13

«Come sei entrato?»

«Dalla porta.» Roger Lagrange fece roteare più volte la sedia su cui era seduto. «La tua conferenza ha suscitato un gran casino là sotto!»

«Hai eluso la sorveglianza?» Anna sgranò gli occhi.

Lui le lanciò il cappello. «Ti piace il mio panama? Ha una visiera bella larga. L’ho comprato da un senegalese prima di imbucarmi alla Bionuclea e rubare il badge di un tale…» Si levò dal collo il cartellino identificativo. «Fulvio Russo, lo conosci?»

«No.»

«Sei sexy quando fai l’incazzata.»

«Ci sono le telecamere sia all’ingresso sia ai piani! Perché sei così… così…» Anna sbuffò.

«Affascinante?» Roger si alzò. «È questo che volevi dire?»

«Smettila. Sai quanto sia rischioso farci vedere insieme.»

Lui le baciò la spalla. «Eppure una volta il rischio ti eccitava.»

«A che ora sei entrato? Giusto per sapere quale parte di registrazione far cancellare domani.»

«Non ce ne sarà bisogno» le sussurrò all’orecchio, indugiando sulla guancia.

«Sei qui perché ti ha chiamato Gianfranco?»

«Vuole incontrarci stasera.» Con movimenti lenti le sfilò la camicetta dai pantaloni.

Anna sentì le sue dita attraverso la stoffa.

«Prima dobbiamo chiarirci le idee.» Si inginocchiò davanti a lei e le scoprì l’ombelico. Lo sfiorò con le labbra, mentre le mani cercavano il seno.

Anna trattenne un gemito. «Cosa ti ha detto?»

«È preoccupato.» I pantaloni scivolarono lungo le cosce, insieme agli slip di seta. «Pensa che la morte di Theodore Sinclaire e l’omicidio del climatologo siano collegati.»

«Sono collegati.» Anna si liberò delle scarpe scalciandole via. «Ieri notte Sinclaire si è tolto la vita per sfuggirci, e stamattina è stato trovato un cadavere con “ottava coalizione” marchiato sulla testa.» Affondò i polpastrelli nei suoi capelli e lo guidò verso l’inguine. Voleva la sua lingua.

«Quindi?» Roger le leccò il clitoride.

Anna inclinò la nuca all’indietro, appena i capezzoli si inturgidirono. «I fedeli sanno che siamo arrivati a Sinclaire.»

«Vendetta.»

«Sì.»

Roger si sollevò. Le strinse il viso tra le mani e premette la lingua contro la sua. Lei gustò il sapore del proprio piacere.

«Non vedo altra spiegazione» continuò, mentre lui la afferrava per i fianchi e la sedeva sulla scrivania. «Hanno firmato l’omicidio con il nostro nome perché ci ritengono colpevoli della morte di uno di loro. Occhio per occhio.»

«Io ho un’idea diversa.» Le allargò le gambe.

Lei gli sbottonò i pantaloni per godersi la sua erezione tra le dita. «Quale?»

Senza smettere di baciarla, lui la penetrò. Anna sospirò di passione e lo tirò a sé per sentirlo fino in fondo. Rimase tesa, prima di dettare il ritmo e fargli capire con quale intensità voleva le spinte.

Roger assecondò i movimenti. Scivolava dentro e fuori, ansimando nella sua bocca. «Potrebbe essere un avvertimento.»

«In che senso?» Lei si aggrappò al suo collo e gli cinse la vita con le gambe.

«Minacciano di rendere nota al mondo l’esistenza della coalizione.» Roger arretrò per entrare con più forza.

Anna sussultò, abbandonandosi all’urgenza di una velocità crescente.

«Ci stanno dicendo che dobbiamo fermarci. Che dobbiamo rinunciare.»

«Non ora…» Lei si avventò sulle sue labbra. Non riusciva più ad aspettare. Non voleva aspettare. Si lasciò travolgere dal desiderio, e nell’istante in cui Roger diede la spinta decisiva, urlò, mentre lui la pervadeva con il proprio orgasmo.

Per un attimo rimasero abbracciati. Pelle contro pelle. Lui con il mento appoggiato sulla sua spalla. Lei con i piedi penzoloni.

«Prevedo una notte lunga.» Roger la guardò dritto negli occhi. «Ma fruttuosa.»

«Da dove vuoi cominciare?»

«Da Daniele Nitti. Non era uno di noi: perché è stato preso di mira?»

«Forse credevano che lo fosse.» Anna si spostò sul lato opposto della scrivania per accendere il Mac. «Lanciami le mutande.»

«Non mi hai ascoltato quando ho detto che sarebbe stata una notte lunga e fruttuosa…»

Lei rise. Entrò in internet e si connesse al server della coalizione. Dopo avere digitato il codice e una frase di oltre quaranta caratteri che fungeva da password, seguì la procedura di riconoscimento come membro del direttorio per avere accesso illimitato ai dati.

«Cosa ti frulla per la mente?» Roger inserì una cialda nella macchina del caffè.

«Il cognome mi dice qualcosa. Voglio consultare le liste della coalizione.» Scrisse “Nitti” e il sistema produsse un nome. «Antonio Nitti. Ha fatto parte della coalizione fino al 1999, data in cui è morto.»

«Nessun altro Nitti?»

«No, però…» Le dita di Anna tamburellavano sulla tastiera. «Antonio aveva segnalato il nipote: Daniele.»

«Perché non ci ricordiamo di lui?»

«Non l’abbiamo mai incontrato: è stato avvicinato, ma considerato non idoneo.»

«Chi ha dato parere negativo?»

«La relazione è firmata da Ezio Gallo. Adesso che ci penso, forse c’era un problema serio sul giovane Nitti, ma è passato così tanto tempo! La scarico e me la rileggo.»

Il cellulare di Roger squillò. «Gianfranco.»

«Allora era lui che mi cercava prima.» Anna recuperò l’iPhone che aveva gettato sulla poltrona. «Ha chiamato due volte.»

«Avevamo di meglio da fare.»

«A che ora vi siete accordati per vederci?»

«Non abbiamo definito un orario, sarà in ansia proprio per questo.»

«Aspetta a rispondere.»

«Ha già chiuso. Ma ha mandato una foto… oh, cazzo!»

Anna sbirciò il display. Era l’immagine di una schiena nuda, ustionata dalla scritta “ottava coalizione”. Trasalì all’idea che potesse trattarsi di un secondo omicidio.

«Sta scrivendo.»

«Cosa dice?»

«Caporal maggiore Salvo Surace, trovato armato e in stato confusionale. Accusato di avere ucciso un poliziotto e di averne ferito un altro a Villa San Martino.»

«Villa San Martino?» Anna era incredula. «Cosa ci faceva là? Chiamalo e fatti spiegare.»

«L’appuntamento è tra quattro ore.»

«Solito posto?»

«No. All’ossario.»

«Perché? È da anni che non ci andiamo.»

«Te l’ho detto, è preoccupato. E i cambi di programma lo rassicurano, soprattutto in una circostanza come questa.»

«Quel luogo mi mette i brividi.»

«Non pensarci e fai cantare di nuovo il computer.»

«Surace è un cognome che non ho mai sentito.» Anna interrogò il server. «Però… abbiamo qualcosa.»

«Ci avrei scommesso.»

«È il figlio della sorella maggiore di Ida Bianchi.»

«Marche, giusto?»

«Sì, è mancata nel 2011. Sebbene avesse dei figli, ha suggerito il nipote.»

«Fammi indovinare: è stato scartato pure lui.»

«Proprio così.»

Roger si preparò un secondo caffè. «Non hanno puntato due membri della coalizione, ma due che avrebbero voluto esserlo.» Inarcò il sopracciglio. «Interessante.»

«Interessante?»

«Pensaci bene: chi sa dell’esistenza della coalizione?» Non la lasciò rispondere e progredì nel ragionamento. «La nostra non è come le altre organizzazioni segrete, che contano decine se non centinaia di migliaia di seguaci in tutto il mondo. La massoneria, per esempio, è presente in più di centosessanta Stati, con trentatremila logge e oltre sei milioni di confratelli, di cui quattro solo negli Stati Uniti. In Italia, tra liste ufficiali e non, i massoni superano i cinquantamila.»

«Che c’entra? Noi non vogliamo essere una corrente di potere e neppure controllare la società.» Anna raccolse slip e pantaloni. «La coalizione è nata con un obiettivo preciso, rimasto invariato nei secoli: conoscere. Punto.»

«Perciò abbiamo una struttura semplice.»

«E allora?»

«So che dico cose ovvie, ma le sto mettendo in fila per portarti alla mia deduzione. Prova a seguirmi.»

Anna tornò a sedersi sulla scrivania.

«Siamo attivi solo sul territorio europeo. Fatto salvo qualche aggiustamento dettato dai cambiamenti dell’assetto politico territoriale, gli Stati membri rispecchiano quelle che erano le forze alleate della settima coalizione. L’organo supremo è il direttorio, composto da un solo esponente per Stato, scelto tra le famiglie che in questi due secoli si sono dimostrate più devote alla coalizione. Tu per l’Italia, Wendel per la Francia, il primo ministro del Regno Unito, e così via. Il direttorio si rinnova in seguito alla morte o alla sopravvenuta incapacità di uno dei quindici, oppure in caso di eventi gravi ed eccezionali. L’esponente del direttorio è anche uno dei tre pilastri dello Stato che rappresenta. Tu, io e quel ciccione di Gianfranco. Gli unici che hanno contatti con i pilastri degli altri Stati e con il direttorio stesso. Ogni Stato è ripartito in aree geografiche: gli anelli che formano la catena del sapere. Ogni anello ha un responsabile e un limitato numero di membri. Per un totale di un migliaio di coalizzati, tutti di diritto ereditario: se nessuno dei tuoi ascendenti ha fatto parte della coalizione, non potrai mai avervi accesso. Tutti cresciuti con il senso dell’appartenenza a una società votata alla cultura. Tutti di potere o influenti sulle varie scene: politica, economica, finanziaria, militare…»

«Siamo in pochi e selezionati, okay.»

«Siamo in pochi e selezionati. La gestione dell’informazione è oculata. Se uno di noi non tenesse fede al giuramento e si lasciasse sfuggire dei dati confidenziali, oltre a fare una brutta fine, l’autorità degli altri consentirebbe di insabbiare la notizia o di depistare le indagini. E potremmo andare avanti a elencare i motivi per cui la nostra realtà non è mai trapelata.» Inserì una terza cialda.

«È per me quel caffè?»

Roger annuì. «Questo fa di noi una delle società più segrete al mondo. Forse seconda solo ai fedeli, che sono l’organizzazione impenetrabile per eccellenza. Del resto, nessuno immagina che Napoleone proteggesse il sapere di civiltà antiche. Se qualcuno ne ha parlato, si è perso nella sfera delle leggende.» Le passò la tazzina.

«Solo i fantasmi sanno che i fantasmi esistono.»

«Ma nemmeno i fantasmi sono in grado di scoprire le identità di altri fantasmi. Dunque, pur ammettendo lo zampino dei fedeli, possiamo escludere che l’omicidio di Nitti e la deturpazione a Surace siano tutta farina del loro sacco.»

Anna fece per replicare, poi si bloccò con il cucchiaino a mezz’aria.

«Dimmi: chi conosce i nostri nomi?» la incalzò Roger.

«Gli altri coalizzati.»

«Non correre.»

«Sì, scusa… alcuni di loro.»

«È importante essere precisi, perché la risposta ci fornisce un indizio: è vero che gli anelli di ogni Stato si riuniscono con regolarità, ma solo i pilastri hanno una visione sovranazionale. E solo il direttorio ha accesso alle liste dei coalizzati e alle informazioni che li riguardano. Assumiamo per un attimo che tutti gli alleati italiani si conoscano tra loro… però non possono sapere chi non è stato ammesso, dato che le relazioni scritte dai responsabili sui segnalati sono segrete. Potrebbero ipotizzarlo solo se conoscessero i vecchi membri e tenessero sotto controllo l’inserimento dei discendenti.»

«Ipotizzarlo, punto. Non tutti i figli vengono coinvolti dai genitori. Alcuni non propongono nessuno, altri indicano due o tre eredi, altri ancora suggeriscono nipoti o pronipoti. E non tutti i segnalati dimostrano interesse. Non è possibile distinguere chi è stato escluso da quelli a cui non gliene frega un cazzo.»

«Ed è ancora più impossibile per un esterno.»

«Mi vuoi convincere che ci sia di mezzo uno di noi?» Anna lesse un’espressione equivoca nello sguardo di Roger. «Aspetta un attimo… non un coalizzato qualsiasi, ma uno del direttorio!»

«Siete gli unici a conoscere vita, morte e miracoli di tutti gli altri. E gli unici, a parte me e Gianfranco, a sapere che l’operazione San Martino si sarebbe compiuta la notte scorsa.»

«Perché sottovalutare le risorse dei fedeli? Da due secoli cercano di identificarci, come noi con loro.»

«Non le sottovaluto, ma torniamo al punto di partenza: come avrebbero fatto ad arrivare a Nitti, se suo nonno è uscito dalla coalizione vent’anni fa? E a Surace, che addirittura è il figlio della sorella di un ex membro? Non avrebbero potuto scovare i loro nomi senza un informatore all’interno della coalizione.»

«Magari è stato uno sbaglio: per chissà quale ragione, chi ha ucciso Nitti pensava che fosse uno di noi. Surace potrebbe essere una coincidenza.»

«Magari.»

«Cazzo!» Anna tirò un calcio alle scarpe sul pavimento. «Appena la notizia si diffonderà, scoppierà il panico tra i coalizzati. E noi non avremo gli strumenti per tranquillizzarli, perché c’è una falla nel sistema. Perché non sappiamo da chi guardarci, chi temere.» Si avvicinò alla vetrata e osservò il cielo cupo. «Questo ci rende vulnerabili. E soli. Ancor peggio se sospettiamo che qualcuno dei quindici sia implicato: non possiamo nemmeno chiedere aiuto al direttorio.»

«Non finché non avremo individuato il traditore.»

«Non vorrai?…»

«Pensi di avere alternative? O giochi la partita da cacciatore, o la perdi da preda.»

Anna fissò le luci della strada.

«Tu che conosci il direttorio meglio di chiunque altro, non c’è nessuno di cui ti fidi?»

Lei rimase in silenzio.

«Ciecamente, intendo.»

«Qualcuno ci sarebbe.»

«Chi?»

«Il sedicesimo membro. Colui che non esiste.»