Quadro Terzo

Studio dello Scrittore. Il Regista e lo Scrittore fumano. Il Poeta dorme in una poltrona.

REGISTA Sai, mi dice lui, quando sono andato a casa sua, non sapevo ancora niente, sai, mi dice: "Ci siamo lasciati. Vado via." "Ah," dico io, "mi dispiace." "Dispiace anche a me," dice lui, "ma ormai era una vita impossibile." In quel momento entra la moglie, serena, lo accarezza mentre lui finge di commuoversi.

SCRITTORE Forse era davvero commosso.

REGISTA Può darsi. Ma senti che gli dice la moglie. Gli dice: "Povero amore mio, mai visto così contento come oggi."

SCRITTORE Incredibile.

REGISTA Ti giuro. Lui allora va a salutare i bambini e lei resta sola con me. Un momento d'imbarazzo, come in ascensore, ma lei è molto tranquilla. Mi dice: "Speriamo che si cavi da tutti i suoi impicci con l'altra."  Era serena. Entrano i bambini con la cameriera che piange. I bambini invece sono contenti. Gli domandano: "Quando torni, papà?" "Tra una settimana." "E quant'è una settimana?" domanda la più piccola. E la moglie: "Sciocchina, neanche la settimana sai? L'orologio lo sai, la settimana no? Su, dimmi i giorni della settimana." Sempre didascalica, insomma, sempre perfetta educatrice. La piccola comincia: "Lunedì, martedì, mercoledì..." Si ferma. E lui: "Ma vedi che li sai? Giovedì..." "Sabato e domenica" dice la piccola. "No, manca venerdì," dice il bambino. "Insomma, sono sette giorni." Si baciano, lui è molto commosso, usciamo. Sulle scale, lei si affaccia e dice: "Non correre!" E lui: "Sta' tranquilla." Poi si volge a me: "Perché me lo dice? Tanto sa che corro lo stesso."

SCRITTORE Incredibile.

REGISTA Sul marciapiedi, prima di salire in automobile...

Entra la Moglie.

MOGLIE Oh, scusate, vi disturbo. (Vede il Poeta dormiente e abbassa la voce.) Oh, dorme. Avete bisogno di qualcosa?

REGISTA (la bacia) Carissima. Come stai bene!

MOGLIE Oh, sì, proprio. Non sono brutta?

REGISTA Sei bellissima.

MOGLIE Caro. Allora, vi lascio. Proprio non volete nulla?

SCRITTORE Mandaci del caffè. Grazie.

MOGLIE Ciao, ciao. (Esce.)

Suona il telefono.

REGISTA Se è per me, non ci sono.

SCRITTORE (al telefono) Sì, sì. No, mi dispiace, non è qui. Non saprei, oggi non dovevamo vederci. Prego, sì, sì. (Chiude il telefono.) Era lei. Allora?

REGISTA (preoccupato) Che cosa?

SCRITTORE Prima di salire in automobile?

REGISTA Ah. Sul marciapiedi, prima di salire in automobile, si ferma, guarda le finestre dell'attico e dice: "Addio casettina mia." Proprio così: casettina mia. Piangeva. Partiamo, lo lascio sfogare un po' in silenzio. Poi gli dico: "Davvero hai deciso di non tornare?" E lui: "Certo, che torno a fare? Odio l'inverno a Roma." "Potresti tornare in primavera." "Ah, no, che devo dirti, è tutto così lontano." Passiamo davanti a San Pietro. "Addio, San Pietro," dice. Capisci? Salutava tutto! (Ride.) E io: "Torna almeno per l'estate." "A che fare?" "Ma," dico io, "l'estate a Roma è bellissima!" "Lo dici a me? È stupenda!" Corriamo un po' senza parlare. Poi io gli dico: "Parlami di lei." Sospira. "È una cosa enorme." "In che senso?" "Come, in che senso? Mi dà tanta serenità." Ci pensa un attimo e aggiunge: "In tutti i sensi." Io azzardo: "Anche sessuale?" "Ah, soprattutto! È straordinaria." "Raccontami," dico io. E lui: "Non puoi immaginarlo. Scopa benissimo, alza le gambe fino al soffitto, mi capisce, mi afferra..." Poi, accorgendosi di essersi lasciato un po' andare: "Ha certi occhi. Profondi. Ed è molto sensibile, molto colta, anche. Ah, coltissima." (Ride.)

SCRITTORE Straordinario.

CAMERIERA (entrando) Il caffè. (Vedendo il Poeta che dorme abbassa la voce.) Buongiorno.

REGISTA (le prende una mano) Che hai? Non mi vuoi più bene? Siediti qui. Una volta ti trattenevi. Non parli, non mi dici niente. (Allo Scrittore) Sarebbe un'idea, questa. (Alla Cameriera) Allora, ci racconti di quella volta nel fosso? Quanti erano? Otto?

CAMERIERA (siede e guarda con tenerezza il Poeta) Dorme. Non lo svegliate. Quant'è bello!

Il Poeta russa. Buio.