8.
Cristiana non guardava il letto, adesso così stranamente scomposto e col corpo di Valerio che faceva fagotto sotto il lembo ripiegato della coltre. Appena usciti Marta e il commissario, aveva deliberatamente girato la poltrona, sicché era tutta rivolta verso il cassettone su cui si trovava l’orchidea. Prospero O’Lary, rimasto in piedi in mezzo alla camera, dietro di lei, tra la poltrona e il cadavere, aveva ancora lo sguardo fisso all’uscio per il quale i due se ne erano andati. Attraverso i vetri e le tendine di seta avorio della finestra venivano i raggi del sole marzolino, ancora freddi ma netti e taglienti come il filo d’una lama.
“Io mi domando...” mormorò.
La voce di Cristiana si levò da dietro l’alto schienale della poltrona, quasi uscisse, così bassa e soffocata com’era, dalle_profondità d’uno strano altare:
“Anch’io mi domando qualche cosa, Prospero... qualche cosa di molto grave... e non so darmi una risposta...”
Prospero sussultò.
“È sempre doloroso e... pericoloso rivolgere domande a se stessi... Ma io mi chiedevo soltanto quel che potrà dire al commissario madama Firmino... Quella cara giovane non possiede tutti i suoi venerdì e può creare inaspettate e spiacevoli complicazioni...”
“Nessuna complicazione, O’Lary, sarà tanto spiacevole quanto la presenza di quell’orchidea dentro quel vaso... Conoscete il significato simbolico dell’orchidea, Prospero?...”
L’ometto saltellò fino al cassettone, guardò il fiore, poi si volse a Cristiana.
“Non conosco che quello dell’àstero... che è il simbolo di Cristo!”
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La donna alzò le spalle.
“Se davvero Cristo ci aiutasse... Chi avrà ucciso Valerio? Chi ne avrà portato il cadavere nella mia camera, assieme all’orchidea, O’Lary?”
“Valerio era destinato a finire com’è finito.”
“Perché era un ragazzo corrotto, volete dir questo?”
“Perché giocava col fuoco.”
Cristiana diede una rapidissima occhiata al caminetto e quell'occhiata non fu priva di apprensione.
“Non vi capisco, O’Lary!” disse duramente. “Oremus” batté le ciglia e alzò le mani, come a placarla.
“Non importa, Cristiana!... Anzi, dimenticate quel che ho detto... Voi sapete che mi accade qualche volta di farneticare... Anche laggiù... a Portland... quando voi ricorreste a me, perché vi aiutassi a fuggire... a liberarvi da Russel Sage...”
La voce di Prospero era divenuta sottile, insinuante, forse un poco ironica. Cristiana s’era fatta livida. Gli occhi le brillavano freddamente minacciosi.
“O’Lary!” sibilò fra i denti. “È pericoloso parlare dì lui...”
Ebbe un brivido e subito dopo il suono di una breve risata le usci dalla gola.
“Sapete quel che capita a chi nomina il diavolo?” Prospero si aggiustò gli occhiali.
“Che cosa volete dire, Cristiana?”
“Quel che ho detto. Se vedeste apparirvi davanti Russel, che cosa fareste?”
“Mi è già apparso, infatti. L’ho subito riconosciuto poco fa, giù nel corridoio. Sapevate che sarebbe venuto? Lo avete visto?”
“Ho visto sua sorella... la mia tragica cognata.”
“Anche Anna Sage è a Milano?”
“In questo momento si trova... nei nostri saloni... Quando l’ho riconosciuta, non ho saputo far altro che fuggire... e mi sono rifugiata quassù e qui ho trovato il cadavere di Valerio e quell’orchidea... Che ne dite, O’Lary? Sapete che ogni volta che Russel tornava a casa... da uno dei suoi viaggi, che io ritenevo fossero fatti pel suo mestiere di assicuratore... e che invece gli servivano a raggiungere la sua banda e a far qualche colpo contro le banche... lo sapete ch'egli mi portava sempre un’orchidea? Sono la sua debolezza, i fiori! Come i libri, i quadri e i francobolli... Un gran collezionista, mio marito! E un'anima pura, tanto pura che l’innocente Ileana l'aveva amato e sposato...”
Il sarcasmo doloroso delle sue parole si spense in un singhiozzo.
“È impossibile!” mormorò Prospero.
Cristiana alzò di nuovo le spalle.
“Il cadavere è lì... e c’è l'orchidea... E Ileana sono io anche se ora mi chiamo Cristiana O'Brian...”
Prospero guardò il letto.
“È impossibile!” ripetè. “Come avrebbe potuto entrare qui dentro... e perché avrebbe ucciso Valerio?”
La donna rispose alla domanda con un'altra domanda..
“Lui non sa ancora, forse, che voi mi avete accompagnata... che vi trovate qui con me... Perché non ve ne andate a tempo, O’Lary? Kussel non è di quegli uomini che perdonano!... Se mi ha cercata e trovata, deve avere un piano. E i piani di Russel Sage sono sempre pieni di pericoli come una bomba di dinamite!”
Prospero si aggiustò gli occhiali.
“Russel Sage mi crede morto,..”. disse lentamente. “Non mi riconoscerà e, se mi riconoscesse, crederebbe di vedere un fantasma...”
“Come volete!”
Cristiana si alzò.
“A ogni modo, adesso bisogna agire...”
“Che cosa volete fare?”
“È quel che mi chiedo da quando ho riacquistato i sensi. Che cosa posso fare? Non potrei neppure fuggire, adesso. Se è stato Russel a uccidere Valerio, lo ha fatto per obbligarmi a rimanere.”
Ecco. Questa poteva essere una teoria. Il cadavere era stato messo nella sua camera, per comprometterla e impedirle di allontanarsi. Le sembrò chiara e logica e si senti come rassicurata. A lei piacevano le situazioni chiare e logiche. E, in fondo, se Russel aveva voluto soltanto costringerla a non scappargli un'altra volta.. -. Ma come aveva fatto a introdursi nella casa?
“Che ne dite, O’Lary?”
“Già!” mormorò senza convinzione l’ometto. “Egli può averlo ucciso per questo; ma rimane l’impossibilità in cui lui si trovava di ucciderlo. Avete veduto Anna Sage soltanto oggi?”
“Sì. Deve aver avuto un invito, per entrare, senza di che Marta o Clara l’avrebbero fermata... Come può averlo avuto?”
Le palpebre di “Oremus” palpitarono e il suo volto s’illuminò.
“Forse, la morte di Valerio spiega questo!”
Cristiana corrugò la fronte.
“Pensate che Valerio m’abbia tradita?”
“Valerio aveva sempre bisogno di denaro... e non poteva certo supporre che Russel P. Sage paga i suoi conti... a quel modo...” indicò il letto, sogghignando.
Si sentì un passo nel corridoio! Un passo lento, posato, che avanzava sicuro, con la cadenza dell'inesorabile. E tanto più strano si ripercosse quel passo nelle orecchie dei due, per quanto il suono di esso era sorto all’improvviso e subito così chiaro, da non sembrare che provenisse dalla scala, ma unicamente e soltanto dal corridoio. Cristiana si immobilizzo. Guardava la porta con gli occhi dilatati, L’attesa si prolungò per qualche secondo, tanto il passo procedeva lento. Finalmente sulla soglia apparve l’onesta e sorridente figura di John Bolton e la sua voce si levò calda e cordiale:
“Sei sola, mia cara Ileana!... Era proprio così che desideravo trovarti...”
Gli occhi terrorizzati della donna guardarono attorno. Era sola, infatti! Prospero O’Lary era semplicemente evaporato.