19. LA RIVOLTELLA DI SIBYLLE

 

Sibylle Wirtz fumava. Gli aprì lei la porta. Indossava un pigiama rosso scuro, di drappo pesante, chiuso da elastici ai polsi e alle caviglie: un pigiama da camera e da lavoro.

Lo precedette al divano, sedette, indicandogli con lo sguardo il posto accanto a sé. Si muoveva con agilità, con sicurezza. Si rialzò per avvicinare al divano un piccolo tavolo su cui erano un portacenere, una scatola d'argento piena di sigarette e, sorprendente, una piccola Browning turchina, insidiosa e in agguato come un serpentello. Gli indicò la scatola. "Fumate, commissario?" Il suo italiano era stretto.

De Vincenzi guardava l'arma. Perché gliel'aveva fatta trovare sotto gli occhi? "Grazie."

Lei seguì il suo sguardo; disse: "Una dimenticanza. L'ho tolta dalla borsetta ieri sera, stamane voglio dire, ed è rimasta lì."

"La portate sempre con voi?"

"Sempre."

"Perché?"

"Abitudine. Ho il porto d'armi."

"Un'abitudine contratta dove?"

"In America..." Un sorriso. "Ma non credete che ce ne sia bisogno anche qui?"

"Voi naturalmente sapete che anche Boldviski è morto?"

Assentì col capo, tirando una boccata di fumo. Aspirò, fece uscire lentamente il fumo dalle nari. Poi disse: "Naturalmente."

"Voi siete la segretaria del dottor Caienni?"

"Ero la sua segretaria. Oggi sono la segretaria di edizione dell'Acidalia. Adempio alle funzioni di script-girl."

"Eravate la sua segretaria in America?"

"A Los Angeles."

"Siete venuta in Italia con lui?"

"Non precisamente. Voglio dire che non è stato lui a condurmi con sé."

"Eravate impiegata nella sua banca?"

"Sì." Lo guardava quasi con ironia. De Vincenzi fu spinto inconsciamente ad approfondire. Ebbe l'impressione che fosse questo che lei voleva.

"La banca apparteneva al dottor Caienni?"

"E a mister Vernieri."

"Esiste ancora?"

Un sorriso. "Oh, no!"

De Vincenzi prese una sigaretta dalla scatola, l'accese. Fumava di rado. "E poi?"

"Please?"

"Non volete darmi qualche altra informazione su quella banca?"

Si strinse nelle spalle. "Fu chiusa all'improvviso. Una mattina attendemmo e cercammo invano il dottor Caienni e mister Vernieri. Erano partiti. Intervenne il Procuratore Distrettuale e fece chiudere gli sportelli. Non so altro."

"E avete ritrovato il dottor Caienni in Italia?"

"Già..."

La stessa storia di Boldviski. Per Boldviski i due soci avevano creato l'Acidalia. E a Sibylle Wirtz avevano dato il posto di segretaria di edizione. Una segretaria che viveva all'Excelsior, nello stesso albergo, sullo stesso piano dei padroni. A De Vincenzi si aprivano larghi tratti di orizzonte. Ed era stato quel sorriso leggermente ironico della ragazza a mostrarglieli. Guardò di nuovo la Browning. "Ve ne siete servita?"

"Good heavens!" Naturalmente, nessun bisogno. Lei adoperava il suo sorriso, un sorriso d'angelo, luminoso come un dente d'oro. Ma dove voleva arrivare?

De Vincenzi allungò un'antenna. "Conoscete molto bene il dottor Caienni?"

"Che cosa intendete per molto bene? È il mio datore di lavoro."

"E non vi avvertì della sua partenza da Los Angeles! Perché quella partenza repentina?"

"Non è a me che dovete chiederlo."

"A Caienni?"

Alzò le spalle. "Dopo tutto, potete telegrafare a Los Angeles."

"Al Procuratore Distrettuale?"

"Lo avreste saputo comunque. Fu uno scandalo grosso..."

Ma lei gli aveva fatto risparmiare un bel po' di tempo. "E a Los Angeles avevate conosciuto anche Boldviski?"

"Si parlava molto di lui. A Hollywood era una personalità di primo piano."

"Era cliente della banca?"

"Dovette dolersene di esserlo, quella mattina..."

Sempre più chiaro. "E non sapete immaginare chi possa averlo ucciso?"

Il sorriso ironico s'accentuò. "Come potrei? Non più di chi possa avere ucciso Set Nicholson... So handsome!"

"Credete che ci sia un legame fra le due morti?" Depose la sigaretta sul portacene. Troppo forte per lui: sentiva in bocca il sapore acre della melassa. Intanto osservava la ragazza. Sibylle sembrava perplessa, come se il problema che le aveva posto De Vincenzi le fosse nuovo.

"Un legame ha da esservi..." affermò, come a se stessa.

"Il medesimo assassino?"

"Già... Ma no!" Fu una negazione recisa, come se avesse respinto un'assurdità.

"Voi date dunque un nome a colui che ha pugnalato Boldviski?"

Involontariamente, tornò a sorridere. Ma subito s'irrigidì. Un'ombra le passò sul volto, quasi che l'idea di essersi lasciata prendere la irritasse.

"Vi ho detto che non so immaginarlo! Del resto, non è compito vostro scoprirlo?"

"Certo!" Si alzò. Aveva capito che da Sibylle in quel momento non avrebbe tirato fuori più nulla. "Ma debbo ringraziarvi per avermi aiutato a farlo."

S'era alzata anche lei. "Vi contentate di poco!" disse ironicamente, riaccompagnandolo all'uscio.

"Credete che il film sarà continuato?"

"Ci sono milioni di mezzo... E, del resto, Nicholson aveva finito la sua parte. La scena della morte non poteva riuscire meglio di così!"

Lei sola aveva pensato a questo. De Vincenzi non poté trattenere un intimo moto di ammirazione. Perfettamente logico, adesso, che Sibylle portasse con sé una rivoltella.

"Ma come sostituire Boldviski?"

"Oh, sì... quella è una perdita. Good bye, sir."

De Vincenzi si trovò fuori della porta.