Studio dello Scrittore. Lo Scrittore è sdraiato sul divano e dorme. Un silenzio. Suono di campanello. Entrano poco dopo la Moglie e il Regista.
REGISTA Stai bene, benissimo. Hai passato una buona villeggiatura?
MOGLIE Sì, villeggiatura! E tu?
REGISTA Così. (Indica lo Scrittore) Ma dorme sempre!
MOGLIE Sempre, anche a letto.
REGISTA Lasciamolo dormire. Tanto non è di nessun aiuto.
MOGLIE Io vi lascio. Ti mando il caffè? I liquori sono a posto. Ghiaccio?
REGISTA Per me caffè e acqua minerale non gassata. Grazie, ma sta' qui con noi. Ti ho mai detto che ti amo?
MOGLIE Anch'io ti amo, ma è andata così. Bisognerebbe rinascere.
REGISTA Credi? L'importante è non morire. (Sospira) Bah!
Suono di campanello. La Moglie esce.
SCRITTORE (svegliandosi) Ah, sei qui? Tutto abbronzato. Bravo.
REGISTA Ciao. Ci si rivede sempre con un certo disgusto, no?
SCRITTORE Sempre.
Entra il Poeta, corrucciato.
REGISTA (festoso) Oh, ecco qui il poeta! Quanto tempo! Ti ho pensato spesso. Come sei stato? bene, immagino. Roma d'estate è meravigliosa.
POETA Ah.
REGISTA Volevo anche telefonarti per dirti di venire da noi, ho provato due volte, anche tre, non rispondevi.
POETA Ero praticamente sempre in giro. Banchetti, feste, orge. (Allo Scrittore) Salute. (Al Regista) Senza contare che mi hanno tagliato il telefono.
SCRITTORE Ciao. Bene, ci siamo tutti.
Il Poeta si serve del vino, beve. Sprofonda in una poltrona.
POETA Vino nero, da assassini. (Pausa.) Allora? Vi confesso che non riesco a capire in che posso esservi utile, ormai.
REGISTA Un poeta serve sempre. (Siede.) Ti cito a memoria: la poesia è la sola via di scampo che ci resta per sciogliere la realtà.
POETA Parole. La poesia è una vita di scorta, come le ruote. E poi: la realtà che tu vuoi sciogliere a me non interessa. Quella che voglio sciogliere io, riguarda me stesso. Una realtà individuale. Non ce ne sono altre. Per esempio, riuscire a capire se esisto, come, rispetto a che cosa e a chi, e perché sono qui, in questo momento. Con voi!
REGISTA Hai avuto l'assegno?
POETA Il punto non è questo.
SCRITTORE Mah! Qual è il punto? Io direi che il nostro punto è chiaro. Durante questo mese... Ho qui delle note. Insisto sulla chiave sessuale.
POETA Io non so niente del sesso. Trovo che è divertente in sé, con qualche riserva, ma noioso quando se ne parla o se ne scrive. Roba da romanzieri.
REGISTA Ostile, l'amico. Ma anche questa è un'idea. Resta da svilupparla.
SCRITTORE Un fatto, un seguito di fatti, di clamorose stupidaggini, per comporre un ritratto collettivo.
POETA Ripugnante.
SCRITTORE (spazientito) È possibile che in queste riunioni io debba fare sempre la figura del cretino? Qua un poeta, qui un regista e io – che non mi considero inferiore a voi – un cretino. Non parlo più. Proponi tu un'idea. Come ti piacerebbe cominciare?
POETA L'ho detto, mi piacerebbe cominciare con un cameriere che spolvera un salotto. Suona un campanello, lui esce, ritorna col notaio e parlano dell'antefatto. Devo sempre ripetermi?
REGISTA Inesauribile. Ma veniamo a noi. Tentiamo di ispirarci alla nostra novellistica. Nei limiti di un racconto, qualcosa che si esaurisca, cinicamente, nello stesso tempo in cui si realizza. E che non lasci tracce. Un fatto, un fatto, esemplare per la sua sfacciataggine. Usciamo tutti dal mantellone di ser Giovanni Boccaccio. E c'è il Bandello, il Sacchetti, il... Diamo il nostro carattere. Siamo fatti così, lampanti, utilizzabili, senza speranza. La strada maestra del nostro erotismo.
SCRITTORE D'accordo, ma io andrei oltre, più in là. Rovescerei le situazioni, c'è qualcosa di nuovo nell'aria, siamo nel sesso fino al collo, ma non per divertirci. Questa è la novità: l'inferno. Chi può più giurare su se stesso? Qual è la nostra maschera? Riusciremo a tenerla sulla faccia fino alla fine? Pensateci, un po', pensiamoci. (Suona il telefono. Lo Scrittore risponde. Al telefono) Sì. Sì. Ecco, glielo passo. (Al Regista) E per te.
REGISTA Chi è?
SCRITTORE Lei.
REGISTA (contrariato) Potevi dirle... (Prende la cornetta) Oh, sei tu, ciao... (Spazientito) Ma no, ma no, ma no! Adesso sto lavorando, è impossibile. Passo io da te, verso le sei. Sì, ciao, d'accordo. (Il Regista chiude il telefono. È torvo.)
SCRITTORE Noie?
REGISTA Mah – è pazza – sono tutti pazzi. (Pausa.) Cerchiamo di pensare.
Entra la Cameriera col vassoio. Serve il caffè. Si ferma estatica davanti al Poeta.
POETA (alla Cameriera) Come si chiama lei? Ofelia?
CAMERIERA No. Crimilde.
POETA Dov'è nata? A Elsinore?
CAMERIERA Sono di Castelfranco. (Ride.)
SCRITTORE Anche mia moglie è di Castelfranco.
POETA Curioso. Io ho fatto il campo da militare a Castelfranco. Un secolo fa. Magnifico paese, belle ragazze. Ti offro la mia mano.
CAMERIERA Per farne che? (Ride.)
POETA È una proposta di matrimonio. Vorrei sposarti. Anche subito. O andare al cinema stasera.
CAMERIERA (pensosa) Ma lei potrebbe essere mio padre.
SCRITTORE Per favore, qui dobbiamo lavorare.
POETA Questo è il mio indirizzo. Il telefono tra qualche giorno. La mattina, non prima delle undici. (Guarda gli altri due.) Nessuno mi crede. Voi, piccoli presuntuosi ben arredati, credete che la vita abbia voi per scopo! La vita ha altro da pensare, si svolge più libera, si realizza proprio in quelle che voi ritenete follie, sciocchezze. La vostra saggezza ce la sbattiamo qui. (Pausa.) Ofelia incinta di otto mesi. Resta a vedere se è stato Amleto o Laerte.
La Cameriera esce rapidamente.
REGISTA O il becchino dell'ultim'atto.
POETA Non parlo più. Sono sdegnato.
Un silenzio.
REGISTA (allo Scrittore) Allora, questi appunti?
SCRITTORE (comincia a malincuore) Un tale va a Parigi, vi resta un po', fa varie conoscenze, si diverte, si...
POETA (interrompendolo) ... "Ma parendo alla fortuna ch'egli avesse troppo bel tempo fece che..." Vuoi raccontarci anche la Mandragola?
SCRITTORE (ignorandolo) Si diverte, si annoia. Conosce una donna (comincia a scaldarsi), molto bella, di fattezze orientali, temperamento dolce, due occhi che esprimono il mistero della dedizione totale. Se ne incuriosisce. Perché? Ve lo dico subito. Non riesce a capire se questa donna è veramente una donna o un uomo.
POETA Ah, ah! Se non riesce a capirlo è un uomo.
REGISTA Perché non riesce a capirlo?
SCRITTORE Perché lei possiede qualità che vanno scomparendo, riservatezza, pudore dei sentimenti. Lei è molto tenera, lui trova ripugnante una soluzione brutale. Anche lei. Oggi no. Domani, non possono. Escono, cene in piccoli ristoranti, lui compra fiori, aria di primo amore. In taxi una volta si baciano, tremanti.
POETA No!
SCRITTORE Si tengono per le mani, parlano di letteratura, di paesi che amerebbero conoscere, si presteranno dei libri. Si accorgono di amarsi un giorno che decidono di andare a visitare la Torre Eiffel. Da turisti. Soltanto a due innamorati può venire un'idea simile.
POETA Mandano anche cartoline, allora.
SCRITTORE (sempre senza badargli) Infine lui ha questo dubbio. Le tasta i polsi e li sente robusti. Le sfiora una gamba e la sente muscolosa. Basta, a furia di restare appeso, indeciso, si innamora. Perché anche l'altra, o l'altro, è innamorata, o innamorato, di lui. Di un amore vero... come a scuola.
REGISTA Era un pervertito, il tuo amico?
SCRITTORE (pensa) No. Non necessariamente. Ma confondeva un po' le cose. In lei, o in lui, ci vedeva la componente ineffabile del compagno di scuola. Sono cose un po' difficili a spiegarsi, specie a voi che non avete fatto studi regolari. Che cosa è l'amore se non il risultato di varie componenti? Una di queste componenti era, gli ricordava, forse, questo non ve lo posso assicurare, lo immagino io, un compagno di scuola.
REGISTA Ma chi era lei? Non possiamo saperlo.
POETA Ma è una storia per bambini buoni, un racconto di Natale. Era un povero spazzacamino travestito!
SCRITTORE (offeso) Non parlo più, parlate voi.
REGISTA Ma no! E tu smettila. Era un uomo o una donna?
SCRITTORE Non lo so.
REGISTA E questa storia è successa a un tuo amico o a te?
SCRITTORE Che c'entro io? E che importanza ha?
REGISTA Allora continua.
SCRITTORE (a malincuore) Ecco. Un giorno lui la porta in un grande albergo, al bar. Si allontana per riservare una stanza, ha deciso. Un amico lo vede, lo chiama da parte: "Sei pazzo," dice, "quella lì è un uomo, un ballerino." Colpito, lui trova una scusa per rinviare l'incontro. Ma gli viene poi il dubbio che l'amico abbia voluto scherzare.
REGISTA E come finisce?
SCRITTORE (svagato) Come finisce? No, basta così, lasciatemi in pace. (Pausa.) Finisce che lei, ubriaca, una sera, in un localaccio notturno vede quell'amico di lui. Gli va incontro, sorride con grande tristezza, dice: "Ha fatto molto male a parlare di me al suo amico, quel giorno, nel bar. Ho capito che lei parlava di me. Ha fatto molto male, perché era l'unico uomo che avrebbe potuto amarmi." Inutile aggiungere che l'amico ci va subito a letto. E si chiude sul mistero. Il giorno dopo lei – o lui – si uccide.
POETA Ehi, là, là!
Un silenzio.
SCRITTORE Io vorrei che tutto fosse proibito, vietato. Non mi piace più niente. Non mi piace l'amore, vivere, guadagnare, lavorare, andare a spasso, nemmeno dormire. C'è qualcosa di marcio in tutto.
POETA Siamo maturi per l'annessione. Entra Fortebraccio col suo seguito. Trombe. Tà-tà-tà!
Un silenzio.
REGISTA Vogliamo pensare un po'?
POETA (scatta) E che cosa stiamo facendo? Pensare, pensare, tornare al nostro vomito, continuamente! Giacché me ne offri l'occasione, voglio dirtelo: tu non mi piaci. Non parli che di lavoro. E lavoriamo, e pensiamo! Vuoi ricordarci che sei tu il responsabile, il numero uno? Carte in tavola. Tu, tra dieci anni, sarai incerto tra la rivoltella e il gas. Finito, bruciato, perché il mondo cammina, e il futuro viene soltanto per ridicolizzare il presente, di questi tempi.
REGISTA Per te il futuro è già qui. Sei abbastanza ridicolo, anche se fai tenerezza. Ma c'è qualcosa di vero in quello che dici e la nostra forza è semmai di continuare a rendere più grave la nostra situazione, a offrire più fianchi, quattro, cinque fianchi, al ridicolo. Ma sì, tutto scompare e ritorna, e i pompieri di cinquant'anni fa oggi sono sugli altari.
POETA Tu e i tuoi film! Quando si crede di fissare la realtà se ne fissa soltanto la parte deperibile. Ogni film drammatico si avvia lentamente a diventare comico. Avete voluto la realtà? Tenetevela! Vi si disfa nelle mani.
REGISTA Ogni personaggio comico si avvia rapidamente a diventare drammatico.
POETA Concesso. Stai innaffiando il mio orto.
REGISTA Io ci piscio, nel tuo orto. E sai che ci faccio intorno alla tua torre d'avorio?
POETA Lo so, ti esprimi come puoi.
REGISTA Eppure ti ammiro profondamente.
POETA Che c'entra, anch'io ti ammiro.
SCRITTORE Si ammirano profondamente. (Un silenzio.) Tutto sommato, vorrei morire.
POETA Io non voglio morire, ed è qui il punto.
SCRITTORE Perché sei già morto.
POETA Ti sbagli. Perché amo la vita, come una suite di errori beninteso, in tutte le sue debolezze. Io vivo contro qualcosa. Amo anche voi, o almeno vi sottolineo col mio odio. Voi esistete perché io vi amo e vi odio. Questo vino sa di inchiostro.
Un silenzio.
REGISTA Ho un'idea, ma... (Gli altri due si fanno attenti.) Un'idea che mi perseguita da molti anni, che non oso mai esprimere, anzi temo che qualcuno l'abbia già avuta prima di me, e comunque presenta grossi pericoli. I quali pericoli potrebbero essere evitati se la storia fosse svolta con estrema semplicità, come se tutto succedesse oggi. In poche parole...
SCRITTORE Continua.
REGISTA È difficile. Non vorrei che la scambiaste per un raccontino filosofico. Tutto dev'essere semplicemente vero. In poche parole: Gesù non è morto.
POETA E ritorna sulla Terra! Dio mio, no!
REGISTA Lasciami finire. Tutto si svolge, almeno nella prima parte, nelle ore che seguono la tragedia del Golgota. Questa tragedia è l'antefatto. La tempesta è rimasta nell'aria. Un uomo esce da un sepolcro, scavalca i corpi delle guardie che dormono, se ne va, solo. È vivo. Non è necessario precisare che è risuscitato, è soltanto un uomo vivo, un po' spaventato. (Pausa.) Voi mi domanderete: che succede? Bene, i suoi incontri con gente che non lo conosce, o non lo riconosce, la sua paura, il suo disgusto per una soluzione che possa ancora una volta portarlo al supplizio. Si nasconde, ecco tutto. Passa del tempo. Forse mette su famiglia, o non la mette su, è prematuro dirlo. Ma lavora. Lui che detestava un po' il lavoro, e non sa che lavorare da falegname, torna a fare il falegname, in un paese dove nessuno lo conosce. Segue tutta una parte che dovremo inventare. E arrivo alla conclusione, che dovrà essere rapida, lancinante. Un bel giorno gli ordinano di fare alcune croci. E le fa. Lo lasciamo che sta piallando, inchiodando queste croci. Con una certa repugnanza.
SCRITTORE E quando ha finito il suo lavoro, si presenta la solita corte di soldati, seguita dalla folla che grida: Crucifige! e si accorge che il condannato è sempre lui, che la cosa continua, fino alla fine dei secoli.
REGISTA (sorpreso) Te ne avevo parlato?
SCRITTORE No, ma dimmi tu chi non ha avuto un'idea simile.
REGISTA La verità è che non abbiamo ancora le idee chiare.
POETA La nostra futile pretesa di adattare la vita degli altri alle nostre necessità! La vita degli altri. Fatta di giorni, una media di ventimila giorni, e di cui il succo si coglie soltanto alla fine, e non sempre! Noi chiediamo agli altri, quello che gli altri chiedono esattamente a noi, una storia. Ma non si inventa niente al chiuso. E nemmeno all'aperto. È copiarsi, che mal di testa.
Entra la Cameriera col soprabito e una valigia.
SCRITTORE Che succede? Parti?
CAMERIERA Vado alla Maternità, con la Signora. (Al Poeta) Lei mi accompagna, vero? Mi accompagna?
POETA Io? Perché?
CAMERIERA Ci ho pensato e accetto la sua proposta.
POETA Quale proposta? Di andare al cinema?
CAMERIERA La mano, anche.
POETA (si alza vivamente, gira attorno alla Cameriera) Ecco, questa è un'idea, una soluzione. Provvisoria, ma non priva di nobiltà. Pensiamoci. (Al Regista) Pensa anche tu. Solo facendo qualcosa... (Bacia la ragazza.) Dopo ce ne andremo in campagna. Hai una casa in campagna, no? La sera giocherò a briscola con tuo padre.
Suono di un campanello.
SCRITTORE Hanno suonato. (Ride, si alza.) A questo punto dovrebbe entrare il notaio e spiegare l'antefatto. Non so, la contessa, presa dai rimorsi, lo ha scongiurato di ritrovare sua figlia, che ella ebbe a Castelfranco da un militare. E scoprire per via di una voglia di vino che questa è la ragazza. (Entra la Moglie.) E che la contessa è mia moglie, la tua sedotta.
REGISTA Troppo complicato.
MOGLIE Che cosa sono io? Contessa? Sedotta? C'è giù il taxi, andiamo Crimilde. (Al Poeta) Viene anche lei?
POETA La mia parola è data. Andiamo, Ofelia.
SCRITTORE Sciagurato, ma è tua figlia!
POETA Andiamo, Antigone. Praticamente qui finisce la mia collaborazione. Voi due seguitate. E speriamo che vi venga qualche buona idea. Addio. (Esce.)
CAMERIERA Io... ho veramente una voglia di vino rosso. (Esce.)
S'ode il fischio lontano di un treno.
MOGLIE Il treno! Sentite? (Esce.)
Lo Scrittore prende un libro a caso, il Regista fuma.
SCRITTORE Non si ama invano il teatro di una volta.
REGISTA (ha un singulto di vomito) Buaaaaà.
SCRITTORE Senti! (Legge) "Quando qualcuno lo invita, lui versa il brodo nella schiena della padrona di casa, bacia la cameriera e corre fuori a mettersi nella cuccia del cane. Ma l'ha fatto troppe volte." Sembra lui.
REGISTA Chi è? (Prende il libro.) Fitzgerald. L'età del jazz. Il jazz... Si potrebbe... (Ha un singulto) Buaaà.
SCRITTORE Ho qui qualche altro appunto.
Squilla il telefono.
REGISTA No, basta per oggi. (Si alza e grida verso l'interno) Che aspettate a calare il sipario? Ho detto: sipario!
Cala il sipario. Il telefono continua a squillare.