Le ombre bianche
Queste «ombre bianche», cioè «storie brevi, divertimenti e dialoghi; infine occasioni, satire scritte negli ultimi quindici anni» furono radunate da Flaiano nel 1972, nella certezza che la realtà avesse ormai superato la satira. Vi ritroviamo dunque il Flaiano più risentito, impassibile e feroce, capace come pochi di additare le allucinazioni di cui siamo vittima e di mettere in scena mostri – e mentre leggiamo e sorridiamo è come se uno spiffero gelido ci investisse d’improvviso.I mostri sono ad esempio gli intellettuali che animano cene mondane simili a farse da circo equestre discettando sul Destino dell’Uomo – serate che si arenano poi, com’è giusto, nel gabinetto, alla ricerca di un brillante finito nello scarico; o giornalisti televisivi beceri e compiaciuti che, se intervistano il Vate ormai cieco e improduttivo, non arretrano di fronte ad alcuna bassezza, e non esitano a tradurre le sue risposte ironiche ed elusive nel gergo che può compiacere il pubblico. Ma un mostro quotidiano, il Mostro, è anche l’oppressione dei fatti, che, in un paese annoiato e insaziabile, produce innumerevoli altri mostri, come quel gruppo di amici-esperti di pretta marca italica i quali, nelle loro conversazioni da bar-tabacchi, sera dopo sera uccidono scientificamente e senza lasciare tracce le loro mogli e tutte le donne che conoscono.