E ha appena ricevuto un
messaggio del professor Wilkinson». Le porse una busta.
«D’accordo, riunisci tutti e daremo
un’occhiata a ciò che abbiamo scoperto finora». Strappò la busta e
guardò il raffinato corsivo che costituiva la calligrafia abituale
di Rory Wilkinson.
Mio caro ispettore. Dato che hai mostrato il
tatto di non pretendere una risposta immediata a quella secolare
domanda, «Puoi dirmi l’ora della morte?», ho deciso di farti un
piccolo dono, la mia “pre-stima” più precisa, precedente ai
risultati dell’autopsia, ovvio. Credo che il nostro uomo sia stato
giustiziato, e sul fatto che sia stata un’esecuzione non c’è alcun
dubbio, tra le dieci e le undici di ieri sera. Le temperature erano
piuttosto tiepide e, sebbene il rigor mortis fosse in stato
avanzato, il corpo non aveva raggiunto una completa rigidità. I
nostri amici insetti si stavano divertendo molto, ovvio, ma le uova
non si erano schiuse in larve, perciò dobbiamo ritenere che quando
ho fatto la sua conoscenza fosse morto da meno di dodici ore.
Posso inoltre confermare, anche senza un esame
dettagliato, che il tuo assassino è destrorso. La ferita è stata
inferta mentre si trovava alle spalle della vittima, e il taglio
parte dall’alto vicino all’orecchio, scende verso il basso
attraverso la gola e poi risale di nuovo. Va da sinistra a destra,
il che indica un aggressore destrorso. È stata una mossa pulita,
efficiente e di grande efficacia, perciò, ahimè, sospetto non sia
la prima volta che questa persona utilizza questa particolare
procedura.
Vedi! Non irritare l’amichevole medico legale
sulla scena del crimine paga!
La mia opinione e il rapporto preliminare
saranno sulla tua scrivania domani, se Dio vuole.
E ora torno al mio freddo cadavere.
Congratulazioni,
Rory
Dottore in Medicina, laureato in Chirurgia,
membro del Reale Collegio dei Medici, del Reale Collegio dei
Patologi, membro vita natural durante del Fan Club di Judy Garland,
ecc.
Nikki sorrise tra sé. Il professor Wilkinson
era famoso per temporeggiare se si insisteva per conoscere
l’ineffabile ora della morte, così, anche se non era stato
semplice, aveva evitato apposta di chiedere la sua opinione. Adesso
aveva la sua risposta, e anche di più.
Alzò lo sguardo e sorrise compiaciuta mentre
la porta si apriva e Yvonne Collins e Niall Farrow facevano il loro
ingresso. Le cose stavano andando proprio secondo i piani.
«Okay, ragazzi, trovatevi un posto, poi faremo
il riepilogo di quello che sappiamo». Si spostò nella parte
anteriore della stanza. «E finché non avremo il rapporto del medico
legale, ci atterremo ai fatti. Le ipotesi potremo farle quando ne
sapremo di più».
Fece un respiro profondo. Per il momento il
coinvolgimento di Joseph sarebbe rimasto in secondo piano, con una
piccola eccezione: il tizio che gli aveva tagliato la strada.
«Allora, ieri notte tra le dieci e le undici di sera…». Descrisse
con chiarezza tutto ciò che avevano trovato nel sudicio terreno
abbandonato di Beale Street, e quando si fermò per riordinare le
idee sentì un basso mormorio incredulo.
«Santo cielo», borbottò Niall. «Sembra di
essere in Vietnam, non a Greenborough».
Nikki concordò in silenzio, poi proseguì. «Non
aveva con sé nessun documento d’identità, ma la sua descrizione è
circa un metro e settantotto di altezza, capelli biondo naturale,
occhi azzurri e nessun tratto distintivo a parte una piccola
cicatrice sul polso. Nessun tatuaggio o voglia visibile, anche se
l’esame completo potrebbe rivelare qualcosa. Gli diamo circa
trentacinque anni, forse di meno». Elencò i vestiti, e li osservò
appuntare tutti quello che aveva detto. «Ora». Guardò la sua
squadra. «Stiamo già eseguendo un controllo sulle impronte digitali
e faremo circolare la sua foto, ma non ho bisogno di dirvi che
dobbiamo risolvere il caso molto in fretta. Chiunque l’abbia ucciso
è un individuo molto pericoloso, e non abbiamo idea se questo fosse
un attacco isolato, una vendetta personale o l’inizio di una
strage. In ogni caso, non vogliamo lasciare libero a lungo sulle
nostre strade quello che sembra essere un sicario
professionista».
Un mormorio concorde risuonò nella
stanza.
«Quindi ci servono controlli delle telecamere
a circuito chiuso per l’intera zona, stazione compresa. Agenti in
giro a interrogare gli abitanti del posto e chi lavora lì, non che
siano molti dato che la densità abitativa in quel punto è piuttosto
scarsa, e dobbiamo insistere molto per identificare il
morto».
«Io ero nei dintorni della stazione ieri
notte, signora», disse lentamente Joseph. «Ho visto un uomo
attardarsi nell’ombra e sono andato a indagare, ma quando sono
arrivato era scomparso. Non sto dicendo che fosse la stessa
persona, e i lampioni sbiadivano tutti i colori, ma penso che
avesse capelli chiari, biondicci».
Nikki annuì. «Speriamo che qualche telecamera
funzionante l’abbia ripreso». Era felice che Joseph avesse rivelato
di essere stato lì prima che
cominciassero a controllare le telecamere a circuito chiuso. «Il
giorno precedente si era verificato un incidente del tutto
separato, ancora una volta legato al sergente Easter. Alcuni uomini
stavano facendo casino sulla High Road, sfrecciavano tra le auto.
Uno di loro ha sbattuto le mani sul parabrezza del sergente mentre
lui stava andando a Cloud Fen per delle indagini. Il punto è che
l’uomo aveva la stessa costituzione e descrizione fisica del morto,
e indossava abiti simili. Potrebbe essere una coincidenza, o forse
no».
Alzò gli occhi e vide che Joseph la guardava
apprensivo, ma lei non aveva intenzione di parlare a nessuno
dell’uomo che aveva visto nella stradina, o del suo timore di
conoscere l’identità di un uomo malvagio tra le loro file. Ogni
cosa a suo tempo. Voleva sentire la storia di Billy Sweet, e aver
chiaro il coinvolgimento di Joseph nella propria testa prima di
discuterne con la squadra.
«D’accordo, decidete chi si occupa di cosa. So
che saremo praticamente bloccati finché non arriveranno qualche
rapporto e qualche risposta, ma fate quello che potete, e cercate
di dormire un po’ questa notte. Potremmo essere piuttosto impegnati
finché non prenderemo questo assassino».
Si voltò verso Joseph. «Vieni con me. Abbiamo
alcuni dettagli da discutere mentre gli altri si
organizzano».
Nel suo ufficio, gli disse che il commissario
si era accorto che qualcosa non andava.
«Deve averti visto dopo che avevi notato il
tuo uomo misterioso nella stradina. Ha pensato fossi tornato al
lavoro troppo presto, e devo dire che in effetti avevi un aspetto
di merda».
«Immagino di sì». Joseph sospirò. «Ah, giusto,
quindi lei gli ha detto che ero innamorato?»
«È stata la prima cosa che mi è venuta in
mente, e ha funzionato. Perciò, se ti fa di nuovo l’occhiolino, non
preoccuparti, non è un amico di Dorothy. Assecondalo, ho bisogno
che resti qui con me, ci manca solo che ti rispediscano in congedo
prolungato». Si grattò la testa pensierosa. «A proposito, la tua
nuova donna, come si chiama…?»
«Bryony».
«Oh, sì, Bryony. Ha visto anche lei questa
figura nell’ombra?»
«No. Il tizio è scomparso appena l’ho
indicato».
«Peccato, sarebbe stata utile la testimonianza
di un altro paio d’occhi».
«Non lo dica a me», borbottò lui. «Ma lei
ormai era nel taxi, e la stazione non era nel suo campo
visivo».
«Quando la rivedrai?». Le parole le uscirono
dalla bocca prima che potesse fermarle. «Scusa, Joseph, non sono
affari miei. Diavolo, ti sarò sembrata tua madre!».
«Mi creda, non somiglia per nulla a mia
madre». Joseph le rivolse un sorriso mesto. «E a essere sinceri,
pensavo di vederla domani in piscina, lavoro permettendo. E volevo
invitarla a cena sabato sera, ma adesso comincio a chiedermi se sia
il caso di prendere impegni, con Billy Sweet in
circolazione».
Lei lo guardò per un attimo, poi fece una
piccola scrollata di spalle. «Non sono sicura di cosa farei. Ma
come ho detto, non sono affari miei e non avrei dovuto
chiederlo».
Per qualche ragione che non riusciva a
spiegare neanche a sé stessa, non voleva sapere nulla di Bryony.
«Ora, meglio che vada a fare pressione per quelle impronte
digitali».
Lui si alzò per andarsene.
«Ti piace la pasta?», chiese lei di
colpo.
«È il mio piatto preferito. Perché?»
«Stasera. I miei talenti culinari non sono
certo leggendari, ma la mia pasta è abbastanza mangiabile. E se
farà schifo, dovremmo avere abbastanza Scotch da renderla
passabile».
«Sono sicuro che sarà ottima», disse Joseph.
«Parlava sul serio riguardo allo spazzolino?»
«Oh sì. È fuori discussione che stasera tu
vada via da Cloud Fen, sergente. E non ho appena speso una fortuna
nel rifacimento della stanza degli ospiti per non farci dormire
nessuno!».
Joseph non rispose subito, si limitò ad
annuire mentre usciva, poi si voltò e disse: «Grazie, lo apprezzo
molto. Non sarà facile».
Nikki sentì una fitta di tristezza. Anche lei
aveva vissuto momenti bui in passato. «Lo so, Joseph, e se ci fosse
qualunque altro modo, ma…».
«Se c’è in gioco la vita delle persone non ho
scelta, no?»
«Temo di no». Lei gli toccò con delicatezza il
braccio. «Ma questo non lo rende più facile, vero?»
«Nessuno sano di mente vorrebbe rientrare in
un incubo. Speriamo solo che si riveli un’esperienza catartica,
d’accordo?».
Nikki lo guardò uscire e rabbrividì, perché
sapeva che qualunque fosse l’esperienza che lo aspettava, sarebbe
stata ben lontana dalla catarsi.