26.
Arriva maggio, irrequieto e caldo. L’estate è vicina, e anche gli esami, e tutte le alunne del terzo anno sono in tensione: scoppiano a ridere forte per qualsiasi cosa, esplodono in liti barocche con banchi sbattuti a terra e lacrime nei bagni. La luna dipinge il cielo di sfumature strane: un verde che puoi notare solo con la coda dell’occhio, o un viola livido.
Il 2 maggio, a Chris Harper restano solo due settimane di vita.
Holly non riesce a dormire. Selena ha ancora il suo finto mal di testa e Julia è intrattabile. Quando Holly ha provato a discutere con lei di cosa sta succedendo a Lenie, ha reagito cosí male che ora si parlano solo il minimo indispensabile. La stanza è troppo calda, un calore intimo che copre la pelle a ondate. Tutto sembra in qualche modo sbagliato e in peggioramento, e Holly si sente scossa, fuori squadra.
Si alza per andare in bagno, non perché ne abbia bisogno, ma perché non riesce piú a restare stesa. Il corridoio semibuio è ancora piú caldo della stanza. Si trova circa a metà, avvolta in pensieri di acqua fredda, quando sulla porta di una stanza, a meno di un metro da lei, si muove una forma convulsa. Holly scatta indietro, si addossa al muro e tira il fiato, pronta a urlare, ma dall’ombra esce la testa di Alison Muldoon, a bocca aperta, scompare in un’esplosione di piccoli suoni striduli e torna a emergere.
– Cristo! – sibila Holly. – Mi hai quasi fatto venire un infarto! Ma che cazzo di problema hai?
– Oddio, sei tu. Pensavo… Jo! – E scompare di nuovo.
A quel punto, Holly si è incuriosita e aspetta. Il resto del corridoio è immerso nel silenzio, sotto il peso della notte: dormono tutte.
Un minuto dopo, sulla porta appare Joanne, spettinata, in pigiama rosa pallido con la scritta «Oooh Baby» sul petto. – Ehm, questa è Holly Mackey, no? – dice, esaminandola come un insetto sotto vetro. – Sei ritardata o cosa? Stavo dormendo.
– I suoi capelli, – bela Alison, alle sue spalle. – Ho visto i capelli e ho pensato…
– Sí, ho capito che sono tutte e due bionde, come i due terzi della scuola, del resto. Ma Holly non le somiglia per niente. È magra.
È il complimento piú grande che Joanne conosca. Sorride a Holly e alza gli occhi al cielo, cosí possono farsi una risata alle spalle di Alison.
Il fatto è che con Joanne non sai mai come comportarti. Oggi può essere la tua migliore amica e mostrarsi ferita se non le dài corda. E cosí sei sempre in svantaggio: lei sa con chi ha a che fare, tu devi scoprirlo ogni volta dall’inizio.
– Chi pensava che fossi? – chiede Holly.
– È uscita dalla stanza giusta, – protesta Alison.
– Il che significa che andava nella direzione sbagliata, – ribatte Joanne. – Chi se ne frega se lei va al cesso? Noi vogliamo sapere se esce. E l’uscita è da quella parte –. Alison si morde le nocche di un pugno, a testa bassa.
– Pensavi fossi Selena? – chiede ancora Holly. – Che andava fuori?
– No. Perché non sono una ritardata.
Holly guarda Joanne, il viso teso e troppo duro per quel pigiama frivolo, e si rende conto che se l’è presa con Alison perché prova una strana combinazione di sollievo e delusione. Assurdo. – Dove dovrebbe andare Selena?
– Ti piacerebbe saperlo, – risponde Joanne con un sorriso ironico a Alison, la quale fa una risatina obbediente, ma troppo acuta. – Piano! Vuoi proprio farci beccare?
Il cuore di Holly si è messo a battere in modo violento. – Selena non esce da sola. Viene solo quando usciamo tutte.
– Oh, mio Dio, siete cosí simpatiche, – replica Joanne, con un sorriso che non arriva fino agli occhi. – «Siamo sorelle di sangue, ci diciamo tutto»; sembra una vecchia serie tivú. La fate davvero quella cosa delle sorelle di sangue? No, perché sarebbe adorabile, potrei morire.
Non gioca alla migliore amica, non oggi. – Lasciami in pace, – ribatte Holly. Se Joanne mostra i denti, tu mordi per prima, e forte. – Volevo solo fare uno sforzo per essere civile.
Joanne la guarda, una mano sul fianco, nella luce fosca delle lampade notturne. A un tratto decide che Holly è un punching ball piú interessante di Alison. – Se siete cosí amiche, – dice, – come mai non sai dove va Selena di notte?
Joanne è una bugiarda patentata che farebbe qualsiasi cosa pur di attirare l’attenzione, mentre Selena è la sua migliore amica. Eppure Holly non riesce a ricordare il viso di Selena, in questo momento.
– Tu hai dei problemi di fiducia, – replica. – Se non fai qualcosa, diventerai una di quelle fissate che fanno pedinare i loro ragazzi dagli investigatori privati.
– Almeno io ce l’ho, un ragazzo. Uno mio, senza doverlo rubare a nessuno.
– Davvero? – ribatte Holly. – Be’, ognuno deve avere qualcosa di cui andare orgoglioso.
– Ehi! – sbotta Joanne. – Non vuoi sapere di chi sto parlando?
Holly scrolla le spalle. – Perché? Tanto non ti credo –. Si avvia verso i bagni.
– Torna qui –. Detto in un sibilo furioso.
Normalmente, Holly saluterebbe con la mano senza voltarsi e continuerebbe a camminare. Ma nella situazione attuale non c’è nulla di normale, e Joanne è furba, a modo suo, e se ha una risposta…
Holly si volta. Joanne schiocca le dita a Alison. – Telefono.
Alison rientra nella stanza buia, da cui esce un odore di sonno. Una delle altre le fa una domanda con voce impastata, e lei la zittisce con un sussurro urgente. Torna con il telefono di Joanne e glielo consegna come fosse un oggetto sacro. Una parte della mente di Holly immagina già le risate, quando racconterà la storia alle amiche. L’altra parte ha una brutta sensazione.
Joanne schiaccia i tasti con calma, poi allunga il cellulare a Holly. La piega della bocca è un avvertimento, ma Holly lo prende comunque. Il video è già iniziato.
La colpisce come una combinazione di pugni, senza spazio per prendere fiato tra l’uno e l’altro. La ragazza è Selena. Il ragazzo è Chris Harper. Il posto è la radura. Che è diventata qualcosa di diverso, un luogo minaccioso.
Joanne si avvicina, per assorbire ogni reazione di Holly. Holly si costringe a riprendere a respirare e dice, senza un battito di ciglia, con il mezzo sorriso di suo padre: – Mio Dio, una ragazza bionda pomicia con un ragazzo. Chiama un sito di gossip, presto.
– Per favore non fingere di essere piú stupida di quello che sei. Sai chi sono.
Holly fa spallucce. – Potrebbero essere Selena e Chris Comesichiama, di St Colm. E allora?
– Allora, oops, – dice Joanne, sporgendo le labbra in fuori. – Non siete tanto sorelle di sangue, dopotutto.
Mordere per prima, e forte. Senza doverlo rubare a nessuno. – Ma a te cosa importa? – chiede Holly, con un sopracciglio alzato. – Non sei mai stata con Chris Harper. Solo perché ti piace, non significa che sia di tua proprietà.
– Invece c’è stata, – interviene Alison.
– Silenzio, – sibila Joanne, voltandosi di scatto. Alison fa un suono spaventato e scompare nell’ombra. Poi, a Holly: – Non sono affari tuoi.
Se Chris ha davvero lasciato Joanne per Selena, Joanne morderà Selena alla gola. – Se Chris ti ha ingannata, – dice Holly, scegliendo con cura le parole, – è uno stronzo. Ma perché te la prendi con Selena? Lei nemmeno lo sapeva.
– Oh, non preoccuparti, arriveremo anche a lui –. La voce di Joanne risveglia una fredda eco metallica negli angoli bui del corridoio. Holly per poco non fa un passo indietro. – E non ce l’ho con la tua amica. Tra loro due è finita e comunque io non m’incazzo con quelle come lei. Le tolgo di mezzo.
E con quel video in mano, può farlo quando vuole. – I cliché mi dànno l’orticaria, – ribatte Holly, e fa per schiacciare il tasto «Cancella». Ma Joanne se lo aspettava e le strappa il telefono di mano prima che possa confermare la cancellazione, graffiandole il polso con le unghie.
– Non pensarci nemmeno.
– Hai bisogno di una manicure, – dice Holly, scuotendo il polso. – Tipo con delle cesoie da giardino.
Joanne sbatte il telefono in mano a Alison, la quale corre a metterlo via. – Invece sai di cosa avete bisogno tu e le tue amiche? – Lo dice come se fosse un ordine. – Dovete smetterla di comportarvi come se foste amiche per la pelle super-speciali. Se lo foste, quella stronza non dovrebbe nascondervi che si scopa Chris Harper, e se lo facesse voi lo sapreste per telepatia. Invece non sapete un cazzo. Siete esattamente come chiunque altro.
Holly resta senza parole. Tra loro due è finita. La faccia di Selena, come se fosse investita di continuo da un vento gelido: ecco perché. È il motivo piú tipico del mondo, un totale cliché, per questo non le era mai passato per la mente. Joanne Heffernan ci è arrivata per prima.
Holly non può sopportare nemmeno per un altro secondo la sua faccia compiaciuta. Le luci del corridoio tremolano e si spengono con un rumore come di gocce di vernice che cadono. Nella stanza di Joanne si scatenano suoni da pollaio, mentre Holly ritrova a tastoni la strada verso il letto.
Non dice nulla. Né a Becca, che andrebbe fuori di testa, né a Julia, che le direbbe che sono tutte stronzate, né a Selena; specialmente non a lei. Quando, alcune notti dopo, Holly di nuovo non riesce a dormire, apre gli occhi e vede Selena a letto, curva su un qualcosa di luminoso che tiene tra le mani. Non si alza, non dice: «Lenie, raccontami tutto». Quando finalmente Selena sospira e nasconde il telefono da un lato del materasso, Holly non pensa di inventare scuse per rimanere in camera da sola. Lascia quel telefono dove si trova e spera di non vederlo mai piú.
Si comporta come se Selena stesse benissimo e tutto fosse perfetto e il piú grande problema del mondo fossero gli esami, che rischiano di distruggerle il cervello e trasformare la sua vita in un fallimento totale. Almeno cosí Becca si calma e sembra tornare allegra. Julia è ancora intrattabile, ma Holly decide che è colpa dello stress da esami. Trascorre molto tempo con Becca. Parlano e ridono, ma poi non riesce a ricordare di cosa.
A volte vorrebbe prendere a pugni Selena, quella sua faccia sempre tra le nuvole. Non perché si è messa con Chris Harper e ha mentito a tutte loro e ha rotto il voto che era stato proprio una sua idea. Ma perché il senso profondo di quel voto era che nessuna delle quattro dovesse sentirsi cosí. Il punto era avere qualcosa di inespugnabile nelle loro vite. Un amore piú forte di qualsiasi cosa esterna, in cui sentirsi al sicuro.
Becca non è stupida, e nonostante quello che pensa a volte la gente non ha piú dodici anni. E la scuola è piena di segreti, ma dal guscio sottile, e fra tante persone è facile che sbattano l’uno contro l’altro. E se non fai molta attenzione prima o poi il guscio si rompe e la carne tenera esce fuori.
Lei sa da settimane che qualcosa non va e la situazione sta peggiorando. Quella notte nella radura, quando Holly insisteva con Lenie, Becca ha tentato di convincersi che era solo Holly con la luna storta. A volte lo fa, insiste su qualcosa e non molla, ma basta attirare la sua attenzione su qualcos’altro e va tutto a posto. A Julia però dell’umore di Holly non importa niente. Perciò, quando si è inserita tra Holly e Selena per fare da paciere, Becca ha cominciato a pensare che qualcosa non andava.
Ha fatto di tutto per non saperne niente. Quando Selena passa tutto il pranzo a fissarsi una mano avvolta nei capelli, o quando Julia e Holly scattano come se si odiassero, Becca pianta i piedi sul pavimento, fissa il suo manzo in umido e rifiuta di farsi coinvolgere. Se vogliono comportarsi da idiote è un problema loro, e possono risolverlo da sole.
Il solo pensiero che esista qualcosa che non possono risolvere le causa un terrore indicibile, come l’odore di un incendio nella foresta.
È Holly che la costringe a vedere. La prima volta che le ha chiesto «Lenie non ti sembra strana, ultimamente?» Becca si è limitata a fissarla e ascoltare il proprio cuore impazzito, finché Holly ha alzato gli occhi al cielo, dicendo: «Non importa, probabilmente non è nulla». Ma poi Holly comincia a passare sempre piú tempo con lei, come se insieme alle altre non riuscisse a respirare. Parla troppo in fretta, fa battute pungenti su tutto e tutti, e continua finché Becca ride per farla contenta. Tenta di coinvolgerla a fare cose loro due, senza Julia e Selena. Becca si rende conto di volersi allontanare da lei. Per la prima volta, incredibilmente, tutte loro vogliono stare lontane le une dalle altre.
Quale che sia il problema, non si risolve da solo. Anzi, peggiora.
Un anno fa, Becca avrebbe chiuso la porta a chiave contro una cosa del genere, andando a prendere una borsa di libri in biblioteca e mettendosi a leggere, senza interrompersi nemmeno se qualcuno le parlava. O forse si sarebbe data malata, infilandosi due dita in gola e vomitando finché sua madre, a denti stretti, fosse venuta a portarla a casa.
Adesso è diverso. Non è piú una bambina che può nascondersi dalle amiche quando succede qualcosa di male. Se le altre non possono risolvere quel problema, sta a lei tentare.
Becca comincia a fare attenzione.
Una notte apre gli occhi e Selena è seduta sul letto, intenta a messaggiare. Ha in mano un telefono rosa, ma il suo è grigio argento.
Il giorno dopo Becca indossa la gonna scozzese dell’anno prima, ormai troppo corta, per andare a lezione, e viene rimandata subito in stanza a mettersi qualcosa che non mostri le gambe in quel modo. Impiega forse trenta secondi a trovare il telefono rosa.
I messaggi che legge trasformano in acqua tutti i suoi tessuti molli, che sembrano sciogliersi intorno alle ossa. Accoccolata sul letto di Selena, non riesce a muoversi.
Quella cosa innocua è la causa di ogni loro problema. Il telefono le sembra nero e caldo come un carbone acceso nel palmo, e piú denso di un sasso.
Passa un momento lunghissimo, poi finalmente riesce di nuovo a pensare. La prima cosa che nota: nei messaggi non ci sono nomi. «Chi, chi, chi», pensa. E sente l’eco solitario di quel pensiero che rimbalza nella mente. Chi?
Un ragazzo di St Colm, è ovvio dai messaggi che parlano di professori, partite di rugby e altri ragazzi. Un ragazzo astuto, che ha creato una crepa nel loro muro e ci si è infilato dentro con l’inganno. Un ragazzo intelligente, che ha indovinato il punto debole di Selena, raccontandole storie che stimolano la sua sensibilità, sapendo che Selena non abbandonerebbe mai qualcuno che ha tanto bisogno di lei.
Becca continua a fare attenzione. Al Court, mentre camminano nell’aria condizionata tra i neon colorati, osserva se qualcuno guarda troppo o troppo poco verso di loro, o se passando accanto a un ragazzo Selena cambia faccia. Marcus Wiley le affonda lo sguardo nella scollatura, ma anche se non fosse cosí brutto Selena non lo prenderebbe mai in considerazione, dopo che ha mandato quella foto a Julia. Andrew Moore controlla se lo stanno guardando, mentre torce il braccio a un amico e ride troppo forte. Becca pensa: «Figuriamoci, un tale idiota senza personalità, Selena non farebbe mai» … Ma a un tratto, come un pugno nello stomaco, si rende conto di non sapere cosa Selena non farebbe mai.
Andrew Moore?
Finn Carroll, che si è voltato troppo in fretta quando lei lo ha sorpreso a guardare verso di loro dallo stand delle ciambelle? Finn è intelligente, potrebbe essere lui. Incrociano Chris Harper sulla scala mobile, con un segno rosso sulla guancia che forse non è una scottatura dovuta al troppo sole, e Selena abbassa la testa di scatto sulla sua borsa da shopping colorata. Il pensiero di Chris provoca a Becca un malessere strano sotto il plesso solare, ma non si ritrae: potrebbe essere lui. Seamus O’Flaherty. Tutti dicono che è gay, ma un ragazzo astuto potrebbe anche aver messo in giro da solo quella voce, per cogliere le ragazze con la guardia abbassata. François Levy, bello e diverso, potrebbe far provare a Selena la sensazione che essere diversi non conti. Bryan Hynes, Oisín O’Donovan, Graham Quinn, per un attimo ciascuno di loro le balza agli occhi con un ghigno che dice sono io, sono io, sono io. Lui è dappertutto; si sta prendendo tutto.
L’aria filtrata del Court è diventata cosí fredda e rarefatta che Becca riesce appena a respirarla. Accanto a lei, Holly parla in tono rapido e insistente, e non si accorge che lei non risponde. Becca si tira le maniche del cardigan sopra le mani e continua a osservare.
Sta in guardia anche di notte, ma non sa cosa farebbe, se Selena… Ma quando vede una sagoma che si alza, spingendo lentamente indietro le coperte, la vede sul letto sbagliato. Dalla delicatezza dei movimenti, Becca capisce che Julia non sta andando in bagno.
Un suono crudo le sale dalle viscere, prima che riesca a fermarlo. Quel ragazzo si sta inserendo tra loro come un’infezione, un virus che cerca di espandersi, è dappertutto…
Julia si blocca. Becca si gira nel letto e mormora come se stesse facendo un brutto sogno. Poi pian piano si calma e comincia a fare respiri regolari. Dopo molto tempo, sente Julia che riprende a muoversi.
La osserva uscire furtiva dalla stanza e tornare un’ora dopo, la vede spogliarsi in fretta, indossare il pigiama e spingere i vestiti in fondo all’armadio. Poi Julia va in bagno e torna parecchio tempo dopo, avvolta da una nuvola che sa di limone, fiori e disinfettante.
La sera successiva, durante il secondo periodo di studio, Becca trova una scusa per tornare in stanza, ma non trova nessun telefono nascosto nel letto di Julia. Trova un pacchetto di preservativi mezzo vuoto.
Le scotta le dita come grasso bollente, e continua a scottare anche dopo che l’ha rimesso a posto, come se quel contatto le fosse entrato nel sangue, corrodendo la pelle. Julia non è Selena, nessuno potrebbe convincerla con belle parole, occhi dolci e storie sensibili. Nel suo caso deve trattarsi di qualcosa di violento, crudele, tipo «Se non ci stai dico a tutti di Selena e la faccio espellere, mando le foto delle sue tette a tutti i telefoni della scuola…» Non si tratta piú di un ragazzo soltanto astuto, ma anche malvagio.
Becca deve inginocchiarsi tra i letti e mordersi il palmo, per impedire a quel suono di uscire di nuovo.
Chi, chi?
Qualcuno che non comprende la vastità di ciò che ha fatto. Crede che sia una cosa da nulla, trasformare delle ragazze da quello che sono in quello che lui vuole che siano, forzando e spingendo finché non si sottomettono ai suoi desideri: in fondo, è la loro ragione di esistere. I denti di Becca lasciano segni profondi sulla mano.
Quei momenti nella radura dovevano durare per sempre, dovevano essere solo loro per sempre, anche se la vita le avesse allontanate. E lui glieli sta rubando. Sta cancellando la mappa dalle linee brillanti che doveva mostrare la via del ritorno. Prima Selena, poi Julia, poi avrebbe cercato Holly, è un corvo che segue una scia di briciole, mai sazio. La linea di puntini che Becca si è tatuata sul ventre sobbalza con una fitta di dolore.
Chi, chi, chi lascia il proprio odore nella loro stanza, le proprie impronte nei posti segreti delle sue amiche…
Fuori dalla finestra, la luna è una sottile macchia bianca dietro nuvole grigie e viola. Becca smette di stringere i denti e tende i palmi verso di lei.
Salvaci.
Le nuvole pulsano, ai loro bordi si formano delle bolle.
Julia ha rotto il voto. E se è stata costretta a farlo, non importa. E anche Selena, qualsiasi cosa abbia fatto o non fatto con lui. Se si è spinta solo fino al limite e ha rotto con lui prima di superarlo, alla luna non importa. Nulla di tutto questo cambierà il loro castigo.
Perdonaci. Brucia questa infezione, rendici di nuovo pure. Allontanalo da noi, riportaci dov’eravamo prima.
Il cielo continua a pulsare, le risposte sono velate da un sottile strato di nuvole.
È richiesto un sacrificio.
Qualsiasi cosa. Se è sangue che vuoi, mi taglio la pancia.
La luce diminuisce. È un rifiuto. Non si tratta di quello.
Becca pensa a vino versato, bamboline d’argilla, il lampo di una lama e un volare di penne. Non sa dove trovare un uccello, e nemmeno del vino, in realtà, ma se…
Che cosa, dimmi che cosa.
Con un rombo vasto e silenzioso il cielo si apre, le nuvole esplodono in frammenti che si dissolvono prima di toccare il suolo. Dalla luce bianca fortissima la risposta le cade nelle mani aperte.
Lui.
Becca stava ancora pensando come una bambina. Una bottiglia di vino rubata alla mamma, sangue di pollo: sono sciocchezze da idioti che giocano alle streghe senza sapere cosa stanno facendo.
Nell’antichità erano previste pene per chi forzava una ragazza che aveva fatto un voto. Becca ha letto racconti di persone bruciate vive, scorticate, bastonate a morte…
Lui. Nessun altro sacrificio sarebbe abbastanza, per purificare una cosa del genere. Becca per poco non scatta in piedi e fugge nella sala comune, a fare i compiti di Francese. Sa di poterlo fare, se vuole. Nulla glielo impedisce.
Selena che si fissa la mano avvolta nei capelli, Julia che è tornata dal buio con le spalle ingobbite, il ritmo rapido e disperato della voce di Holly. I momenti, nelle ultime settimane, in cui Becca le ha odiate tutte e tre. Da un momento all’altro sarà troppo tardi, e non potranno piú trovare la via del ritorno. Mai piú.
Sí. Sí. Lo farò. Sí, troverò il modo.
La gioia feroce che sorge a quel pensiero, fuori e dentro di lei, per poco non la getta dall’altra parte della stanza. I puntini sulla pancia battono un ritmo selvaggio.
Ma non so di chi si tratta.
Non può essere Chris Harper. Chris non aveva bisogno di essere gentile con Becca; non l’ha fatto per avere qualcosa in cambio. Becca sa benissimo che uno come Chris non va dietro a una come lei, e la gentilezza gratuita non va a braccetto con la malvagità. Ma restano Finn, Andrew, Seamus, François, praticamente tutti, come può…
La mente le si apre come un gran sorriso: non ha bisogno di sapere chi. Le basta sapere dove e quando. E quelle due variabili può sceglierle lei, perché è una ragazza, e le ragazze hanno il potere di chiamare i ragazzi e farli correre ogni volta che vogliono.
Becca sa essere molto prudente. Nessuno riuscirà a scoprire il suo segreto.
Il cielo è un tripudio di luce bianca che inonda le sue mani tese, il suo viso alzato, tutto il suo corpo, le riempie la bocca aperta.
Giovedí mattina Becca indossa di nuovo la sua gonna troppo corta e stavolta suor Cornelius va fuori di testa, batte la riga sul banco e fa scrivere cento volte all’intera classe: «Prego la Vergine benedetta di concedermi la modestia». Solo dopo la rimanda in camera a cambiarsi.
Non c’è modo di sapere a che ora si incontravano quel ragazzo e Selena, ma almeno Becca conosce il posto. «Stanotte in quella radura? – diceva uno dei messaggi, a marzo. – Stesso posto?»
È l’ultimo luogo al mondo dove avrebbe dovuto portarlo. Per un attimo, mentre indossa la gonna dell’uniforme nuova, che è troppo lunga, Becca teme che il ragazzo abbia anche lui un potere che lo sostiene, visto che è riuscito a trasformare Selena in un’idiota lobotomizzata. Nota un pezzo di carta sulla moquette, lo manda a ruotare come una falena intorno alla lampadina, per ricordare a sé stessa che anche lei ha potere.
Il telefono stavolta non le sembra nero e bollente, ma leggero e maneggevole, i tasti paiono schiacciarsi da soli prima che il suo pollice li trovi. Riscrive il messaggio quattro volte, prima di essere sicura che vada bene. «Ci vediamo stanotte? All’una nella radura dei cipressi?»
Forse non avrà la possibilità di controllare se c’è una risposta, ma non importa. Forse anche Julia ha già organizzato un incontro per stanotte, Becca non sa come lo contatta, ma lui le darà buca di sicuro, davanti a un messaggio di Selena. Da quei messaggi è evidente una sola cosa: quella che vuole davvero è Selena.
Ma non può averla.
Becca esce appena dopo mezzanotte, per avere il tempo di prepararsi. Nello specchio fissato all’anta dell’armadio, sembra uno scassinatore: jeans e felpa con cappuccio blu scuro, i guanti firmati di pelle nera che sua madre le ha regalato per Natale e lei non ha mai indossato. Coi lacci si è stretta il cappuccio intorno alla testa, in modo da lasciare fuori solo occhi e naso. Sorride ricordando una battuta di Holly: «Sembri la rapinatrice di banche piú grassa del mondo», ma il sorriso non si vede allo specchio. Ha un aspetto solenne, severo, di chi è pronto alla battaglia. Intorno a lei le altre dormono, come sotto un incantesimo. Il loro respiro è profondo e regolare.
La notte splende di una luce strana, sotto una mezzaluna enorme e bassa e un cielo pieno di stelle. Scavalca la finestra e ode una musica lontana, solo alcuni accordi, una voce dolce e un ritmo come passi di corsa. Becca si nasconde nell’ombra e ascolta. Never thought that everything we lost could feel so near, found you on a… Poi la canzone si perde, portata via dal vento. Dopo un tempo lunghissimo Becca si muove di nuovo.
Il capanno del giardiniere è buio, con un odore di terra. Non può accendere la luce, ma è preparata. Due passi avanti, si volta a sinistra, cinque passi e la sua mano tesa tocca gli arnesi da lavoro accatastati contro il muro.
La zappa è all’estrema destra, dove l’ha lasciata ieri. Vanghe e badili sono troppo pesanti e goffi, e qualsiasi oggetto col manico corto la costringerebbe ad avvicinarsi troppo, invece la zappa ha una lama cosí affilata che per poco non le ha tagliato la pelle come un frutto maturo, ieri. Gemma l’ha sorpresa mentre sceglieva, ma Becca non è preoccupata. Qui non si tratta di reggiseni a balconcino e cibi a basso contenuto di carboidrati, ma di qualcosa lontano mille miglia dalla mente di Gemma.
Sposta rami come porte a vento davanti a lei, per lasciare libera una via d’uscita. Al centro della radura fa pratica, alzando la zappa sopra la testa e calandola con forza. Si abitua al peso, alla portata. Con i guanti ha bisogno di stringerla piú forte, per evitare che le scivolino le dita sul manico. Il sibilo dei suoi colpi di prova è veloce e forte e soddisfacente. Da sotto gli alberi, qua e là, un riflesso di occhi luminosi che la osservano, curiosi.
Un ultimo colpo, per il gusto di provare la sensazione, e smette. Non vuole stancarsi le braccia. Gira il manico tra i palmi e si mette in ascolto. Ci sono soltanto i rumori familiari e confortevoli della notte: il suo respiro, i fruscii tra i cespugli prodotti da piccoli animali che vanno in giro per le loro faccende. Lui non è ancora arrivato.
Arriverà dal fondo del parco. Il sentiero, sotto una cupola di rami, è una lunga grotta nera in cui filtra qua e là un po’ di luce bianca. Becca immagina ragazzi diversi: Andrew, Seamus, Graham. Immagina con cura metodica tutto ciò che succederà dopo.
Smette di ruotare la zappa tra le mani e vibra un altro colpo di prova. Di nuovo il sibilo, e un tonfo sordo alla fine. Tutto il suo corpo desidera che sia James Gillen, al pensiero le sale un sorriso alle labbra, ma sa che Selena non l’avrebbe mai fatto con lui, di questo almeno è sicura. Spera che sia Andrew Moore.
Becca si sente fortunata, sente che potrebbe sollevarsi dal suolo e fare capriole tra le stelle, per la fortuna di essere stata scelta per questo compito. La bellezza della radura le tocca il cuore, è come se avesse chiamato a raccolta ogni suo incanto: l’aria è pregna di luce lunare e del profumo dei giacinti, le civette cantano come usignoli, le lepri danzano tra l’erba e i cipressi sono incrostati d’argento e lavanda, per la cerimonia.
Nel buio tratteggiato del sentiero si ode un fruscio. I cipressi fanno un respiro profondo e rabbrividiscono in punta di piedi. Lui è arrivato.
Per un attimo Becca è terrorizzata, le ossa diventano gelatina, è lo stesso terrore che deve aver provato Julia prima di fare sesso con lui, o Selena prima di dire «Ti amo». Capisce che dopo sarà diversa da tutti gli altri. Lei e quel ragazzo. Un colpo di zappa li porterà entrambi oltre un limite senza ritorno, in mondi che non possono immaginare.
Si morde la guancia fino a sentire il sapore del sangue, e con un gesto della mano produce un lungo fruscio come un’ala nera tra le cime dei cipressi. L’altro posto è sempre stato lí; da mesi ormai i confini si sono fatti porosi, indistinti. Il momento di avere paura, o di fuggire, è passato da molto tempo.
Il terrore è scomparso, rapido com’era venuto. Becca torna nell’ombra sotto gli alberi e aspetta, come una ragazza in attesa del suo amante segreto, le labbra socchiuse e il sangue che pulsa in gola, nei seni, tutto il corpo teso verso il momento in cui alla fine vedrà il suo viso.