Quello di Flaiano è un teatro di parole più che di eventi, di silhouettes più che di personaggi, di dialoghi interrotti rivolti a un lettore più che a uno spettatore: conversazioni in cui si aprono ampi squarci di silenzio e dove della vita si rispecchiano solo brandelli, equivoci, malintesi.
Nelle cinque farse, composte tra il 1946 e il 1971, anno della loro raccolta in volume, il lettore riconoscerà echi di altre pagine di Flaiano. Incontrerà il tema della noia e della solitudine, della volgarità e della banalità della vita quotidiana, dell'equivoco e della metamorfosi. Ritroverà i frammenti aforistici, le sentenze, gli epigrammi che, dopo aver attraversato le pagine narrative, si sono trasformati in queste farse nelle battute dei personaggi, collocandosi nel tessuto di una azione scenica che si rivela tutta mentale: dalla satira antimilitare della Guerra spiegata ai poveri alla comicità surreale della Donna nell'armadio; dai malintesi del Caso Papaleo alla malinconia del Marziano a Roma, fino alle divagazioni incompiute della Conversazione continuamente interrotta.