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Dopo aver scoperto che il letto di Sullivan era vuoto, avevano capito immediatamente che il mostro si muoveva indisturbato nell’ospedale. Una caccia all’uomo avrebbe messo a rischio troppe persone innocenti, per questo l’idea di Berish era stata subito accolta da tutti con favore.
Non era stato necessario spostare Samantha Andretti. Era bastato piazzare un agente di guardia davanti alla porta di una stanza diversa e attendere all’interno che scattasse la trappola.
Alla fine avevano arrestato Sullivan. Mentre lo portavano via, piangeva come un bambino. La sua prima richiesta era stata alquanto singolare. Latte e biscotti.
Berish continuava a pensarci, mentre raggiungeva il camper dell’unità operativa. Aveva dovuto lasciare Hitchcock nel piazzale esterno. Per fortuna, qualcuno gli aveva messo accanto una ciotola con dell’acqua. Erano le tre del mattino ma faceva caldo come a mezzogiorno, ed era evidente che il cane patisse più di altri il clima impazzito. «Fra poco ce ne torniamo a casa, va bene?» disse il poliziotto accarezzando il muso all’hovawart. Nel frattempo, però, provò anche a chiamare Mila, senza farsi illusioni. Infatti, il cellulare della responsabile del Limbo risultava sempre spento.
Vasquez, dove diavolo sei?
Non aveva idea del caso di cui si stava occupando, né del perché fosse sparita per settimane. Le ultime parole che le aveva sentito dire si riferivano a una pista molto promettente. Quando le aveva domandato in cosa consistesse, lei lo aveva liquidato malamente.
«Lasciami in pace, Berish.»
Non era certo una novità per Mila, ma stavolta aveva giurato a se stesso che non gliel’avrebbe perdonata. L’amica dimenticava troppo spesso i propri doveri di madre: Alice era ancora piccola e aveva bisogno di lei. Ma appena fosse tornata dalla sua stramaledetta missione, le avrebbe detto a muso duro come la pensava – tutto quanto.
«La chiamata è stata trasferita alla segreteria telefonica» annunciò una voce registrata al telefono. Berish stava per lasciare un messaggio ma si bloccò.
Bauer e Delacroix stavano venendo verso di lui.
«Allora, ci puoi dare una spiegazione?» domandò il biondo. «Che c’entri tu con Bruno Genko?»
«È venuto al Limbo ieri notte, ci siamo conosciuti così. Cercava informazioni sulla scomparsa di Robin Sullivan.»
«E tu gliel’hai fornite?» Bauer allargò le braccia, incredulo. «Non sei nemmeno in servizio lì e offri collaborazione a chiunque ne faccia semplice richiesta?»
Berish non lo sopportava. «Sentite ragazzi, mettiamo subito in chiaro una cosa: state per caso cercando qualcuno su cui scaricare le colpe del vostro disastro?»
Il biondo stava per replicare, ma Delacroix si mise in mezzo. «Nessuno ha intenzione di fare processi qui, vogliamo solo capire come sono andate le cose.»
Berish valutò la situazione prima di parlare. «Genko mi ha raccontato ciò che aveva scoperto: il fumetto, Bunny e l’uomo con la voglia sul viso... Credo avesse un disperato bisogno di liberarsi dall’angoscia.» Ripensò al volto pallido dell’investigatore privato, all’evidente fatica con cui stava affrontando quella storia. «Così, senza volerlo, sono entrato in possesso di tutti gli elementi del caso.»
«E tu cosa gli hai dato in cambio?» domandò Bauer, sempre più agitato.
«Una fotografia» rispose Berish, senza esitazione. «Genko voleva sapere com’era Robin Sullivan da bambino... Lo scatto conservato nel fascicolo del Limbo lo ritraeva accanto a un amichetto d’infanzia.»
«Tutto molto commovente» lo schernì il poliziotto bianco.
Berish lo ignorò e continuò rivolgendosi a Delacroix. «Un paio d’ore fa, mi ha chiamato una dottoressa del Saint Catherine: mi ha riferito che un loro paziente che versava in gravi condizioni le aveva fatto il mio nome – credeva fossi un parente o un amico. Quando sono arrivato, mi hanno spiegato che a prestargli i primi soccorsi era stato un certo Paul Macinsky, che l’aveva accompagnato fino in ospedale. Me l’hanno indicato e ho capito che c’era stato un errore di persona, che il bambino con la voglia sul viso nella foto del Limbo non era Robin Sullivan e che, di conseguenza, il dentista aveva mentito.»
Delacroix lo scrutò, forse cercava di capire se avesse detto tutta la verità.
Berish era consapevole di non godere di una fama favorevole fra i colleghi, per anni era stato una specie di reietto. Forse era per questo che si era trovato a proprio agio con Bruno Genko. «Dovreste ringraziare l’investigatore privato» disse. «Senza di lui, Samantha Andretti avrebbe corso un serio pericolo.»
«È morto venti minuti fa» disse Bauer, bruscamente. Quindi gli voltò le spalle e se ne andò.
La notizia colse Berish impreparato. Conosceva a malapena quell’uomo, ma gli dispiacque lo stesso. «Mi ha detto che alla fine di tutto avrebbe voluto incontrare Samantha, credo volesse scusarsi con lei per qualcosa...»
Delacroix gli appoggiò una mano sulla spalla. «Tanto non sarebbe servito.»
Berish lo fissò, stupito. «Perché?»
«Fra mezz’ora il capo convocherà una conferenza stampa.»
Di cosa diavolo stava parlando Delacroix?
«C’è una notizia che ancora non abbiamo diffuso. E riguarda proprio Samantha Andretti...»