Sedici

Li sentì ridere, tutti intorno al tavolo dei giochi. La risata acuta di Sergio, gli strilli di Alice (tocca a te… tocca a te…), Paola che li richiamava, la voce quieta di Olga…

Aprì il giornale del pomeriggio che ancora non aveva letto: lo colpì il titolo a tre colonne in prima pagina.

La ragazza senza nome uccide ancora.

La storia di Fred, il ragazzo americano. Con maggiori particolari di quanti gliene aveva detti di fretta Roberto Scalzi.

La ragazza senza nome, come ormai tutti la definivano, aveva passato una notte con il giovane americano, dormendo nello sgabuzzino che lui occupava a ridosso del locale adibito alla manutenzione delle attrezzature subacquee del porto. L’articolista – era una donna – sottolineava con intenzione che all’esame autoptico il professor Sanfelice non aveva dato dettagli. Il ragazzo risultava di ottima famiglia, legato alla chiesa metodista di…

Ripiegò il giornale.

La ragazza senza nome.

Cominciava a diventare un problema. Annagloria era realmente in pericolo?

Mentalmente, come era sua abitudine, mise in fila tutto quello che sapeva del caso. Persone, fatti, prove, dubbi… Chiacchiere.

Sul cellulare fece il numero di Scalzi. «Sono Gilardi».

«Dimmi…»

«Annagloria Longoni è indagata?»

«No, ma siamo a un pelo. Da quello che abbiamo rilevato in quella casa, non può non aver visto o sentito… La vittima è morta in casa loro, l’hanno portata fuori in braccio, non può non aver visto o sentito… Ci sono impronte di scarpe. Chi è l’uomo che era in casa loro quella notte? Il fidanzato o il cameriere americano? O chi altri? Vedi anche tu che gli interrogativi sono tanti e lei ci ha mentito, perché?»

«Certo. Posso dare un’occhiata ai risultati delle indagini del RIS?»

«Se Annagloria Longoni diventa indagata e tu ne prendi le difese, ne hai diritto. Quello che abbiamo reso pubblico è una piccola parte per far tacere la stampa. Se passi da me…»

«Grazie. Alla squadra investigativa della Questura intendo affiancare un investigatore privato».

«Cataldo, immagino. Non ti chiedo spiegazioni, so che hai fiducia nel nostro lavoro, ma è nel tuo diritto e nel diritto dell’indagata».

«Certo. Nel caso della Longoni sono più favorevole a cercare un colpevole che a difendere lei dall’accusa, peraltro non ancora formulata».

«Sei sicuro che sia innocente, o ti fa pena?»

«Una cosa esclude l’altra?»

«Già…» Scalzi si consentì una risatina sottovoce. «Tu sempre speciale devi essere… allora ti aspetto domattina, sono in sede sino alle undici».

«Un caffè alle nove e mezzo?»

«Un caffè alle nove e mezzo» confermò. «E proprio perché sei tu, stanno traducendo in Questura il famoso fidanzato. Tu…»

«Non le dico niente e comunque mai tutto insieme. Non ti dimenticare che con ogni probabilità si smentiranno a vicenda, e io crederò a lei».

«Speriamo… ’sta storia mi sta rompendo i santissimi… caffè alle nove e mezzo, ciao, buonanotte. La ragazza è con voi?»

«Dorme da me».

«Lo dico alla pattuglia notturna, notte».

Gilardi spense il cellulare e restò a fissare il vuoto. Lo distrassero le voci che arrivavano dall’altra stanza.

«No, tu hai barato!» La voce di Sergio.

Si alzò e si incamminò verso la stanza dei giochi: bisognava insegnargli che nessuno bara in casa di persone oneste.

«Sergio!» chiamò dalla porta.

Tutti smisero di parlare come rispondendo a un segnale, e girarono la testa verso la porta. Tutti, tranne Annagloria.

«Sì, papà… è che lei non conosce il gioco».

«Barare ha un altro significato, molto diverso, e tu lo sai».

«Sì, papà…» Il ragazzino abbassò la testa sulle carte che aveva davanti. «Scusa» disse a labbra strette. Poi lo ripeté a voce più alta, perché lo sentisse anche suo padre che era rimasto sulla porta.

«Andiamo a dormire?»

«No, papà… dobbiamo finire… aspetta!»

Li guardò ridere, allungare le mani sulle carte, strillare… Annagloria più impacciata, diversa. Estranea.

Innocente o ti fa pena?

Innocente o ti fa pena?