Quadro Primo

Musica astrale. Entrano il Marziano e Anna, leggendo messaggi.

ANNA "Istruzioni per l'uso del migliore dei mondi possibili."

MARZIANO "L'arte è un investimento di capitali, la cultura un alibi."

ANNA "Più una società è stanca, più ammira nella prostituzione la caduta dei suoi stessi ideali."

MARZIANO "Il tiranno più amato è quello che premia e punisce senza ragione."

ANNA "Morire è un atto indecente. Tu sei nato in una società che sopporta soltanto l'idea della vita quotidiana. Morire è un atto indecente: ti sarà pagato, da chi resta, col silenzio e col rancore."

MARZIANO "Supplemento alle istruzioni per l'uso del migliore dei mondi possibili: Se ammetterai che la m..." – qui, una parola che non capisco – "in fondo non è cattiva, dovrai mangiarla due volte al giorno."

ANNA "La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. La verità fulmina chi osa guardarla in faccia."

Escono Anna e il Marziano. La musica smette. Entra Adriano, trafelato.

ADRIANO Un essere di un altro pianeta è sceso a Roma con la sua aeronave! Cercherò di mantenere la calma, che ho perduto all'annunzio dell'incredibile evento, e di reprimere l'ansia che subito mi ha spinto fuori di casa, per sapere se è vero. Tutta la popolazione si è riversata al centro della città e ostacola ogni traffico. È dunque vero? Non ci si muove più. La folla ondeggia, canta, grida, improvvisa danze. Ho visto i primi ubriachi. Vorrei raggiungere la redazione del mio giornale, certamente lì sapranno qualcosa, ma penso che sarà meglio non farsi vedere. Sono in ferie, ancora per una settimana. Segnate questo giorno come l'inizio della nuova storia! I tetti degli autobus brulicano di giovani e di ragazzi che urlano e agitano grandi bandiere. A tratti arriva, portato dal vento, un lontano scoppio di applausi, che riaccende la gioia e provoca sbandamenti, e una più viva confusione. O giornata felice! (Si leva il sipario. Un luogo cosiddetto "magnifico" di una Roma ideale: una scalinata, un obelisco, una fontana, palazzi. E una calda notte di metà maggio. Clamori di folla lontana. Un carabiniere sale di corsa le scale, due preti le scendono. Un vecchio mendicante con un berretto a visiera dorme accucciato in un angolo. Urtato dai passanti che salgono in fretta, Fabrizio scende le scale. E stravolto, inebetito, senza cravatta e senza scarpe, con calze di lana rossa. Adriano gli va incontro, sorpreso di vederlo in quello stato.) Fabrizio, che ti succede?

FABRIZIO Adriano! (scoppia in pianto.) Oh, non lasciarmi, che ore sono? Io avevo un appuntamento, resta qui, non lasciarmi, aiutami!

ADRIANO Che ti succede, Dio mio! Parla, siediti, non ti reggi in piedi. Dove hai messo le scarpe?

FABRIZIO Le scarpe? Non lo so.

ADRIANO La tua mano sanguina.

FABRIZIO Sì. È bello, il sangue... Quello degli altri mi fa orrore, ma il mio, il mio è l'unica prova che ancora esisto. Oh, Adriano! L'ho visto! L'ho visto scendere!

ADRIANO Dunque è vero! Quando? Dove? Racconta!

FABRIZIO (siede su uno scalino) Lasciami respirare. No, non è possibile. Tutto deve cambiare. Se è vero quello che ho visto – e perché non dovrebbe essere vero? – se è vero, o Adriano, tutto deve cambiare! Non parliamo di questa nostra miserabile arte, che è un inganno, o forse una pietosa consolazione, ma la vita, i rapporti col prossimo, il determinismo cosmico, la religione, tutti questi concetti elementari che ci uccidono... Dammi una sigaretta. Grazie... La mano ti trema.

ADRIANO Sì, che mi trema. Mi dici cose che mi sconvolgono... Sì, tutto deve cambiare, non è possibile questa vita che ci prospetta solo l'orrore, il vuoto delle sue menzogne. Accendi bene... Dove l'hai visto?

FABRIZIO Al Galoppatoio. Proprio quando è sceso. Guardami in faccia. Ti sembro pazzo? Ho l'aria di chi sta impazzendo? Ebbene, io divento pazzo.

ADRIANO Calmati, racconta tutto con ordine. Comincia dal principio.

Un Passante si ferma ad ascoltare.

FABRIZIO Ero uscito da casa. Avevo un appuntamento con una signora, bella, materna, ma tu la conosci... la Panocchia. No? Quella bruna dagli occhi larghi come l'inferno, ti piaceva tanto... Insomma, dovevo telefonarle per la conferma, perché andavamo in casa di una sua amica, che tra parentesi è una tua ammiratrice. Basta, invece di telefonarle, evidentemente invecchio, entro a Villa Borghese. L'aria era dolce, il cielo... hai mai visto un cielo più sereno e carico di promesse? Mi metto seduto in un prato, mi sdraio e mi esce di testa l'appuntamento. Ah, questo è il segno premonitore, sai, che nella vita arriva un certo momento in cui il cervello decide: sì, oggi vado con quella, e qualcosa, dentro di te, ti porta al cinema, o in una libreria, o in un prato. Stavo li, ero felice. Di colpo, un cerchio d'oro nel cielo... un anello. Credevo a un'allucinazione, ma era fisica, persistente... Scende diritto come una spada, si ferma a una cinquantina di metri da terra, proprio contro il sole al tramonto, mandava il fruscio di un foulard di seta. Ho avuto tutto il tempo di guardarlo. Un gran piatto d'oro con una mezza cupola. Bello, lucente! Di colpo scende e si ferma, da qui a quella casa. Fremeva come un calabrone. La gente intorno scappava, urlava, mi trovo un bambino tra i piedi, casco in un fosso, scappo anch'io. La paura? No, era uno sgomento nuovo, che mi dava le vertigini, scappo senza vedere dove, piangendo e ridendo, preso a tratti da una felicità insostenibile, assurda, ma anche dal terrore. Sarò caduto cinque o sei volte, senza accorgermene. Guarda le mani. Quanto tempo ho girato? Non lo so, sei la prima persona con cui parlo... (scoppia in pianto.)

ADRIANO (commosso) Calmati, ti scongiuro! E le scarpe?

FABRIZIO Non lo so. Non ricordo niente. Solo questa felicità insostenibile, che mi faceva piangere... Vorrei telefonare a casa, ma non ricordo il nuovo numero. E poi, che importanza ha? Tutto deve cambiare. Dammi un bacio. Abbracciamoci, Adriano, tutto ricomincia.

Si abbracciano e piangono.

PASSANTE Sì, è vero, è sceso al Galoppatoio. Ma non si passa, ci sono i carri armati, la polizia.

ADRIANO E non si sa altro?

PASSANTE Dice che è venuto da Marte. Almeno, così dicono.

FABRIZIO Da Marte?

PASSANTE Dice che da Marte, siccome è il momento in cui si trova vicino alla Terra, ci ha messo tre giorni.

FABRIZIO Da Marte! Tutto deve cambiare. È chiaro che se hanno questi mezzi per arrivare sino a noi, lassù le cose sono più semplici da un pezzo. Per forza hanno dovuto eliminare, e forse non hanno nemmeno conosciuto, tutto il fango che rende opaca la nostra filosofia, la nostra scienza. Ti dirò di più: il nostro amore! Come ti chiami, tu?

PASSANTE Pascotto Lorenzo.

FABRIZIO Abbracciamoci. Siamo tutti fratelli. Tutto deve cambiare, non è possibile altrimenti. Oh, Lorenzo!

ADRIANO Sì, abbracciamoci! Che giorno grande e terribile.

Si abbracciano, ma Pascotto è poco convinto. Scendono due Studenti.

PRIMO STUDENTE No, è assurdo. Tre giorni sono 72 ore. Dividi 56 milioni, che è la distanza nel periodo di massima opposizione al sole, per 72 e hai, grosso modo, 780.000 chilometri l'ora. Andiamo, ti sembra una velocità concepibile? Quando avremo altri dati, ragioneremo.

SECONDO STUDENTE È un trucco.

PASSANTE Io vado.

Escono gli Studenti e il Passante.
Scendono Alvaro e Orlando, sconvolti anche loro.

ALVARO Ecco Adriano!

ORLANDO Adriano!

ADRIANO Orlando! Alvaro!

ALVARO Non si passa, siamo stati travolti dalla folla, su a Porta Pinciana, per un vero miracolo eccoci qui.

ORLANDO Ah, io l'ho visto, e adesso basta. Voglio vedere chi ha più il coraggio di venirmi a dire: tu non fai niente, tu non lavori, sei un frivolo e roba del genere. Sì, sono un frivolo! Ed è questo il motivo, che io avevo intuito, lo dicevo da anni, quando tutti ridevano. È venuto, siete contenti? E adesso ve la pigliate nel sedere col vostro lavoro, tutto da buttar via, non ci sarà una pietra, ma che dico una pietra, un foglio, una piuma, un pensiero che potrà inserirsi nella nuova armonia. Sbaglio, forse?

FABRIZIO Dove l'hai visto?

ORLANDO Ciao, Fabrizio. Quando lo scortavano all'automobile.

ADRIANO Parla, racconta.

ORLANDO È alto, biondo, virile. La folla sembrava impazzita, un bambino gli è andato incontro, lui l'ha baciato. Così, semplicemente!

ALVARO Ha un aspetto serio, nobile.

ORLANDO E ti meravigli? Veste con un'eleganza sobria, che qui nemmeno ce la sogniamo. Noi, vestiti tutti come ballerini o magnaccia, gli spacchetti dietro, le scarpe a punta!

ALVARO Sembrava uno del Nord, uno svedese. Era stanco, ma sorrideva. Hai visto quando sorrideva e agitava le braccia?

ORLANDO Certo. Semplice, alla mano, e avrebbe potuto schiacciarci tutti.

ALVARO È un'altra mentalità.

ORLANDO Se gli uomini sono così, pensa le donne. Le marziane! Qui è tutto da rifare, amici miei, preparatevi. Tra due mesi le vostre donne vi sembreranno scarpe vecchie, ancorate ai loro pregiudizi, al loro concetto utilitario della bellezza... (A Fabrizio) E tu, dove hai messo le scarpe?

FABRIZIO Non lo so, lasciami.

ADRIANO Lasciatelo, è sfinito. L'ha visto anche lui.

ORLANDO Ah! E che impressione ti ha fatto? Buona?

 

FABRIZIO Lasciami in pace. Io non posso ascoltarvi. Tutto ciò che posso fare è restare solo con me stesso, chiarire, chiarire, arrivare in fondo. Ci dev'essere, dentro di noi, in fondo, tra il fango e lo sterco che abbiamo accumulato in tanti anni, quell'idea, quella scintilla che doveva salvarci. Ma dobbiamo aprirci, rovesciarci come un guanto, camminare in ginocchio, leccare la terra... (Cade in ginocchio.)

Un Passante si ferma.

SECONDO PASSANTE Si sente male?

ADRIANO No, è un nostro amico.

FABRIZIO Addio. Io vado. Non so dove. Non ricordo nemmeno il telefono di casa.

ADRIANO No, resta.

ALVARO Veniamo anche noi.

ORLANDO Certo, è tutto da rifare. Non ci sono dubbi. Ma come? Da che parte si comincia?

FABRIZIO Da te! Da te stesso! Da dove vuoi cominciare, fratello? da te stesso!

ORLANDO Si fa presto a dire. Bisognerebbe prima mettersi tutti d'accordo.

FABRIZIO Ma è questo il significato del suo arrivo tra noi! Non può essere altro. O pensate che sia un turista? E che venga qui per mangiare i vostri spaghetti?

ORLANDO I miei? Io odio gli spaghetti! Anzi, mi domando che cosa ci sto a fare in questo paese. Non sono facinoroso, non mi piacciono gli spaghetti, non mi piace il sole, mi piace il verde, mi piace la natura, il silenzio, la Svezia! A me fai questi discorsi?

Scendono tre Impiegati, allegri.

PRIMO IMPIEGATO Aprono le chiese, hai visto, espongono il Sacramento.

SECONDO IMPIEGATO C'è il richiamo alle armi.

ORLANDO Per la guerra?

SECONDO IMPIEGATO No, per il servizio d'ordine. Se ne arriva uno in ogni città, come si ferma la gente?

TERZO IMPIEGATO Domani è festa.

PRIMO IMPIEGATO Domani soltanto? Per tre giorni io in ufficio non mi faccio vedere. È una data storica. Guarda il mio ministero, tutto illuminato. E il tuo? il tuo?

TERZO IMPIEGATO Il mio non si vede da qui, è dall'altra parte.

PRIMO IMPIEGATO Non avete neanche le candele, voi!

SECONDO IMPIEGATO Pensa, andare dal capufficio e fargli una bella pernacchia!

PRIMO IMPIEGATO E se te la fa lui a te? Chissà da che parte si mette, lo sai tu da che parte si mette?

Gli Impiegati escono. Salgono due Operai.

PRIMO OPERAIO È al Quirinale!

SECONDO OPERAIO Sta parlando col Presidente! E finita la pacchia!

ADRIANO Dove sta? Al Quirinale?

PRIMO OPERAIO Sì, lo porta il giornale! Domani ci sarà l'amnistia, tanto per cominciare! Dice che intorno alla Terra ci sono almeno un migliaio di altri così, che aspettano. Ormai comandano loro, è finita la pacchia. Con una bomba, sistemano tutti.

FABRIZIO No, non useranno bombe! Ma non capite che la nostra dialettica da bambini cattivi e stupidi è finita per sempre? Tutto cambierà, sono d'accordo con voi, ma senza bombe. Tutto diventerà chiaro, semplice. Spettacoli che sino a oggi ci sono parsi indispensabili, umani, ci sembreranno ridicoli, resti di superstizioni. È finita la menzogna, questo sì, finito l'errore, finita l'ingiustizia. È il giudizio universale! Ognuno sarà giudicato per quel che è. Ma non vai al giudizio universale con le bombe in tasca.

SECONDO OPERAIO Io dico quello che c'è sul giornale.

PRIMO OPERAIO Sì, lo dice il giornale. È finita! Avanti popolo, alla riscossa! (Canta) Bandiera rossa, bandiera rossa!

Gli Operai salgono di corsa, cantando.

FABRIZIO (grida) Ma non ci sono più bandiere! Non c'è più popolo! Non c'è più niente! C'è l'uomo, nudo! È il primo giorno del mondo!

Scendono, calmi, tre signori: Bellario, Alessio e Ercolani.

ERCOLANI Io non ci credo.

ALESSIO Il comunicato è stato smentito dalla Radio stessa.

BELLARIO Non ci credo nemmeno se lo vedo. Olà, Adriano, hai visto quanto chiasso per niente?

ADRIANO Per niente? Ma è arrivato!

BELLARIO Sì, lo dicono. E poi, anche se fosse arrivato? E, bada bene, io non ci credo. Anche se fosse arrivato? La situazione può cambiare? Siamo ai blocchi, ormai. È la pace.

FABRIZIO Ma tutto deve cambiare!

ALESSIO E perché tutto, scusi? Per fare il giuoco dei cretini? Io sono per le riforme, ed è giusto che si facciano, ma nella legge.

FABRIZIO Ciò che lei dice è assurdo, superato. Lei si preoccupa di questa miserabile situazione interna e mondiale?

 

BELLARIO Ma certo! Non siamo sulla luna, è la nostra situazione, questa.

FABRIZIO E a se stesso, non pensa? Non vede che questo arrivo è il segno della fine?

ALESSIO L'anno mille!

FABRIZIO L'anno zero! Si ricomincia daccapo. Dobbiamo spolverare i nostri cervelli, le nostre anime, ripresentarci come siamo venuti sulla terra, tabula rasa.

ERCOLANI Snobismi! Qualunquismo apocalittico!

FABRIZIO L'innocenza sola trionferà, la verità sta arrivando e tenetevi pronti, perché l'inferno è pieno di gente come noi e come voi, che gira in cappello e cappotto, dicendo che l'inferno non esiste.

ALESSIO Ma non esageri. L'inferno è una comoda ipotesi e, nel migliore dei casi, un calcolo di probabilità.

BELLARIO La realtà è un'altra cosa.

ERCOLANI Restiamo coi piedi a terra, per favore.

FABRIZIO Guardiamola, la vostra realtà. Vi piace?

ERCOLANI Moltissimo, se proprio vuoi saperlo.

BELLARIO Non si scaldi. Tra due anni andremo anche noi su Marte. E tutto finirà con i soliti scambi culturali e le gite in comitiva, nelle quali noi italiani siamo maestri.

FABRIZIO Lei è un uomo arido e probabilmente cretino!

BELLARIO Io ti spacco il muso!

Lottano. Adriano e Alessio li dividono. Ercolani si allontana, gli altri due lo seguono.

FABRIZIO Ecco la cultura. C'è da piangere.

ADRIANO Lasciali stare.

ALVARO Sono signori, non hanno mai saltato un bagno.

BELLARIO Non fatevi illusioni!

FABRIZIO E voi neppure! I duri di cuore morranno! (Bellario risponde con un suono sguaiato.) Tu vedi, tu vedi! La lotta non sarà facile, ma quale potente alleato abbiamo. Grazie, Signore, hai mandato il tuo angelo revisore, la sua spada manda fiamme contro il sole. Io l'ho vista. (Scendono tre giovani di una banda di jazz, suonando. Dietro vengono Fred, Anna, Mara e Patrizia. Escono i giovani jazzisti. Clamore di una folla lontana.) Sentite, il vento porta il grido di gioia della folla. È il grido della nostra vittoria, lo riconosco!

ADRIANO Vinceremo anche noi, una volta? Non ci credo!

FABRIZIO È in un giorno come questo, in un momento simile, che si capisce questa città, questa povera e grande Roma. Guarda le luci che scrutano il cielo e radono le cupole, guarda là in fondo, verso occidente, come le stelle palpitano di nuova speranza. O Roma. Ti avevamo scambiato per una garçonnière! Ma è qui che i martiri hanno versato il loro sangue, e tutti i giorni il martirio si ripete, tra la nostra bieca indifferenza. O povera Sodoma, povera Gomorra! La palla di fuoco è venuta a purificarti!

Rintocco di campana.

ORLANDO Ragazzi, è l'una.

FABRIZIO L'una? Io vado. Ho dimenticato il numero di telefono, vado a piedi... Oppure tutto è diventato inutile?

ADRIANO Non hai le scarpe, ti farai male.

FABRIZIO O Adriano, nessuno di quei martiri aveva le scarpe! Addio, lasciami andar solo. (Esce.)

ALVARO È rimasto scosso, se non sbaglio.

ADRIANO Tutti, siamo rimasti scossi. Se io penso a me stesso,  ai miei ridicoli progetti di questa mattina, sento una grande pietà, nemmeno disgusto, una grande pietà.

Rintocco di campana.  Anna, Mara e Patrizia seggono sugli scalini, annoiate.

FRED Con questa storia del marziano oggi è una bella confusione. Io sono un uomo d'ordine e anche un po' moralista, dovevo muovermi, combinare, e la giornata è persa. Come può uno senza un fisso battersi contro un calendario che prevede cento giorni festivi, più il marziano? (Ad Adriano) Mio grande amico, Roma non è possibile, non siamo di ferro, la volontà ha un limite, e anche la fantasia. Glielo dice un disgraziato intellettuale che ha molta fantasia e che sa dominare la volontà. Ma che gli racconto domani all'ufficiale giudiziario per farmi sganciare i bauli col corredo scenico? Che è venuto un marziano? Lo sa! Forse nei limiti della sua immaginazione ne gode persino. Se posso permettermi, che sta facendo di bello lei, nel campo letterario?

ADRIANO Professore, ho la testa per aria.

FRED E io? Siamo in un'epoca di transizione, ne sopportiamo le conseguenze. I valori spirituali vanno a farsi fottere, carissimo amico. L'uomo cerca facili miti, rifiuta il soprannaturale; non serve nemmeno rifugiarsi nell'arte.

ADRIANO Sì, sì, d'accordo. Io...

FRED Arte, ultimo inganno. (Cava delle fotografie di tasca.) Balletto Orléans, stile anni venti. Cambio nome, mi trucco da negro, balliamo. Lei dirà: è la fortuna! Nossignore! Da una settimana in attesa di un sì e oggi, che dovevo concludere, arriva il marziano. Non ho falsi orgogli, amico, mi svendo. Tre bambole, più il sottoscritto da mettere insieme, a forfait, per una festa, in una villa, in casa di qualcuno. (Insinuante) Lei non immagina di quale aiuto può essere la mia volontà. Conosce nessuno? Anna, saluta il signore. La mia fidanzata.

ANNA Ciao.

FRED Mara. Patrizia. Quasi minorenni. Allora? (Fissando, da ipnotizzatore, Adriano) Lei farà ciò che le dico? Lei vuol farlo!

ADRIANO (stordito) Sì, sì, ciao. Mi scusi, professore. Mi scusi, ne riparleremo. Non ora, non ora, la prego. (Torna verso i suoi amici.)

ORLANDO Simpatiche. Italiane?

ALVARO Decidiamo. Un sì e un no.

ADRIANO Andate, siete liberi, io non partecipo. (Siede affranto.)

FRED È triste sopravvivere alla propria arte. Lettura del pensiero, dominio della volontà. Non le vogliono più nemmeno in provincia. O è il mio sguardo che non convince? Sto diventando anche miope. E sono io che mi perdo, che mi affascino, negli occhi del soggetto. Ma che cosa voglio vederci? Non c'è niente nello sguardo di un uomo, solo un mucchietto di immondizia. Anna, le sigarette. No, tenterò di raggiungere il centro. E l'impresario. La mia presenza, qui, frena questi ipocriti.

ANNA Ti aspettiamo?

FRED Se avete sonno, dormite nella macchina. Ma l'aurora non avrà dischiuso le palpebre che io sarò di ritorno. Ciao, donne. E state attente, che il popolo in festa ridiventa bambino e tende a non pagare i piaceri di cui gioisce. (Esce. Si incontra con Massimo, che trascina una ragazza bionda e brilla.)

Vedendo gli amici, Massimo si ferma e ride da ubriaco

MASSIMO Ciao, ragazzi! Oh, Orlando! Qui si respira, laggiù è una bolgia, tutto fermo e pieno di bandiere. E la gente. Da dove è uscita fuori, tanta gente? Vecchie popolane ubriache, una con un vestito tricolore... Al parlamento si stanno picchiando. Stanotte entra in vigore la legge marziale. Io ho fatto un epigramma.
Quando un marziano ci assale
Noi promulghiamo la legge marziale!

ADRIANO L'hai visto, tu?

MASSIMO Era in giro poco fa in automobile, scortato da un reggimento, la gente impazzisce, sono sbronzo! Voglio vedere chi torna a casa stanotte! Si trovano donne, quante ne volete! Questa è svedese! Si chiama Eva.

ORLANDO Svedese? Stureplan!

SVEDESE Tak! Tak!

MASSIMO Ma è pieno, ne trovi quante ne vuoi! Una cosa simile non l'ho mai vista. Ci sarebbe da fare un'inchiesta, relazione tra impulso erotico femminile e i violatori dello spazio. La farò! Per arrivare all'automobile le donne si ammazzano. E i bambini? Io ne avrò calpestati cinque o sei. Ma tanto, in questo paese, non sono i bambini che mancano. Io vi saluto!

ADRIANO Ma viene proprio da Marte?

MASSIMO Se ci muoviamo e facciamo soltanto: ah!  È finita per noi! Ho piacere, così impariamo a vivere. Ecco la prima straordinaria, tenete, addio! (Getta loro un foglio ed esce con la ragazza.)

Essa saluta tutti. Alvaro raccoglie rapido il foglio.

ADRIANO "Un'impresa che apre nuove prospettive al mondo... Un marziano a Roma!" La fotografia… oh, che nobile volto!

ORLANDO Virile! Che vi dicevo?

 

ALVARO "L'astronave circondata da truppe... L'esultanza della folla… Il marziano parla italiano! Il marziano saluta la Terra! Sbalordimento in tutto il mondo… I colloqui proseguono." (Volta il foglio) "Strangola l'amante…"

ADRIANO Non c'è altro? Ma è poco! È poco!

Grida di gioia portate dal vento. Una campana suona a festa.

ORLANDO Andiamo verso il centro, anche noi!  Che facciamo qui, partecipiamo, muoviamoci"

ADRIANO Non potremo vederlo. E poi, io non voglio vederlo! Non ho di queste curiosità plebee, la dittatura me le ha tolte per sempre. Mi basta la certezza che è arrivato. E forse, lui, è arrivato quaggiù per farsi fotografare?

ORLANDO No, che ragionamenti, ma dobbiamo seguire l'impulso della folla. Che cos'è questo rinchiudersi nella torre d'avorio?

ALVARO è un giorno eccezionale. Dobbiamo vedere.

ADRIANO No restate, amici. Almeno voi restate. Lasciate andare la folla, che fa il suo mestiere, e applaude tutto. Non ci salviamo, applaudendo. Forse quel mendicante sarà salvato... Ma noi, no. Siamo ciechi e vogliamo vedere, siamo sordi e vogliamo sentire! (Al mendicante) Fratello! Vuoi abbracciarmi? Abbracciami.

MENDICANTE Che ho fatto? Io stavo a dormire. Che adesso vi rode il culo, che non si può neanche dormire?

ADRIANO Abbracciami e perdonami. Da oggi siamo tutti fratelli.

ANNA (ironica) E sorelle!

ADRIANO Sì, fratelli e sorelle! Anche voi, sorelle! Ma forse c'è un solo modo di farvi capire ciò che voglio dire. Tenete, ecco. Il mio denaro. Divido con voi quello che ho. E perdonatemi. Il superfluo!... Altro che superfluo, io vi do tutto!

Rintocco di campana.

ALVARO È vero, perché no? Siamo tutti fratelli. Tenete! Anch'io.

ADRIANO Ci ammazziamo per questa porcheria del diavolo.

ORLANDO Io non ho un soldo. Se li avessi ve li darei volentieri.

ALVARO Io mi tengo cento lire per il tram.

ADRIANO Oh. Ci si sente diversi, più liberi, innocenti come bambini. Non provi la stessa sensazione?

ALVARO Certamente.

ADRIANO Provo una dolcezza mai prima provata, vorrei cantare. Adesso capisco perché ogni nuova comunità, al sorgere di una nuova fede, cerca liberazione nel canto. Ma noi che cosa possiamo cantare?

ORLANDO Non sappiamo un inno. Non è mica come nel Nord, dove tutti cantano.

ADRIANO È la nostra ignobile abitudine allo scetticismo. Come gli scaccini di una chiesa, abituati a vivere tra le cose del culto, a toccare e a spolverare, e non le vedono più. La nostra filosofia: il possibile! Che cosa possiamo cantare?

ORLANDO Non abbiamo un inno.

ALVARO Il peggio è che non abbiamo un Libro.

ADRIANO Ci siamo nutriti di libri, di saggi e di romanzi. Ma adesso viene il momento, e non possiamo cantare un romanzo.

ALVARO O magari un saggio.

ORLANDO Possiamo dire una poesia. Chissà, i marziani, che poesia diversa dalla nostra.

MENDICANTE Io so uno stornello. Ma è un po' sporco.

ANNA Noi sappiamo una canzone.

ADRIANO Cantatela! Qualunque cosa, ma cantiamo.

ANNA Vale come ringraziamento. Facciamo Il lamento del tabaccaio?

PATRIZIA Comincia tu.

MARA Noi entriamo al ritornello.

ADRIANO Che cos'è, un inno?

ANNA No, è il lamento di un tabaccaio. Non so poi perché si chiama così. Ma è tanto commovente. (Canta.)

 

Il lamento del tabaccaio

Stammi a sentire, da bambino ero un paggio.

Tu non mi credi? Ero buono e cortese.

Schiudi le orecchie, da bambino ero saggio, credevo in Dio, amavo il mio Paese.

Guardami in faccia: ero serio e gentile. Rispettavo le piante, i gatti. Ero vile.

CORO RAGAZZE

Da vecchio, sarò l'onta del quartiere.

Da vecchio, tutte le voglio vedere.

Da vecchio, solo le donnacce e il bere.

ANNA

Perché mi guardi? Da bambino ero bravo.

Mi devi credere, ero savio e ubbidiente.

Da bambino, perdio, mi ti mangiavo

nello studio. Da bambino ero prudente.

Tu ridi, fesso? Ero ben pettinato.

Rispettavo le aiuole, i cani. Ero ordinato.

TUTTI

Da vecchio, sarò l'onta del quartiere!

Da vecchio, tutte le voglio vedere!

Da vecchio, solo le donnacce e il bere.

 

Mentre ripetono il ritornello, formano coppie e ballano. Il mendicante balla solo. E tutti, ballando, escono. Un rintocco di campana.

Sipario.