55

«Ero di fronte a Theodore quando si è suicidato.»

Katherine sentì crescere la rabbia.

«Ho guidato io il blitz dell’ottava coalizione per catturarlo, sapendo che lui non si sarebbe mai fatto prendere vivo.»

«Quindi l’hai ammazzato, è questo che stai cercando di dire?»

«No. Theodore e io eravamo giunti alla conclusione che quella fosse l’unica mossa giusta.»

Katherine pensò a Theodore che si infilava l’ago avvelenato nel braccio. Si chiese se l’ultimo sguardo fosse stato per suo fratello. «La morte non è mai una mossa giusta.»

«Facciamo qualche passo indietro, ti va?» Vincent si levò la fondina con la pistola e la mise sulla sporgenza della roccia, dove aveva già appoggiato la carabina.

«No che non mi va, perché non uscirà niente di buono dalla tua bocca.»

«Un nostro antenato, il nonno del bisnonno del tuo bisnonno, era un guardiano. Uno dei primi fedeli.»

«Nella nostra famiglia c’è stato un altro guardiano?»

«Magari anche più di uno… pare che sia un dono ereditario. Il suo nome era Albert Sinclaire.»

«E quando volevate dirmelo? Sapevate di me e del mio avo, e avete fatto finta di nulla? Non avete pensato che se ne fossi stata al corrente avrei affrontato la situazione con maggiore serenità? Invece di sentirmi una pazza mentre avevo le visioni e mi convincevo che nel mio cervello ci fosse qualcosa che non funzionasse?»

«La scelta migliore era lasciarti vivere la tua esperienza, senza interferenze esterne. Per accettarlo, dovevi capire da sola cosa significasse essere un guardiano.»

«Mossa giusta, scelta migliore… ma chi cazzo credevate di essere tu e tuo fratello? Dio?» Katherine baciò Tremilla e si spostò davanti al buco nella scogliera che dava sul mare: aveva bisogno di respirare.

«Albert ha dato un contributo notevole a Napoleone. È stato lui a proporre ai fedeli di trasferirsi qui all’Elba per poter continuare a lavorare a stretto contatto nel periodo dell’esilio. Ha educato i dieci figli con i suoi stessi ideali. Così hanno fatto loro con i propri. E i figli dei figli non si sono tirati indietro. Fino ad arrivare a tuo nonno Amilcare, che ci ha cresciuti come due soldati.»

Katherine vide una vela. Ricordò una vacanza in barca con suo padre e suo zio. Quel tempo spensierato le sembrava talmente lontano da non essere mai esistito.

«Sebbene Napoleone avesse creato un’organizzazione solida, con la sua morte i fedeli hanno perso potere. Non disponevano più delle stesse risorse: non avevano un imperatore in grado di parlare al mondo per reclutare guardiani, non governavano alcun esercito, e imprese come la campagna d’Egitto erano ormai un miraggio. Inoltre, con la progressiva morte degli altri guardiani venivano meno anche le finestre sul passato e sul futuro. Al contrario, la coalizione conquistava forza: la sua autorità serpeggiava ai vertici delle maggiori istituzioni degli Stati membri, coinvolgendo realtà economiche e finanziarie. A quel punto i fedeli hanno dovuto rivedere le priorità e prendere delle decisioni. Cercare nuovi guardiani era rischioso, perché li esponeva alla coalizione che aveva occhi ovunque, e perché l’ingresso di nuovi guardiani in un’organizzazione priva di essi avrebbe potuto sfociare in deliri di onnipotenza. Tuttavia, alcuni guardiani del gruppo originario avevano avuto degli ascendenti o dei discendenti con il loro stesso dono: era possibile ne nascessero altri. Ma il tema più serio riguardava il tesoro di Napoleone: era immenso e solo in parte decifrato. Partendo da questi presupposti, i fedeli hanno ripensato la loro strategia e definito tre obiettivi. Primo, decifrare i reperti acquisiti. Secondo, distruggere la coalizione per sempre.»

Katherine faticava ad ascoltare. Il mare non placava la sua mente. Avrebbe voluto urlare.

«Amilcare era un leader per i fedeli e ha giurato loro che i suoi figli avrebbero conseguito quei due obiettivi. Theodore aveva un’ottima propensione per lo studio, e lui lo ha messo nelle condizioni di diventare uno dei più grandi conoscitori di materie umanistiche, in particolar modo la storia. Io avevo altre qualità. Ho seguito un duro addestramento militare e ho partecipato a numerose incursioni e operazioni di ricognizione strategica nei corpi speciali dell’esercito britannico.»

«Tu, cosa

«La mia ultima missione nei SAS è stata nella guerra delle Falklands, per riprenderci le isole su cui l’Argentina voleva affermare il proprio controllo.»

«Eri un agente della British Army? Con missioni segrete? Dimmi che è uno scherzo di cattivo gusto.»

«Ho abbandonato alla fine del 1982: eri piccola ma crescevi in fretta, dovevo dedicarmi a te.»

«Ellen lo sapeva?»

«No.»

Per la prima volta, Katherine si sentì vicina alla madre.

«Pensava che lavorassi come consulente dell’ente tecnico che si occupava delle attività di analisi, sviluppo e approvvigionamento degli armamenti per il ministero della Difesa. Un impiego che mi portava sovente all’estero, da cui poi mi sono dimesso per un lavoro più tranquillo… ma sempre una copertura.»

«C’è qualcosa nella tua vita e nella tua morte che non sia una menzogna?»

«I sentimenti.»

«Ma fammi il piacere!» ringhiò lei. «Dovevi stare alla larga da Ellen! Perché l’hai sposata? Perché hai fatto una figlia?»

«Siete il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.»

«Basta! Sono stufa delle tue cazzate!»

«Capisco che tu la veda così, e non ti biasimo. Ma al termine di questa chiacchierata avrai una prospettiva più ampia. È grazie al mio passato nei SAS e alla preparazione tattica e strategica appresa nelle varie missioni se ho potuto avvicinare l’ottava coalizione.»

«Ed è sempre grazie al passato nei SAS se sei riuscito a simulare la tua morte e a svanire nel nulla per dieci anni?»

«Non avevo alternative.»

«Ah, no?»

«C’era un unico modo per provare ad annientare la coalizione: diventare un membro e innescare la bomba dall’interno. Ma la coalizione è un’organizzazione segreta con regole ferree e una struttura gerarchica che si basa sul diritto ereditario: entri solo dopo una severa valutazione e solo se uno dei tuoi ascendenti ne è stato parte. L’organo supremo è il direttorio, quindici membri che decidono tutto. Avere amici nell’Intelligence mi ha permesso parecchi passi avanti. Ho individuato il membro che faceva al caso mio, un esponente del governo del Regno Unito, e l’ho usato per la scalata al trono. Anche qualche amico hacker è stato utile. Mi sono introdotto nel suo sistema di sicurezza e per mesi l’ho controllato, fino a essere informato su ogni sua mossa lecita e meno lecita in campo politico. Capire di cosa avesse bisogno era il cavallo di Troia. A quel punto è scattata la fase operativa. Essere nel posto giusto al momento giusto mi ha consentito di farmi conoscere. È bastato stuzzicare il suo interesse sugli argomenti opportuni per indurlo a indagare su di me e a scoprire un profilo limpido, coronato da successi militari. Il gioco era fatto: mi ha messo alla prova e via via mi ha assegnato compiti segreti per rafforzare il suo ruolo al governo. E mi sono guadagnato la sua fiducia.»

«Ogni cosa che hai fatto nella vita è stata costruita sull’inganno.»

«Ogni cosa buona che ho fatto nella vita è stata costruita su un ideale.»

«Anche Hitler la pensava così.»

Vincent accusò il colpo. «Non puoi vedermi davvero come un mostro! Anche se ti senti tradita, se quanto ti sto raccontando ti sembra assurdo… io sono tuo padre: i valori che ti ho insegnato, i nostri discorsi, le cose che condividevamo, era tutto vero.»

Katherine scosse la testa. «Non so più chi sei. E non so nemmeno perché sia ancora qui ad ascoltarti.»

«Perché vuoi una spiegazione, ecco perché. In questo istante una parte di te vorrebbe odiarmi, ma l’altra sa che se è accaduto tutto questo, ci deve essere un motivo. E vuoi scoprire qual è. Perché finché non conoscerai quel motivo, non saprai veramente chi hai di fronte. E non potrai giudicarmi.»

Volendo essere sincera con se stessa, Katherine non poteva che dargli ragione.

«Quindi concedimi qualche altro minuto e sospendi il giudizio fino a quando le carte non saranno tutte sul tavolo.»

«A una condizione.»

«Quale?»

«Se quando avrai finito non mi avrai convinta, sparirai per sempre dalla mia vita. Io mi sforzerò di dimenticare questo incontro e tu continuerai a interpretare la parte del morto.»

Vincent contrasse la mascella.

«Se non accetti, significa che sei consapevole di non avere argomenti validi per giustificare la sofferenza che hai causato.»

«Accetto.»

«Non ho sentito.»

«Accetto!»

Katherine captò un velo nella sua espressione. Veloce come un battito di ciglia. Non riuscì a interpretarla: poteva essere amarezza, ma anche timore di avere fallito. Oppure irritazione nel non riuscire a gestire la propria figlia. Lo avrebbe smascherato presto.

«Posso continuare?»

Lei annuì, tornando a osservare la barca a vela.

«Il ministro aveva consegnato nelle mie mani i segreti su cui si reggeva la sua carriera. Sapeva che se avessi voluto avrei potuto ricattarlo e sfruttare il suo potere per scopi personali. E mai si sarebbe immaginato che avrei ripagato la sua fiducia dimostrandogli la mia: gli ho confessato l’odio viscerale che nutrivo per mio fratello e di essere bruciato da un irrefrenabile desiderio di vendetta.»

«Odio? Vendetta? Per cosa?»

«Mio fratello si era macchiato della morte della donna che amavo. Aveva visto cose che non doveva vedere, e lui si era assicurato di chiuderle la bocca.»

Katherine era allibita.

«Quando il ministro mi ha chiesto come potesse aiutarmi, gli ho rivelato che lavorando per lui avevo scoperto il suo coinvolgimento nell’ottava coalizione e che quello era ciò a cui miravo. Perché mio fratello era un fedele e volevo vederlo soffrire gettandolo in pasto a loro.»

«Nessuno ha pensato che fosse una trappola?»

«Creare prove per depistare è una cosa che mi riesce bene. Una collega dei corpi speciali a cui ero legato è morta per cause sconosciute, non è stato difficile fare leva sul caso e seminare ulteriori indizi che gonfiassero i sospetti di un omicidio.»

«L’hai uccisa tu?»

«No.»

«Cosa te lo domando a fare? Sei un mentitore seriale.»

«Io avevo un movente forte e verificato. La coalizione era in stallo, non facevano progressi nell’identificazione dei fedeli e avevano perso le tracce dei reperti che inseguivano. Theodore era la risposta a tutti i loro problemi.»

«Ma una volta venduto il suo nome, non gli servivi più.»

«Ero l’unico in grado di far parlare Theodore. Sapevo tutto di lui: debolezze, aspirazioni, affetti. Senza di me il rischio di fallimento era elevato. E se mi avessero tagliato fuori, avrei potuto decidere di vendicarmi anche di loro, o di uccidere mio fratello. Certo, avrebbero potuto ammazzarmi prima, oppure torturarmi per farsi dire come torturare lui. Ma perché scegliere la via più macchinosa, quando io avevo offerto fedeltà ed ero pronto a offrirne ancora?»

Katherine dovette ammettere che il piano era di una lucidità terrificante.

«Tenevo la coalizione in pugno e con la dedizione a cui li avevo abituati ho preteso una sola cosa in cambio: essere ammesso nel direttorio. Conoscevo il responso. Ma ho servito sul piatto d’argento una soluzione: essere il sedicesimo membro, colui che non esiste.»

«Che cazzo è il sedicesimo membro?»

«Un membro speciale, che entra non per linea di sangue ma per merito. Perché è disposto a fare ciò che nessuno degli altri ha mai fatto e mai farebbe: sacrificare la vita in nome della coalizione.»

Katherine iniziava a intuire.

«Li ho messi spalle al muro, giocando la carta decisiva: la mia famiglia. Per la sete di vendetta consegnavo mio fratello. Per gli ideali della coalizione in cui credevo, dedicavo tutto me stesso, rinunciando alla mia identità e al rapporto con mia figlia e mia moglie.»

«Ma che bravo!» Katherine aveva la nausea. «Una dimostrazione esemplare di lealtà.»

Vincent ignorò il risentimento. «Una proposta che non potevano rifiutare, se volevano arrivare alle conoscenze di Theodore e mettere le mani sulla stele di Rosetta. Senza considerare che dal loro punto di vista avere me nel direttorio voleva dire poter contare su una persona di massima fiducia e con grande esperienza in campo militare: avrei potuto garantire una più efficace segretezza dell’organizzazione.»

Katherine stava male. Il distacco emotivo con cui suo padre aveva preferito i fedeli a lei e a Ellen la devastava.

«È nato così Ned Stone. E una volta nel direttorio ho lavorato per ottenere la stima di tutti. Theodore era quanto di più prezioso avessero: li ho persuasi che sarebbe stato uno sbaglio catturarlo subito, perché se non avesse parlato, o se qualcosa fosse andato storto, ci saremmo trovati al punto di partenza, con un pugno di mosche tra le dita. E perché accontentarci di un fedele quando, attraverso lui, avremmo potuto sventare l’intera organizzazione? Quello doveva essere l’obiettivo principale. Identificare la rete di fedeli, scoprire chi erano, dove si incontravano, come comunicavano e in quali posti custodivano i loro segreti. Ormai Theodore non poteva sfuggirci: non c’erano rischi, solo opportunità. Per anni siamo stati la sua ombra, abbiamo seguito i suoi spostamenti, intercettato le sue telefonate e le sue mail. Ed è servito, perché ci ha portati dritti a uno dei nascondigli che i fedeli utilizzavano in Francia, dove è stato rinvenuto un oggetto in bronzo risalente al periodo etrusco su cui compaiono iscrizioni diverse dall’alfabeto conosciuto.»

«Sottratto dal tesoro di Napoleone e usato come esca.»

«Theodore e gli altri fedeli sfamavano l’appetito della coalizione: messaggi in codice a numeri non tracciabili, appuntamenti difficili da interpretare, ma anche fantomatici trasporti di manufatti ingombranti da e verso l’Hôtel National des Invalides. Ogni tanto i fedeli concedevano qualcosa per alimentare l’illusione. E poi la parola “successore”, ricorrente e facilmente decifrabile, per convincere la coalizione che ci fossero passaggi di consegne. Nel frattempo, io diventavo il punto di riferimento del direttorio. E quando ho avuto le redini in mano, abbiamo dato la sterzata.»

«E hai decretato la condanna a morte di Theodore.»

«Theodore è sempre stato uno stratega migliore di me. Abbiamo dedicato anni ed energie alla costruzione di un piano che nella sua complessità fosse perfetto, che contemplasse tutte le variabili possibili, che prevedesse mosse e contromosse degli avversari, che funzionasse anche se uno degli ingranaggi si fosse inceppato o fosse stato messo fuori uso.»

«Perché non dai il giusto nome alle cose? Perché, anziché parlare di ingranaggi, non parli di vite? Quante vite valeva la tua nuova identità? Raccontami di quell’incidente in autostrada: un camion si ribalta e invade la carreggiata opposta, investendo autovetture e un pullman di ragazzi che tornavano dalla gita scolastica. Quanti morti è costata l’esplosione per cancellare Vincent Sinclaire e far nascere Ned Stone?»

«Avevo deciso di scomparire, ma non uccidendo persone innocenti. È stato un caso che quel pomeriggio fossi proprio su quel tratto di strada durante l’incidente. Panico, urla, gente che scappava, o intrappolata nelle lamiere. La prima cosa a cui ho pensato è stato di salvare le vittime in attesa dei soccorsi. Ho rotto i finestrini e liberato i ragazzi ancora vivi. Ed estraendo una bambina da sotto i cadaveri dei genitori, mi è venuta l’idea. L’ho affidata a un gruppo di feriti, a cui ho comunicato il mio nome e il numero di Ellen, pregandoli di avvisarla dell’incidente mentre io cercavo di rendermi ancora utile. Non c’era più nessuno vivo al centro dell’incidente: non è stato difficile provocare un’esplosione.»

«Davvero? Sei sicuro che sia andata proprio così?»

«Sono responsabile di molte morti, ma non di quelle.»

«Come il climatologo? E il carabiniere a Villa San Martino? Perché eri tu il cecchino che ci ha sparato addosso, vero? E poiché Surace ha sulla schiena la stessa firma che Nitti aveva sulla testa, e in corpo la stessa sostanza che ho trovato a casa di Zeno, immagino che ci sia il tuo zampino anche nell’incendio alla Madonna del Monte. Dico bene? Stavo per lasciarci la pelle, ma questo è un dettaglio, una delle “variabili possibili” che non avrebbe compromesso il piano.»

«Non saresti mai stata inghiottita dalle fiamme: Zeno e io eravamo attrezzati per portare via te e la piccola. Zeno è un buon fedele, come lo è stata la sua famiglia.»

«Però mi sfugge perché appiccare il fuoco. Perché ammazzare Nitti e sparare sui poliziotti.»

«Daniele Nitti…»

«Eccolo che parte! Finta o fintissima, avrai una spiegazione anche per l’omicidio del climatologo. Fammi indovinare, era un serial killer e tu…»

«Vendeva bambini.»

Katherine raggelò.

«Posso mostrarti pile di documenti: era il tramite per la tratta di minori a sfruttamento sessuale, prostituzione, pedo-pornografia… il mondo è migliore senza di lui. Per quanto riguarda i due carabinieri alla villa, uno l’ho solo ferito per creare un diversivo, l’altro era coinvolto come Messina. Spie dell’ottava coalizione.»

«Spie mandate da te, dato che sei ai vertici della coalizione!»

Vincent sospirò. «È un piano articolato, dove gli elementi in gioco…»

«…sono molti, l’hai già detto e bla, bla, bla. Intanto la gente muore. Magari mi racconterai anche che Theodore ha accettato di suicidarsi perché aveva una malattia incurabile e sarebbe morto comunque!»

«Theodore si è immolato alla causa!» Per la prima volta Vincent alzò la voce. «L’abbiamo scritto insieme il piano! E siamo giunti a quella decisione dopo avere vagliato tutte le ipotesi. Credi che sia stato semplice decidere di morire? E per me decidere di rimanere a guardare?»

Katherine non aveva mai visto suo padre tanto alterato. Era in piedi e sbraitava.

«È da quando siamo arrivati qui che cerco di farti capire che Theodore e io siamo stati cresciuti per assolvere una missione in funzione di un valore superiore. Ce l’ho messa tutta per tentare di spiegarti come sono andate le cose, per sintetizzare in una manciata di minuti anni di riflessioni e lavoro. E tu, cosa fai? Pensi solo a te stessa, al male che ho procurato a te e a tua madre. E non vedi altro.» Allargò le braccia con gli occhi rivolti al cielo per poi farli atterrare nei suoi. «Il mondo non gira intorno alla tua felicità, Katherine!»

«Adesso è colpa mia?»

Vincent lasciò crollare la testa in avanti. «No» disse con tono rassegnato. «Non ci sono colpe.» Tornò a sedersi. «Scusami se ho perso le staffe. Ma è una situazione complicata, e sono teso perché siamo solo a metà del percorso. La morte di Theodore segnava la chiusura della prima fase del piano. Io avrei guidato l’operazione per catturarlo, lui mi avrebbe sfidato di fronte agli altri consolidando la mia posizione, e poi si sarebbe tolto la vita per non cadere in mano nemica. Fine prima parte.»

Katherine teneva lo sguardo fisso su di lui.

«Adesso è iniziata la fase due. La più importante, per non rendere vani i nostri sacrifici. Fallire ora significherebbe che la morte di Theodore, il mio cambio di vita, tutti gli sforzi e l’impegno dei fedeli sono stati inutili. Non potrei reggere il peso di questa sconfitta.»

Lei non fiatò.

«La seconda fase prevede che la coalizione venga colpita al cuore sui due suoi fondamenti essenziali: la fiducia tra i membri e la segretezza all’esterno. Soggetti come Nitti e Surace li ho scelti con cura fra le liste che solo gli esponenti più alti nella gerarchia della coalizione possono conoscere. Questo per insinuare il sospetto di un traditore nelle schiere dell’organizzazione stessa. Un traditore a cui ho dato un nome selezionando uno dei membri più arrivisti e spietati, uno che sfrutta la coalizione per fini personali e che non si tirerebbe indietro se potesse impossessarsi di qualcosa di unico. E l’ho trasformato nel capro espiatorio. La scritta “ottava coalizione” sul corpo delle vittime serve per far temere alla coalizione che presto il mondo potrebbe scoprire la sua esistenza. E insieme alla sparatoria di Villa San Martino serviva anche per attirare l’attenzione delle forze dell’ordine sul decesso di Theodore, per portarli a intuire che non si trattasse di un puro suicidio. L’incendio doveva accendere i riflettori su di te: far capire a Guelfi che eri in pericolo, che qualcuno ti seguiva da molto vicino, e che quel qualcuno era tra i suoi uomini. Volevo che ti proteggesse. Cosa che non ha fatto, ma abbiamo provveduto noi.»

Katherine incasellava tutte quelle informazioni come se fossero tasselli di un puzzle non ancora completo.

«E qui entri in scena tu. Ricordi quando ti ho detto che i fedeli hanno ripensato la loro strategia e definito tre obiettivi?»

«Ne hai elencati solo due.»

«Il terzo era aspettare che tra i fedeli nascesse un guardiano a cui dare l’istruzione corretta e infondere il senso di appartenenza al gruppo. Un guardiano che potesse raccogliere l’eredità di conoscenze acquisite e acquisibili a cui Napoleone e i fedeli hanno consacrato la vita.»

Katherine strinse le labbra.

«E quel guardiano sei tu. La Katherine a cui non si possono raccontare le cose perché preferisce viverle. La Katherine che, una volta scoperto che Napoleone era un guardiano, si è immersa nel caso anteponendolo al resto. La Katherine che ha seguito gli indizi di suo zio e si è buttata tra le fiamme per non perdere il filo che lui aveva tracciato. La Katherine che con il suo comportamento ha convinto la coalizione che stesse rispondendo alla chiamata per diventare il successore di Theodore. La Katherine che è pronta a vincere alla luce del sole l’ultimo atto di una guerra che si consuma nell’oscurità da due secoli.»

«Oggetti.»

Vincent la scrutò con espressione confusa. «Scusa?»

«La mamma e io… ci hai trattate come oggetti di poco valore. Non siamo state nemmeno merce di scambio, solo rifiuti da abbandonare sul ciglio della strada.»

«Credevo di averti spiegato che…»

«Ti ho ascoltato. E ho capito di essere stata una pedina. In mano a un padre abituato a fare il doppio gioco, e a uno zio che non dà importanza alla vita. Nessuno mi ha chiesto se questa partita la volessi giocare. Nessuno mi ha chiesto se mi andasse di uniformarmi a quel valore superiore, come lo hai definito tu. Nessuno si è preoccupato di pensare cosa sarebbe stato meglio per me. Avete dato tutto per scontato. E questo non è voler bene.»

«Mi spiace che tu abbia frainteso.»

«A me spiace di essermi illusa.» Scattò verso la roccia dove Vincent aveva appoggiato la fondina ed estrasse la pistola. Gliela puntò contro. «Alza le mani!»

«Cosa vuoi fare?»

«Consegnarti alla polizia.»

«Katherine, per favore…»

«Non a Guelfi, non alla polizia italiana. Chiamo un detective di Scotland Yard e ti consegno all’Interpol. Sono sicura che saranno contenti di interrogare Ned Stone.»

«Permettimi di darti qualche elemento in più.»

«Li darai a loro.»

Vincent fece un passo in avanti. «Abbassa la pistola.»

«Non ti muovere!»

Lui avanzò ancora. «Sei esausta, lo siamo tutti. E questo non è il modo giusto per concludere la nostra chiacchierata.»

«Sì che lo è.»

«Passami la pistola.»

«Fermati, o giuro che faccio fuoco.»

«Non lo farai.»

«Non costringermi.»

«Katherine…»

«Smettila di pronunciare il mio nome! E non dimenticarti che per me sei già morto. Non sentirò la tua mancanza.»

«Mettila giù.» Vincent riduceva la distanza.

Lei tese ancora di più le braccia. «Non te lo dirò un’altra volta: un passo, e sparo.»

Vincent fece il passo.

Katherine tirò il grilletto.