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Il martello diede un ultimo colpo sul chiodo.
«La cassa è pronta per la spedizione!» La fece roteare per assicurarsi che fosse ben sigillata. «Adesso pensiamo alla lettera. Con i discorsi sei sempre stato più bravo tu di me.»
Il sole entrava prepotente dalle enormi vetrate ad arco di quella che negli anni Cinquanta era stata una fabbrica. Illuminava il foglio sul tavolo.
«Forse sarebbe stata utile una delle tue poesie, se non mi avessi chiesto di regalarle al mare.»
Affrontando la luce, si sedette con la penna in mano.
«È migliore di noi. Le abbiamo insegnato tutto, ma lei si è presa anche le parole non dette. Ogni sospiro, ogni riflessione. L’intensità di ogni momento. Non ha dimenticato niente. E da sola ha imparato la cosa importante: nulla nella vita vale più della coscienza. Neanche i sogni. È per questo che non ha ancora accettato. Prima deve capire se può rimanere se stessa diventando il guardiano dei fedeli.»
Scrisse poche lettere in fondo al foglio.
«Come hai sempre detto tu: qualsiasi scelta farà, sarà quella giusta.»
Chiuse la busta e la appoggiò sulla cassa.
«Che ora abbiamo fatto?»
L’orologio da tasca che Napoleone aveva lasciato insieme al suo gemello ad Albert Sinclaire segnava mezzogiorno. Aveva commissionato due copie identiche al maestro orologiaio Abraham-Louis Breguet: oro giallo con ripetitore a quarti, quadrante inciso a mano, giro delle ore in cifre romane, indicatore delle fasi lunari e dell’età della luna. Era il dono simbolico che aveva voluto per il suo guardiano, per ricordare come insieme avessero sconfitto il tempo.
«Ti prometto che presto ti porterò a casa. E che non ti deluderò: tu hai vinto la tua sfida, io vincerò la mia.»
Vincent sollevò il coperchio del congelatore.
«Caro fratellone, hai voluto rendermi il compito più difficile, scegliendo di usare il corpo come libro della tua vita… ma ce la farò. Decifrerò ogni messaggio che ti sei tatuato. Troverò la chiave, e nessuno dei tuoi codici avrà più segreti per me.»
Non si sarebbe mai abituato a vedere Theodore immobile.
«Spero che tu ti sia impegnato molto: è l’ultima sfida e deve tenermi compagnia fino alla fine. Non voglio sentire la tua mancanza neanche per un giorno.»
Combattendo contro la malinconia, abbassò il coperchio e tornò a guardare il sole in faccia.
«Perché ho ancora tanti anni da vivere. Quelli che mi servono per continuare a proteggerla. E per accompagnarla nel viaggio che la porterà lontano, avanti e indietro nel tempo. Là dove il destino non muore.»