Quadro Quinto

Casa dell'Amica. Stessa scena, più due alti paralumi art-nouveau e una pelliccia sul divano. È notte. Musica di giradischi. L'Amica indossa una vestaglia, sta piangendo e guarda un foglio di carta che ha in mano. Di colpo si ricompone e nasconde il foglio di carta. Entra il Regista, stanco, preoccupato. L'Amica gli va incontro, si baciano.

 

REGISTA Stai bene? Hai cenato?

AMICA Non avevo fame. E tu? Vuoi qualcosa, è tutto pronto.

REGISTA Più tardi. Ah. Prima che me ne dimentichi, ecco le chiavi. Non so mai dove metterle e non vorrei che me le trovasse in tasca. O che le perdessi. (Ferma il giradischi.) Scusa, sono stanco.

AMICA Perché non vuoi tenerle?

REGISTA Sono già tanto distratto e poi, sai, odio tutte queste chiavi. Ne avrò una dozzina, sfondano le tasche. Posso avere un bicchiere d'acqua, ti dispiace? (Si getta sul divano, l'Amica versa un bicchiere d'acqua.)

AMICA Che cos'hai fatto oggi, non ti ho trovato.

REGISTA Avevo un sacco di cose, poi il lavoro. Ti ho telefonato.

AMICA Sì? Sono stata quasi sempre in casa.

REGISTA Forse eri uscita. Verso le quattro.

AMICA Alle quattro ero in casa.

REGISTA Comunque adesso sono qua.

AMICA Togliti le scarpe. Te le tolgo io.

REGISTA Sì, grazie. Sei molto cara. (Suona il telefono.) Non rispondere.

AMICA Perché?

REGISTA Non rispondere.

Il telefono squilla a lungo, poi tace.

AMICA Ma sono in casa mia, che vuoi che succeda?

REGISTA Scusami, ho i nervi un po' a pezzi. Questa luce mi fa male agli occhi. Tira un po' indietro la lampada, ti dispiace?

AMICA (sposta la lampada) Che cos'hai da guardarmi? Sono brutta, vero? Domani vado dal parrucchiere.

REGISTA Che strano odore di gatto. Non lo senti?

AMICA Di gatto? Stai scomodo con la testa, ti metto un cuscino. (Esegue.)

REGISTA Grazie. Vorrei una cosa buona da bere, ma non troppo forte, non so, sherry, pochissimo. Grazie. (Beve, ha un singulto di vomito.) Buà! Ho fumato troppo. Devo smettere di fumare.

AMICA Sì, dovresti smettere. Hai una macchia sul bavero. Adesso te la tolgo, dovresti darmi la giacca. Perché devi andare sempre così?

REGISTA Non importa. Lascia stare. Ti prego.

Un silenzio.

AMICA Sei bello. Io invece mi sento vecchia e brutta. Non è giusto.

Un silenzio. L'Amica va al tavolo e comincia un solitario.

REGISTA Dio mio, smettila coi solitari, si diventa scemi. (Pausa.) Io non so come non ti accorgi di quest'odore di gatto.

AMICA Vorrei fare un viaggio, sparire. Sola. O con te, se vuoi. Ma figurati se tu vuoi. Hai molto lavoro adesso. Avete trovato la storia?

REGISTA Abbiamo varie idee. Non è facile. E poi, la settimana prossima, questa vacanza già decisa, mi annoierò a morte, ma devo andare, starò fuori solo una decina di giorni.

AMICA Tra dieci giorni è Ferragosto. Non mi dire che rientrerete per Ferragosto. Starete fino alla fine del mese.

REGISTA (stonato) Ma che dici. Torno. E comunque, prima di andar via...

AMICA (cambiando discorso) Dovrei mettere dentro la macchina. Ma no, la lascio fuori. (Pausa.) Io domani sai che cosa faccio? Lascio perdere tutto e mi riposo. Ho la pelle tirata. Vuoi che andiamo a letto? Riposeresti meglio.

REGISTA No, fumo un'altra sigaretta. (Fuma, ha un singulto di vomito.) Buà! Proprio non posso fumare, guarda. Lo farei io un solitario, ma a me non riesce mai. (Un silenzio. Esitando) Hai... hai ritirato l'analisi?

AMICA (dandogli un foglio) Ecco.

REGISTA (legge) Ah! Va bene. Buà! Ho parlato col dottore. Dovremmo andarci domani, alle cinque. Passo a prenderti. (L'Amica scoppia in singhiozzi.) Che hai adesso? Che ti prende? Non eravamo d'accordo?

AMICA (tra i singhiozzi) Ma non potresti lasciarmelo? È mio, è mio, non ti darei nessun fastidio, tu neanche devi sapere che esiste, te lo giuro, lasciamelo, me ne vado via, non sentirai più parlare di me!

REGISTA Ah, no, basta! È da impazzire! Qui hai deciso di farmi impazzire. Smettila di piangere. Ma io ti amo. Lo sai che ti amo, che razza di discorsi, bisogna tornare sempre daccapo.

AMICA (piangendo) Sì, torniamo sempre daccapo! Vuoi sapere che cosa sei tu? Sei vile, vile, vile! (Corre verso il fondo, il Regista la raggiunge, la blocca. Dibattendosi) Oh, lasciami, sono stanca, ho sonno, voglio dormire.

REGISTA Pazza, pazza, che vuoi fare adesso, le pillole! Quante ne hai prese!

AMICA Non lo so, lasciami, voglio morire, sarò padrona di morire, oh!

REGISTA Dove sono, ah ecco, sei pazza, quante?

AMICA Lasciami, niente, che importa? tre, ho sonno!

REGISTA Pazza, pazza, pazza.

AMICA (singhiozza) Oh, vorrei essere piccola, avere due anni, voglio mia madre! (Si batte la testa coi pugni) Ma perché, perché!

REGISTA Ti prego, ti prego, ti prego! (Di colpo l'Amica smette di piangere, si fissa, ebete.) Stai calma.

AMICA Sì.

REGISTA Comunque non è la fine, andiamo solo per consiglio. Fronteggiamo la situazione con calma. Oh. (Un silenzio.) Perché non parli?

AMICA (atona) Ma che... lasciami. (Si soffia il naso.) Vuoi mangiare qualcosa?

REGISTA Mangiare? Non parlarmene. Ho solo voglia di vomitare, figurati.

AMICA Pensa, anch'io.

REGISTA (ha un singulto di vomito) Buuà!

Buio.