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«Non può non darmelo!»
«Signora, è un ansiolitico benzodiazepinico: serve una prescrizione medica.»
Katherine strinse Tremilla al petto. «Per favore, l’ho finito e ne ho bisogno… mi sento…» Abbassò le palpebre, cercando di controllare la voce. «Lo vuole capire che sto per avere una crisi di panico? Per favore…»
«Vada in ospedale, la aiuteranno.»
«Non voglio andare in ospedale! Mi bastano poche gocce e starò meglio!»
«Sono spiacente.»
«Le altre cose me le può dare?»
«Sì, certo.» Il farmacista dietro lo sportello si allontanò. Quando ricomparve aveva in mano delle confezioni di garze e una pomata antibiotica.
«Quanto le devo?»
«Diciotto e quaranta.»
Katherine appoggiò due banconote da dieci euro sul piatto girevole.
Lui svanì di nuovo, per tornare con lo scontrino e il resto.
Dopo avere infilato tutto nella borsa, Katherine si guardò intorno circospetta. Si lasciò la farmacia alle spalle e imboccò la prima via alla sua destra.
I lampioni illuminavano una strada deserta, con automobili parcheggiate su entrambi i lati. Camminando sul marciapiede, seguì il percorso che aveva memorizzato.
La Fiat Panda la aspettava con il motore acceso.
«Tutto okay?» le chiese Zeno, prima che chiudesse la portiera.
«Spero di essere stata credibile.»
«L’importante è che la telecamera ti abbia ripreso.»
«Da ogni angolazione. Merito il premio come migliore attrice delle telecamere di videosorveglianza.»
«Non ti montare la testa, Occhioni.»